Antoniazzo Romano. Pictor Urbis
Dal 01 Novembre 2013 al 02 Febbraio 2014
Roma
Luogo: Palazzo Barberini
Indirizzo: via delle Quattro Fontane 13
Orari: da martedì a domenica 10-19
Curatori: Anna Cavallaro, Stefano Petrocchi
Enti promotori:
- Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma
Telefono per informazioni: +39 06 4824184
E-Mail info: simona.baldi@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://galleriabarberini.beniculturali.it/index.php?it/22/archivio-eventi/56/antoniazzo-romano-pictor-urbis
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma, diretta da Daniela Porro, presenta la prima mostra monografica dedicata al pittore rinascimentale Antoniazzo Romano. La rassegna, promossa e organizzata dalla Soprintendenza e curata da Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi, è allestita negli ambienti monumentali dedicati alle mostre temporanee al piano terra di Palazzo Barberini.
Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), figura centrale del Rinascimento, fu attivo per quasi mezzo secolo fino al primo decennio del Cinquecento a Roma e nel territorio laziale. La mostra illustra il contesto in cui si sviluppa la vicenda artistica del maestro e le svolte fondamentali nella sua produzione. Il pittore era contemporaneo di Benozzo Gozzoli, di Piero della Francesca e di Domenico Ghirlandaio, sui quali si formò, e di Melozzo da Forlì, Piermatteo d’Amelia e il Perugino con cui condivise importanti commissioni. La ricca produzione di pale d’altare, cicli decorativi e quadri di devozione, era destinata a un pubblico composto in prevalenza di alti prelati della curia romana, comunità religiose ed esponenti dei ceti nobiliari. Opere di grande suggestione e di qualità altissima, i suoi dipinti uniscono le novità rinascimentali agli splendori dell’arte medievale, nella profusione degli ori e nella bellezza sacrale dei suoi personaggi, specie le sue straordinarie Madonne dalle sembianze modernamente affini alle tipologie femminili di quel periodo.
Circa cinquanta le opere esposte - polittici, grandi pale, piccoli dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati, insieme a opere di confronto e testimonianze documentarie - che offrono al pubblico un viaggio nel Rinascimento “quotidiano” di Antoniazzo e della sua nutrita bottega. La completezza del percorso espositivo è stata resa possibile dalla generosità di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private (dai Musei Vaticani ai Musei nazionali del Bargello, di Capodimonte, e dell'Aquila, al Museo Poldi Pezzoli), di Musei civici (Rieti, Montefalco e Montefortino), di collezioni private (Umberto Veronesi e Fondazione Santarelli). Importanti prestiti provengono inoltre dalle maggiori chiese romane e laziali, di cui molte di proprietà del Fondo edifici culto del Ministero dell'Interno, e da complessi conventuali.
La selezione di documenti concessi in prestito dall’Archivio di Stato di Roma, lettere autografe e contratti originali, libri confraternali e atti privati come il testamento e l’eredità di Antoniazzo Romano, offrono una lettura che consente di mettere in luce oltre l’artista, anche l’uomo e il suo impegno nella società del tempo.
La pittura a Roma all'epoca dell'esordio di Antoniazzo è testimoniata oltre che da opere di maestri tardogotici, anche dai nomi degli artisti riportati nello splendido codice miniato del 1478, contenente i primi statuti dei pittori romani redatti dallo stesso Antoniazzo in qualità di console della corporazione, ed esposto al pubblico per la prima volta grazie all’eccezionale prestito dell’Accademia di San Luca.
Il percorso si sofferma sulla ricca produzione di immagini sacre, riprese dalle celebri icone medievali, aggiornate al gusto rinascimentale, che costruì il successo del pittore presso il pubblico romano. Tra le grandi pale d’altare presenti in mostra, emergono la splendida ancona di Montefalco, in origine nella chiesa romana di Santa Maria del Popolo e l’Annunciazione di Santa Maria sopra Minerva dipinta per l’anno giubilare del 1500, con la quale il pittore si congeda dalla città in prossimità della fine dei suoi giorni, che un fortunato, recente, ritrovamento documentario consente di collocare al 17 aprile 1508. La produzione della bottega romana di via della Cerasa (l’odierna piazza Rondanini) - dove operava la “turba di lavoranti” - è documentata attraverso dipinti che attestano la circolazione dei modelli del maestro tra gli allievi. Per la prima volta viene riunito l’importante complesso pittorico della Camera di Santa Caterina da Siena, che dal Seicento è diviso tra la chiesa della Minerva e il convento di Santa Caterina a Magnanapoli.
La mostra si conclude illustrando la diffusione della cultura del maestro nell’Italia centrale attraverso la figura del figlio Marcantonio Aquili, erede e continuatore della maniera paterna, e di alcuni contemporanei: l’umbro Pancrazio Jacovetti, il veronese Cristoforo Scacco, attivo nel basso Lazio e in Campania, l’abruzzese Saturnino Gatti, e Cola dell’Amatrice con un dipinto realizzato quando ormai a Roma dominava l’arte di Raffaello.
Per l'occasione, nell'ambito della sua attività istituzionale di tutela, la Soprintendenza ha curato la campagna di restauri delle principali opere di Antoniazzo esposte. La quasi totalità degli interventi conservativi è stata realizzata dai tecnici dei laboratori di restauro della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e il Polo museale di Roma e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico del Lazio, diretta da Anna Imponente, coordinati dai funzionari storici dell'arte dei due istituti.
A completare l'iniziativa, un itinerario cittadino, promosso in collaborazione con il Comune di Roma, accompagna il pubblico alla scoperta delle testimonianze della pittura di Antoniazzo e della sua scuola presenti in numerosi edifici storici di Roma. Imprenditore di una bottega operosissima e affollata, nell'arco di decenni Antoniazzo fu chiamato a decorare i luoghi sacri più importanti della città. Dalle basiliche dei Santi XII Apostoli, di Santa Croce in Gerusalemme, di San Giovanni in Laterano, al Pantheon, alle chiese gianicolensi di San Pietro in Montorio e San Onofrio, l'opera di Antoniazzo rappresenta il rinascimento romano.
I servizi di accoglienza e di promozione sono affidati a Gebart. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.
Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 – 1508), figura centrale del Rinascimento, fu attivo per quasi mezzo secolo fino al primo decennio del Cinquecento a Roma e nel territorio laziale. La mostra illustra il contesto in cui si sviluppa la vicenda artistica del maestro e le svolte fondamentali nella sua produzione. Il pittore era contemporaneo di Benozzo Gozzoli, di Piero della Francesca e di Domenico Ghirlandaio, sui quali si formò, e di Melozzo da Forlì, Piermatteo d’Amelia e il Perugino con cui condivise importanti commissioni. La ricca produzione di pale d’altare, cicli decorativi e quadri di devozione, era destinata a un pubblico composto in prevalenza di alti prelati della curia romana, comunità religiose ed esponenti dei ceti nobiliari. Opere di grande suggestione e di qualità altissima, i suoi dipinti uniscono le novità rinascimentali agli splendori dell’arte medievale, nella profusione degli ori e nella bellezza sacrale dei suoi personaggi, specie le sue straordinarie Madonne dalle sembianze modernamente affini alle tipologie femminili di quel periodo.
Circa cinquanta le opere esposte - polittici, grandi pale, piccoli dipinti devozionali, tavole fondo oro, e un ciclo di affreschi staccati, insieme a opere di confronto e testimonianze documentarie - che offrono al pubblico un viaggio nel Rinascimento “quotidiano” di Antoniazzo e della sua nutrita bottega. La completezza del percorso espositivo è stata resa possibile dalla generosità di prestigiose istituzioni museali pubbliche e private (dai Musei Vaticani ai Musei nazionali del Bargello, di Capodimonte, e dell'Aquila, al Museo Poldi Pezzoli), di Musei civici (Rieti, Montefalco e Montefortino), di collezioni private (Umberto Veronesi e Fondazione Santarelli). Importanti prestiti provengono inoltre dalle maggiori chiese romane e laziali, di cui molte di proprietà del Fondo edifici culto del Ministero dell'Interno, e da complessi conventuali.
La selezione di documenti concessi in prestito dall’Archivio di Stato di Roma, lettere autografe e contratti originali, libri confraternali e atti privati come il testamento e l’eredità di Antoniazzo Romano, offrono una lettura che consente di mettere in luce oltre l’artista, anche l’uomo e il suo impegno nella società del tempo.
La pittura a Roma all'epoca dell'esordio di Antoniazzo è testimoniata oltre che da opere di maestri tardogotici, anche dai nomi degli artisti riportati nello splendido codice miniato del 1478, contenente i primi statuti dei pittori romani redatti dallo stesso Antoniazzo in qualità di console della corporazione, ed esposto al pubblico per la prima volta grazie all’eccezionale prestito dell’Accademia di San Luca.
Il percorso si sofferma sulla ricca produzione di immagini sacre, riprese dalle celebri icone medievali, aggiornate al gusto rinascimentale, che costruì il successo del pittore presso il pubblico romano. Tra le grandi pale d’altare presenti in mostra, emergono la splendida ancona di Montefalco, in origine nella chiesa romana di Santa Maria del Popolo e l’Annunciazione di Santa Maria sopra Minerva dipinta per l’anno giubilare del 1500, con la quale il pittore si congeda dalla città in prossimità della fine dei suoi giorni, che un fortunato, recente, ritrovamento documentario consente di collocare al 17 aprile 1508. La produzione della bottega romana di via della Cerasa (l’odierna piazza Rondanini) - dove operava la “turba di lavoranti” - è documentata attraverso dipinti che attestano la circolazione dei modelli del maestro tra gli allievi. Per la prima volta viene riunito l’importante complesso pittorico della Camera di Santa Caterina da Siena, che dal Seicento è diviso tra la chiesa della Minerva e il convento di Santa Caterina a Magnanapoli.
La mostra si conclude illustrando la diffusione della cultura del maestro nell’Italia centrale attraverso la figura del figlio Marcantonio Aquili, erede e continuatore della maniera paterna, e di alcuni contemporanei: l’umbro Pancrazio Jacovetti, il veronese Cristoforo Scacco, attivo nel basso Lazio e in Campania, l’abruzzese Saturnino Gatti, e Cola dell’Amatrice con un dipinto realizzato quando ormai a Roma dominava l’arte di Raffaello.
Per l'occasione, nell'ambito della sua attività istituzionale di tutela, la Soprintendenza ha curato la campagna di restauri delle principali opere di Antoniazzo esposte. La quasi totalità degli interventi conservativi è stata realizzata dai tecnici dei laboratori di restauro della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e il Polo museale di Roma e della Soprintendenza per il Patrimonio Storico e Artistico del Lazio, diretta da Anna Imponente, coordinati dai funzionari storici dell'arte dei due istituti.
A completare l'iniziativa, un itinerario cittadino, promosso in collaborazione con il Comune di Roma, accompagna il pubblico alla scoperta delle testimonianze della pittura di Antoniazzo e della sua scuola presenti in numerosi edifici storici di Roma. Imprenditore di una bottega operosissima e affollata, nell'arco di decenni Antoniazzo fu chiamato a decorare i luoghi sacri più importanti della città. Dalle basiliche dei Santi XII Apostoli, di Santa Croce in Gerusalemme, di San Giovanni in Laterano, al Pantheon, alle chiese gianicolensi di San Pietro in Montorio e San Onofrio, l'opera di Antoniazzo rappresenta il rinascimento romano.
I servizi di accoglienza e di promozione sono affidati a Gebart. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.
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