Tsibi Geva: Recent and Early Works
Dal 29 Maggio 2014 al 14 Settembre 2014
Roma
Luogo: MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: da martedì a domenica 11-19; sabato 11-22
Curatori: Barry Schwabsky, Giorgia Calò
Enti promotori:
- Ambasciata d’Israele in Italia - Ufficio Culturale
- Fondazione Italia - Israele per la Cultura e le Arti
Costo del biglietto: non residenti 12,50 €, residenti 11,50 €. Ridotta: non residenti 10,50 €, residenti 9,50 €
Telefono per informazioni: +39 06 671070400
E-Mail info: stampa.macro@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.macro.roma.museum/
Dal 30 maggio al 14 settembre 2014 il MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta Tsibi Geva: Recent and Early Works.
La mostra al MACRO Testaccio, sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e dalla Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, prende le mosse dalla personale che l’artista ha presentato all’American University Museum di Washington nel 2013, e che andrà al Mönchehaus Museum di Goslar nel 2015 (Tsibi Geva. Paintings 2011-2013, a cura di Barry Schwabsky).
L’esposizione romana, a cura di Barry Schwabsky e Giorgia Calò, raccoglie circa trenta dipinti, alcuni di grandi dimensioni. Sono opere degli anni Ottanta, nonché la sua ultima produzione, a cui si affiancano una grande installazione in ferro e un graffito realizzato site specific per questa occasione. L’opera di Tsibi Geva, uno dei più importanti artisti israeliani contemporanei, amalgama motivi e immagini tratti dall’ambiente circostante, israeliano e palestinese: paesaggi, architetture e frammenti urbani.
Il lavoro presenta una miscela, una fusione di diverse matrici culturali, etniche e politiche che creano rapporti dialogici e contemporaneamente esprimono, in toni accesi, tensioni e conflitti profondi e cruenti.
Epicentro della mostra sono i quadri creati da Geva in questi ultimi anni. Sembrano turbini selvaggi, in cui vorticano frammenti di membra umane, scene di sesso, elementi vegetali, uccelli e pezzi di oggetti come keffiyah palestinesi e piastrelle.
“Escalation selvaggia”, così Barry Schwabsky definisce questi quadri. “La testa ci gira, sentiamo la terra tremarci sotto i piedi, il pavimento non è più un terreno stabile a cui affidarsi”. Oltre a un’angoscia esistenziale, nei dipinti è insito anche un “attacco al disegno”, una “rottura dell’ordine” e il tentativo di sconvolgere le logiche del linguaggio, dello stile e degli elementi fondamentali dell’arte figurativa. Il contrasto fra me e l’altro, che generalmente si riferisce all’arena politica, qui si traduce in una lotta interiore nell’animo dell’artista: Je est un autre, come ha scritto Rimbaud.
La mostra è costruita come un’enorme installazione in cui i lavori si inseriscono in relazione e reazione all’architettura e all’“accumulo di memorie”.
Lungo una parete dello spazio espositivo si stagliano grandi inferriate tridimensionali della serie Lattices. Questo gruppo di sculture fa riferimento ai modelli e agli schemi tipici del tardo modernismo e dell’epoca post moderna, come anche alle versioni popolari e alla cultura di strada improvvisata caratteristica dell’urbanesimo israeliano. Le inferriate s’intersecano, riecheggiano i dipinti murali, i graffiti recanti il motivo della keffiyah o della barriera, centrali in tutta la poetica di Geva, rivelando un’indagine sulle forme e le strutture di base della coscienza: frontiere, blocchi, carcerazioni. Come spiega Giorgia Calò: “Geva lavora sugli interstizi, su quegli spazi significativi, fisici e mentali, che se per certi aspetti sono volti a creare una relazione e un dialogo, per altri ne marcano la distanza”.
Anche le opere precedenti presenti nella mostra, risalenti agli anni Ottanta, possono fornirci chiavi concettuali per questo mondo d’immagini e per il costante interesse nei confronti dei simboli identitari e dei conflitti culturali, a partire dalle parole, in ebraico e in arabo, che compaiono spesso nei dipinti.
La collocazione spaziale e l’ambiente mentale costruiti da Geva “aggrediscono” il visitatore e provocano il suo coinvolgimento emotivo portandone a galla le ansie ed esprimendo una visione del mondo dura, dilaniata, sconcertante e piena di dubbi.
“Geva non abbellisce questo luogo, non lo idealizza” scrive Barry Schwabsky, “ne copia e ricopia gli emblemi presentandolo (a noi e a se stesso) come duro, rude, difettoso, inerte, intransigente, spinoso… eppure persevera, ostinato, e tramite questa ostinazione cerca di rappacificarsi con il luogo così com’è”.
Tsibi Geva, nato nel 1951 nel Kibbutz Ein Shemer, in Israele, vive e lavora tra Tel Aviv e New York.
Figlio di uno dei maggiori esponenti del Bauhaus israeliano, è tra gli artisti più noti del panorama contemporaneo nazionale.
Geva è un artista completo: dipinge, scolpisce e disegna. Interprete raffinato e dal forte tratto espressionista, dalla fine degli anni Settanta presenta una sua personale riflessione sulla cultura, la politica, la filosofia e la mistica, ponendo al centro del suo lavoro l’esplorazione della propria identità e quella del suo paese.
Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le quali: Earth, Wind, Fire and Water, Israel Museum of Art, Gerusalemme 2010; Israele Arte e Vita. 1906-2006, Palazzo Reale, Milano 2006; Political Art in the 90s, Haifa Museum of Art, Haifa 1998; Ketav: Body and Word in Israeli Art, Oakland Art Museum, University of North Carolina, 1996; Postcript: End Representations in Contemporary Israeli Art, The Genia Schreiber University Art Gallery, Tel Aviv University, Tel Aviv 1992; In the Shadow of the Conflict, The Jewish Museum, New York 1989; Israel Art Today: The Concerned Eye, Port of History Museum, Philadelphia 1986.
Tra le personali ricordiamo: Tsibi Geva. Paintings 2011-2013, The American University Museum, Washington 2013; Tsibi Geva: Transition, Object, Ashdod Museum, Ashdod 2012; Tsibi Geva – New Works, Annina Nosei Gallery, New York 2010;Master Plan, Haifa Museum of Art, Haifa 2003; Works, Julie M. Gallery, Tel Aviv 1997; Tsibi Geva: Works 1988-1994, Museum of Art, Ein Harod 1994; Special Exhibit, The Israel Museum, Gerusalemme 1984; Current: Tsibi Geva, ICA, Boston 1984.
Nel 2008 il Tel Aviv Museum of Art gli ha dedicato una grande retrospettiva (Tsibi Geva: Mound of Things. Works and Projects 1982-2008).
Attualmente è professore e direttore del programma di studi di arte del Beit Berl College School of Art, e insegna all’università delle Belle Arti di Haifa, che, grazie alla folta presenza di studenti arabi e israeliani, è caratterizzata da una forte matrice pluralista e multiculturale.
Ha vinto numerosi premi tra cui The Sandberg Prize (Israel Museum of Art, 1997); Jerusalem and the Pondick Prize (Tel Aviv Museum of Art, 2004); Lifetime Achievement Awarded (Ministry of Culture- Israel, 2010).
La mostra al MACRO Testaccio, sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e dalla Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, prende le mosse dalla personale che l’artista ha presentato all’American University Museum di Washington nel 2013, e che andrà al Mönchehaus Museum di Goslar nel 2015 (Tsibi Geva. Paintings 2011-2013, a cura di Barry Schwabsky).
L’esposizione romana, a cura di Barry Schwabsky e Giorgia Calò, raccoglie circa trenta dipinti, alcuni di grandi dimensioni. Sono opere degli anni Ottanta, nonché la sua ultima produzione, a cui si affiancano una grande installazione in ferro e un graffito realizzato site specific per questa occasione. L’opera di Tsibi Geva, uno dei più importanti artisti israeliani contemporanei, amalgama motivi e immagini tratti dall’ambiente circostante, israeliano e palestinese: paesaggi, architetture e frammenti urbani.
Il lavoro presenta una miscela, una fusione di diverse matrici culturali, etniche e politiche che creano rapporti dialogici e contemporaneamente esprimono, in toni accesi, tensioni e conflitti profondi e cruenti.
Epicentro della mostra sono i quadri creati da Geva in questi ultimi anni. Sembrano turbini selvaggi, in cui vorticano frammenti di membra umane, scene di sesso, elementi vegetali, uccelli e pezzi di oggetti come keffiyah palestinesi e piastrelle.
“Escalation selvaggia”, così Barry Schwabsky definisce questi quadri. “La testa ci gira, sentiamo la terra tremarci sotto i piedi, il pavimento non è più un terreno stabile a cui affidarsi”. Oltre a un’angoscia esistenziale, nei dipinti è insito anche un “attacco al disegno”, una “rottura dell’ordine” e il tentativo di sconvolgere le logiche del linguaggio, dello stile e degli elementi fondamentali dell’arte figurativa. Il contrasto fra me e l’altro, che generalmente si riferisce all’arena politica, qui si traduce in una lotta interiore nell’animo dell’artista: Je est un autre, come ha scritto Rimbaud.
La mostra è costruita come un’enorme installazione in cui i lavori si inseriscono in relazione e reazione all’architettura e all’“accumulo di memorie”.
Lungo una parete dello spazio espositivo si stagliano grandi inferriate tridimensionali della serie Lattices. Questo gruppo di sculture fa riferimento ai modelli e agli schemi tipici del tardo modernismo e dell’epoca post moderna, come anche alle versioni popolari e alla cultura di strada improvvisata caratteristica dell’urbanesimo israeliano. Le inferriate s’intersecano, riecheggiano i dipinti murali, i graffiti recanti il motivo della keffiyah o della barriera, centrali in tutta la poetica di Geva, rivelando un’indagine sulle forme e le strutture di base della coscienza: frontiere, blocchi, carcerazioni. Come spiega Giorgia Calò: “Geva lavora sugli interstizi, su quegli spazi significativi, fisici e mentali, che se per certi aspetti sono volti a creare una relazione e un dialogo, per altri ne marcano la distanza”.
Anche le opere precedenti presenti nella mostra, risalenti agli anni Ottanta, possono fornirci chiavi concettuali per questo mondo d’immagini e per il costante interesse nei confronti dei simboli identitari e dei conflitti culturali, a partire dalle parole, in ebraico e in arabo, che compaiono spesso nei dipinti.
La collocazione spaziale e l’ambiente mentale costruiti da Geva “aggrediscono” il visitatore e provocano il suo coinvolgimento emotivo portandone a galla le ansie ed esprimendo una visione del mondo dura, dilaniata, sconcertante e piena di dubbi.
“Geva non abbellisce questo luogo, non lo idealizza” scrive Barry Schwabsky, “ne copia e ricopia gli emblemi presentandolo (a noi e a se stesso) come duro, rude, difettoso, inerte, intransigente, spinoso… eppure persevera, ostinato, e tramite questa ostinazione cerca di rappacificarsi con il luogo così com’è”.
Tsibi Geva, nato nel 1951 nel Kibbutz Ein Shemer, in Israele, vive e lavora tra Tel Aviv e New York.
Figlio di uno dei maggiori esponenti del Bauhaus israeliano, è tra gli artisti più noti del panorama contemporaneo nazionale.
Geva è un artista completo: dipinge, scolpisce e disegna. Interprete raffinato e dal forte tratto espressionista, dalla fine degli anni Settanta presenta una sua personale riflessione sulla cultura, la politica, la filosofia e la mistica, ponendo al centro del suo lavoro l’esplorazione della propria identità e quella del suo paese.
Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le quali: Earth, Wind, Fire and Water, Israel Museum of Art, Gerusalemme 2010; Israele Arte e Vita. 1906-2006, Palazzo Reale, Milano 2006; Political Art in the 90s, Haifa Museum of Art, Haifa 1998; Ketav: Body and Word in Israeli Art, Oakland Art Museum, University of North Carolina, 1996; Postcript: End Representations in Contemporary Israeli Art, The Genia Schreiber University Art Gallery, Tel Aviv University, Tel Aviv 1992; In the Shadow of the Conflict, The Jewish Museum, New York 1989; Israel Art Today: The Concerned Eye, Port of History Museum, Philadelphia 1986.
Tra le personali ricordiamo: Tsibi Geva. Paintings 2011-2013, The American University Museum, Washington 2013; Tsibi Geva: Transition, Object, Ashdod Museum, Ashdod 2012; Tsibi Geva – New Works, Annina Nosei Gallery, New York 2010;Master Plan, Haifa Museum of Art, Haifa 2003; Works, Julie M. Gallery, Tel Aviv 1997; Tsibi Geva: Works 1988-1994, Museum of Art, Ein Harod 1994; Special Exhibit, The Israel Museum, Gerusalemme 1984; Current: Tsibi Geva, ICA, Boston 1984.
Nel 2008 il Tel Aviv Museum of Art gli ha dedicato una grande retrospettiva (Tsibi Geva: Mound of Things. Works and Projects 1982-2008).
Attualmente è professore e direttore del programma di studi di arte del Beit Berl College School of Art, e insegna all’università delle Belle Arti di Haifa, che, grazie alla folta presenza di studenti arabi e israeliani, è caratterizzata da una forte matrice pluralista e multiculturale.
Ha vinto numerosi premi tra cui The Sandberg Prize (Israel Museum of Art, 1997); Jerusalem and the Pondick Prize (Tel Aviv Museum of Art, 2004); Lifetime Achievement Awarded (Ministry of Culture- Israel, 2010).
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