Il Machiavelli ritrovato. Un ritratto inedito, un ritorno imprevisto
Dal 27 Ottobre 2014 al 27 Ottobre 2014
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: via San Pietro in Carcere
Orari: h 18
Telefono per informazioni: +39 06 3225380
E-Mail info: p.polidoro@comunicareorganizzando.it
Il Complesso del Vittoriano è ormai da alcuni anni uno degli spazi espositivi che si caratterizza per la presentazione di mostre dedicate alla storia italiana e ai suoi protagonisti. Nel 2013, a cinquecento anni dalla sua composizione originaria, ha realizzato una mostra - Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo (1513-2013) - il cui successo ha spiegato perché quest’opera sia ancora al centro della nostra curiosità, tanto da meritare non una semplice celebrazione ma un’attenta ricostruzione delle sue origini, della sua fortuna nei secoli e dei suoi molteplici significati. Una mostra le cui tappe successive – a Washington, New York e Seoul – non hanno fatto che confermare come Machiavelli non smetta mai di stupire e di attirare l’attenzione.
Proprio in America si nascondeva un ritratto inedito di Niccolò Machiavelli, recante iscritto il nome del personaggio e posto di profilo, ritrovamento che riapre in modo interessante la questione dell’iconografia machiavelliana e delle sue implicazioni. Come è noto, di Machiavelli si conoscono oggi almeno cinque ritratti: questo, fino a poco tempo fa in possesso di un collezionista di Jacksonville, in Florida, sarebbe il sesto, ha una fisionomia comparabile con i ritratti noti ed ha di suo una caratteristica che aumenta la plausibilità del riconoscimento, arricchendo in modo originale la scarna galleria dei profili storici di Machiavelli posseduti da musei italiani.
Cosa aggiunge il nuovo ritratto – acquistato su eBay dal politologo e collezionista Alessandro Campi e tornato finalmente in Italia – a quelli che conoscevamo, ora che per la prima volta viene presentato al pubblico dopo essere stato restaurato?
Claudio Strinati, che ha esaminato il dipinto, lo colloca nell’ambito della bottega del Vasari facendolo, peraltro, diventare il primo in ordine cronologico tra i ritratti noti. «Ci troviamo di fronte a un suo stretto collaboratore – dice lo storico dell’arte - dalla mano più mossa e fluida, piuttosto raffinato nella modellazione della materia pittorica, di mano veloce e sintetica. Dunque nel nostro Ritratto di Machiavelli l’impianto è vasariano, sia sotto il profilo stilistico, sia sotto quello concettuale, ma la stesura è ben diversa da quella tipica del Vasari, che normalmente è grafico e analitico, mentre qui la stessa impostazione stilistica è formulata in modo sciolto e vivace».
Secondo Strinati, che interverrà all’incontro, moderato da Virman Cusenza, insieme con Giuliano Amato, Alessandro Campi e Sergio Rizzo, la mano è quella di «un giovanissimo spagnolo destinato a una brillante carriera successiva tra Roma e Napoli, Pedro Rubiales, chiamato in Italia Roviale Spagnolo. Alla Cancelleria fece parecchie cose e poi, subito dopo, divenne artista autonomo e a Roma ha lasciato poche ma importantissime opere, prima fra tutte la pala della Crocifissione sull’altare maggiore nell’Oratorio del Gonfalone presso via Giulia. La mano che ha dipinto il nostro Ritratto di Machiavelli si direbbe la stessa, in una cronologia molto vicina. Vivace, arguto, veramente iberico nella conduzione schietta e veloce del dipingere, Roviale è da annoverare tra i bravi maestri manieristi del tempo. Il nostro Ritratto di Machiavelli dovrebbe porsi nel lasso di tempo che va dalla conclusione dei lavori alla Cancelleria all’anno successivo, quando cadde il ventennale della morte del Segretario della Repubblica fiorentina, scomparso nell’anno del Sacco di Roma, 1527».
L’incontro, che precede di qualche giorno l’apertura della mostra a Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia, dal titolo “Machiavelli e il mestiere delle armi - Guerra, arti e potere nell’Umbria del Rinascimento”, presentando in anteprima la tavola che sarà poi esposta a Perugia in prima mondiale dal 31 ottobre, vuole anche porre l’attenzione sul fatto che oggi, a distanza di cinquecento anni, si sia tornati a parlare di Machiavelli anche con riferimento all’attualità politica italiana. Qualcuno dice che da vent’anni, secondo il vaticinio di Petrarca, siamo alla ricerca di “un cavalier che Italia tutta onora/Pensoso più d’altrui che di se stesso”.
Illusione collettiva o speranza che verrà, prima o poi, soddisfatta?
Proprio in America si nascondeva un ritratto inedito di Niccolò Machiavelli, recante iscritto il nome del personaggio e posto di profilo, ritrovamento che riapre in modo interessante la questione dell’iconografia machiavelliana e delle sue implicazioni. Come è noto, di Machiavelli si conoscono oggi almeno cinque ritratti: questo, fino a poco tempo fa in possesso di un collezionista di Jacksonville, in Florida, sarebbe il sesto, ha una fisionomia comparabile con i ritratti noti ed ha di suo una caratteristica che aumenta la plausibilità del riconoscimento, arricchendo in modo originale la scarna galleria dei profili storici di Machiavelli posseduti da musei italiani.
Cosa aggiunge il nuovo ritratto – acquistato su eBay dal politologo e collezionista Alessandro Campi e tornato finalmente in Italia – a quelli che conoscevamo, ora che per la prima volta viene presentato al pubblico dopo essere stato restaurato?
Claudio Strinati, che ha esaminato il dipinto, lo colloca nell’ambito della bottega del Vasari facendolo, peraltro, diventare il primo in ordine cronologico tra i ritratti noti. «Ci troviamo di fronte a un suo stretto collaboratore – dice lo storico dell’arte - dalla mano più mossa e fluida, piuttosto raffinato nella modellazione della materia pittorica, di mano veloce e sintetica. Dunque nel nostro Ritratto di Machiavelli l’impianto è vasariano, sia sotto il profilo stilistico, sia sotto quello concettuale, ma la stesura è ben diversa da quella tipica del Vasari, che normalmente è grafico e analitico, mentre qui la stessa impostazione stilistica è formulata in modo sciolto e vivace».
Secondo Strinati, che interverrà all’incontro, moderato da Virman Cusenza, insieme con Giuliano Amato, Alessandro Campi e Sergio Rizzo, la mano è quella di «un giovanissimo spagnolo destinato a una brillante carriera successiva tra Roma e Napoli, Pedro Rubiales, chiamato in Italia Roviale Spagnolo. Alla Cancelleria fece parecchie cose e poi, subito dopo, divenne artista autonomo e a Roma ha lasciato poche ma importantissime opere, prima fra tutte la pala della Crocifissione sull’altare maggiore nell’Oratorio del Gonfalone presso via Giulia. La mano che ha dipinto il nostro Ritratto di Machiavelli si direbbe la stessa, in una cronologia molto vicina. Vivace, arguto, veramente iberico nella conduzione schietta e veloce del dipingere, Roviale è da annoverare tra i bravi maestri manieristi del tempo. Il nostro Ritratto di Machiavelli dovrebbe porsi nel lasso di tempo che va dalla conclusione dei lavori alla Cancelleria all’anno successivo, quando cadde il ventennale della morte del Segretario della Repubblica fiorentina, scomparso nell’anno del Sacco di Roma, 1527».
L’incontro, che precede di qualche giorno l’apertura della mostra a Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia, dal titolo “Machiavelli e il mestiere delle armi - Guerra, arti e potere nell’Umbria del Rinascimento”, presentando in anteprima la tavola che sarà poi esposta a Perugia in prima mondiale dal 31 ottobre, vuole anche porre l’attenzione sul fatto che oggi, a distanza di cinquecento anni, si sia tornati a parlare di Machiavelli anche con riferimento all’attualità politica italiana. Qualcuno dice che da vent’anni, secondo il vaticinio di Petrarca, siamo alla ricerca di “un cavalier che Italia tutta onora/Pensoso più d’altrui che di se stesso”.
Illusione collettiva o speranza che verrà, prima o poi, soddisfatta?
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