EPVS. It’s my way

EPVS. It’s my way

 

Dal 19 Giugno 2014 al 14 Settembre 2014

Roma

Luogo: Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese

Indirizzo: viale dell'Aranciera

Orari: da martedì a venerdì 13-19; sabato e domenica 10-19

Curatori: Gianluca Marziani

Enti promotori:

  • Roma Capitale
  • Assessorato alla Cultura Creatività e Promozione Artistica
  • Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 7; residenti € 7 / € 6

Telefono per informazioni: +39 060608

E-Mail info: info@museocarlobilotti.it

Sito ufficiale: http://www.museocarlobilotti.it


l progetto espositivo, curato da Gianluca Marziani, è articolato in diversi spazi del Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese, con un percorso di sculture e installazioni che conduce il visitatore verso l’ampia terrazza, dove sono visibili gli ultimi lavori dell'artista italo tedesca, ed in particolare l’installazione It’s My Way che dà il titolo alla mostra.
EPVS ha pensato la mostra come a un viaggio onirico tra le valenze del corpo femminile, le dinamiche complesse del gioco e le evoluzioni biologiche delle nature artificiali. L’allestimento stesso mantiene l’identità di un percorso evocativo a tappe sensoriali, un attraversamento che lega la visione all’esperienza empatica con l’opera, secondo narrazioni che dialogano con lo spazio e coinvolgono lo spettatore in maniera inclusiva. 
EPVS concepisce il progetto come una sinestesia, dove le singole opere richiamano ricordi giovanili, storie ludiche, creatività liberatoria, mondi adolescenziali. Una polifonia che usa ironia e apparente leggerezza, agendo in realtà nel subconscio vigile del fruitore, nel collegamento tra memoria e visione, realtà e sogno, gioco ed etica.
L’opera diventa un viaggio, un confine da attraversare, un’esperienza dei sensi
                                                            
TOWER accoglie lo spettatore nella zona d’ingresso del Museo Bilotti: diversi cubi per forma e colore si dispongono sulla superficie, seguendo il principio randomico della casualità spaziale, al punto da rompere la monumentalità in una sorta di decostruzione liberatoria. La rigida verticalità ha qui scelto l’articolazione dei suoi elementi, svincolando la torre dall’obbligo del verticalismo, ricordando al pubblico che l’opera d’arte è, prima di tutto, libertà di pensiero e azione. Una libertà totale in cui le regole del gioco sono in mano all’artista e al suo potere demiurgico.
                                                              
Sulla rampa che porta verso la terrazza ci sarà l’installazione BUBBLING 4 YOU, un paesaggio compresso di grandi palloni ad aria compressa, uno dei lavori più noti dell’artista. In passato i palloni gonfiabili hanno riempito intere stanze, al punto da creare un attraversamento in apnea, quasi un nuotare nella vertigine cellulare dello spazio. Altre volte sono stati disposti come una spaccatura attraversabile, un limbo in cui introdursi verso la luce della rinascita. Qui al Bilotti i palloncini si sono trasformati in un cielo rosa fucsia che accompagnerà verso l’azzurro del cielo reale: un altro attraversamento che si completa col passaggio fisico delle persone, verso le altre tappe di questo viaggio caleidoscopico nei mondi privati di un’artista.
                                                     
Una volta sulla terrazza, il pubblico troverà sul pavimento IT’S MY WAY: una specie di serpentina lisergica, una lingua sinuosa di cerchi continui e degradanti, dipinti con lo stesso rosa che caratterizza le altre forme di EPVS. Qui il codice scultoreo si trasforma in una strada calpestabile, un’appartenenza che chiede i nostri passi per completarsi, quasi una coda ossea da animale preistorico, o anche un segnale per ricordare il cammino, come se l’artista fosse un’Alice nella Roma delle meraviglie. 
                                                  
Sulla terrazza si trova anche MIKADO, il classico gioco dei bastoncini in versione gigantesca, al confine tra le matrici del Pop e il magnetismo degli equilibri figurativi, dove la rigida razionalità dell’asta si trasforma in un decostruire la certezza delle cose ovvie. Un’opera che parla di caos dentro l’ordine della natura, di eventi straordinari che accadono dove non penseresti.
                                                                          
TRIBUTE è un cubo su cui si possono leggere diverse frasi di Albert Camus. Qui conta la forza del testo, il suo carattere morale che modifica la superficie del volume geometrico. Il cubo incarna il tipico elemento del gioco, ingrandito ma non troppo, così da renderlo scultoreo ma ancora ironico, quasi un quaderno tridimensionale che gioca con la luce esterna e ricrea ombre teatrali del suo lettering tra vita e letteratura.

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