Destination Hope
Dal 30 Settembre 2014 al 07 Gennaio 2015
Roma
Luogo: Palazzo Braschi
Indirizzo: piazza di San Pantaleo 10
Orari: da martedì a domenica 10-20
Curatori: Agenzia fotografica Parallelozero
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Assessorato alla Cultura Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
- Società Geografica Italiana
Costo del biglietto: intero non residenti € 9,50, ridotto € 7,50; intero residenti € 8,50, ridotto € 6,50
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: info@parallelozero.com
Sito ufficiale: http://www.museodiroma.it
Nell’ambito della VII edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, dall’1 ottobre 2014 al 7 gennaio 2015 il Museo di Roma Palazzo Braschi ospiterà la mostra “Destination Hope” promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e dalla Società Geografica Italiana, a cura dell’.
“Ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita adeguato, a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, incluse (...) le cure mediche, e il diritto alla sicurezza in caso di (...) malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.”
Articolo 25, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948
Il diritto alla salute è universale, eppure la salute non è a portata di tutti. Per molti non è nemmeno a portata di mano. Milioni di persone nel mondo sono costrette a lunghi e a volte strazianti viaggi per sottoporsi a quelle cure che non sono disponibili nella loro città o nel loro paese, perché troppo care, perché inesistenti o perché classificate come illegali in quella nazione.
Nella maggior parte dei casi, i profondi drammi personali e collettivi legati a questi ingenti flussi migratori della salute sono sconosciuti al grande pubblico, poiché sottovalutati, quando non ignorati, dalla stampa.
Questa è la ragione che ha spinto Parallelozero a voler impegnare i propri fotogiornalisti in Destination Hope, un progetto di documentazione delle problematiche sanitarie su scala mondiale, dall'Africa all'Asia, dalle Americhe all'Europa. Ecco, attraverso 13 case histories in tutto il pianeta, i protagonisti e le modalità dei viaggi intrapresi in cerca di terapie nuove, di difficile accesso o semplicemente più a buon mercato. Con in comune la stessa destinazione: la speranza.
LE STORIE DI DESTINATION HOPE
I fotografi di Destination Hope:
SVIZZERA
Uno dei pochi paesi al mondo dove il suicidio assistito è legale e consentito ai cittadini stranieri. Si stima che ogni anno 600 persone, la maggior parte delle quali malati terminali, viaggino in Svizzera da tutto il mondo per ottenere quella che molti di loro definiscono “una morte dignitosa”.
STRISCIA DI GAZA
Le strutture sanitarie della striscia di Gaza sono drammaticamente inadeguate, per mancanza di attrezzature, a curare le patologie più serie. I pazienti palestinesi sono costretti a viaggiare in Israele o in Egitto, talvolta illegalmente, per avere accesso alle cure mediche che garantiscono la loro sopravvivenza.
STATI UNITI - MESSICO
Nogales, una cittadina messicana non lontana dal confine con gli Stati Uniti, è stata ribattezzata la “città-clinica”. Ogni anno, centinaia di migliaia di statunitensi attraversano la frontiera e giungono a Nogales per sottoporsi a cure mediche low cost che vanno dall’odontoiatria ai più complessi interventi chirurgici.
AFGHANISTAN
Talvolta non sono i malati a viaggiare per raggiungere le cure. Davide Luppi è un giovane chirurgo italiano che ha deciso di completare la sua specializzazione in un centro di traumatologia di guerra a Kabul, portando al tempo stesso preziosa assistenza alle vittime di un conflitto che è tuttora in corso, e probabilmente destinato a inasprirsi.
BENIN - NIGER
Nel Benin settentrionale, un ospedale cattolico è da tempo il punto di riferimento per i malati provenienti da diversi paesi dell’Africa occidentale. Fra questi, molti sono musulmani del Niger che vengono inviati in questa struttura da un locale califfo islamico.
PERÙ
Il centro di salute Santa Clotilde è forse uno degli ospedali più remoti del mondo. Situato lungo il fiume Napo, nel cuore dell’Amazzonia, a più di 300 km dalla città più vicina, assiste tutti i malati e i feriti che vivono sul fiume in un raggio di oltre 300 km. La maggior parte di queste persone, quando devono raggiungere l’ospedale, si spostano in canoa. Per alcuni, il viaggio è semplicemente troppo lungo per riuscire ad arrivarci vivi.
ITALIA
È una convinzione diffusa che le persone disabili non provino stimoli sessuali. In realtà è l’esatto contrario. Questa è la storia di una donna che ha scelto la professione di assistente sessuale per i disabili, e di un giovane paraplegico che viaggia regolarmente per recarsi da lei e, come lui stesso dice, “trascorrere una mezza giornata di normale vita sessuale”.
GERMANIA
Un corriere con sede in Germania ha creato uno straordinario network di volontari non pagati, che ogni mese donano alcuni giorni del loro tempo e viaggiano in tutto il mondo trasportando midollo osseo appena estratto ovunque ve ne sia la necessità per un trapianto urgente.
COREA DEL SUD
Seoul ha il più alto numero pro capite di cliniche di chirurgia estetica: costi contenuti e standard elevato. Ecco perché le giovani cinesi, che una volta volavano a Tokyo per eliminare gli occhi a mandorla, ora vengono qui. Riversando danaro in un business che, fra piccole strutture a conduzione familiare e giganti da 600 dipendenti, genera un fatturato annuo di 5 miliardi di dollari all’anno.
SANT’ELENA
La RMS St Helena non è solo l’ultima nave postale di Sua Maestà britannica rimasta in servizio al mondo. È il cordone ombelicale che garantisce la sopravvivenza dei quattromila abitanti dell’isola di Sant’Elena, confinati su uno scoglio in mezzo all'Atlantico. E soprattutto la speranza di salvezza per chi si ammala, non può essere curato nell’ospedale dell’isola (che è tragicamente sottoequipaggiato, al punto che non dispone nemmeno di una attrezzatura per le TAC) e deve essere evacuato.
INDIA
Anand è una cittadina indiana il cui nome significa felicità. In questi ultimi anni è diventata una delle capitali mondiali delle mamme in affitto (con migliaia di coppie che viaggiano fin qui da tutto il mondo), da quando, nel 2006, la ginecologa Nayna Patel ha fondato l'Akanksha Infertility Clinic, che alcuni hanno ribattezzato la “clinica del più grande desiderio”. La clinica ha festeggiato alla fine del 2013 il 500° bimbo nato da una mamma in affitto.
STATI UNITI
Nel 2009, in Colorado, è stato messo a punto un ceppo di marijuana terapeutica con cui si stanno ottenendo miracoli nel trattamento di bambini affetti da gravi forme di epilessia. Da allora, centinaia di famiglie con bambini epilettici si sono trasferite (e continuano a trasferirsi) in Colorado, al fine di ottenere per i figli il trattamento che è ancora illegale nei loro stati di provenienza.
NEPAL
La cecità è molto diffusa in Nepal: la nazione è una delle più colpite al mondo. E se nelle grandi città farsi curare la cataratta può essere relativamente facile, per le persone più povere che vivono nelle aree rurali non lo è per nulla. Ecco perché, una volta l'anno, i medici dell'ospedale oftalmico Sagarmatha Choudhary vanno in missione nei luoghi più isolati. E in quelle occasioni le persone provenienti da villaggi ancora più isolati si mettono in viaggio, a volte per giorni, per poterli raggiungere.
“Ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita adeguato, a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, incluse (...) le cure mediche, e il diritto alla sicurezza in caso di (...) malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.”
Articolo 25, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948
Il diritto alla salute è universale, eppure la salute non è a portata di tutti. Per molti non è nemmeno a portata di mano. Milioni di persone nel mondo sono costrette a lunghi e a volte strazianti viaggi per sottoporsi a quelle cure che non sono disponibili nella loro città o nel loro paese, perché troppo care, perché inesistenti o perché classificate come illegali in quella nazione.
Nella maggior parte dei casi, i profondi drammi personali e collettivi legati a questi ingenti flussi migratori della salute sono sconosciuti al grande pubblico, poiché sottovalutati, quando non ignorati, dalla stampa.
Questa è la ragione che ha spinto Parallelozero a voler impegnare i propri fotogiornalisti in Destination Hope, un progetto di documentazione delle problematiche sanitarie su scala mondiale, dall'Africa all'Asia, dalle Americhe all'Europa. Ecco, attraverso 13 case histories in tutto il pianeta, i protagonisti e le modalità dei viaggi intrapresi in cerca di terapie nuove, di difficile accesso o semplicemente più a buon mercato. Con in comune la stessa destinazione: la speranza.
LE STORIE DI DESTINATION HOPE
I fotografi di Destination Hope:
SVIZZERA
Uno dei pochi paesi al mondo dove il suicidio assistito è legale e consentito ai cittadini stranieri. Si stima che ogni anno 600 persone, la maggior parte delle quali malati terminali, viaggino in Svizzera da tutto il mondo per ottenere quella che molti di loro definiscono “una morte dignitosa”.
STRISCIA DI GAZA
Le strutture sanitarie della striscia di Gaza sono drammaticamente inadeguate, per mancanza di attrezzature, a curare le patologie più serie. I pazienti palestinesi sono costretti a viaggiare in Israele o in Egitto, talvolta illegalmente, per avere accesso alle cure mediche che garantiscono la loro sopravvivenza.
STATI UNITI - MESSICO
Nogales, una cittadina messicana non lontana dal confine con gli Stati Uniti, è stata ribattezzata la “città-clinica”. Ogni anno, centinaia di migliaia di statunitensi attraversano la frontiera e giungono a Nogales per sottoporsi a cure mediche low cost che vanno dall’odontoiatria ai più complessi interventi chirurgici.
AFGHANISTAN
Talvolta non sono i malati a viaggiare per raggiungere le cure. Davide Luppi è un giovane chirurgo italiano che ha deciso di completare la sua specializzazione in un centro di traumatologia di guerra a Kabul, portando al tempo stesso preziosa assistenza alle vittime di un conflitto che è tuttora in corso, e probabilmente destinato a inasprirsi.
BENIN - NIGER
Nel Benin settentrionale, un ospedale cattolico è da tempo il punto di riferimento per i malati provenienti da diversi paesi dell’Africa occidentale. Fra questi, molti sono musulmani del Niger che vengono inviati in questa struttura da un locale califfo islamico.
PERÙ
Il centro di salute Santa Clotilde è forse uno degli ospedali più remoti del mondo. Situato lungo il fiume Napo, nel cuore dell’Amazzonia, a più di 300 km dalla città più vicina, assiste tutti i malati e i feriti che vivono sul fiume in un raggio di oltre 300 km. La maggior parte di queste persone, quando devono raggiungere l’ospedale, si spostano in canoa. Per alcuni, il viaggio è semplicemente troppo lungo per riuscire ad arrivarci vivi.
ITALIA
È una convinzione diffusa che le persone disabili non provino stimoli sessuali. In realtà è l’esatto contrario. Questa è la storia di una donna che ha scelto la professione di assistente sessuale per i disabili, e di un giovane paraplegico che viaggia regolarmente per recarsi da lei e, come lui stesso dice, “trascorrere una mezza giornata di normale vita sessuale”.
GERMANIA
Un corriere con sede in Germania ha creato uno straordinario network di volontari non pagati, che ogni mese donano alcuni giorni del loro tempo e viaggiano in tutto il mondo trasportando midollo osseo appena estratto ovunque ve ne sia la necessità per un trapianto urgente.
COREA DEL SUD
Seoul ha il più alto numero pro capite di cliniche di chirurgia estetica: costi contenuti e standard elevato. Ecco perché le giovani cinesi, che una volta volavano a Tokyo per eliminare gli occhi a mandorla, ora vengono qui. Riversando danaro in un business che, fra piccole strutture a conduzione familiare e giganti da 600 dipendenti, genera un fatturato annuo di 5 miliardi di dollari all’anno.
SANT’ELENA
La RMS St Helena non è solo l’ultima nave postale di Sua Maestà britannica rimasta in servizio al mondo. È il cordone ombelicale che garantisce la sopravvivenza dei quattromila abitanti dell’isola di Sant’Elena, confinati su uno scoglio in mezzo all'Atlantico. E soprattutto la speranza di salvezza per chi si ammala, non può essere curato nell’ospedale dell’isola (che è tragicamente sottoequipaggiato, al punto che non dispone nemmeno di una attrezzatura per le TAC) e deve essere evacuato.
INDIA
Anand è una cittadina indiana il cui nome significa felicità. In questi ultimi anni è diventata una delle capitali mondiali delle mamme in affitto (con migliaia di coppie che viaggiano fin qui da tutto il mondo), da quando, nel 2006, la ginecologa Nayna Patel ha fondato l'Akanksha Infertility Clinic, che alcuni hanno ribattezzato la “clinica del più grande desiderio”. La clinica ha festeggiato alla fine del 2013 il 500° bimbo nato da una mamma in affitto.
STATI UNITI
Nel 2009, in Colorado, è stato messo a punto un ceppo di marijuana terapeutica con cui si stanno ottenendo miracoli nel trattamento di bambini affetti da gravi forme di epilessia. Da allora, centinaia di famiglie con bambini epilettici si sono trasferite (e continuano a trasferirsi) in Colorado, al fine di ottenere per i figli il trattamento che è ancora illegale nei loro stati di provenienza.
NEPAL
La cecità è molto diffusa in Nepal: la nazione è una delle più colpite al mondo. E se nelle grandi città farsi curare la cataratta può essere relativamente facile, per le persone più povere che vivono nelle aree rurali non lo è per nulla. Ecco perché, una volta l'anno, i medici dell'ospedale oftalmico Sagarmatha Choudhary vanno in missione nei luoghi più isolati. E in quelle occasioni le persone provenienti da villaggi ancora più isolati si mettono in viaggio, a volte per giorni, per poterli raggiungere.
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