Quarantined. Storie di resistenza (e disagio) digitale
Dal 08 Ottobre 2021 al 05 Novembre 2021
Roma
Luogo: Officine Fotografiche Roma
Indirizzo: Via Giuseppe Libetta 1
Curatori: Chiara Oggioni Tiepolo, Teodora Malavenda, Laura Tota, Federico Graziani
Enti promotori:
- in collaborazione con Rassegnally e Canon
Telefono per informazioni: +39 06 97274721
E-Mail info: of@officinefotografiche.org
Sito ufficiale: http://roma.officinefotografiche.org
Venerdì 8 ottobre alle 19 inauguriamo la mostra ”Quarantined – storie di resistenza (e disagio) digitale. Una collettiva con in mostra le fotografie dei fotografi: Simone D’Angelo, Davide Bertuccio, Karim El Maktafi, Camilla Ferrari, Fabio Itri, Gianmarco Maraviglia, Sara Rossatelli, Elisabetta Zavoli.
A cura di Chiara Oggioni Tiepolo, Teodora Malavenda, Laura Tota e Federico Graziani.
L’emergenza Covid ha stravolto le vite di ciascuno di noi e ci ha costretti a rivedere molti dei progetti che avevamo pianificato e nei quali eravamo coinvolti. Con le regole imposte dal lockdown abbiamo vissuto per più di due mesi in isolamento, lontani dagli affetti e costretti a una routine casalinga innaturale e a tratti surreale.
Le mura domestiche si sono fatte confini oltre i quali era vietato andare. In questo spazio, rassicurante roccaforte di protezione e certezze ma anche contenitore di ansia e costrizione, abbiamo imparato a ridefinire le nostre abitudini.
La tecnologia e i social network ci hanno consentito di lavorare, di incontrare gli amici, di fare aperitivi, di partecipare ai compleanni dei nostri cari. Quasi tutto è stato possibile seppur in modalità surrogate.
E’ stato durante questo periodo paradossale, di reclusione in un’epoca di libertà e di paura in un’epoca di benessere, che abbiamo accolto il senso di smarrimento e abbiamo deciso di lasciare segni di noi. Di come l’abbiamo vissuta, di come l’abbiamo subita mentre l’unico affaccio, spesso, era solo quello su un monitor.
Nasce così QUARANTINED. Il progetto ha voluto scrutare e indagare lo spazio virtuale, per tante settimane unica e affollata agorà entro la quale sono state sperimentate le più svariate forme di espressione/aggregazione.
A partire dalle finestre digitali dello smart working, dalla condivisione di immagini, video, fake news e status per arrivare alle forme più spinte di esibizionismo e protagonismo, ai deliri complottistici e alle analisi geopolitiche in pieno stile “uno vale uno”.
A cura di Chiara Oggioni Tiepolo, Teodora Malavenda, Laura Tota e Federico Graziani.
L’emergenza Covid ha stravolto le vite di ciascuno di noi e ci ha costretti a rivedere molti dei progetti che avevamo pianificato e nei quali eravamo coinvolti. Con le regole imposte dal lockdown abbiamo vissuto per più di due mesi in isolamento, lontani dagli affetti e costretti a una routine casalinga innaturale e a tratti surreale.
Le mura domestiche si sono fatte confini oltre i quali era vietato andare. In questo spazio, rassicurante roccaforte di protezione e certezze ma anche contenitore di ansia e costrizione, abbiamo imparato a ridefinire le nostre abitudini.
La tecnologia e i social network ci hanno consentito di lavorare, di incontrare gli amici, di fare aperitivi, di partecipare ai compleanni dei nostri cari. Quasi tutto è stato possibile seppur in modalità surrogate.
E’ stato durante questo periodo paradossale, di reclusione in un’epoca di libertà e di paura in un’epoca di benessere, che abbiamo accolto il senso di smarrimento e abbiamo deciso di lasciare segni di noi. Di come l’abbiamo vissuta, di come l’abbiamo subita mentre l’unico affaccio, spesso, era solo quello su un monitor.
Nasce così QUARANTINED. Il progetto ha voluto scrutare e indagare lo spazio virtuale, per tante settimane unica e affollata agorà entro la quale sono state sperimentate le più svariate forme di espressione/aggregazione.
A partire dalle finestre digitali dello smart working, dalla condivisione di immagini, video, fake news e status per arrivare alle forme più spinte di esibizionismo e protagonismo, ai deliri complottistici e alle analisi geopolitiche in pieno stile “uno vale uno”.
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