Lamberto Lambertini. Dante 100%, cento quadri per cento canti
Dal 07 Giugno 2015 al 21 Giugno 2015
Roma
Luogo: Società Dante Alighieri
Indirizzo: piazza Firenze 27
Curatori: Valentina Spata
Telefono per informazioni: +39 06 6873694
Sito ufficiale: http://www.ladante.it/
Aprirà al pubblico domenica 7 giugno, presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri in Palazzo Firenze a Roma, la mostra DANTE 100%, cento quadri per cento canti di Lamberto Lambertini. Dopo “sette anni in viaggio con Dante, un viaggio di cento film, uno per ogni canto, ognuno in un luogo diverso d’Italia, una nuova lettura della Commedia in ventuno ore di proiezione”, ora è la volta di “cento quadri per i cento canti”.
Così il maestro Lambertini descrive il suo ulteriore omaggio al grande poeta italiano: “ogni tela, rigorosamente quaranta per cinquanta, ha, oltre alle immagini incollate o dipinte, frasi stracciate dalla Commedia. Solo poche parole, parole di Dante, per non dimenticare che, in migliaia di versi, non una parola è priva di giustificazione. Una mancante, e tutta la cattedrale di simboli, di rime, di rimandi e di assonanze crollerebbe come un castello di carte. Sono frutto del mio immaginario, onirico, casuale, familiare e cognitivo. Perché, a ben vedere, anche per Dante, come per tutti gli artisti d’ogni tempo, l’arte è un impasto più o meno perfetto, in Dante perfetto, di vita e arte. Così vuol essere questa mostra. Una riflessione sincera e visionaria, dopo tanto lavoro, spirituale e fisico, realizzata quasi ad occhi chiusi, scavando senza vergogna nella radice profonda delle mie fonti, delle mie emozioni. E se talvolta in quest’opera appare, qua e là, una pennellata d’ironia, che pur anche abbonda, come la comicità, nella Commedia, vorrei che me la si concedesse, perché, non solo nel tempo permissivo dell’arte, ma anche in quello della nostra umana esistenza, sarebbe bello e giusto concludere con un bel punto ironico”.
L’immaginazione di Dante è visiva. – scrisse Eliot – Lo è in un senso diverso da quello di un pittore moderno di nature morte: è visiva in quanto egli viveva in un’età in cui gli uomini avevano ancora visioni.
Chi si occupa di Dante deve immergersi in un infinito catalogo visionario che appartiene all’intera umanità, lungi dal restituirci un’immagine imprecisa, il poeta lambisce con il suo lessico i contorni inequivocabili della presenza dell’uomo. L’opera eclettica di Lambertini ci parla fortemente della sua esistenza.
DANTE 100%
L’alibi della parola
Nel tentativo di ricomporre il dissidio tra visibile e invisibile la parola diventa prezioso ausilio, colma le contraddizioni insite nel significato legato all’assoluta presenza e l’assenza diventa un degno patrimonio immaginifico.
Nel racconto recuperiamo con la parola l’immanenza, la rassicurante tangibilità, la prova dell’esistenza. Il perimetro della nostra presenza è costituito da luoghi e uomini, narrare attraverso l’esperienza estetica il divenire sublima lo scorrere del tempo. In questo ulteriore viaggio emozionale in compagnia di Dante “impersonato” dalle opere di Lamberto Lambertini,protagoniste sono le pure visiones. L’ombra è sempre stata un medium di rappresentazione visiva da parte degli artisti per infrangere la bidimensionalità e acclarare con vigore la forma e il peso dei corpi. Questa modalità ha portato nell’età contemporanea a esasperare la differenza tra naturalismo e simbolismo fino ad approdare a una sorta di “regressione” che infrange le regole canoniche ottiche della visione. L’opera dantesca piena di allusioni, presagi, suggestioni si compone come un' opera di rappresentazione visiva in continuo divenire. Quello che lo spettatore vive è una alternanza tra il “doppio” che rafforza l’iconografia e “la doppiezza” che crea estraniamento, vertigine e una comprensione polisemantica che non risiede nell’unicità del significato.
Qual è il racconto che si addice alle parole? Che le impersona? Che non le consuma nella solitudine del senso compiuto? Nella declamazione dell’alfabeto integrale della commedia di Dante la scelta del rigore verbale ancora una volta è un imperativo. Nei 100 quadri per 100 canti della Commedia lo spettatore migra attraverso i confini/lembi delle parole, percorre le pieghe delle eterogenee sensazioni. Un viaggio senza meta, protagonista l’afflato per l’opera dantesca, le strade maestre non sono mai una scelta obbligata per arrivare a un insolito censimento di uomini, mestieri, quotidianità, città, arte, tradizioni, memorie, anamnesi della nostra storia.
La parola non è mai e in alcun caso un alibi se a parlare è il nostro Dante attraverso l’ecclettica opera del maestro Lambertini.
Lamberto Lambertini è nato a Napoli nel 1946, dopo la maturità classica s'iscrive alla facoltà di Medicina. Interrompe gli studi per trasferirsi a Parigi e a Londra dove fa il giovane di bottega nello studio del pittore Lucio Del Pezzo. Al rientro in Italia espone i suoi lavori in molte mostre personali. Lavora come grafico del Teatro Stabile di Roma. Debutta come regista e autore teatrale con un poemetto di Nazim Hikmet, La Joconde. Nel 1982 fonda una Compagnia Teatrale con Peppe e Concetta Barra . I suoi spettacoli girano per dodici anni, in ogni paese d'Italia, e in molte rassegne internazionali, fino a New York e a Bombay. Autore e regista radiofonico per la RAI. Nel 1995 scrive e dirige il suo primo lungometraggio: Vrindavan Film Studio , girato in India e prodotto con l'apporto della RAI, della SACIS e del Ministero dello Spettacolo. Il film è stato presentato al Festival di Venezia. È stato distribuito, oltre che in Italia, in altri paesi. In India ha ottenuto grandi consensi di pubblico e di critica, che lo ha definito uno dei più bei film realizzati sul loro paese da un autore straniero. Nel 2001 pubblica, per le edizioni Colonnese, un libro: Sono nata a Procida, memoria impossibile di Concetta Barra, accompagnato da un cortometraggio in onore della grande attrice scomparsa: Il Silenzio di Pulcinella. Nel 2005 realizza Fuoco su di Me con Omar Sharif. Nel 2007 fonda Cose Invisibili per la realizzazione di minifilm iniziando un originale e inedito viaggio in Italia.
Orari:
lun-ven: 10 – 14; mercoledì anche 16 – 19
Così il maestro Lambertini descrive il suo ulteriore omaggio al grande poeta italiano: “ogni tela, rigorosamente quaranta per cinquanta, ha, oltre alle immagini incollate o dipinte, frasi stracciate dalla Commedia. Solo poche parole, parole di Dante, per non dimenticare che, in migliaia di versi, non una parola è priva di giustificazione. Una mancante, e tutta la cattedrale di simboli, di rime, di rimandi e di assonanze crollerebbe come un castello di carte. Sono frutto del mio immaginario, onirico, casuale, familiare e cognitivo. Perché, a ben vedere, anche per Dante, come per tutti gli artisti d’ogni tempo, l’arte è un impasto più o meno perfetto, in Dante perfetto, di vita e arte. Così vuol essere questa mostra. Una riflessione sincera e visionaria, dopo tanto lavoro, spirituale e fisico, realizzata quasi ad occhi chiusi, scavando senza vergogna nella radice profonda delle mie fonti, delle mie emozioni. E se talvolta in quest’opera appare, qua e là, una pennellata d’ironia, che pur anche abbonda, come la comicità, nella Commedia, vorrei che me la si concedesse, perché, non solo nel tempo permissivo dell’arte, ma anche in quello della nostra umana esistenza, sarebbe bello e giusto concludere con un bel punto ironico”.
L’immaginazione di Dante è visiva. – scrisse Eliot – Lo è in un senso diverso da quello di un pittore moderno di nature morte: è visiva in quanto egli viveva in un’età in cui gli uomini avevano ancora visioni.
Chi si occupa di Dante deve immergersi in un infinito catalogo visionario che appartiene all’intera umanità, lungi dal restituirci un’immagine imprecisa, il poeta lambisce con il suo lessico i contorni inequivocabili della presenza dell’uomo. L’opera eclettica di Lambertini ci parla fortemente della sua esistenza.
DANTE 100%
L’alibi della parola
Nel tentativo di ricomporre il dissidio tra visibile e invisibile la parola diventa prezioso ausilio, colma le contraddizioni insite nel significato legato all’assoluta presenza e l’assenza diventa un degno patrimonio immaginifico.
Nel racconto recuperiamo con la parola l’immanenza, la rassicurante tangibilità, la prova dell’esistenza. Il perimetro della nostra presenza è costituito da luoghi e uomini, narrare attraverso l’esperienza estetica il divenire sublima lo scorrere del tempo. In questo ulteriore viaggio emozionale in compagnia di Dante “impersonato” dalle opere di Lamberto Lambertini,protagoniste sono le pure visiones. L’ombra è sempre stata un medium di rappresentazione visiva da parte degli artisti per infrangere la bidimensionalità e acclarare con vigore la forma e il peso dei corpi. Questa modalità ha portato nell’età contemporanea a esasperare la differenza tra naturalismo e simbolismo fino ad approdare a una sorta di “regressione” che infrange le regole canoniche ottiche della visione. L’opera dantesca piena di allusioni, presagi, suggestioni si compone come un' opera di rappresentazione visiva in continuo divenire. Quello che lo spettatore vive è una alternanza tra il “doppio” che rafforza l’iconografia e “la doppiezza” che crea estraniamento, vertigine e una comprensione polisemantica che non risiede nell’unicità del significato.
Qual è il racconto che si addice alle parole? Che le impersona? Che non le consuma nella solitudine del senso compiuto? Nella declamazione dell’alfabeto integrale della commedia di Dante la scelta del rigore verbale ancora una volta è un imperativo. Nei 100 quadri per 100 canti della Commedia lo spettatore migra attraverso i confini/lembi delle parole, percorre le pieghe delle eterogenee sensazioni. Un viaggio senza meta, protagonista l’afflato per l’opera dantesca, le strade maestre non sono mai una scelta obbligata per arrivare a un insolito censimento di uomini, mestieri, quotidianità, città, arte, tradizioni, memorie, anamnesi della nostra storia.
La parola non è mai e in alcun caso un alibi se a parlare è il nostro Dante attraverso l’ecclettica opera del maestro Lambertini.
Lamberto Lambertini è nato a Napoli nel 1946, dopo la maturità classica s'iscrive alla facoltà di Medicina. Interrompe gli studi per trasferirsi a Parigi e a Londra dove fa il giovane di bottega nello studio del pittore Lucio Del Pezzo. Al rientro in Italia espone i suoi lavori in molte mostre personali. Lavora come grafico del Teatro Stabile di Roma. Debutta come regista e autore teatrale con un poemetto di Nazim Hikmet, La Joconde. Nel 1982 fonda una Compagnia Teatrale con Peppe e Concetta Barra . I suoi spettacoli girano per dodici anni, in ogni paese d'Italia, e in molte rassegne internazionali, fino a New York e a Bombay. Autore e regista radiofonico per la RAI. Nel 1995 scrive e dirige il suo primo lungometraggio: Vrindavan Film Studio , girato in India e prodotto con l'apporto della RAI, della SACIS e del Ministero dello Spettacolo. Il film è stato presentato al Festival di Venezia. È stato distribuito, oltre che in Italia, in altri paesi. In India ha ottenuto grandi consensi di pubblico e di critica, che lo ha definito uno dei più bei film realizzati sul loro paese da un autore straniero. Nel 2001 pubblica, per le edizioni Colonnese, un libro: Sono nata a Procida, memoria impossibile di Concetta Barra, accompagnato da un cortometraggio in onore della grande attrice scomparsa: Il Silenzio di Pulcinella. Nel 2005 realizza Fuoco su di Me con Omar Sharif. Nel 2007 fonda Cose Invisibili per la realizzazione di minifilm iniziando un originale e inedito viaggio in Italia.
Orari:
lun-ven: 10 – 14; mercoledì anche 16 – 19
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