Tapis Volants

Tapis Volants, Villa Medici - Accademia di Francia, Roma
Tapis Volants, Villa Medici - Accademia di Francia, Roma
Dal 30 Maggio 2012 al 16 Settembre 2012
Roma
Luogo: Villa Medici - Accademia di Francia
Indirizzo: viale Trinità dei Monti 1
Orari: 10.30-12.30/ 14-18.30; lunedì chiuso
Curatori: Philippe-Alain Michaud
Enti promotori:
- Centre Pompidou
- Museo Les Abattoirs di Tolosa
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4,50
Telefono per informazioni: +39 06 67611
E-Mail info: artecontemporanea@villamedici.it
Sito ufficiale: http://www.villamedici.it
L'accademia di Francia a Roma - Villa Medici presenta la mostra Tapis Volants, in programma dal 30 Maggio al 16 settembre 2012, curata da Philippe-Alain Michaud (Centre Pompidou), realizzata con il sostegno del Centre Pompidou e del museo Les Abattoirs di Tolosa, e con la collaborazione del museo tessile di Lione, del museo Jacquemart-André e del museo Quai Branly.
Che cos'è un Tappeto Volante? Una dimensione mitica, un'espressione favolistica, ma anche la definizione della natura volatile e cangiante di un'opera dell'artigianato che nelle sue migliori espressioni diventa progetto artistico intellettuale. Così nasce la mostra Tapis Volants, un viaggio dall'Est all'Ovest del mondo, tra passato e presente. Un'interpretazione dell'arte moderna e contemporanea che muove dalla definizione multipla della nozione di tappeto e della sua eco nell'arte del XX secolo. Tapis Volantsè un termine della tradizione orientale, associata all'idea di levitazione, magia e nomadismo. Il tappeto, tessuto arrotolato e successivamente srotolato, è la metafora della scrittura e della musica, della preghiera e della guerra. E' oggetto del peregrinare e del viaggio, testimonianza della vita nomade a cui appartiene. L'arte del ventesimo secolo ne ha subito la fascinazione e la mostra racconta come, in un percorso che espone antichi e rari capolavori del tappeto orientale delle collezioni pubbliche francesi (Musée des Tissus de Lyon, Musée Jacquemart-André, Musée du Quai Branly) insieme a sculture e installazioni di artisti americani, europei e mediorientali, provenienti in primo luogo dalla collezione del Centre Pompidou d'arte moderna e contemporanea: da Benozzo Gozzoli a Alighiero Boetti, da Carl Andre a Zilvinas Kempinas, passando per Rebecca Digne e Pierre Malphettes, con la visual art di Marijke van Wanderdam, fino ai film di Stan Brakhage, coniugati con pregiatissimi tappeti ottomani dal sedicesimo secolo a oggi.
Scrive il curatore Michaud: "Tapis Volants raccoglie e confronta tappeti reali che, attraverso la loro funzione (tappeti di preghiera, tappeti di guerra, tappeti-giardino), la loro tessitura (tappeto di seta bouqalemoun) o la loro composizione (in grille, in semis, centrati attorno a un medaglione), producono un effetto d'animazione delle superfici – con alcuni film, come quelli realizzati con la tecnica ornamentale del "batik" (Harry Smith, "Abstractions"), o come le composizioni monocrome ispirate ai tracciati lineari delle coperte navajos (Paul Sharits, "Nothing"), o la pellicola su cui fili d'erba, foglie e ali dei coleotteri sono incollati seguendo la tecnica dei tappeti-giardino (Stan Brakhage, "Mothlight"), o le inversioni positive/negative che producono effetti identici ai “motifs rentrants” (Peter Kubelka, "Adebar"), o i complessi intrecci di bordure di Hans Richter in "Rythmus 21" ".
Infine la mostra propone una raffinata dimensione sonora, con la presentazione di una pièce musicale di Morton Feldman che si ispira alla collezione dei tessuti copti del Louvre di Parigi.
Che cos'è un Tappeto Volante? Una dimensione mitica, un'espressione favolistica, ma anche la definizione della natura volatile e cangiante di un'opera dell'artigianato che nelle sue migliori espressioni diventa progetto artistico intellettuale. Così nasce la mostra Tapis Volants, un viaggio dall'Est all'Ovest del mondo, tra passato e presente. Un'interpretazione dell'arte moderna e contemporanea che muove dalla definizione multipla della nozione di tappeto e della sua eco nell'arte del XX secolo. Tapis Volantsè un termine della tradizione orientale, associata all'idea di levitazione, magia e nomadismo. Il tappeto, tessuto arrotolato e successivamente srotolato, è la metafora della scrittura e della musica, della preghiera e della guerra. E' oggetto del peregrinare e del viaggio, testimonianza della vita nomade a cui appartiene. L'arte del ventesimo secolo ne ha subito la fascinazione e la mostra racconta come, in un percorso che espone antichi e rari capolavori del tappeto orientale delle collezioni pubbliche francesi (Musée des Tissus de Lyon, Musée Jacquemart-André, Musée du Quai Branly) insieme a sculture e installazioni di artisti americani, europei e mediorientali, provenienti in primo luogo dalla collezione del Centre Pompidou d'arte moderna e contemporanea: da Benozzo Gozzoli a Alighiero Boetti, da Carl Andre a Zilvinas Kempinas, passando per Rebecca Digne e Pierre Malphettes, con la visual art di Marijke van Wanderdam, fino ai film di Stan Brakhage, coniugati con pregiatissimi tappeti ottomani dal sedicesimo secolo a oggi.
Scrive il curatore Michaud: "Tapis Volants raccoglie e confronta tappeti reali che, attraverso la loro funzione (tappeti di preghiera, tappeti di guerra, tappeti-giardino), la loro tessitura (tappeto di seta bouqalemoun) o la loro composizione (in grille, in semis, centrati attorno a un medaglione), producono un effetto d'animazione delle superfici – con alcuni film, come quelli realizzati con la tecnica ornamentale del "batik" (Harry Smith, "Abstractions"), o come le composizioni monocrome ispirate ai tracciati lineari delle coperte navajos (Paul Sharits, "Nothing"), o la pellicola su cui fili d'erba, foglie e ali dei coleotteri sono incollati seguendo la tecnica dei tappeti-giardino (Stan Brakhage, "Mothlight"), o le inversioni positive/negative che producono effetti identici ai “motifs rentrants” (Peter Kubelka, "Adebar"), o i complessi intrecci di bordure di Hans Richter in "Rythmus 21" ".
Infine la mostra propone una raffinata dimensione sonora, con la presentazione di una pièce musicale di Morton Feldman che si ispira alla collezione dei tessuti copti del Louvre di Parigi.
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