Sunil Gupta. Emerge into Light
Dal 30 Ottobre 2021 al 15 Gennaio 2022
Roma
Luogo: Matèria
Indirizzo: Via dei Latini 27
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00
E-Mail info: contact@materiagallery.com
Sito ufficiale: http://www.materiagallery.com
Matèria è orgogliosa di presentare la prima personale in Italia di Sunil Gupta (New Delhi, 1953) dal titolo Emerge into Light. In mostra due serie seminali del fotografo naturalizzato canadese e di base a Londra, Christopher Street (1976) e From Here to Eternity (1999 - 2020), accompagnate da un testo inedito di Mark Sealy.
Nel corso di una carriera che dura da più di quattro decenni, Gupta ha mantenuto un approccio visionario alla fotografia, producendo opere pionieristiche per il loro valore sociale e politico, in cui l’elemento autobiografico e quello pubblico si fondono profondamente. L'esperienza diasporica dell’artista, formata da più culture, dà vita a una pratica dedicata ai temi razziali, della migrazione e dell'identità queer - la sua esperienza vissuta è un punto di partenza per progetti fotografici, nati dal desiderio di vedere se stesso e altri come lui rappresentati nella storia dell'arte.
Christopher Street è la prima serie che Gupta ha realizzato come artista. Trasferitosi da Montreal a New York ha documentato una rivoluzione sociale e culturale: la città era profondamente cambiata in seguito alle rivolte di Stonewall del 1969 che portarono a una svolta nella affermazione dell’identità gay, le strade del West Village e le persone che le abitavano erano il simbolo di una nuova apertura e di un’accettazione senza precedenti.
Le fotografie di Christopher Street fondono il pubblico con il personale, infatti, se da un lato la serie riflette l’atmosfera inebriante dell’era della liberazione della comunità gay, dall’altro rappresenta il “coming out” di Gupta come artista. Più che una nostalgica capsula del tempo, le fotografie rivelano una comunità che ha plasmato Gupta come persona e ha cementato la sua dedizione nel ritrarre persone a cui è stato negato uno spazio per essere se stesse.
A rappresentare un ulteriore punto di svolta nella carriera e nella vita dell’artista è la serie del 1999 From Here to Eternity, un lavoro rivisitato, allargato e concretizzato nell’omonimo libro pubblicato da Autograph nel 2020.È dagli spread della pubblicazione che nasce l’installazione immersiva e site specific, presentata nello spazio più intimo e circoscritto della galleria. Nel 1999 Gupta produce From Here to Eternity componendo sei dittici in risposta a un periodo di malattia causata dall’HIV, un lavoro che rappresenta uno strumento di riflessione su come il virus stava influenzando la sua vita. Come racconta l’artista, From Here to Eternity è “Un'interpretazione dell'HIV e dei suoi effetti sul corpo del Terzo Mondo, una mappa del mio contesto locale, Londra come un punto focale degli atteggiamenti verso i sopravvissuti e le loro cure. Sento che lo sfondo delle politiche sessuali e la loro erosione - in un contesto di commercializzazione continua e sfacciata della sessualità - hanno lasciato le persone che vivono con l'HIV ad affrontare le enormi questioni etiche relative nella completa solitudine".
Il lavoro, dalla sua realizzazione fino al processo di stampa in camera oscura, aiutò Gupta a vedere una via d'uscita dal virus, diventando un momento di autoguarigione; gli scatti di From Here to Eternity furono generativi di un nuovo senso di scopo e speranza.
La mostra rappresenta un’occasione di vedere riuniti due lavori di Gupta, fondamentali per comprendere il processo di formazione dell’identità personale in un momento di crisi.
Sunil Gupta è un cittadino britannico/canadese (nato a New Delhi nel 1953) MA (RCA) PhD (Westminster) che è stato attivo nel campo della fotografia indipendente come pratica critica per molti anni, concentrandosi su razza, migrazione e questioni queer. Il suo lavoro è stato oggetto di due recenti retrospettive presso The Photographers' Gallery, Londra (2020/21) e Ryerson Image Center, Toronto (2021). È Professorial Fellow alla UCA, Farnham. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche tra cui il Tokyo Museum of Photography, il Philadelphia Museum of Art, il Royal Ontario Museum, la Tate e il Museum of Modern Art di New York. Il suo lavoro è rappresentato da: Hales Gallery (New York, Londra), Stephen Bulger Gallery (Toronto) e Vadehra Art Gallery (Nuova Delhi).
Nel corso di una carriera che dura da più di quattro decenni, Gupta ha mantenuto un approccio visionario alla fotografia, producendo opere pionieristiche per il loro valore sociale e politico, in cui l’elemento autobiografico e quello pubblico si fondono profondamente. L'esperienza diasporica dell’artista, formata da più culture, dà vita a una pratica dedicata ai temi razziali, della migrazione e dell'identità queer - la sua esperienza vissuta è un punto di partenza per progetti fotografici, nati dal desiderio di vedere se stesso e altri come lui rappresentati nella storia dell'arte.
Christopher Street è la prima serie che Gupta ha realizzato come artista. Trasferitosi da Montreal a New York ha documentato una rivoluzione sociale e culturale: la città era profondamente cambiata in seguito alle rivolte di Stonewall del 1969 che portarono a una svolta nella affermazione dell’identità gay, le strade del West Village e le persone che le abitavano erano il simbolo di una nuova apertura e di un’accettazione senza precedenti.
Le fotografie di Christopher Street fondono il pubblico con il personale, infatti, se da un lato la serie riflette l’atmosfera inebriante dell’era della liberazione della comunità gay, dall’altro rappresenta il “coming out” di Gupta come artista. Più che una nostalgica capsula del tempo, le fotografie rivelano una comunità che ha plasmato Gupta come persona e ha cementato la sua dedizione nel ritrarre persone a cui è stato negato uno spazio per essere se stesse.
A rappresentare un ulteriore punto di svolta nella carriera e nella vita dell’artista è la serie del 1999 From Here to Eternity, un lavoro rivisitato, allargato e concretizzato nell’omonimo libro pubblicato da Autograph nel 2020.È dagli spread della pubblicazione che nasce l’installazione immersiva e site specific, presentata nello spazio più intimo e circoscritto della galleria. Nel 1999 Gupta produce From Here to Eternity componendo sei dittici in risposta a un periodo di malattia causata dall’HIV, un lavoro che rappresenta uno strumento di riflessione su come il virus stava influenzando la sua vita. Come racconta l’artista, From Here to Eternity è “Un'interpretazione dell'HIV e dei suoi effetti sul corpo del Terzo Mondo, una mappa del mio contesto locale, Londra come un punto focale degli atteggiamenti verso i sopravvissuti e le loro cure. Sento che lo sfondo delle politiche sessuali e la loro erosione - in un contesto di commercializzazione continua e sfacciata della sessualità - hanno lasciato le persone che vivono con l'HIV ad affrontare le enormi questioni etiche relative nella completa solitudine".
Il lavoro, dalla sua realizzazione fino al processo di stampa in camera oscura, aiutò Gupta a vedere una via d'uscita dal virus, diventando un momento di autoguarigione; gli scatti di From Here to Eternity furono generativi di un nuovo senso di scopo e speranza.
La mostra rappresenta un’occasione di vedere riuniti due lavori di Gupta, fondamentali per comprendere il processo di formazione dell’identità personale in un momento di crisi.
Sunil Gupta è un cittadino britannico/canadese (nato a New Delhi nel 1953) MA (RCA) PhD (Westminster) che è stato attivo nel campo della fotografia indipendente come pratica critica per molti anni, concentrandosi su razza, migrazione e questioni queer. Il suo lavoro è stato oggetto di due recenti retrospettive presso The Photographers' Gallery, Londra (2020/21) e Ryerson Image Center, Toronto (2021). È Professorial Fellow alla UCA, Farnham. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche tra cui il Tokyo Museum of Photography, il Philadelphia Museum of Art, il Royal Ontario Museum, la Tate e il Museum of Modern Art di New York. Il suo lavoro è rappresentato da: Hales Gallery (New York, Londra), Stephen Bulger Gallery (Toronto) e Vadehra Art Gallery (Nuova Delhi).
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