Victor Man. In un altro aprile
Dal 26 Giugno 2013 al 01 Settembre 2013
Roma
Luogo: Villa Medici
Indirizzo: viale Trinità dei Monti 1
Orari: da martedì a domenica 10.45-13/ 14-19
Curatori: Alessandro Rabottini
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4.50/ € 3
Telefono per informazioni: +39 06 67611
E-Mail info: martinotti@lagenziarisorse.it
Sito ufficiale: http://www.villamedici.it
La mostra personale di Victor Man dal titolo In un altro aprile, in programma a Villa Medici dal 26 giugno al 1 settembre 2013 – costituisce la terza e ultima tappa del percorso espositivo a cura di Alessandro Rabottini e incentrato sul tema dell’Accademia.
Il lavoro di Victor Man esplora la storia della pittura e della rappresentazione come il luogo in cui memoria, finzione e amnesia si sedimentano, un luogo denso di ombre e di atmosfere misteriose, all’interno del quale le cose esistono in una condizione di perpetuo movimento.
La mostra a Villa Medici presenta una serie di opere pittoriche realizzate negli anni più recenti e alcune opere inedite create a Villa Medici, dove l’artista ha lavorato durante una residenza di due mesi. Le installazioni realizzate dall’artista, infatti, consistono sempre di opere singole in dialogo reciproco: insieme esse accennano alla possibilità di molteplici narrazioni pur non stabilendo significati e percorsi univoci. Se all’inizio della sua carriera la pittura di Victor Man era sviluppata a partire dall’elaborazione di immagini fotografiche trovate – dalle quali era rimosso il contenuto informativo e narrativo – negli anni più recenti l’artista si è concentrato sull’invenzione e lo sviluppo di un’iconografia autonoma, all’interno della quale frequenti rimandi letterari si fondono con la sua stessa biografia. Letteratura e storia dell’arte, memoria collettiva e vissuto personale sono gli elementi con i quali l’artista tesse un racconto non-lineare, all’interno del quale le distinzioni tra presente e passato, finzione, immaginazione e realtà sono abolite.
Questa sovrapposizione di riferimenti percorre tutte le opere presenti in mostra: un tema ricorrente è quello della fusione dei generi sessuali, dell’androginia o, più in generale, dell’incertezza delle fisionomie e delle sembianze. Questo tema rafforza l’immagine di un’identità in perpetuo movimento e suggerisce quanto ricca e misteriosa sia l’essenza delle cose al di là della loro apparenza. L’incertezza e l’oscillazione tra femminile e maschile trovano un’eco in altre forme di transizione: tra umano e animale, tra organico e artificiale, tra volto e maschera.
Anche i gesti che compaiono nelle opere di Victor Man suggeriscono la compresenza di violenza e di tenerezza, di piacere e di dolore, di tentazione e di redenzione: essi rafforzano l’ambiguità di una narrazione appena accennata e alludono alle dicotomie cui è sottoposta la natura umana, rappresentata come un Sisifo intrappolato in una condizione di eterna ambivalenza.
In modo analogo sono stabilite forme di coesistenza tra le immagini della storia dell’arte – come, ad esempio, la tentazione e il supplizio di Sant’Antonio – e forme quotidiane di esistenza: in molte opere di Victor Man, infatti, il conosciuto transita nel fantastico e nel magico, il profano convive col sacro e il mitologico alberga nella banalità. Lo stesso può dirsi dei codici linguistici della pittura: alcuni lavori di Man, infatti, presentano un linguaggio figurativo che sembra ambire ad un’esistenza al di fuori e al di là della contemporaneità. In questo linguaggio coesistono riferimenti alla pittura toscana pre-rinascimentale, ma anche a forme di primitivismo che hanno attraversato l’Europa durante le prime avanguardie di inizio Novecento, così come ad un costante senso di rimozione della realtà. La mostra di Victor Man, fa parte di un ciclo di tre mostre personali che completa idealmente il percorso espositivo iniziato con il Teatro delle Esposizioni #3 e svoltosi a Villa Medici nel giugno e nell’ottobre di quest’anno. Questo ciclo indaga, sul concetto di Accademia in quanto spazio simbolico dove l’idea della presunta neutralità dell’arte si sovrappone al concetto di identità nazionale, e all’interno del quale si incontrano le dimensioni della storia, della tradizione, della politica e della cultura. Ciascuno con il proprio linguaggio tutti e tre gli artisti coinvolti in questo progetto esplorano la Storia dell’Arte come un luogo attraversato da molteplici forze: le ideologie politiche, gli scenari dell’economia, le narrazioni storiche dominanti e i rimossi della coscienza collettiva.
La mostra segue i progetti personali di Patrizio Di Massimo Il turco lussurioso e di Danh Vo Chung ga opla (Oeufs au plat / Uova al tegamino).
Questo ciclo di mostre, infatti, esplora il concetto di Accademia nei suoi molteplici significati, intrecciando riflessioni di carattere storico, estetico e politico.
Negli anni più recenti il dibattito artistico a livello internazionale si è concentrato su una serie di tematiche relative ai processi di educazione e di trasmissione del sapere, alla sopravvivenza delle ideologie del passato nel mondo presente e alla possibilità che l’arte visiva funzioni come uno spazio dove progresso e anacronismo si fondono.
Il concetto di Accademia diventa allora un prisma all’interno del quale è possibile manifestare le possibilità e le contraddizioni del nostro tempo nella sua relazione con la tradizione. La figura dell’Accademia può, infatti, essere esplorata come il luogo – fisico, culturale e metaforico – dove la trasmissione di un sapere artistico specifico porta con sé una storia più complessa, fatta di una visione del mondo che, in modo più o meno esplicito, evoca i traumi della storia e i rimossi dell’ideologia.
Victor Man (1974, Cluj, Romania. Vive e lavora a Berlino) ha esposto in mostre personali presso istituzioni internazionali come il Mudam (Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean) del Lussemburgo, il Centre international d'art et du paysage Ile de Vassivière, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Hayward Gallery di Londra, la Ikon Gallery di Birmingham e la GAMeC di Bergamo. Man ha rappresentato la Romania alla Biennale di Venezia del 2007 e ha esposto in mostre collettive presso il Contemporary Art Center di Vilnius, la Arnolfini Gallery di Bristol, il Kestnergesellschaft di Hannover, il Kunstverein di Amburgo, il Palais de Tokio di Parigi e il Museum of Modern Art di San Francisco.
Il lavoro di Victor Man esplora la storia della pittura e della rappresentazione come il luogo in cui memoria, finzione e amnesia si sedimentano, un luogo denso di ombre e di atmosfere misteriose, all’interno del quale le cose esistono in una condizione di perpetuo movimento.
La mostra a Villa Medici presenta una serie di opere pittoriche realizzate negli anni più recenti e alcune opere inedite create a Villa Medici, dove l’artista ha lavorato durante una residenza di due mesi. Le installazioni realizzate dall’artista, infatti, consistono sempre di opere singole in dialogo reciproco: insieme esse accennano alla possibilità di molteplici narrazioni pur non stabilendo significati e percorsi univoci. Se all’inizio della sua carriera la pittura di Victor Man era sviluppata a partire dall’elaborazione di immagini fotografiche trovate – dalle quali era rimosso il contenuto informativo e narrativo – negli anni più recenti l’artista si è concentrato sull’invenzione e lo sviluppo di un’iconografia autonoma, all’interno della quale frequenti rimandi letterari si fondono con la sua stessa biografia. Letteratura e storia dell’arte, memoria collettiva e vissuto personale sono gli elementi con i quali l’artista tesse un racconto non-lineare, all’interno del quale le distinzioni tra presente e passato, finzione, immaginazione e realtà sono abolite.
Questa sovrapposizione di riferimenti percorre tutte le opere presenti in mostra: un tema ricorrente è quello della fusione dei generi sessuali, dell’androginia o, più in generale, dell’incertezza delle fisionomie e delle sembianze. Questo tema rafforza l’immagine di un’identità in perpetuo movimento e suggerisce quanto ricca e misteriosa sia l’essenza delle cose al di là della loro apparenza. L’incertezza e l’oscillazione tra femminile e maschile trovano un’eco in altre forme di transizione: tra umano e animale, tra organico e artificiale, tra volto e maschera.
Anche i gesti che compaiono nelle opere di Victor Man suggeriscono la compresenza di violenza e di tenerezza, di piacere e di dolore, di tentazione e di redenzione: essi rafforzano l’ambiguità di una narrazione appena accennata e alludono alle dicotomie cui è sottoposta la natura umana, rappresentata come un Sisifo intrappolato in una condizione di eterna ambivalenza.
In modo analogo sono stabilite forme di coesistenza tra le immagini della storia dell’arte – come, ad esempio, la tentazione e il supplizio di Sant’Antonio – e forme quotidiane di esistenza: in molte opere di Victor Man, infatti, il conosciuto transita nel fantastico e nel magico, il profano convive col sacro e il mitologico alberga nella banalità. Lo stesso può dirsi dei codici linguistici della pittura: alcuni lavori di Man, infatti, presentano un linguaggio figurativo che sembra ambire ad un’esistenza al di fuori e al di là della contemporaneità. In questo linguaggio coesistono riferimenti alla pittura toscana pre-rinascimentale, ma anche a forme di primitivismo che hanno attraversato l’Europa durante le prime avanguardie di inizio Novecento, così come ad un costante senso di rimozione della realtà. La mostra di Victor Man, fa parte di un ciclo di tre mostre personali che completa idealmente il percorso espositivo iniziato con il Teatro delle Esposizioni #3 e svoltosi a Villa Medici nel giugno e nell’ottobre di quest’anno. Questo ciclo indaga, sul concetto di Accademia in quanto spazio simbolico dove l’idea della presunta neutralità dell’arte si sovrappone al concetto di identità nazionale, e all’interno del quale si incontrano le dimensioni della storia, della tradizione, della politica e della cultura. Ciascuno con il proprio linguaggio tutti e tre gli artisti coinvolti in questo progetto esplorano la Storia dell’Arte come un luogo attraversato da molteplici forze: le ideologie politiche, gli scenari dell’economia, le narrazioni storiche dominanti e i rimossi della coscienza collettiva.
La mostra segue i progetti personali di Patrizio Di Massimo Il turco lussurioso e di Danh Vo Chung ga opla (Oeufs au plat / Uova al tegamino).
Questo ciclo di mostre, infatti, esplora il concetto di Accademia nei suoi molteplici significati, intrecciando riflessioni di carattere storico, estetico e politico.
Negli anni più recenti il dibattito artistico a livello internazionale si è concentrato su una serie di tematiche relative ai processi di educazione e di trasmissione del sapere, alla sopravvivenza delle ideologie del passato nel mondo presente e alla possibilità che l’arte visiva funzioni come uno spazio dove progresso e anacronismo si fondono.
Il concetto di Accademia diventa allora un prisma all’interno del quale è possibile manifestare le possibilità e le contraddizioni del nostro tempo nella sua relazione con la tradizione. La figura dell’Accademia può, infatti, essere esplorata come il luogo – fisico, culturale e metaforico – dove la trasmissione di un sapere artistico specifico porta con sé una storia più complessa, fatta di una visione del mondo che, in modo più o meno esplicito, evoca i traumi della storia e i rimossi dell’ideologia.
Victor Man (1974, Cluj, Romania. Vive e lavora a Berlino) ha esposto in mostre personali presso istituzioni internazionali come il Mudam (Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean) del Lussemburgo, il Centre international d'art et du paysage Ile de Vassivière, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Hayward Gallery di Londra, la Ikon Gallery di Birmingham e la GAMeC di Bergamo. Man ha rappresentato la Romania alla Biennale di Venezia del 2007 e ha esposto in mostre collettive presso il Contemporary Art Center di Vilnius, la Arnolfini Gallery di Bristol, il Kestnergesellschaft di Hannover, il Kunstverein di Amburgo, il Palais de Tokio di Parigi e il Museum of Modern Art di San Francisco.
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