Ugo Attardi - Cento
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Ugo Attardi, Veduta romana, 1998, cm. 80x100
Dal 24 Febbraio 2023 al 11 Marzo 2023
Roma
Luogo: Galleria Edarcom Europa
Indirizzo: Via Macedonia 12
Orari: da lunedì a sabato 10:30/13:00 e 15:30/19:30
Curatori: rancesco Ciaffi e Alice Crisponi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06.7802620
Sito ufficiale: http://www.edarcom.it
Nel centenario della nascita, la galleria Edarcom Europa a Roma, celebra Ugo Attardi, uno dei maestri più significativi e apprezzati del Novecento italiano, con la mostra “Ugo Attardi – CENTO” che verrà inaugurata venerdì 24 febbraio alle ore 17:30.
La mostra è curata da Francesco Ciaffi e Alice Crisponi, autrice del testo di presentazione.
Pittore, scultore, incisore e scrittore italiano, Ugo Attardi nasce nel 1923 a Sori, vicino a Genova, ma nei primi anni di vita si trasferisce in Sicilia, regione di origine della famiglia. Da questa terra trae suggestioni, colori e atmosfere che caratterizzeranno il suo linguaggio artistico più maturo, fatto di pregno cromatismo e una geometrica visione dello spazio.
Firmatario nel 1945 del manifesto “Forma Uno”, di carattere propriamente astrattista, con gli artisti Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli e Giulio Turcato, gli anni Cinquanta e Sessanta si caratterizzano per un ritorno alla figurazione che si impone come cifra assoluta dell’artista, interrogata nella sua più pura essenza e tesa alla restituzione di una “bellezza assoluta”. Con questo intento nel 1961 aderisce al gruppo “Il Pro e il Contro” con Renzo Vespignani, Ennio Calabria e altri importanti artisti e critici d’arte.
È alla fine degli anni Sessanta che approda alla scultura come mezzo ideale nella ricerca di uno stato esistenziale, che trova la sua più completa espressione nella tridimensionalità della materia. La pittura rimane comunque centrale, ma si arricchisce di tale visione plastica. Soggetti prediletti di questa fase artistica sono, infatti, marmorei corpi neri. La fascinazione verso i corpi di etnia africana, scolpiti e ritratti con zelo, non nasce in seguito a una folgorazione rispetto ad atmosfere esotiche (alla stregua della tendenza Ottocentesca che spinse grandi pittori a esplorare la stra-ordinarietà di Paesi lontani), quanto piuttosto dalla necessità di ritornare a un’ordinarietà, a una purezza incontaminata. La classica bellezza caucasica, esasperata e involgarita dalla cultura contemporanea, cede dunque il protagonismo a statuari corpi africani, caricati della responsabilità di farsi emblema della condizione umana e delegati alla divulgazione di una poetica esistenzialista, fatta di epifaniche manifestazioni del reale.
Indagati quasi secondo lo stesso principio, plastico e veridico, sono gli scorci urbani romani. Le vedute dipinte da Attardi, sono irradiate di una luce crepuscolare che sembra ritrarre uno stato d’animo, estrapolando uno spirito anche dalle architetture cittadine.
In mostra, non solo pittura e scultura ma anche un’importante presenza di grafica. Esperto incisore, Ugo Attardi ha infatti arricchito la propria produzione artistica con litografie e acqueforti con soggetti iconici del proprio panorama ispirazionale. Forse per l’ovvia riduzione compositiva che le tecniche grafiche richiedono, forse per la volontà di indagare una nuova espressività visto il variare del mezzo artistico, le grafiche del Maestro sembrano giungere alla vera essenza della propria poetica. In particolar modo le acqueforti delineano gli stessi corpi dei suoi dipinti, le stesse ambientazioni, ma con la drastica sintesi di un tratto che si fa quasi introspettivo, smaliziatamente erotico, oscillante tra diverse dimensioni temporali e spaziali.
La mostra è curata da Francesco Ciaffi e Alice Crisponi, autrice del testo di presentazione.
Pittore, scultore, incisore e scrittore italiano, Ugo Attardi nasce nel 1923 a Sori, vicino a Genova, ma nei primi anni di vita si trasferisce in Sicilia, regione di origine della famiglia. Da questa terra trae suggestioni, colori e atmosfere che caratterizzeranno il suo linguaggio artistico più maturo, fatto di pregno cromatismo e una geometrica visione dello spazio.
Firmatario nel 1945 del manifesto “Forma Uno”, di carattere propriamente astrattista, con gli artisti Carla Accardi, Piero Dorazio, Achille Perilli e Giulio Turcato, gli anni Cinquanta e Sessanta si caratterizzano per un ritorno alla figurazione che si impone come cifra assoluta dell’artista, interrogata nella sua più pura essenza e tesa alla restituzione di una “bellezza assoluta”. Con questo intento nel 1961 aderisce al gruppo “Il Pro e il Contro” con Renzo Vespignani, Ennio Calabria e altri importanti artisti e critici d’arte.
È alla fine degli anni Sessanta che approda alla scultura come mezzo ideale nella ricerca di uno stato esistenziale, che trova la sua più completa espressione nella tridimensionalità della materia. La pittura rimane comunque centrale, ma si arricchisce di tale visione plastica. Soggetti prediletti di questa fase artistica sono, infatti, marmorei corpi neri. La fascinazione verso i corpi di etnia africana, scolpiti e ritratti con zelo, non nasce in seguito a una folgorazione rispetto ad atmosfere esotiche (alla stregua della tendenza Ottocentesca che spinse grandi pittori a esplorare la stra-ordinarietà di Paesi lontani), quanto piuttosto dalla necessità di ritornare a un’ordinarietà, a una purezza incontaminata. La classica bellezza caucasica, esasperata e involgarita dalla cultura contemporanea, cede dunque il protagonismo a statuari corpi africani, caricati della responsabilità di farsi emblema della condizione umana e delegati alla divulgazione di una poetica esistenzialista, fatta di epifaniche manifestazioni del reale.
Indagati quasi secondo lo stesso principio, plastico e veridico, sono gli scorci urbani romani. Le vedute dipinte da Attardi, sono irradiate di una luce crepuscolare che sembra ritrarre uno stato d’animo, estrapolando uno spirito anche dalle architetture cittadine.
In mostra, non solo pittura e scultura ma anche un’importante presenza di grafica. Esperto incisore, Ugo Attardi ha infatti arricchito la propria produzione artistica con litografie e acqueforti con soggetti iconici del proprio panorama ispirazionale. Forse per l’ovvia riduzione compositiva che le tecniche grafiche richiedono, forse per la volontà di indagare una nuova espressività visto il variare del mezzo artistico, le grafiche del Maestro sembrano giungere alla vera essenza della propria poetica. In particolar modo le acqueforti delineano gli stessi corpi dei suoi dipinti, le stesse ambientazioni, ma con la drastica sintesi di un tratto che si fa quasi introspettivo, smaliziatamente erotico, oscillante tra diverse dimensioni temporali e spaziali.
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