Luisa Valeriani. Mutato nomine. Nella favola si parla di te
Dal 06 Maggio 2021 al 15 Maggio 2021
Roma
Luogo: MUEF ArtGallery
Indirizzo: Via Angelo Poliziano 78/b
Orari: da martedì a sabato 17.30 - 19.30
Curatori: Massimo Rossi Ruben con Francesco Giulio Farachi, Luca Attenni
Enti promotori:
- Lightsky Consulting
- MUEF ArtGallery
- Con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti
- Con il patrocinio di
- Comune di Genzano di Roma
- Comune di Lanuvio
- Museo civico Lanuvino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: muefartgallery@gmail.com
Si intitola “Mutato nomine. Nella favola si parla di te” la nuova mostra personale di Luisa Valeriani che sarà ospitata negli spazi del MUEF ArtGallery di Roma dal 6 al 15 maggio 2021.
In esposizione, più di 20 dipinti che coprono un arco temporale di oltre 20 anni di attività dell’artista, dal 1998 al 2020. Il ciclo di opere che dà il nome alla mostra è stato invece realizzato durante l’ultimo anno e rappresenta un ulteriore sviluppo nella ricerca della Valeriani, che per l’occasione affronta il tema del Mito 2.0.
Con ironia e divertito distacco, in un dialogo serrato con i gloriosi ed intramontabili personaggi della mitologica greca, Luisa Valeriani rielabora il racconto delle loro gesta in chiave moderna – ultrapop, diremmo – preservandone il fascino e la seduzione primitiva.
“Ora come allora, gli uomini si servono dei miti per sconfiggere i limiti culturali e sociali che non riescono a trascendere – afferma l’autrice – ma è proprio questa volontà di superamento a consentire loro di crescere e migliorarsi. Di sperare”.
“Qui allora – come scrive Francesco Giulio Farachi nella prefazione del catalogo approntato per la rassegna – le figure mitologiche della Valeriani scendono dal fasto delle loro cromie, dall’idealità sublime delle forme e della rappresentazione e concedono le loro vesti per un selfie, o inviano i loro doni e i loro messaggi per corriere espresso e consegna a domicilio”.
“Mutato nomine” propone dunque opere nelle quali mito, archeologia, illustrazione e nuove tecnologie trovano una felice convivenza all’interno del tratto intenso ed evocativo della promettente pittrice romana, che scherza e si diverte con le storie tragiche e drammatiche di Icaro, delle Sirene, di Dioniso ed Arianna, di Medusa, di Pandora e delle Moire.
“Individuato un proprio idioma, divenuto via via riconoscibilissimo, Luisa Valeriani ha dunque intessuto un modo di fare arte con trame immaginifiche, a tratti ludiche, mutuate dal Codice Erté dell’Illustrazione, al punto che l’intera sua produzione presenta ora una chiave figurale personalissima, nella quale l’anarchia associativa tra gli orditi diventa lessico visivo, con elementi reali e fantastici che generano un patrimonio onirico di ricercata espressività”, scrive il curatore della mostra, Massimo Rossi Ruben, nel saggio critico del catalogo.
E ancora, sempre Rossi Ruben:
“Ma è soprattutto il segno libertario dell’invenzione a destare maggior interesse nelle opere della Valeriani: in quell’impresa dove ben esperisce la lezione dei grandi iconografi del Novecento, appresa negli anni della formazione e dell’affinamento, descrivendo un talento che incoraggia nella ricerca di parentele artistiche, remote e recenti, che vanno dalle opzioni allucinate di Guillaume Corneille (1922-2010) alle esplosioni dell’advertising, passando per la deriva visivo-ideativa dell’optical fino al giocoso fenomeno dei décollages, dove lo spazio urbano diviene comprimario e testimone del momento creativo, straordinaria extensio dell’opera stessa”.
È indubbiamente il colore uno degli elementi distintivi più forti di Luisa Valeriani.
“Esiste, nella sua opera – continua Rossi Ruben – […] una segreta alchimia di cadmi e cinabri che ne tracciano la progettualità versicolore preclara fin dalla mossa, da ricondurre all’aura seminalis di una tavolozza distintiva, peculiare, di fatto tipicissima, attrattiva suadente che nasce in continuità con il segno – come per la sinopia sull’arriccio – appena tracciato sulla tela”.
Il percorso espositivo di “Mutato Nomine” si articola in tre sezioni:
SEZIONE N.1
"Opere antologiche (1998-2018)”: 20 dipinti di varie dimensioni.
SEZIONE N.2 (Area interattiva)
"Mutato Nomine”: 6 dipinti (cm 100 x 50) + 1 (cm 100 x 100).
SEZIONE N.3
"Il mito ieri e oggi”: esposizione di una selezione di reperti di interesse archeologico.
A corredo della mostra – grazie alla collaborazione offerta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti – sarà esposto un corpus di manufatti archeologici provenienti da Palazzo Sforza Cesarini di Genzano di Roma e dal Museo Civico Lanuvino, selezionati dall’archeologo Luca Attenni, direttore del citato museo.
Si tratta di manufatti realizzati in materiale in uso nell’antichità – ceramica, marmo ed intonaco dipinto "a fresco” – qui posto "a confronto" con l’intangibilità del web, nell’intrigante contiguità dello storytelling dei nuovi supporti digitali e dei media del XXI secolo.
Luisa Valeriani nasce a Roma nel 1981.
Dopo il conseguimento della maturità, si iscrive a un istituto d’arte senza suo malgrado portare a termine i corsi regolari.
Determinante tuttavia si rileva l’incontro con le personalità artistiche incaricate del magistero, che recepiscono l’appropriatezza del modus – in termini di attitudine e propensione – e orientano la sua arte verso l’informale e la sperimentazione di nuovi lessici.
A 22 anni ottiene il consenso e le significative affermazioni dell’establishment accademico con una personale allestita presso la Contempo-Rarity Art Gallery di Roma, replicando il successo della sua prima mostra individuale allestita da adolescente.
Il favore della critica, nel corso del primo decennio del 2000, le dischiude le porte per una serie di progetti espositivi. Non ultimo – in termini di importanza e visibilità – la rassegna con il cenacolo dei “100 Artisti di Via Margutta”, a Ponte Milvio.
Ispirata dai modi dei Romantici tedeschi e dai Simbolisti – primo fra tutti Caspar David Friedrich (Greifswald, 1774 – Dresda, 1840) – Luisa Valeriani interpreta il suo personale idioma artistico attraverso le correlazioni psicologiche dell’astrattismo.
I pubblici riconoscimenti, uniti al seguito di collezionisti e appassionati della sua produzione, la incoraggiano nell’avvio di un ciclo di opere di matrice onirico-espressionista, che al di là dei riferimenti e delle citazioni che ne nobilitano il percorso di crescita e di ricerca, la consacrano alla critica del XXI secolo come una delle più incisive personalità artistiche emergenti.
La sua imagerie suscita l’interesse della casa editrice Deltamedia di Roma, che nel 2012 dedica all’artista una monografia tematica a tiratura limitata.
Luisa Valeriani è stata inserita nel terzo volume dell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini 2021 “per alti meriti nel settore delle Belle Arti”.
Vive, dipinge e lavora a Roma.
Opening Day: Giovedì 6 maggio 2021 dalle 18.30 alle 20.30. Ingresso contingentato nel rispetto delle misure di sicurezza nazionali anti-Covid19.
In esposizione, più di 20 dipinti che coprono un arco temporale di oltre 20 anni di attività dell’artista, dal 1998 al 2020. Il ciclo di opere che dà il nome alla mostra è stato invece realizzato durante l’ultimo anno e rappresenta un ulteriore sviluppo nella ricerca della Valeriani, che per l’occasione affronta il tema del Mito 2.0.
Con ironia e divertito distacco, in un dialogo serrato con i gloriosi ed intramontabili personaggi della mitologica greca, Luisa Valeriani rielabora il racconto delle loro gesta in chiave moderna – ultrapop, diremmo – preservandone il fascino e la seduzione primitiva.
“Ora come allora, gli uomini si servono dei miti per sconfiggere i limiti culturali e sociali che non riescono a trascendere – afferma l’autrice – ma è proprio questa volontà di superamento a consentire loro di crescere e migliorarsi. Di sperare”.
“Qui allora – come scrive Francesco Giulio Farachi nella prefazione del catalogo approntato per la rassegna – le figure mitologiche della Valeriani scendono dal fasto delle loro cromie, dall’idealità sublime delle forme e della rappresentazione e concedono le loro vesti per un selfie, o inviano i loro doni e i loro messaggi per corriere espresso e consegna a domicilio”.
“Mutato nomine” propone dunque opere nelle quali mito, archeologia, illustrazione e nuove tecnologie trovano una felice convivenza all’interno del tratto intenso ed evocativo della promettente pittrice romana, che scherza e si diverte con le storie tragiche e drammatiche di Icaro, delle Sirene, di Dioniso ed Arianna, di Medusa, di Pandora e delle Moire.
“Individuato un proprio idioma, divenuto via via riconoscibilissimo, Luisa Valeriani ha dunque intessuto un modo di fare arte con trame immaginifiche, a tratti ludiche, mutuate dal Codice Erté dell’Illustrazione, al punto che l’intera sua produzione presenta ora una chiave figurale personalissima, nella quale l’anarchia associativa tra gli orditi diventa lessico visivo, con elementi reali e fantastici che generano un patrimonio onirico di ricercata espressività”, scrive il curatore della mostra, Massimo Rossi Ruben, nel saggio critico del catalogo.
E ancora, sempre Rossi Ruben:
“Ma è soprattutto il segno libertario dell’invenzione a destare maggior interesse nelle opere della Valeriani: in quell’impresa dove ben esperisce la lezione dei grandi iconografi del Novecento, appresa negli anni della formazione e dell’affinamento, descrivendo un talento che incoraggia nella ricerca di parentele artistiche, remote e recenti, che vanno dalle opzioni allucinate di Guillaume Corneille (1922-2010) alle esplosioni dell’advertising, passando per la deriva visivo-ideativa dell’optical fino al giocoso fenomeno dei décollages, dove lo spazio urbano diviene comprimario e testimone del momento creativo, straordinaria extensio dell’opera stessa”.
È indubbiamente il colore uno degli elementi distintivi più forti di Luisa Valeriani.
“Esiste, nella sua opera – continua Rossi Ruben – […] una segreta alchimia di cadmi e cinabri che ne tracciano la progettualità versicolore preclara fin dalla mossa, da ricondurre all’aura seminalis di una tavolozza distintiva, peculiare, di fatto tipicissima, attrattiva suadente che nasce in continuità con il segno – come per la sinopia sull’arriccio – appena tracciato sulla tela”.
Il percorso espositivo di “Mutato Nomine” si articola in tre sezioni:
SEZIONE N.1
"Opere antologiche (1998-2018)”: 20 dipinti di varie dimensioni.
SEZIONE N.2 (Area interattiva)
"Mutato Nomine”: 6 dipinti (cm 100 x 50) + 1 (cm 100 x 100).
SEZIONE N.3
"Il mito ieri e oggi”: esposizione di una selezione di reperti di interesse archeologico.
A corredo della mostra – grazie alla collaborazione offerta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti – sarà esposto un corpus di manufatti archeologici provenienti da Palazzo Sforza Cesarini di Genzano di Roma e dal Museo Civico Lanuvino, selezionati dall’archeologo Luca Attenni, direttore del citato museo.
Si tratta di manufatti realizzati in materiale in uso nell’antichità – ceramica, marmo ed intonaco dipinto "a fresco” – qui posto "a confronto" con l’intangibilità del web, nell’intrigante contiguità dello storytelling dei nuovi supporti digitali e dei media del XXI secolo.
Luisa Valeriani nasce a Roma nel 1981.
Dopo il conseguimento della maturità, si iscrive a un istituto d’arte senza suo malgrado portare a termine i corsi regolari.
Determinante tuttavia si rileva l’incontro con le personalità artistiche incaricate del magistero, che recepiscono l’appropriatezza del modus – in termini di attitudine e propensione – e orientano la sua arte verso l’informale e la sperimentazione di nuovi lessici.
A 22 anni ottiene il consenso e le significative affermazioni dell’establishment accademico con una personale allestita presso la Contempo-Rarity Art Gallery di Roma, replicando il successo della sua prima mostra individuale allestita da adolescente.
Il favore della critica, nel corso del primo decennio del 2000, le dischiude le porte per una serie di progetti espositivi. Non ultimo – in termini di importanza e visibilità – la rassegna con il cenacolo dei “100 Artisti di Via Margutta”, a Ponte Milvio.
Ispirata dai modi dei Romantici tedeschi e dai Simbolisti – primo fra tutti Caspar David Friedrich (Greifswald, 1774 – Dresda, 1840) – Luisa Valeriani interpreta il suo personale idioma artistico attraverso le correlazioni psicologiche dell’astrattismo.
I pubblici riconoscimenti, uniti al seguito di collezionisti e appassionati della sua produzione, la incoraggiano nell’avvio di un ciclo di opere di matrice onirico-espressionista, che al di là dei riferimenti e delle citazioni che ne nobilitano il percorso di crescita e di ricerca, la consacrano alla critica del XXI secolo come una delle più incisive personalità artistiche emergenti.
La sua imagerie suscita l’interesse della casa editrice Deltamedia di Roma, che nel 2012 dedica all’artista una monografia tematica a tiratura limitata.
Luisa Valeriani è stata inserita nel terzo volume dell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini 2021 “per alti meriti nel settore delle Belle Arti”.
Vive, dipinge e lavora a Roma.
Opening Day: Giovedì 6 maggio 2021 dalle 18.30 alle 20.30. Ingresso contingentato nel rispetto delle misure di sicurezza nazionali anti-Covid19.
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