Nonostante tutto
Dal 26 Ottobre 2020 al 31 Ottobre 2020
Roma
Luogo: Galleria Horti Lamiani-Bettivò
Indirizzo: via Giovanni Giolitti 163
Orari: da martedi a sabato dalle 11 alle 18
Curatori: Daniele Arzenta
E-Mail info: hortilamianibettivo@gmail.com
In occasione della V edizione di Rome Art Week e a seguito della ripresa delle attività, per la riapertura dei musei e dei luoghi della cultura, la galleria Horti Lamiani-Bettivò inaugura lunedì 26 ottobre 2020, alle ore 18,00 la mostra Nonostante tutto, curata da Daniele Arzenta.
La mostra intende proporre una raccolta di opere significative di personalità di spicco dell’arte contemporanea a Roma.
Gli artisti che ne prenderanno parte sono: Sergio Angeli, Monica Pirone, Donato Piccolo, Alessandro Cannistrà, Ennio Calabria, Domenico Giglio, Stefano Trappolini, Carola Masini, Fabio Massimo Caruso e Pietro Calabrese.
Un gruppo di artisti dagli stili divergenti, dalle tecniche dissimili trovano un’armonia perfetta nello spazio di galleria, il cui allestimento è frutto della sensibilità del curatore Daniele Arzenta, come, tra l’altro, il titolo stesso della mostra – Nonostante tutto – scelto dallo stesso Arzenta per celebrare ancora una volta il trionfo dell’arte e la ripresa delle attività culturali dopo un lungo periodo di stasi e di attesa dovuto all’emergenza sanitaria.
Nel corso della mostra si potranno ammirare lavori di Sergio Angeli, artista che si è distinto soprattutto per opere pittoriche ma che, nel corso della sua carriera artistica, ha maturato una spiccata sensibilità per la poesia, la scultura e le installazioni.
Le sue opere sono frutto di una sensibilità personale che congiunge il materico e lo spirituale, il mondo fisico e quello psichico. Osservando la superficie polimaterica, l’osservatore si dissipa in una selva cromatica e selvaggia di membra. Il modo in cui i colori danzano e si scontrano tra loro, con fare violento e a volte spontaneo, fa riferimento ad opere di artisti fondamentali per la storia dell’arte, come, ad esempio, Francis Bacon, Jean-Michel Basquiat, Egon Schiele, Fussli, Mario Schifano e molti altri. L’obiettivo della sua opera è quello di assorbire esperienze quotidiane e fissarle, fermandole nel tempo, cercando di scovare nella parte più oscura del proprio essere le sensazioni e interpretarle attraverso l’uso di vari materiali.
A seguire opere di Monica Pirone, la cui attività artistica è fortemente segnata da un’energia capace di avvolgere immediatamente l’attenzione di chi guarda. La superficie si presenta come un’epidermide; un essere vivente testimone di una violenza creatrice dell’esistenza. Romana di nascita, ha una prima formazione artistica nella capitale e lavora con molte personalità di spicco del mondo dell’arte, del cinema e del teatro.
Fortemente improntate sul connubio tra arte e scienza sono, invece, i lavori di Donato Piccolo, artista romano tra i più significativi della sua generazione. Nuvole, fumi e vapori si innalzano nelle sue opere come tracce lasciate dalla forza creatrice dell’artista che si innestano in un dialogo con macchinari e oggetti complessi, esiti di una modernità sempre più elaborata e meccanica. Come un moderno Leonardo alle prese con l’ingegneria, la tecnologia e l’arte, Piccolo è testimone di un’opera volta a riunire filosofia e scienza in un contesto sempre alla ricerca di una perfezione artefice dell’universo.
Il tema dei fumi è anche presente nei lavori di Alessandro Cannistrà, la cui visione artistica e le tecniche innovative gli permettono di esplorare le nozioni astratte del tempo, del silenzio, dell’alienazione e del sublime. Utilizzando un materiale che “sporca” la superficie candida, il carbone su carta, ed esplorando la realtà come una sfumatura drammatica ed evanescente di Goya, Cannistrà sembra voglia far emergere istinti, pensieri e angosce nascoste nel più intimo del nostro inconscio.
Ennio Calabria, fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960. Testimone attento del suo tempo, la sua pittura è rivolta sia al territorio sociale che a quello esistenziale. Inaugura una pittura in continua ricerca della definizione più profonda dell’identità e della forma del mondo nell’arte. Il tema della sua pittura è l’ininterrotta metamorfosi del soggetto messo alla prova con l’esperienza disarmante della sempre più elevata velocità degli scambi sociali. Intenso, drammatico, a volte spigoloso e fortemente penetrante, Calabria conferma l’originalità della sua pittura, continuamente in dialogo con il passato, il presente e il futuro.
Dal linguaggio fortemente antagonista ad un sistema di potere totalizzate e critico nei confronti di ogni forma di oppressione delle libertà sociali e individuali è l’opera di Domenico Giglio. Un’arte che genera messaggi forti, simbolici, coinvolgenti, che lasciano all’osservatore la possibilità di una riflessione profonda, improntata sulla drammaticità del sociale e dell’esistenza intera. L’uso del bianco e del nero, l’uso del testo, il mettere insieme le tecniche e l’introduzione di oggetti “ready-made” sono tutti elementi che convivono nella sua opera per rivelare un’eterogeneità di esistenze che coesistono in società fatte di vittime, di carnefici, di dissidenti.
Dal forte intento comunicativo è anche l’opera di Stefano Trappolini, artista e insegnante di fotografia che espone in importanti collezioni private in Italia e all’estero. L’uso della tecnica mista, i colori primari, secondari e terziari che si contrastano e l’aggiunta di elementi esterni, come ad esempio ritagli di giornale o le sue famose “sagome”, sono portatrici di un linguaggio nuovo capace, nello stesso tempo, di guardare al passato. Complessivamente le opere sono fortemente dinamiche. Il dinamismo rimanda alla formazione dell’artista e all’attenzione che volge verso la fotografia e la cinematografia e alla sua storia. Riferimenti indiretti ad un occhio esperto possono far emergere un’attenzione verso le ricerche fotografiche di Muybridge o le opere futuriste.
Materica, scultorea, drammatica e avvolgente è, invece, l’arte di Carola Masini. La sua ricerca è incentrata soprattutto sulla scultura, sulla pittura e sulle arti visuali in genere privilegiando l’uso di materiali poveri e di recupero. L’opera materica si lega al concetto, al ricordo, al pensiero e alla forza creatrice che l’ha generata. Il tempo diventa protagonista di un’opera che richiede un lasso indefinito, come indefinito è anche il senso del ricordo, che conserviamo nel profondo delle nostre menti.
Ad interpretare gli stati d’animo ed i relativi mutamenti sono le geometrie intriganti di Fabio Massimo Caruso, artista orvietano di nascita ma romano di formazione, che crea delle tessiture e trame di forte vitalità, improntate sulla forma e l’uso del colore.
Attraverso l’uso dei segni, egli crea un effetto cinestetico che emerge dalla composizione. È un processo pittorico che nella sua dinamica crea forme in continua trasformazione, che percorrono uno spazio senza limiti. Ad emergere sono dei paesaggi interiori, dei garbugli geometrici ordinati ma caotici nello stesso tempo, che incantano l’occhio di chi guarda per la capacità di far emergere vortici di emozioni e di pensieri.
Ultimo tra gli artisti in mostra, Pietro Calabrese. Presenta una visione artistica, che, nell’atto creativo, rimanda immediatamente al gesto surrealista. Calabrese si rifà ad una forza creatrice automatica a cui tanto si erano appellati artisti come Man Ray in sperimentazioni fotografiche. Il segno lasciato sulla superficie come su una moderna Sindone, come il ferro inumidito sporca di ruggine una superficie bianca, così l’artista indaga ogni spettro della mente e della materia fisica per lasciare testimonianza del proprio passaggio.
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