Deliquio
Dal 07 Marzo 2015 al 01 Maggio 2015
Rimini
Luogo: Far Fabbrica Arte Rimini
Indirizzo: piazza Cavour
Orari: tutti i giorni 10-13 / 16-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0541 704416
E-Mail info: annamb@cheapnet.it
Sito ufficiale: http://www.comune.rimini.it
Si apre sabato 7 marzo 2015 alla Far/fabbrica arte Rimini con inaugurazione alle ore 18 la mostra Deliquio. Sotto un titolo sottilmente e volutamente ambiguo che evoca stati di abbandono, tre noti artisti, Leonardo Blanco, Giovanni Lombardini e Franco Pozzi, hanno creato un’ inedita alleanza per una esposizione che incrocia percorsi e suggestioni latenti.
L’azione unitaria dei tre artisti ha generato un dialogo stimolante tra i lavori esposti e una complessiva dimensione sinergica che non offusca le singole soggettività, ma al contrario fa convergere la complessità della loro ricerca artistica in una pittura che è sensibile, vibratile, e soprattutto vicina agli esiti più nuovi dell’astrazione contemporanea.
Deliquio significa oscuramento passeggero della coscienza. Ma gli esiti visivi della pittura di Blanco, Lombardini e Pozzi semmai sprigionano endorfine e un alto potenziale di energia visiva. Perciò il titolo andrebbe letto sotto un’altra luce, quasi come un ossimoro: deliquio, cioè la perdita dei sensi, diventa in realtà l’indicatore ed estrema espressione della sensorialità dell’arte.
La mostra si propone come un atto di avvicinamento all’esperienza della pittura. Una esplorazione nel suo farsi, nella ricerca, nel contatto con le materie manipolate, estratte, accostate grazie all’abilità dell’ operare, nell’artificio della resa pittorica, nel minerale conforto dei colori e dei pigmenti e del loro scivolare liquido sui supporti (tavole, tamburati, lastre di metallo) elementi sfruttati per il loro potenziale di trasmutazione.
Oro colato è il titolo di una serie di opere degli anni ’90 di Giovanni Lombardini che sembra rievocare magiche trasformazioni della materia nelle colature del pigmento, Calo visus di Franco Pozzi sottende una perdita del potenziale visivo nella sovrapposizione di strati di colore, e il ciclo intitolato WO di Leonardo Blanco condensa residui calligrafici, strati di colore che alzano la temperatura attraverso il ritmo e l’alternanza di zone scure con l’ illuminazione di pigmenti e di materia affiorante.
I tre artisti hanno intuito ed elaborato una materia metaforicamente alchemica, per quel suo carattere di postulare processi di trasformazione; ma anche per la capacità di mettere in evidenza una dimensione immaginaria, fatta di impulsi e di tensioni liberatorie della psiche.
Pittura che è fatta di sostanze solubili, di pigmenti e diluenti, che si stendono, si rapprendono.
Ma anche realizzata con gesti misurati e sapienti che si calibrano sugli esiti immaginati e progettati. I risultati saltano agli occhi: rifrangenze, specularità e riverberi rappresentano alcuni stadi raggiunti da questa loro esperienza; la pittura è fatta soprattutto di luce che viene resa transitabile ai sensi come essenza ineffabile. Luce che diviene processo di indagine (in Lombardini), protagonista attraverso il suo contrario cioè l’ombra (in Pozzi), luce che frattura monocromie e esplode con tensione e forte espressività (in Blanco).
Scrive Massimo Pulini nella prefazione al pieghevole-catalogo della mostra: “Questioni di chimica e di fisica, ma anche di gesto e di pensiero accompagnano le opere di Giovanni Lombardini, di Franco Pozzi e di Leonardo Blanco nel dialogo intessuto tra trasparenza e densità, tra lucido e opaco. Come in una cucina del visibile le mani e gli attrezzi si muovono in sincrono con la conoscenza e l'esplorazione.
Le temperature condizionano le sostanze almeno quanto la quantità del medium incide sulle amalgame; le superfici levigate devono corrispondere alla purezza delle mestiche; i toni si accordano ai timbri del colore, ma continuano ad essere i movimenti danzati della mano e le antenne della mente a stabilire la forma del fiore, il vibrato dell'ala e l'espressione del volto che sembra scorgersi dentro la pozzanghera di ghiaccio”.
Leonardo Blanco (1968) sammarinese, nato a Santarcangelo di Romagna, artista multiforme (pittura, scultura, installazioni) figura emergente per rigore di ricerca e ricchezza di sperimentazione, a partire dagli anni ’90 ha tenuto numerose mostre a S. Marino, in Italia, in Belgio e ha partecipato a esposizioni collettive a Londra, Los Angeles, Istanbul, Pechino ( 2^ Biennale d’Arte, 2005) e Venezia (nel 2007 Open 10 e nel 2009 alla 53^ Biennale d’arte). Tra le mostre personali recenti si citano Without a Casa Moretti di Cesenatico, 2014, Limen, alla Ambasciata d’Italia della Repubblica di S. Marino, 2012, Open End, al Monte di Pietà di Santarcangelo di Romagna, 2009.
Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Mulazzano di Coriano (Rimini), ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1972, la sua opera "Scarpe con erba" diventa la illustrazione per il "I Manifesto", pubblicato dall'Accademia di Urbino. Negli anni ’70 inizia le sue sperimentazioni in chiave dichiaratamente poverista per poi indirizzare la sua pittura su superfici tamburate con colori mordenti e acrilici dalla forte intensità cromatica incentrando la sua ricerca sulle relazioni tra colore, luce e riflesso. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a collettive maturate in trent’anni di intensa attività espositiva.
Franco Pozzi, nato nel 1966 a Rimini dove vive, diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna espone nell’ambito di mostre collettive e personali. Nel 2007 è stato invitato in un progetto collaterale alla 52° edizione della Biennale di Venezia nell’ambito delle “100 Giornate in difesa della natura” dedicate alla figura di Joseph Beuys. Nel 2008 è ospite della XV Quadriennale di Roma. Nel 2005 partecipa al Premio Giovani artisti Lissone. Tra le mostre personali, 2005 Vegeto, Galleria dell'Immagine, Rimini, 2004 Luminitza, Chiesa di S. Marina, Novafeltria (Pu), 2003 Solve et coagula, Palazzo del Ridotto, Cesena, 2000 In anticipo, Galleria dell'Immagine, Rimini.
L’azione unitaria dei tre artisti ha generato un dialogo stimolante tra i lavori esposti e una complessiva dimensione sinergica che non offusca le singole soggettività, ma al contrario fa convergere la complessità della loro ricerca artistica in una pittura che è sensibile, vibratile, e soprattutto vicina agli esiti più nuovi dell’astrazione contemporanea.
Deliquio significa oscuramento passeggero della coscienza. Ma gli esiti visivi della pittura di Blanco, Lombardini e Pozzi semmai sprigionano endorfine e un alto potenziale di energia visiva. Perciò il titolo andrebbe letto sotto un’altra luce, quasi come un ossimoro: deliquio, cioè la perdita dei sensi, diventa in realtà l’indicatore ed estrema espressione della sensorialità dell’arte.
La mostra si propone come un atto di avvicinamento all’esperienza della pittura. Una esplorazione nel suo farsi, nella ricerca, nel contatto con le materie manipolate, estratte, accostate grazie all’abilità dell’ operare, nell’artificio della resa pittorica, nel minerale conforto dei colori e dei pigmenti e del loro scivolare liquido sui supporti (tavole, tamburati, lastre di metallo) elementi sfruttati per il loro potenziale di trasmutazione.
Oro colato è il titolo di una serie di opere degli anni ’90 di Giovanni Lombardini che sembra rievocare magiche trasformazioni della materia nelle colature del pigmento, Calo visus di Franco Pozzi sottende una perdita del potenziale visivo nella sovrapposizione di strati di colore, e il ciclo intitolato WO di Leonardo Blanco condensa residui calligrafici, strati di colore che alzano la temperatura attraverso il ritmo e l’alternanza di zone scure con l’ illuminazione di pigmenti e di materia affiorante.
I tre artisti hanno intuito ed elaborato una materia metaforicamente alchemica, per quel suo carattere di postulare processi di trasformazione; ma anche per la capacità di mettere in evidenza una dimensione immaginaria, fatta di impulsi e di tensioni liberatorie della psiche.
Pittura che è fatta di sostanze solubili, di pigmenti e diluenti, che si stendono, si rapprendono.
Ma anche realizzata con gesti misurati e sapienti che si calibrano sugli esiti immaginati e progettati. I risultati saltano agli occhi: rifrangenze, specularità e riverberi rappresentano alcuni stadi raggiunti da questa loro esperienza; la pittura è fatta soprattutto di luce che viene resa transitabile ai sensi come essenza ineffabile. Luce che diviene processo di indagine (in Lombardini), protagonista attraverso il suo contrario cioè l’ombra (in Pozzi), luce che frattura monocromie e esplode con tensione e forte espressività (in Blanco).
Scrive Massimo Pulini nella prefazione al pieghevole-catalogo della mostra: “Questioni di chimica e di fisica, ma anche di gesto e di pensiero accompagnano le opere di Giovanni Lombardini, di Franco Pozzi e di Leonardo Blanco nel dialogo intessuto tra trasparenza e densità, tra lucido e opaco. Come in una cucina del visibile le mani e gli attrezzi si muovono in sincrono con la conoscenza e l'esplorazione.
Le temperature condizionano le sostanze almeno quanto la quantità del medium incide sulle amalgame; le superfici levigate devono corrispondere alla purezza delle mestiche; i toni si accordano ai timbri del colore, ma continuano ad essere i movimenti danzati della mano e le antenne della mente a stabilire la forma del fiore, il vibrato dell'ala e l'espressione del volto che sembra scorgersi dentro la pozzanghera di ghiaccio”.
Leonardo Blanco (1968) sammarinese, nato a Santarcangelo di Romagna, artista multiforme (pittura, scultura, installazioni) figura emergente per rigore di ricerca e ricchezza di sperimentazione, a partire dagli anni ’90 ha tenuto numerose mostre a S. Marino, in Italia, in Belgio e ha partecipato a esposizioni collettive a Londra, Los Angeles, Istanbul, Pechino ( 2^ Biennale d’Arte, 2005) e Venezia (nel 2007 Open 10 e nel 2009 alla 53^ Biennale d’arte). Tra le mostre personali recenti si citano Without a Casa Moretti di Cesenatico, 2014, Limen, alla Ambasciata d’Italia della Repubblica di S. Marino, 2012, Open End, al Monte di Pietà di Santarcangelo di Romagna, 2009.
Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Mulazzano di Coriano (Rimini), ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1972, la sua opera "Scarpe con erba" diventa la illustrazione per il "I Manifesto", pubblicato dall'Accademia di Urbino. Negli anni ’70 inizia le sue sperimentazioni in chiave dichiaratamente poverista per poi indirizzare la sua pittura su superfici tamburate con colori mordenti e acrilici dalla forte intensità cromatica incentrando la sua ricerca sulle relazioni tra colore, luce e riflesso. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a collettive maturate in trent’anni di intensa attività espositiva.
Franco Pozzi, nato nel 1966 a Rimini dove vive, diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna espone nell’ambito di mostre collettive e personali. Nel 2007 è stato invitato in un progetto collaterale alla 52° edizione della Biennale di Venezia nell’ambito delle “100 Giornate in difesa della natura” dedicate alla figura di Joseph Beuys. Nel 2008 è ospite della XV Quadriennale di Roma. Nel 2005 partecipa al Premio Giovani artisti Lissone. Tra le mostre personali, 2005 Vegeto, Galleria dell'Immagine, Rimini, 2004 Luminitza, Chiesa di S. Marina, Novafeltria (Pu), 2003 Solve et coagula, Palazzo del Ridotto, Cesena, 2000 In anticipo, Galleria dell'Immagine, Rimini.
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