Archeologia in Vallicelliana. Francesca Romana Stasolla. S. Filippo, la Congregazione dell'oratorio e la riscoperta delle catacombe romane

Archeologia in Vallicelliana. Francesca Romana Stasolla. S. Filippo, la Congregazione dell'oratorio e la riscoperta delle catacombe romane
Dal 04 Marzo 2015 al 04 Marzo 2015
Roma
Luogo: Biblioteca Vallicelliana
Indirizzo: piazza della Chiesa Nuova 18
Orari: h 17
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 68802671
E-Mail info: b-vall.promozione@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.vallicelliana.it/
Mercoledì 4 marzo, alle ore 17, nel Salone Borromini della Biblioteca Vallicelliana, si tiene un nuovo incontro del ciclo di conferenze Archeologia in Vallicelliana realizzato in collaborazione con Terra Italia Onlus, Associazione per lo sviluppo e la diffusione degli Studi sull'Italia romana. La conferenza di Francesca Romana Stasolla, docente di Archeologia cristiana medievale presso la facoltà di Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è dedicata al tema S. Filippo, la Congregazione dell'oratorio e la riscoperta delle catacombe romane. L'interesse di S. Filippo Neri per i più antichi monumenti cristiani, e in particolare per le catacombe, è ben noto; esso è documentato da fonti antiche e del tutto attendibili. Già al primo processo di canonizzazione del prete fiorentino, nel 1595, il domenicano Francesco Cardoni, frequentatore del santo, ricordava come egli, nei primi anni della sua presenza a Roma (1533-1537), fosse solito raccogliersi in preghiera nella catacomba di San Sebastiano sulla via Appia: per "dieci anni (...) era stato nelle grotte di S. Sebastiano, dove viveva di pane et di radiche d'herbe". Nella più antica Vita di S. Filippo, scritta dall'oratoriano Antonio Gallonio intorno al 1600, si legge che egli "saepissime, apud coemeterium, quod Calixti dicitur, in oratione pernoctabat". L'indicazione del coemeterium Calixti rinvia di nuovo alle catacombe di San Sebastiano. Se questa frequentazione giovanile di Filippo Neri delle catacombe di San Sebastiano è dunque solidamente attestata dai documenti, frutto di più tarde leggende e arricchimenti agiografici sembra l'ambientazione nei sotterranei del cimitero dell'Appia di altri episodi della vita del santo. Così quello della tentazione da parte di tre diavoli, dalle sembianze di giovani, avvenuta, secondo la testimonianza del Gallonio - il primo a riferirla - presso Capo di Bove (cioè il sepolcro di Cecilia Metella) e arbitrariamente trasferita, nella Roma Sotterranea dell'Aringhi (1651), nelle catacombe, dove, tra l'altro, i tre diavoli, per spaventare san Filippo, si sarebbero cimentati nello scuotere le lapidi che chiudevano le tombe. Così, soprattutto, l'episodio miracoloso della frattura del costato, che ancora Gallonio e altre autorevoli fonti ricordano avvenuto, nel 1544, senza una localizzazione precisa, e che solo successivamente viene ambientato negli ipogei di san Sebastiano. Spingeva il giovane Filippo Neri all'assidua frequentazione delle catacombe, come documentano altre fonti contemporanee, la voglia di solitudine, il desiderio di pregare in luoghi appartati, la devozione verso i martiri, soprattutto la volontà di trarre alimento spirituale dal contatto con quelle antiche testimonianze e di recuperare in esse i valori più genuini del cristianesimo.
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