Marco Colazzo. Cortile
Dal 14 Gennaio 2016 al 24 Gennaio 2016
Roma
Luogo: Interno 14
Indirizzo: via Carlo Alberto 63
Orari: su appuntamento
Curatori: Helia Hamedani
Enti promotori:
- AIAC Associazione Italiana di Architettura e Critica
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 320 0785573 / 3391578681
E-Mail info: marco.colazzo@fastwebnet.it
Sito ufficiale: http://www.marcocolazzo.com
Ma quando si dice:”Come faccio a sapere che cosa intende?Vedo soltanto i suoi segni”, io rispondo:” Come fa lui a sapere che cosa intende? Anche lui ha soltanto i suoi segni.”
Ludwig Wittgenstein, Richerche filosofiche, P.504
Per parlare di Marco Colazzo si deve partire dalla domanda principale dell’arte visiva: come vediamo le cose mentre le vediamo? E cosa percepiamo di ciò che vediamo?
Colazzo parla di un vuoto tra visibile ed invisibile, e di quel brevissimo attimo dove l'uno riesce a sovrastare l’altro e a trovare la forza di divenire qualcosa. Tra il segno visibile e quello sensibile definisce i ricorrenti “slittamenti”i.
Nonostante sostiene di non dividere mai la pittura tra astratto e figurativo, tuttavia è chiaro il suo tendere alla gestualità. Nel suo percorso l’artista si è avvicinato alla dimensione umana, frammentandone la figura in particolari anatomici del corpo (Me medesimo). Ha indagato la figura intera in forme solide di automi e burattini (Puppets e Audiofonovisivi) e il loro rapporto con lo spazio che le conteneva. Alla fine, si è liberato dalla dissociazione e dalla ricerca di una unità figurativa a favore di una unità sintetica. Unità sintetica che è unificazione dentro la molteplicità delle figure.
E pian piano passa dalle opere con matrice progettuale, verso una totale libertà espressiva: “Lavorando sul divenire delle cose, ho abbandonato nel tempo l’idea del progetto. Credo che questo sia un punto fondamentale del dipingere; accettare il suggerimento che ti arriva dal lavoro.”ii Cosi lo spazio di creazione, non è artefatto dal progetto, è il lavoro stesso che indica la via.
Lo spazio mentale di Colazzo conquista la libertà del gesto fisico, nel segno che il corpo avverte. Studia la prospettiva dello spazio mentale con i piani cromatici della materia, come se sottolineasse la necessità di mettere a fuoco la visione.
Per la personale all’Interno14, oltre ad alcune opere ad olio su tela, presenta una serie di lavori eseguiti nelle tonalità del bianco e del nero con tecnica mista su carta e cartone; un bianco e nero che appare spontaneo e risoluto, e che mantiene piani cromatici e le profondità prospettiche tipiche del colore.
La mostra si chiama “Cortile”; portatore di luce e aereazione che è al contempo dentro e fuori. Per dirla con Wittgenstein è: il membro intermedio. Infatti, per il filosofo, la comprensione consiste nel fatto che noi vediamo le connessioni; un'estetica quindi che accentua l’importanza di trovare e di creare membri intermedi. L’artista per evidenziare le forze invisibili che intuisce, mette insieme sequenze di spazi visivi senza connessione anticipata. Ma con una vibrazione connettiva che genera relazioni percepibili.
Lo storico segue il percorso dell’artista sperando di cogliere qualche indizio che possa guidare lo sguardo, ma per il resto tutto rimane nel dominio del limite linguistico. Le connessioni indicibili vengono scoperte di volta in volta nel silenzio dell'opera. Come ci insegna Susan Sontag: “Anzichè di un'ermeneutica, abbiamo bisogno di un'erotica dell'arte.”
Helia Hamedani, gennaio 2016
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