Carla Cerati. Guardare la metamorfosi / Thierry Cohen. Binary kids e Darkened cities
Dal 04 Maggio 2013 al 16 Giugno 2013
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Chiostri di San Domenico
Indirizzo: via Dante Alighieri 11
Orari: 4/5 maggio 10-20. Dal 10 maggio: venerdì 19-23; sabato 10-23; domenica 10-21
Curatori: Sandro Parmiggiani, Laura Serani
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 7
Telefono per informazioni: +39 0522 451722
E-Mail info: patrizia.paterlini@municipio.re.it
Sito ufficiale: http://www.musei.re.it
Carla Cerati. Guardare la metamorfosi
Carla Cerati è nata a Bergamo nel 1927; vive e lavora a Milano dal 1951. Inizia a fotografare alla fine degli anni Cinquanta, ritraendo le prove di uno spettacolo teatrale di Franco Enriquez al Teatro Manzoni. ‘Fotografare’, dice la Cerati, ‘ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?’ Questa curiosità, questa esigenza di documentare una società che cambia, in tutte le sue manifestazioni, ciò che in essa sta germinando e ciò che è destinato a scomparire, spiegano molti dei temi cui Carla si dedicherà. Mentre fotografa genti e persone in varie parti d’Italia, la Cerati non può fare a meno di documentare i diversi paesaggi che incontra, mentre a Milano, frequentando gli incontri culturali alla Libreria Einaudi, ritrae scrittori, architetti, artisti, musicisti, e comincia a realizzare una serie di studi sul nudo femminile.
Nel 1966 è a Firenze a documentare l’alluvione; nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro, da lei firmato assieme a Berengo Gardin, che, rivelando le sofferenze terribili delle persone ricoverate nei manicomi, svolge un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva. Continua a interessarsi al teatro (il Living Theatre), alla danza (Antonio Gades), alle posizioni assunte dal corpo nudo di una donna (Valeria Magli) mentre danza; nei primi anni Settanta documenta il mondo milanese dei cocktail party; fotografa la contestazione studentesca e le lotte operaie, i processi (tra i quali quello ‘Calabresi-Lotta Continua’). Si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla fotografia delle nuove architetture, ennesima manifestazione di un paesaggio che cambia. Dal 1973, Carla Cerati ha affiancato all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, spesso finalisti ai Premi Strega e Campiello. Il suo ultimo romanzo, L’eredità, esce in questo mese di marzo da Marsilio. La mostra di Carla Cerati ai Chiostri di San Domenico, a cura di Sandro Parmiggiani, presenta cento immagini, realizzate nel corso di cinquant’anni, che documentano il suo intero percorso di fotografa, sempre svolto all’insegna di una passione e di una sensibilità estrema per le cose, per i volti, per i corpi che ha incontrato nel cammino della sua vita.
Thierry Cohen. Binary kids e Darkened cities
Thierry Cohen è stato uno dei primi fotografi francesi ad interessarsi alle nuove tecnologie, già alla fine degli anni Ottanta, adottando rapidamente la pratica digitale ed esplorandone le capacità. Ma soprattutto interrogandosi sull’impatto della rivoluzione tecnologica sulla società, dalla sfera privata a quella pubblica.
Il suo primo lavoro in questa direzione, Binary kids, traduce visivamente l’irruzione dei nuovi sistemi di pensiero e di comunicazione nelle nostre strutture mentali. Una serie di ritratti di bambini e adolescenti, rappresentanti emblematici della “generazione internet”, diventa il supporto di proiezioni di circuiti informatici e di componenti elettroniche.
La plasticità dei ritratti, allusione alla pittura classica, contrasta con la freddezza dei disegni sovrapposti in filigrana, come dei misteriosi tatuaggi o dei merletti esoterici. Una sorta di allegoria della possessione dell’attività cerebrale che esprime le inquietudini e gli interrogativi sul potere dell’intelligenza artificiale.
Con la serie Darkened cities, realizzata a partire dal 2011, Cohen affronta, sempre con la stessa originalità e il ricorso alle nuove tecnologie, la questione dell’inquinamento luminoso nelle città e della sua influenza sulla percezione. Attraverso un procedimento, ancora una volta di sovrapposizione di due realtà, Cohen mostra la volta stellare, al di sopra delle megalopoli, come realmente é, pur essendo invisibile.
Viste panoramiche di grande respiro o close up vertiginosi nel cuore di città sprofondate nel buio, le sue immagini sono di una potente bellezza e di una grande magia. Con un procedimento estremamente complesso, dopo aver spento ogni luce artificiale e operato la trasposizione, al di sopra di New York, Rio, Shanghai, Hong Kong o Parigi, di cieli fotografati alla stessa latitudine ma in spazi aperti e deserti, Cohen crea un black out e un effetto di spaesamento assoluto. Poi dal buio, sotto cieli disseminati di stelle, emergono profili di città riconoscibili da una geografia o da building inconfondibili. Visioni anacronistiche, che ricordano la relazione con il cielo persa e ormai impossibile nelle nostre città illuminate giorno e notte.
Darkened cities che ha incontrato già un grande successo a Parigi e a New York, sarà presentato per la prima volta in Italia nell’ambito di Fotografia Europea.
Carla Cerati è nata a Bergamo nel 1927; vive e lavora a Milano dal 1951. Inizia a fotografare alla fine degli anni Cinquanta, ritraendo le prove di uno spettacolo teatrale di Franco Enriquez al Teatro Manzoni. ‘Fotografare’, dice la Cerati, ‘ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?’ Questa curiosità, questa esigenza di documentare una società che cambia, in tutte le sue manifestazioni, ciò che in essa sta germinando e ciò che è destinato a scomparire, spiegano molti dei temi cui Carla si dedicherà. Mentre fotografa genti e persone in varie parti d’Italia, la Cerati non può fare a meno di documentare i diversi paesaggi che incontra, mentre a Milano, frequentando gli incontri culturali alla Libreria Einaudi, ritrae scrittori, architetti, artisti, musicisti, e comincia a realizzare una serie di studi sul nudo femminile.
Nel 1966 è a Firenze a documentare l’alluvione; nel 1968 entra in alcuni ospedali psichiatrici e pubblica un libro, da lei firmato assieme a Berengo Gardin, che, rivelando le sofferenze terribili delle persone ricoverate nei manicomi, svolge un ruolo fondamentale nel mutamento della coscienza collettiva. Continua a interessarsi al teatro (il Living Theatre), alla danza (Antonio Gades), alle posizioni assunte dal corpo nudo di una donna (Valeria Magli) mentre danza; nei primi anni Settanta documenta il mondo milanese dei cocktail party; fotografa la contestazione studentesca e le lotte operaie, i processi (tra i quali quello ‘Calabresi-Lotta Continua’). Si dedica, a partire dagli anni Ottanta, alla fotografia delle nuove architetture, ennesima manifestazione di un paesaggio che cambia. Dal 1973, Carla Cerati ha affiancato all’attività di fotografa quella di scrittrice, pubblicando vari romanzi, spesso finalisti ai Premi Strega e Campiello. Il suo ultimo romanzo, L’eredità, esce in questo mese di marzo da Marsilio. La mostra di Carla Cerati ai Chiostri di San Domenico, a cura di Sandro Parmiggiani, presenta cento immagini, realizzate nel corso di cinquant’anni, che documentano il suo intero percorso di fotografa, sempre svolto all’insegna di una passione e di una sensibilità estrema per le cose, per i volti, per i corpi che ha incontrato nel cammino della sua vita.
Thierry Cohen. Binary kids e Darkened cities
Thierry Cohen è stato uno dei primi fotografi francesi ad interessarsi alle nuove tecnologie, già alla fine degli anni Ottanta, adottando rapidamente la pratica digitale ed esplorandone le capacità. Ma soprattutto interrogandosi sull’impatto della rivoluzione tecnologica sulla società, dalla sfera privata a quella pubblica.
Il suo primo lavoro in questa direzione, Binary kids, traduce visivamente l’irruzione dei nuovi sistemi di pensiero e di comunicazione nelle nostre strutture mentali. Una serie di ritratti di bambini e adolescenti, rappresentanti emblematici della “generazione internet”, diventa il supporto di proiezioni di circuiti informatici e di componenti elettroniche.
La plasticità dei ritratti, allusione alla pittura classica, contrasta con la freddezza dei disegni sovrapposti in filigrana, come dei misteriosi tatuaggi o dei merletti esoterici. Una sorta di allegoria della possessione dell’attività cerebrale che esprime le inquietudini e gli interrogativi sul potere dell’intelligenza artificiale.
Con la serie Darkened cities, realizzata a partire dal 2011, Cohen affronta, sempre con la stessa originalità e il ricorso alle nuove tecnologie, la questione dell’inquinamento luminoso nelle città e della sua influenza sulla percezione. Attraverso un procedimento, ancora una volta di sovrapposizione di due realtà, Cohen mostra la volta stellare, al di sopra delle megalopoli, come realmente é, pur essendo invisibile.
Viste panoramiche di grande respiro o close up vertiginosi nel cuore di città sprofondate nel buio, le sue immagini sono di una potente bellezza e di una grande magia. Con un procedimento estremamente complesso, dopo aver spento ogni luce artificiale e operato la trasposizione, al di sopra di New York, Rio, Shanghai, Hong Kong o Parigi, di cieli fotografati alla stessa latitudine ma in spazi aperti e deserti, Cohen crea un black out e un effetto di spaesamento assoluto. Poi dal buio, sotto cieli disseminati di stelle, emergono profili di città riconoscibili da una geografia o da building inconfondibili. Visioni anacronistiche, che ricordano la relazione con il cielo persa e ormai impossibile nelle nostre città illuminate giorno e notte.
Darkened cities che ha incontrato già un grande successo a Parigi e a New York, sarà presentato per la prima volta in Italia nell’ambito di Fotografia Europea.
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