Tania Campisi. Infinito Arcobaleno
![Tania Campisi. Infinito Arcobaleno, Roma Tania Campisi. Infinito Arcobaleno, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/20/40613-unnamed.jpg)
Tania Campisi. Infinito Arcobaleno, Roma
Dal 19 Novembre 2015 al 19 Dicembre 2015
Roma
Luogo: Interno 14
Indirizzo: via Carlo Alberto 63
Curatori: Marco Rinaldi
Costo del biglietto: su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 349 4945612 / 347 0544012
E-Mail info: info@architetturaecritica.it
Sito ufficiale: http://architetturaecritica.it
Il giorno 19 Novembre 2015 alle 18.30 Interno 14_lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica presenta “Infinito Arcobaleno” di Tania Campisi a cura di Marco Rinaldi.
“Lo stupore di passeggiare in un agrumeto e lasciarsi sfiorare dalle foglie. Lo stupore di un bambino che alzando gli occhi vede un soffitto da cui pendono ciliegie di marzapane. Lo stupore di un radioso arcobaleno dopo un violento temporale... Momenti di bellezza irripetibili e dilatabili solo nella memoria: perché il racconto non ne potrebbe mai restituire il profumo, il colore, quel colore così rosso e quel sapore così intenso di una ciliegia di marzapane.
L'intensità discende proprio dall'unicità dell'attimo e la bellezza irrompe e ci avvolge attraverso la consapevolezza della sua fragilità e della sua caducità. Goffredo Parise se n'era accorto componendo i Sillabari: “La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l'amore”.
L'improvvisa apparizione della morte fa risplendere di bellezza un istante: come nell'Arcadia di Nicolas Poussin il disvelamento del mistero ultimo accende l'incanto del paesaggio. L'uomo, che a differenza degli dèi e degli animali ha la morte davanti a sé, oppone a essa la bellezza, inseguendola, cercando vanamente di afferrarla, di imprigionarla; o di riprodurla con l'arte e la poesia. (...)
Ma la forse la bellezza non è una qualità degli oggetti: forse risiede in quello stupore che ha la durata del battito di un ciglio.” (Marco Rinaldi)
“Lo stupore di passeggiare in un agrumeto e lasciarsi sfiorare dalle foglie. Lo stupore di un bambino che alzando gli occhi vede un soffitto da cui pendono ciliegie di marzapane. Lo stupore di un radioso arcobaleno dopo un violento temporale... Momenti di bellezza irripetibili e dilatabili solo nella memoria: perché il racconto non ne potrebbe mai restituire il profumo, il colore, quel colore così rosso e quel sapore così intenso di una ciliegia di marzapane.
L'intensità discende proprio dall'unicità dell'attimo e la bellezza irrompe e ci avvolge attraverso la consapevolezza della sua fragilità e della sua caducità. Goffredo Parise se n'era accorto componendo i Sillabari: “La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l'amore”.
L'improvvisa apparizione della morte fa risplendere di bellezza un istante: come nell'Arcadia di Nicolas Poussin il disvelamento del mistero ultimo accende l'incanto del paesaggio. L'uomo, che a differenza degli dèi e degli animali ha la morte davanti a sé, oppone a essa la bellezza, inseguendola, cercando vanamente di afferrarla, di imprigionarla; o di riprodurla con l'arte e la poesia. (...)
Ma la forse la bellezza non è una qualità degli oggetti: forse risiede in quello stupore che ha la durata del battito di un ciglio.” (Marco Rinaldi)
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