Pietro Meletti. La spirale degli eventi
![Pietro Meletti, Due passi in centro (a paolo poli), 2015 Pietro Meletti, Due passi in centro (a paolo poli), 2015](http://www.arte.it/foto/600x450/5b/46419-due_passi_in_centro_a_paolo_poli_2015.jpg)
Pietro Meletti, Due passi in centro (a paolo poli), 2015
Dal 02 Aprile 2016 al 05 Giugno 2016
Fusignano | Ravenna
Luogo: Museo Civico San Rocco
Indirizzo: via Vincenzo Monti 5
Orari: sabato e domenica 10-12 / 15-18
Curatori: Patti Campani
Pietro Meletti utilizza per questo nuovo progetto i ricordi di dieci anni di vita: fotocopie che erano state "trielinate", materiale che aveva esaurito la sua funzione, scarti che al contrario di altri non erano stati messi nella macchina del riciclo. Una memoria di reperti visuali, un personale archivio di immagini ancora non esauste: momenti privati, letture, amici, eventi. Meletti attinge a piene mani da questo patrimonio di immagini: le frammenta, le scompone, se ne appropria e tutto viene rimontato per ricostruire, rivivere sulla sua pelle le tensioni e le emozioni di povertà, concettualismo, minimalità, ripartendo da uno zero suo personale. Fino ad esaurirle, fino all’ultimo frammento in una sorta di sfida interiore per non lasciare nulla indietro; necessità sua di coscienza, di sua coscienza.
Nascono da qui i collages, i cicli di opere, realizzati negli ultimi due anni: i giorni di maggio, pittore improbabile, la suite
de Max Bill, Max Bill landscape, portait on cross, orgia della coscienza, resti di un vocabolario datato, my Medusa... e restano sempre presenti i riferimenti e gli amici: Giulio Paolini (melanconia ermetica), Enzo Cucchi e Francesco Clemente (out of the red), l’ultima notte di Sigeo Coke, poi Ketty la Rocca (Ketty e la tigre) Mario Merz (erinnerung) David Salle (the artist’s soul), Mike Kelley (temps perdu), Paolo Poli (due passi in centro); ed ancora Bacon, Ontani e Salvador Dalì (selfportait with friends), Max Ernst (the poor man).
A condurci attraverso la produzione di Pietro Meletti, sono anche le grandi carte realizzate in anni meno recenti, La storia, e alcuni preziosi lavori, La linea evolutiva, ad indicarci come questa si sia svolta nel tempo per cicli, sperimentazioni su materiali diversi e tecniche differenti, musicale, testi, in un interscambio continuo dei linguaggi e delle scritture sempre sostenuto dalla imprescindibile necessità di creare.
Pietro Meletti utilizza per questo nuovo progetto i ricordi di dieci anni di vita: fotocopie che erano state "trielinate", materiale che aveva esaurito la sua funzione, scarti che al contrario di altri non erano stati messi nella macchina del riciclo. Una memoria di reperti visuali, un personale archivio di immagini ancora non esauste: momenti privati, letture, amici, eventi. Meletti attinge a piene mani da questo patrimonio di immagini: le frammenta, le scompone, se ne appropria e tutto viene rimontato per ricostruire, rivivere sulla sua pelle le tensioni e le emozioni di povertà, concettualismo, minimalità, ripartendo da uno zero suo personale. Fino ad esaurirle, fino all’ultimo frammento in una sorta di sfida interiore per non lasciare nulla indietro; necessità sua di coscienza, di sua coscienza
pittore improbabile, la suite sperimentazioni su materiali diversi e tecniche differenti, musicale, testi, in
necessità di creare.
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