Luca Galofaro. The world that I dream

Luca Galofaro, The world that I dream, Installation view at Fondazione Pastificio Cerere, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere I Ph. Carlo Romano.

 

Dal 16 Maggio 2022 al 20 Luglio 2022

Roma

Luogo: Fondazione Pastificio Cerere

Indirizzo: Via degli Ausoni 7

Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00 (maggio), dal lunedì al venerdi dalle 15.00 alle 19.00 (giugno, luglio)

Curatori: Abdelkader Damani

Telefono per informazioni: +39 06 45422960

E-Mail info: info@pastificiocerere.it

Sito ufficiale: http://www.pastificiocerere.it


Il montaggio appare un’operazione della conoscenza storica nella misura in cui caratterizza anche l'oggetto di tale conoscenza: lo storico rimonta i rifiuti perché hanno in sé la duplice capacità di smontare la storia e di montare insieme i tempi eterogenei, già stato e adesso, sopravvivenze e sintomi, latenza e crisi.
Georges Didi Huberman

Lunedì 16 maggio 2022 la Fondazione Pastificio Cerere presenta The world that I dream, la personale di Luca Galofaro a cura di Abdelkader Damani, aperta al pubblico da martedì 17 maggio a mercoledì 20 luglio 2022 e secondo appuntamento di “The Archive Project”, un programma di mostre a cura di CAMPO. The world that I dream presenta una riflessione sulla natura dell’architettura in relazione all’azione astratta del montaggio -considerato come un metodo per definire le possibilità che si aprono allo sguardo dell’architetto- e al ruolo dell’archivio, inteso come strumento di progettazione. La mostra è una raccolta di immagini di tipo diverso, alcune inviolate altre profanate, che si trasformano in modelli e danno forma ad un’idea di mondo: ogni architetto definisce la propria visione attraverso una ricomposizione di segni e forme che ha collezionato nel tempo. Quest’insieme di frammenti è custodito nella memoria di ognuno. Il progetto è la risultante di un montaggio inconsapevole. L’archivio gioca un ruolo essenziale nello sviluppo del lavoro che concorre alla costituzione dell’architettura, permette da una parte di custodirne la memoria, dall’altra contribuisce a creare un immaginario. Galofaro compie un’azione di riscrittura delle narrazioni del passato e Abdelkader Damani la definisce come un'utopia mnemonica, una Metopia, in quanto introduce nuovi assemblaggi narrativi, liberandosi da ogni forma codificata in precedenza. Il percorso espositivo si articola in tre stanze, nella prima sono esposte Postcards (2010-2022), una serie di cartoline in cui i luoghi rappresentati assumono un ruolo chiave nella definizione dei montaggi: alcune non vengono modificate e sono la testimonianza di edifici che non esistono più, altre incontrano frammenti di architetture e oggetti che si trasformano in un flusso in cui i significati nascono da ciò che apparentemente non è correlato. Le cartoline perdono il loro status di corpo monumentale e di fonte documentale. Un modo per pensare assieme tempo e immagine non come palinsesti interpretativi diversi ma congiunti, l'immagine diventa il centro di una riflessione sul tempo del progetto. Nella seconda stanza si incontrano le Immagini trovate, montaggi di fotografie estratte da libri che non hanno nessun legame diretto con l’architettura, sono frutto di un incontro accidentale e, catalogate per temi, contribuiscono a sperimentare luoghi e forme. La terza stanza ospita What's left of the world (2019-2022) e The hidden memory of images (2021-2022), immagini dialettiche che diventano modelli con un carattere seriale. L’accostamento delle immagini, per quanto differenti siano, crea sempre una trasformazione, un’apertura del nostro sguardo. Il montaggio è usato come sistema d’annotazione di idee, produce strategie narrative attraverso operazioni semplici: moltiplicazione di segni, cambi di scala, inversioni, innesti, sovrapposizioni, cancellazioni. Operazioni utili per porsi delle questioni relative al progetto che solo in un secondo tempo possono essere applicate all’architettura. “Il mondo che si crea quando sogno è un mondo dove le immagini si incontrano e diventano le parole di un discorso sull’architettura” così Luca Galofaro indica poeticamente il suo metodo di ricerca e lavoro, che accosta rappresentazioni trovate nei mercati, estratte dai libri e fotografie scattate durante i viaggi, a forme, oggetti e architetture appartenenti al suo archivio personale. Le immagini in mostra definiscono una strategia operativa piuttosto che una teoria.

Luca Galofaro, architetto, è professore associato presso l'Università di Camerino. Tra i fondatori dello studio LGSMA e IaN+, con il quale Ha vinto la Medaglia d’Oro dell’architettura Italiana per l’opera prima (2006) ed è stato tra i finalisti dell’Aga Khan Award (2013) e dello Iakov Chernikhov International Prize (2010). Ha esposto i suoi lavori in sette edizioni della Biennale di Venezia, alcuni dei sui progetti e disegni sono parte della collezione permanente del Frac Centre val de Loire e della collezione del MAXXI di Roma. La sua ricerca si concentra sulla relazione fra l’architettura, la teoria e la pratica curatoriale. Nel 2017 e 2019 è curatore di due diverse edizioni della Biennale di Architettura di Orleans al Frac Centre val de Loire. Nel 2015 è tra i fondatori della piattaforma di ricerca CAMPO. Tra le sue pubblicazioni Artscapes. Art as an approach to contemporary landscape (Editorial Gustavo Gili, 2003), An Atlas of Imagination (DAMDI, 2015), Marcher dans le rave d’un autre (Les presses du reel 2017),Years of solitude (Les presses du reel 2019), Questo non è un manifesto (Letteraventidue, 2021)

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI