Ernesto Neto
Dal 05 Giugno 2013 al 23 Giugno 2013
Roma
Luogo: Ambasciata del Brasile
Indirizzo: piazza Navona 14
Orari: da mercoledì a venerdì 16-19; sabato e domenica 11-18
Curatori: Emanuela Nobile Mino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 683981
E-Mail info: info@ambrasile.it
Sito ufficiale: http://roma.itamaraty.gov.br/it/
Dopo i successi delle mostre di Fernando e Humberto Campana Brazilian baroque collection (2011) e di Vik Muniz Matrici italiane (2011), concepite appositamente per la Galleria Cortona di Palazzo Pamphilj, l’Ambasciata del Brasile a Roma è onorata di presentare un nuovo progetto realizzato ad hoc per gli interni seicenteschi della Galleria da un’altra eminenza delle arti visive e artista brasiliano tra i più interessanti ed affermati a livello mondiale: Ernesto Neto.
La mostra, curata da Emanuela Nobile Mino, presenta un intervento inedito di Ernesto Neto ispirato dall’imponente affresco che, realizzato da Pietro da Cortona tra il 1651 e il 1654 e secondo per estensione soltanto a quello michelangiolesco della Cappella Sistina, adorna l’intera volta dell’ambiente barocco progettato da Borromini e raffigura le Storie di Enea, mitico fondatore di Roma.
L’installazione di Ernesto Neto per Galleria Cortona porta il titolo di Olhando o céu (“Guardando il cielo”), essendo stata pensata dall’artista come un invito a deragliare la consueta traiettoria orizzontale dello sguardo e a direzionarla verso l’alto per cogliere il virtuosismo prospettico che caratterizza il dipinto seicentesco della volta – esempio tra i più eccellenti dell’arte del tromp-l’oeil di epoca barocca.
Disteso su uno degli 11 carrinhos (sculture organiche mobili progettate da Neto in forma di veicoli in legno naturale e tessuto) il visitatore ha modo di spostarsi liberamente nello spazio della galleria, entrando in rapporto sinergico con l’opera e con l’ambiente circostante e, grazie all’ausilio di binocoli, godendo di una visione eccezionalmente ravvicinata dei particolari pittorici e dei giochi illusionistici del dipinto che, annullando la bidimensionalità del soffitto e i limiti dello spazio architettonico, invitano l’occhio a perdersi nella profondità prospettica del cielo.
"Stravolgere i canoni della percezione e portare l’osservatore a direzionare il proprio sguardo verso l’alto sono due prerogative che contraddistinguono i lavori di Ernesto Neto. Così come creare una relazione osmotica e anti-gerarchica tra micro e macro cosmo, tra il fruitore e l’opera e tra l’opera e lo spazio architettonico può essere considerato uno degli aspetti ricorrenti e distintivi della sua prassi artistica. Disseminati all’interno della Galleria Cortona i carrinhos di Neto si presentano come elementi scultorei la cui anima funzionale sopita si rende manifesta a seguito dell’attiva partecipazione del pubblico.
Il processo di riconciliazione tra l’inerzia della scultura e la mobilità del visitatore, che tendenzialmente il lavoro di Neto mira ad innescare, in questo caso si compie nella congiunzione fisica tra corpo e oggetto. La messa in gioco dell’uno attiva il funzionamento dell’altro, innescando una concatenazione di processi interattivi incrementali, nel momento in cui altri fruitori entrano in relazione con le altre opere e insieme, attraverso l’espressione vitale del movimento e la liberazione dell’istinto ludico, trasformano temporaneamente l’ambiente barocco della Galleria Cortona in uno spazio atemporale intitolato all’interazione. Quella tra i singoli individui e la collettività e quella tra il lessico del patrimonio storico-artistico del passato e il linguaggio dinamico dell’arte coniugata al presente".
La mostra, curata da Emanuela Nobile Mino, presenta un intervento inedito di Ernesto Neto ispirato dall’imponente affresco che, realizzato da Pietro da Cortona tra il 1651 e il 1654 e secondo per estensione soltanto a quello michelangiolesco della Cappella Sistina, adorna l’intera volta dell’ambiente barocco progettato da Borromini e raffigura le Storie di Enea, mitico fondatore di Roma.
L’installazione di Ernesto Neto per Galleria Cortona porta il titolo di Olhando o céu (“Guardando il cielo”), essendo stata pensata dall’artista come un invito a deragliare la consueta traiettoria orizzontale dello sguardo e a direzionarla verso l’alto per cogliere il virtuosismo prospettico che caratterizza il dipinto seicentesco della volta – esempio tra i più eccellenti dell’arte del tromp-l’oeil di epoca barocca.
Disteso su uno degli 11 carrinhos (sculture organiche mobili progettate da Neto in forma di veicoli in legno naturale e tessuto) il visitatore ha modo di spostarsi liberamente nello spazio della galleria, entrando in rapporto sinergico con l’opera e con l’ambiente circostante e, grazie all’ausilio di binocoli, godendo di una visione eccezionalmente ravvicinata dei particolari pittorici e dei giochi illusionistici del dipinto che, annullando la bidimensionalità del soffitto e i limiti dello spazio architettonico, invitano l’occhio a perdersi nella profondità prospettica del cielo.
"Stravolgere i canoni della percezione e portare l’osservatore a direzionare il proprio sguardo verso l’alto sono due prerogative che contraddistinguono i lavori di Ernesto Neto. Così come creare una relazione osmotica e anti-gerarchica tra micro e macro cosmo, tra il fruitore e l’opera e tra l’opera e lo spazio architettonico può essere considerato uno degli aspetti ricorrenti e distintivi della sua prassi artistica. Disseminati all’interno della Galleria Cortona i carrinhos di Neto si presentano come elementi scultorei la cui anima funzionale sopita si rende manifesta a seguito dell’attiva partecipazione del pubblico.
Il processo di riconciliazione tra l’inerzia della scultura e la mobilità del visitatore, che tendenzialmente il lavoro di Neto mira ad innescare, in questo caso si compie nella congiunzione fisica tra corpo e oggetto. La messa in gioco dell’uno attiva il funzionamento dell’altro, innescando una concatenazione di processi interattivi incrementali, nel momento in cui altri fruitori entrano in relazione con le altre opere e insieme, attraverso l’espressione vitale del movimento e la liberazione dell’istinto ludico, trasformano temporaneamente l’ambiente barocco della Galleria Cortona in uno spazio atemporale intitolato all’interazione. Quella tra i singoli individui e la collettività e quella tra il lessico del patrimonio storico-artistico del passato e il linguaggio dinamico dell’arte coniugata al presente".
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