Sebas Velasco. Nobody’s home
![Sebas Velasco, After the gold rush Sebas Velasco, After the gold rush](http://www.arte.it/foto/600x450/e4/79721-After-the-gold-rush_2048-650x650.jpg)
Sebas Velasco, After the gold rush
Dal 09 Giugno 2018 al 01 Luglio 2018
Roma
Luogo: Galleria Varsi
Indirizzo: via di Grotta Pinta 38
Orari: da martedì a sabato 12-20; domenica 15-20. Chiuso lunedì
Curatori: Galleria Varsi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 686 5415
E-Mail info: info@galleriavarsi.it
Sito ufficiale: http://galleriavarsi.it/
Il 9 giugno 2018 la Galleria Varsi presenta “Nobody’s home”, mostra personale di Sebas Velasco, artista spagnolo che opera sui muri di tutta Europa, sviluppando - attraverso la sua personale visione - un realismo caro al suo paese d’origine. Per la sua prima personale italiana, l’artista sceglie di accompagnarci in un viaggio attraverso i paesi dell’ex-Jugoslavia, fatto di immagini, suggestioni, reminiscenze e ricordi. “Quando ero piccolo, sceglievo sempre la Jugoslavia come la mia squadra per i videogiochi, forse solo perché mi piaceva il nome”. È dal nome delle squadre e dei giocatori di calcio che nasce la curiosità di Velasco verso i paesi dell’Europa dell’Est raccontati in questa mostra.
Una curiosità che negli anni si è allargata verso l’architettura, la storia e la cultura di questi luoghi così complessi, il cui passato è ancora troppo vicino per essere compreso fino in fondo.
Ed è con lo stesso sguardo di un bambino affascinato dal nome di un giocatore straniero su una maglietta che Velasco, senza pregiudizi né posizioni politiche, si lascia ispirare dai luoghi contraddittori, sospesi tra il socialismo e la società consumistica, dove il grigio del cemento è illuminato dalle scritte al neon dei prodotti commercializzati dalle grandi multinazionali.
L’artista realizza per questa mostra opere su legno, lino e tela, in cui trasporta la forza e la potenza dei volti e degli scorci tipici della sua produzione artistica.
Da un lato vi sono le vedute notturne nelle quali il brutalismo architettonico svela un lato umano attraverso le storie raccontate dalle luci della città; toni scuri spezzati dal mosaico creato dai gialli e dagli arancioni delle insegne, dei lampioni, delle luci delle auto. Le opere si fanno finestre sulla notte, mostrando l’isolamento e la solitudine che si nasconde tra le pareti di grandi edifici, e rendendo esplicito il paradosso delle grandi città moderne, siano esse prodotto di un sistema socialista o di quello capitalista, in cui la vicinanza fisica si traduce in distanza emotiva.
Dall’altro appaiono la vita quotidiana: la musica, il calcio, la politica. Tradizioni, oggetti, volti, attimi custoditi in vecchie foto ritrovate dall’artista durante i suoi viaggi, rivivono grazie alla pittura nel tentativo di conservare la memoria di un passato recente, che permette allo spettatore di rileggerlo attraverso gli occhi del presente.
Opening sabato 9 giugno ore 19-21.30
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