1922-2022. Fioravanti 100! Fuochi d’Amore
Dal 10 Febbraio 2023 al 02 Aprile 2023
Faenza | Ravenna
Luogo: MIC Faenza – Museo Internazionale delle Ceramiche
Indirizzo: Viale Baccarini 19
Orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 14, sabato e domenica dalle 10 alle 18, chiuso i lunedì non festivi
Curatori: Marisa Zattini
Telefono per informazioni: +39 0546697311
E-Mail info: info@micfaenza.org
Sito ufficiale: http://www.micfaenza.org
Primitive forme dell’umanità e un profondo amore per la “Donna’’, musa ispiratrice e protagonista nelle eterogenee opere ceramiche presentate per la prima volta al MIC di Faenza dal 10 febbraio al 2 aprile 2023. 1922-2022 “Fioravanti 100! Fuochi d’Amore” è un’esposizione vitale atta a celebrare uno spaccato dell’operato artistico del grande Maestro scultore-architetto e artista Ilario Fioravanti (Cesena 1922-Savignano sul Rubicone 2012). Una mostra importante che si aggiunge alla serie di eventi dell’ampio progetto 1922-2022 “Fioravanti 100!”, ideato e organizzato da IL VICOLO, società di servizi culturali & progetti espositivi, in occasione del centenario della sua nascita.
Ilario Fioravanti è uno degli artisti più interessanti nel panorama dell’Arte Italiana del Novecento. Fin da giovane sperimenta diverse tecniche artistiche, partendo dal disegno attraversando l’incisione e la scultura fino ad abbracciare le arti figurative. Da sempre affascinato dall’uso della materia fittile nell’arte egizia, mesoamericana, etrusca e africana intraprende una carriera ricca di contaminazioni tra mondo contemporaneo e antico, che gli permette di spaziare e produrre una costellazione infinita di lavori in ceramica, terracotta policroma, mantenendo una predilizione speciale per la “materia terra”. La sua instancabile ricerca lo porta a realizzare diverse mostre personali a livello nazionale ed internazionale, come nel 2007 alla Koller Galéria di Budapest, e poi a Bruxelles, nel 2014, nell’ambito del Semestre di Presidenza dell’Italia nell’Unione Europea.
La mostra, curata dall’architetto-art curator Marisa Zattini, intende mettere in luce una parte della sua produzione esponendo 46 opere ceramiche suddivise in sette fra brocche e vasi semplici ed istoriati, sedici piatti dedicati alle “belle donne”, di cui due mitologici e cinque mezzi busti femminili. Ancora a completamento dodici vasi a bassorilievo, ad ingobbio, e sei grandi figure: Salomè, Saffo, Anna col cane, La Cortigiana, L’Orsa maggiore, Il Puttanone. Un insieme eccezionale di volti femminili, ritratti che dialogano uno con l’altro come reperti archeologici riscoperti, allestiti nella sala “Project room”, adibita alle mostre temporanee del MIC, che porta il visitatore ad ammirare ed interagire direttamente con la bellezza dei dettagli, dei bordi frastagliati, delle campiture libere, delle incisioni e dei disegni “a fresco”.
Come esprime lui stesso: “L’artista deve essere un uomo che affonda le sue radici nell’arte antica, perché tutto il mistero è quello, avere queste radici lontanissime che assorbono le emozioni dell’uomo, lo completano e io questo l’ho sempre ricercato nelle mie cose”. Un’ispirazione ancestrale e profonda verso l’invisibile che diventa visibile, che prende forma nelle sue mani imprimendo nella materia grezza le fragilità dell’uomo affinché possa trascendere e trasmettere speranze, paure e desideri dell’esperienza umana.
“Fioravanti ha messo in scena le sue creature – come scrive la direttrice del MIC Claudia Casali – in un palcoscenico vivace di varia umanità, curiosa, solidale, buffa, triste e spensierata, in istantanee di personaggi e situazioni colti in attimi di vita”.
Il catalogo bilingue, edito da IL VICOLO Editore (pagg.80, cod. ISBN 88-85440-73-8, Euro 30.00), funge da raccolta intima del paesaggio interiore esibito nella mostra faentina, in cui insieme alle belle immagini del fotografo Gian Paolo Senni si ramificano il contributo poetico del poeta, scrittore, drammaturgo Fabrizio Parrini e l’intervista all’artista, del 2007, del Prof. Pier Guido Raggini.
Per concludere con una frase estrapolata dal testo critico del curatore Marisa Zattini: “Ilario Fioravanti ha dunque saputo cogliere l’anima, la scintilla nel rapporto con le cose. Nella sua grande tessitura ha messo in relazione spazio sacro e spazio ermetico, sacro e profano, storia e allegoria. Nelle sue opere ha trasceso se stesso, è uscito da sé per portar fuori quella parte che non poteva essere più tenuta dentro, perché sarebbe esplosa. In lui hanno agito simultaneamente l’anima dell’artista e quella dell’architetto, in un’unica radice arcaica che ha orientato ogni sua scelta”.
La mostra è resa possibile grazie al sostegno del MiC – Direzione generale, educazione, ricerca e istituti culturali, Comune di Faenza, Unione della Romagna Faentina.
Inaugurazione: Venerdì 10 febbraio, alle ore 18.00
Ilario Fioravanti è uno degli artisti più interessanti nel panorama dell’Arte Italiana del Novecento. Fin da giovane sperimenta diverse tecniche artistiche, partendo dal disegno attraversando l’incisione e la scultura fino ad abbracciare le arti figurative. Da sempre affascinato dall’uso della materia fittile nell’arte egizia, mesoamericana, etrusca e africana intraprende una carriera ricca di contaminazioni tra mondo contemporaneo e antico, che gli permette di spaziare e produrre una costellazione infinita di lavori in ceramica, terracotta policroma, mantenendo una predilizione speciale per la “materia terra”. La sua instancabile ricerca lo porta a realizzare diverse mostre personali a livello nazionale ed internazionale, come nel 2007 alla Koller Galéria di Budapest, e poi a Bruxelles, nel 2014, nell’ambito del Semestre di Presidenza dell’Italia nell’Unione Europea.
La mostra, curata dall’architetto-art curator Marisa Zattini, intende mettere in luce una parte della sua produzione esponendo 46 opere ceramiche suddivise in sette fra brocche e vasi semplici ed istoriati, sedici piatti dedicati alle “belle donne”, di cui due mitologici e cinque mezzi busti femminili. Ancora a completamento dodici vasi a bassorilievo, ad ingobbio, e sei grandi figure: Salomè, Saffo, Anna col cane, La Cortigiana, L’Orsa maggiore, Il Puttanone. Un insieme eccezionale di volti femminili, ritratti che dialogano uno con l’altro come reperti archeologici riscoperti, allestiti nella sala “Project room”, adibita alle mostre temporanee del MIC, che porta il visitatore ad ammirare ed interagire direttamente con la bellezza dei dettagli, dei bordi frastagliati, delle campiture libere, delle incisioni e dei disegni “a fresco”.
Come esprime lui stesso: “L’artista deve essere un uomo che affonda le sue radici nell’arte antica, perché tutto il mistero è quello, avere queste radici lontanissime che assorbono le emozioni dell’uomo, lo completano e io questo l’ho sempre ricercato nelle mie cose”. Un’ispirazione ancestrale e profonda verso l’invisibile che diventa visibile, che prende forma nelle sue mani imprimendo nella materia grezza le fragilità dell’uomo affinché possa trascendere e trasmettere speranze, paure e desideri dell’esperienza umana.
“Fioravanti ha messo in scena le sue creature – come scrive la direttrice del MIC Claudia Casali – in un palcoscenico vivace di varia umanità, curiosa, solidale, buffa, triste e spensierata, in istantanee di personaggi e situazioni colti in attimi di vita”.
Il catalogo bilingue, edito da IL VICOLO Editore (pagg.80, cod. ISBN 88-85440-73-8, Euro 30.00), funge da raccolta intima del paesaggio interiore esibito nella mostra faentina, in cui insieme alle belle immagini del fotografo Gian Paolo Senni si ramificano il contributo poetico del poeta, scrittore, drammaturgo Fabrizio Parrini e l’intervista all’artista, del 2007, del Prof. Pier Guido Raggini.
Per concludere con una frase estrapolata dal testo critico del curatore Marisa Zattini: “Ilario Fioravanti ha dunque saputo cogliere l’anima, la scintilla nel rapporto con le cose. Nella sua grande tessitura ha messo in relazione spazio sacro e spazio ermetico, sacro e profano, storia e allegoria. Nelle sue opere ha trasceso se stesso, è uscito da sé per portar fuori quella parte che non poteva essere più tenuta dentro, perché sarebbe esplosa. In lui hanno agito simultaneamente l’anima dell’artista e quella dell’architetto, in un’unica radice arcaica che ha orientato ogni sua scelta”.
La mostra è resa possibile grazie al sostegno del MiC – Direzione generale, educazione, ricerca e istituti culturali, Comune di Faenza, Unione della Romagna Faentina.
Inaugurazione: Venerdì 10 febbraio, alle ore 18.00
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