Eugene Lemay. Dimensions of dialogue
![Eugene Lemay, Untitled, 2014 Eugene Lemay, Untitled, 2014](http://www.arte.it/foto/600x450/2c/28837-Eugene_Lemay_Untitled_2014.jpg)
Eugene Lemay, Untitled, 2014
Dal 19 Febbraio 2015 al 10 Maggio 2015
Roma
Luogo: MACRO Testaccio
Indirizzo: piazza O. Giustiniani 4
Orari: da martedì a domenica 16-22
Curatori: Micol Di Veroli
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Assessorato alla Cultura e Turismo - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: intero non residenti 8,50 €, residenti 7,50 €. Ridotto non residenti 7,50 €, residenti 6,50 €
Telefono per informazioni: +39 06 67 10 70 400
E-Mail info: macro@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museomacro.org
Dal 20 febbraio al 10 maggio 2015 il MACRO Testaccio, in collaborazione con il Mana Contemporary di Jersey City, presenta Dimensions of dialogue, la prima mostra in un’istituzione museale italiana di EUGENE LEMAY, a cura di Micol Di Veroli.
L’evento, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Turismo - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato con il patrociniodell’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, segna l’inizio di una collaborazione tra MANA Contemporary e MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, con l’intento di instaurare un proficuo scambio culturale ed attivare una piattaforma di confronto tra diverse realtà creative.
La mostra espone una selezione di opere multidisciplinari e di installazioni di grande formato che indagano il concetto di dialogo, concetto che Lemay ripropone in una dimensione nuova.
La sua esperienza all’interno dell’esercito israeliano lo ha avvicinato alla paura, alla morte, al buio, condizioni estreme che riemergono all’interno delle sue gigantesche opere che sembrano enormi carte geografiche della psiche, composte da frammenti linguistico-visivi. Gli elementi presenti in ogni opera sono stati prelevati dal loro contesto originale per essere inseriti in una nuova dimensione spaziale, dove danno vita a nuove realtà tematiche e formali, rotture temporali e molteplici significati. Tale realtà relazionale utilizza l'opera d'arte come centro ideale di due interlocutori, una sorta di tramite che amplifica ogni forma di comunicazione. Grazie a questo delicato sistema, il verbo muta in una materia da disintegrare e ricomporre, un simbolo del linguaggio che diviene sostanza di tutte le cose. Ogni opera si compone infatti di una fitta trama di sentimenti e sensazioni che l'artista estrae dal suo vissuto personale per poi consegnare al fruitore, il quale a sua volta è libero di architettare un nuovo pensiero ed una nuova forma di comunicazione.
Se i tempi odierni hanno creato una sorta di globalizzazione delle identità e del linguaggio, alimentando così una forma di comunicazione prettamente retorica e priva di emozioni, le opere di Eugene Lemay riescono a ricostituire e rafforzare un’immagine totale di dialogo, relazionandosi con la sfera spirituale, con l’uomo e con ciò che lo circonda. In questa perfetta dimensione possiamo riscoprire immagini e forme perfette, senza inizio né fine, simboli e segni del dialogo capaci di estendersi su un percorso circolare, approdando ad uno scambio reale che non si conclude con la produzione dell’opera, ma prosegue verso l’attivazione della stessa tramite la presenza essenziale dello spettatore.
Eugene Lemay è celebre per le sue serie Strata, Letters e Navigator opere di grande formato che esplorano le radici del linguaggio. Nel 2013 è stato segnalato all’interno della Power 100 list del prestigioso magazine Art & Auction. Nel corso della sua carriera ha esposto alla 51ma Biennale di Venezia ed ha tenuto mostre personali alla Mike Weiss Gallery di Chelsea, alla Total Arts Gallery di Dubai ed alla Galeria De Art di Buenos Aires; ha inoltre partecipato a mostre collettive alla Art Affairs Gallery di Amsterdam ed in altre importanti istituzioni internazionali.
L’evento, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e Turismo - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato con il patrociniodell’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, segna l’inizio di una collaborazione tra MANA Contemporary e MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, con l’intento di instaurare un proficuo scambio culturale ed attivare una piattaforma di confronto tra diverse realtà creative.
La mostra espone una selezione di opere multidisciplinari e di installazioni di grande formato che indagano il concetto di dialogo, concetto che Lemay ripropone in una dimensione nuova.
La sua esperienza all’interno dell’esercito israeliano lo ha avvicinato alla paura, alla morte, al buio, condizioni estreme che riemergono all’interno delle sue gigantesche opere che sembrano enormi carte geografiche della psiche, composte da frammenti linguistico-visivi. Gli elementi presenti in ogni opera sono stati prelevati dal loro contesto originale per essere inseriti in una nuova dimensione spaziale, dove danno vita a nuove realtà tematiche e formali, rotture temporali e molteplici significati. Tale realtà relazionale utilizza l'opera d'arte come centro ideale di due interlocutori, una sorta di tramite che amplifica ogni forma di comunicazione. Grazie a questo delicato sistema, il verbo muta in una materia da disintegrare e ricomporre, un simbolo del linguaggio che diviene sostanza di tutte le cose. Ogni opera si compone infatti di una fitta trama di sentimenti e sensazioni che l'artista estrae dal suo vissuto personale per poi consegnare al fruitore, il quale a sua volta è libero di architettare un nuovo pensiero ed una nuova forma di comunicazione.
Se i tempi odierni hanno creato una sorta di globalizzazione delle identità e del linguaggio, alimentando così una forma di comunicazione prettamente retorica e priva di emozioni, le opere di Eugene Lemay riescono a ricostituire e rafforzare un’immagine totale di dialogo, relazionandosi con la sfera spirituale, con l’uomo e con ciò che lo circonda. In questa perfetta dimensione possiamo riscoprire immagini e forme perfette, senza inizio né fine, simboli e segni del dialogo capaci di estendersi su un percorso circolare, approdando ad uno scambio reale che non si conclude con la produzione dell’opera, ma prosegue verso l’attivazione della stessa tramite la presenza essenziale dello spettatore.
Eugene Lemay è celebre per le sue serie Strata, Letters e Navigator opere di grande formato che esplorano le radici del linguaggio. Nel 2013 è stato segnalato all’interno della Power 100 list del prestigioso magazine Art & Auction. Nel corso della sua carriera ha esposto alla 51ma Biennale di Venezia ed ha tenuto mostre personali alla Mike Weiss Gallery di Chelsea, alla Total Arts Gallery di Dubai ed alla Galeria De Art di Buenos Aires; ha inoltre partecipato a mostre collettive alla Art Affairs Gallery di Amsterdam ed in altre importanti istituzioni internazionali.
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