Antonio Ligabue. Terra: luogo d'origine, campo di lavoro, scenografia di una impresa

Antonio Ligabue, Sciacallo con paesaggio, 1956 (III periodo), olio su faesite, cm. 26,5x32
Dal 18 Marzo 2023 al 10 Aprile 2023
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Galleria de' Bonis
Indirizzo: Viale dei Mille 44
Orari: dal martedì al sabato 10.00-13.00 / 16.00-19.00, il giovedì dalle 10.00 alle 13.00. Chiuso Pasqua e Pasquetta
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0522 580605
E-Mail info: info@galleriadebonis.com
Sito ufficiale: http://www.galleriadebonis.com
La Galleria de' Bonis di Reggio Emilia, al culmine di un lungo e selettivo lavoro di ricerca, presenta, dal 18 marzoal 10 aprile 2023, la sua prima mostra monografica dedicata ad Antonio Ligabue. Quindici opere ad olio per un nuovo progetto espositivo che celebra il grande artista e la sua terra, indagando il suo viscerale legame con la natura.
A differenza di altri pittori, Ligabue non sembra osservare la natura per riportarla in modo descrittivo, ma sembra dichiarare pittoricamente la propria appartenenza ad essa, raccontandola dall'interno. Le opere esposte, infatti, sono scene di genere che narrano il lavoro nei campi, animate da contadini, solidi e massicci, come i cavalli da tiro che hanno al fianco, stanchi, al rientro da una giornata spesa a lavorare la terra, ma sereni: "…e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dì del suo riposo…" (Giacomo Leopardi).
La scelta della Galleria de' Bonis spazia tra la terra natia del grande pittore, la Svizzera, riconoscibile in paesini caratteristici e in castelli che sembrano uscire da una fiaba, e la terra che lo ha accolto, la pianura padana, con i suoi campi e la sua tipica vegetazione. La meraviglia non si ferma qui: lo sguardo libero e indagatore di Ligabue continua a volare oltre e si posa, allo stesso modo, sulla semplicità di una lumachina alla quale dedica una piccola tela, ma anche sull'esotismo di una tigre feroce e di uno sciacallo, per finire attratto dal sul suo stesso viso, che ritrae in un quanto mai sintetico, ma geniale, autoritratto.
Un nucleo della mostra è infine dedicato a dipinti che rappresentano cani, una raccolta unica nel suo genere. Questa sezione comprende opere del I°, II° e III° periodo, abbracciando l'intera produzione dell'artista. Dai dipinti si affacciano vivaci cani da caccia, un cagnolino sperduto nei campi, un altro accanto ad un cavallo da corsa e infine un piccolo cane nero, stanco, che rientra dal lavoro insieme al suo padrone.
Ogni quadro è un racconto perfetto, una scenografia magistralmente eseguita, in cui tutti i dettagli, anche i più minuti, come la piccola cicogna adagiata su un comignolo, recitano una parte sublime.
Ligabue si incanta di fronte ad insetti, fili d'erba e animali, ma anche dinnanzi ad un viso umano, con lo stesso stupore ammirato di chi è immerso completamente nella natura e non ha ricevuto un'educazione tradizionale. «Pochi altri artisti - conclude il gallerista Stanislao de' Bonis - riescono a farci vedere il mondo con questi occhi, e questo è un valore senza prezzo».
La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, è accompagnata da un catalogo vanillaedizioni con testi di Sergio e Francesco Negri, Tiziano Soresina, Stanislao de' Bonis.
A differenza di altri pittori, Ligabue non sembra osservare la natura per riportarla in modo descrittivo, ma sembra dichiarare pittoricamente la propria appartenenza ad essa, raccontandola dall'interno. Le opere esposte, infatti, sono scene di genere che narrano il lavoro nei campi, animate da contadini, solidi e massicci, come i cavalli da tiro che hanno al fianco, stanchi, al rientro da una giornata spesa a lavorare la terra, ma sereni: "…e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dì del suo riposo…" (Giacomo Leopardi).
La scelta della Galleria de' Bonis spazia tra la terra natia del grande pittore, la Svizzera, riconoscibile in paesini caratteristici e in castelli che sembrano uscire da una fiaba, e la terra che lo ha accolto, la pianura padana, con i suoi campi e la sua tipica vegetazione. La meraviglia non si ferma qui: lo sguardo libero e indagatore di Ligabue continua a volare oltre e si posa, allo stesso modo, sulla semplicità di una lumachina alla quale dedica una piccola tela, ma anche sull'esotismo di una tigre feroce e di uno sciacallo, per finire attratto dal sul suo stesso viso, che ritrae in un quanto mai sintetico, ma geniale, autoritratto.
Un nucleo della mostra è infine dedicato a dipinti che rappresentano cani, una raccolta unica nel suo genere. Questa sezione comprende opere del I°, II° e III° periodo, abbracciando l'intera produzione dell'artista. Dai dipinti si affacciano vivaci cani da caccia, un cagnolino sperduto nei campi, un altro accanto ad un cavallo da corsa e infine un piccolo cane nero, stanco, che rientra dal lavoro insieme al suo padrone.
Ogni quadro è un racconto perfetto, una scenografia magistralmente eseguita, in cui tutti i dettagli, anche i più minuti, come la piccola cicogna adagiata su un comignolo, recitano una parte sublime.
Ligabue si incanta di fronte ad insetti, fili d'erba e animali, ma anche dinnanzi ad un viso umano, con lo stesso stupore ammirato di chi è immerso completamente nella natura e non ha ricevuto un'educazione tradizionale. «Pochi altri artisti - conclude il gallerista Stanislao de' Bonis - riescono a farci vedere il mondo con questi occhi, e questo è un valore senza prezzo».
La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri, è accompagnata da un catalogo vanillaedizioni con testi di Sergio e Francesco Negri, Tiziano Soresina, Stanislao de' Bonis.
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