Fosco Valentini | Visionaria | 1986-2018
Dal 24 Gennaio 2019 al 24 Marzo 2019
Roma
Luogo: Mattatoio
Indirizzo: piazza Orazio Giustiniani 4
Orari: dal martedì alla domenica dalle 14 alle 20
Curatori: Giovanna dalla Chiesa
Costo del biglietto: € 6
Sito ufficiale: http://www.mattatoioroma.it
Quello di Fosco Valentini è un viaggio immaginario ai confini fra Scienza e Magia, fra Mito e Storia, fra Filosofia e Religione alla ricerca del rimosso dell’umanità, per approdare a un’unità che è sempre in bilico tra l’estremo passato e il mutamento in corsa verso il futuro che ne deforma e travisa i contorni.
Se grazie all’aerostato la visione del mondo poteva essere abbracciata sul finire dell’Ottocento allontanandosi sempre di più, qui è l’occhio della fantasia a sollevarsi da terra per penetrare in altri territori e pianeti, gettando un ponte tra realtà lontane e disparate che, per effetto d’ibridazione, s’incrociano e si combinano nella continua metamorfosi della VISIONE.
Che si tratti di Paracelso, di Keplero o di Spinoza è, però, sempre la figura di Fosco Valentini che appare demiurgicamente, intercetta i piani di riferimento, infrange le regole e mescola le carte come un prestigiatore, per sovvertire l’ordine delle cose e per mostrare gli aspetti indecifrabili e inusitati della realtà che, secondo l’artista, somigliano, in fondo, al tempo storico che stiamo vivendo. Attratto istintivamente dai procedimenti ottici che furono tramandati a lungo come dottrina magica e segreta, Valentini svela figure nascoste, grazie all’estremo scorcio della visione o al suo riflesso specchiato, sia con i procedimenti anamorfici, che attraverso l’uso di tecnologie lenticolari, aggiungendo stravaganza e meraviglia alla percezione, ma soprattutto sorprendendone l’immaginario segreto e sostenendone insieme, in un tutt’uno, l’impulso a viaggiare.
Il corpo e la mente vogliono nuovamente incontrarsi e ricongiungersi, anche al prezzo di tortuose peripezie, ponendo fine a una separazione protrattasi nei secoli, ma prima è forse necessario abbandonare il vecchio corpo alla terra, come una spoglia laida che è solo d’impedimento per spiccare il salto nel cosmo, prendendo il volo liberi, come le specie animali prive di ogni sapere, mossi unicamente dal proprio ritrovato istinto di vita.
Questa, nell’ex Mattatoio di Roma, è la prima vera antologica di Fosco Valentini, romano, trapiantato in Svizzera già dal 1989, formatosi nelle cerchie elitarie di personalità opposte - e forse, tuttavia, complementari - quanto quelle di Aldo Braibanti (filosofia, teatro, cinema, poesia, ecologia) e di Alighiero Boetti (culture extraeuropee, religioni orientali, tassonomia, ars combinatoria, mnemotecnica, magia). Essa inizia con i piccoli quadri di insegne che invitano al relax e all’ozio, al piacere e al viaggio - virando già verso il sogno i meri spunti consumistici - e si snoda poi lungo gli Anni Novanta, attraverso i ritratti della memoria, per approdare negli Anni Duemila ai dipinti anamorfici, ai primi video e lenticolari e alla svolta decisiva verso il dialogo tra la parola e l’immagine, dove il disegno assume carattere predominante e diviene la spina dorsale dell’immaginario dell’artista; un disegno che non concede nulla all’illustrazione, anche quando prende come spunto personaggi o episodi della storia, ma è di pura invenzione e ideazione secondo un modello unico d’interpretazione, dove frammenti di tempi diversi, di realtà collettive o individuali, si mescolano a quelli della propria memoria e identità - certa o anche solo congetturata - varcando i confini del possibile e del probabile continuamente.
Fosco Valentini fra tutti gli artisti che hanno adottato il lenticolare, è l’unico a utilizzare direttamente il disegno senza passare per la fotografia, giocando tra superficie e profondità, con scarti simili a quelli di un’allucinazione.
I cicli dedicati al Somnium di Keplero (2012), a Paracelso (2016) e a Spinoza (2018), gli Optical e i Pompeiani (2013), memorabili per la diafana mobilità, riescono a insinuarsi nella nostra retina per stimolare la memoria subliminale d’immagini storiche o archetipiche; il video di animazione, disegnato a matita - Sol Lapis Philosophorum (2011) – inscena lo sconfinato protendersi in un viaggio a ritroso verso gli stadi embrionali dell’umanità; I Solidi. Onde di probabilità (2018) - omaggio all’Etica Ordine Geometrico demonstrata di Baruch Spinoza, di cui Valentini ci presenta qui il primo libro dedicato al filosofo da un artista - rappresentano la variabile volta a modulare i rapporti tra passioni e ragione; Il Fumo (2014) che soffiato sui simboli di divieto ne annulla l’esistenza; la scritta a LED rossi che ci assicura che qui tutto è GRATIS (2013); il quadro parlante che pronuncia, tra la rabbia e il riso, la frase “Io sono un uomo libero”; il mistero degli astri e del cosmo che sovrasta tutto contribuiscono a disegnare un universo instabile, dove dubbio, melanconia e angoscia umane si confrontano con la sfida, l’azzardo e il rischio che solo il sacrificio rappresentato dal corpo smembrato dell’artista - Nulla succede per la prima volta (2012) -, può contribuire forse a sanare con lo sperpero, il divario e la compensazione tipiche del “dono” che si compie attraverso l’antico rito dell’arte.
Fosco Valentini (Roma 1954) si è formato a Roma negli anni del grande dibattito tra pittura, arte povera e concettuale. L'amicizia e la stretta collaborazione con Alighiero Boetti e con il filosofo Aldo Braibanti hanno plasmato la sua concezione dell'arte nel senso di un'apertura a 360 gradi sui vari aspetti della conoscenza. Ha partecipato all’esperienza ideologica d’intonazione surrealista dell’Ufficio per l’Immaginazione preventiva, creato da Tullio Catalano e da Maurizio Benveduti sul finire degli Anni Settanta senza abbandonare, tuttavia, l’interesse per la pittura e per le arti pastiche. Nel 1989 si è trasferito a Lugano dove ha maturato la propria svolta artistica in direzione di una filosofia della visione che si esprime nella totale libertà dei mezzi adottati - dalla pittura anamorfica al video, dalla tecnologia lenticolare all’installazione e alla scultura tradizionale – avendo come fulcro il disegno.
Tra le gallerie con cui ha lavorato in Italia: Galleria Alessandra Bonomo, Roma (1980 – 1985; 1996); Galleria Zona, Firenze (1983); Franz Paludetto, Torino (1984); Corrado Levi, Milano; Pio Monti, Roma (1985); Marilena Bonomo, Bari (1989); Galleria Majorana, Brescia (1990); Galleria Brera 1, Corbetta -Milano (2010); Nowhere Gallery, Milano (2012); Galleria Toselli, MiArt (2013). All’estero: Galleria De Ambrogi, Fiera di Basilea (1989); Hell, Centre d’Art Contemporain, Martigny (1993; 1994 - 1999); Hellbound 93 RMX, Veragouth Arte Contemporanea, Lugano (1998); Galleria Barbara Mahler (2000 – 2010); Kunsthalle Lugano, Lugano (2010-2011). Ha partecipato alla X Quadriennale Nazionale d’Arte: La Nuova Generazione (Roma 1975); e alla 54° Biennale di Venezia, Istituti Italiani di Cultura nel mondo – Padiglione Italia, Kulturhaus Helferei, Zürich (2011).
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