Sahara. Peter W. Häberlin. Fotografie 1949-1952
Dal 02 Febbraio 2017 al 12 Marzo 2017
Roma
Luogo: Museo di Roma in Trastevere
Indirizzo: piazza Sant'Egidio 1/b
Orari: da martedì a domenica 10-20
Enti promotori:
- Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
- Realizzata dall'Ambasciata di Svizzera in Italia - Dipartimento federale degli affari esteri svizzero e dal Museo delle Culture di Lugano
- In collaborazione con la Fotostiftung Schweiz di Winterthur
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 5; residenti € 5 / € 4
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: museodiroma.trastevere@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museodiromaintrastevere.it
L’esposizione presenta, per la prima volta al pubblico italiano, una selezione di 76 fotografie d’arte, lungo un percorso tematico scandito dal rapporto fra il viaggio nello spazio e nel mondo interiore.
La pubblicazione nel 1956 di Yallah, un volume fotografico di viaggio nel Sahara, suscitò una grande eco nel mondo della fotografia internazionale. Uno dei settimanali americani più letti del tempo, «The New Yorker», scrisse che il reportage era l’opera «di uno dei grandi fotografi del nostro tempo, capace di mostrare, come solo l’arte sa fare, ciò che altrimenti resterebbe celato». L’autore era lo svizzero Peter Werner Häberlin (1912-1953), scomparso in un tragico incidente prima di poter raccogliere i frutti del suo lavoro. Il volume fu ultimato dal padre con l’aiuto dello scrittore americano Paul Bowles, nella cui opera più celebre, Il tè nel deserto - portato sullo schermo da Bernardo Bertolucci - le immagini di Yallah sembrano far capolino a ogni descrizione d’ambiente.
I viaggi di Häberlin si svolsero tra il 1949 e il 1952, toccando l’Algeria, il Mali, il Burkina Faso, il Niger, la Nigeria, il Ciad e il Camerun.
Viaggi lenti. Senza fretta. Una sorta di personale esplorazione del mondo, in cui i fatti si eclissano e persino il rilievo etnologico lascia il posto a una poetica del disincanto, che vira decisamente in senso estetico e antistorico. Nelle fotografie di Häberlin predomina una forma di contemplazione che prende quasi a pretesto il soggetto, per proiettarsi direttamente in un ambito filosofico, simbolico e in una ricerca del bello, che è in evidente dialogo interiore con la ricerca spirituale del fotografo. Il risultato sono immagini che vivono nel dominio della luce diretta, così nitide da sembrare scolpite e da rifiutare se possibile le ombre.
Frutto di un’appassionata ricerca condotta dal Museo delle Culture di Lugano in collaborazione con la Fotostiftung Schweiz di Winterthur, l’esposizione restituisce in tutta la sua originaria bellezza una ricca selezione di prime stampe, realizzate a partire dai negativi originali. Il percorso espositivo si snoda lungo un itinerario interiore che ricalca il viaggio di Häberlin e che oggi, a più di sessantanni di distanza, si intreccia non solo con lo sguardo e il vissuto del visitatore, ma anche con la scoperta di un’affascinante realtà storica e antropologica. Ciascuna delle cinque sezioni dell’esposizione - «L’assoluto», «Il quotidiano», «Le geometrie», «La memoria»; «Gli sguardi» - è accompagnata da un brano tratto dalle lettere scritte da Häberlin alla moglie durante il suo viaggio.
In occasione dell’inaugurazione, il 1° febbraio 2017, alle ore 18:00, nell’Auditorium dello stesso Museo, si terrà la conferenza ”Migrazioni: percorsi di uomini e culture fra l’Africa e il Mediterraneo”.
L’esposizione e la conferenza sono sostenuti dal Dipartimento federale degli affari esteri svizzero, che intende così promuovere una riflessione sul tema delle migrazioni, offrendo un ritratto originale e al tempo stesso rappresentativo di quelle regioni dell’Africa che sono oggi attraversate da trasformazioni profonde, che hanno anche un impatto decisivo sull'Europa. Il progetto si inserisce nel più ampio contesto del consolidamento delle relazioni fra la Svizzera, l'Italia e i paesi dell’Africa.
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