Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti
Dal 23 Giugno 2022 al 09 Ottobre 2022
Urbino | Pesaro e Urbino
Luogo: Palazzo Ducale di Urbino
Indirizzo: Piazza Rinascimento 13
Orari: da martedì a domenica: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15)
Curatori: Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini, Giovanni Russo
Costo del biglietto: € 8 intero; € 2 ridotto; € 1 prenotazione
Telefono per informazioni: +39 0722 2760
Sito ufficiale: http://www.gallerianazionalemarche.it
A distanza di due mesi e mezzo dall’inaugurazione delle prime sei sale recuperate al secondo piano di Palazzo Ducale di Urbino, gli spazi della Galleria Nazionale delle Marche tornano protagonisti di una nuova, attesissima inaugurazione.
È prevista per giovedì 23 giugno, alle ore 17 l’inaugurazione della mostra Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti, curata da Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo, che propone ben 80 opere - tra pitture, sculture, disegni, medaglie, affreschi staccati e codici -, un terzo delle quali provenienti dall’estero.
Sarà un interessante viaggio attraverso un periodo cruciale sia per la storia di Urbino e della sua corte, sia per la storia dell’arte italiana, che a quegli anni deve molto.
«Il Duca Federico - dice Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche - seppe trasformare Urbino in una capitale del Rinascimento: alla sua corte si incontrarono artisti e letterati di estrazione e provenienza diversa le cui reciproche influenze generano un clima culturale che si ripercuoterà nei decenni a venire. Quell’ambiente, che vide incontrarsi pittori come Piero della Francesca, Giusto di Gand, Pedro Beruguete e Luca Signorelli, gli architetti Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante, fu l’humus dal quale fiorì la genialità di Raffaello e sul quale, Baldasar Castiglione, plasmò il Cortegiano».
La mostra sarà arricchita dal catalogo edito da Marsilio, che oltre alle foto e alle schede delle opere, recherà i testi dei tre curatori, del Direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo e altri saggi.
Il percorso espositivo La mostra - che resterà visibile fino al prossimo 9 ottobre 2022 - si svilupperà attraverso sette diverse sezioni.
La prima, dal titolo Ritorno di Federico da Montefeltro a Urbino. Piero e gli antefatti prospettici (1462-1476), avvia intorno alla metà dell’ottavo decennio del Quattrocento, dall’epoca in cui Francesco di Giorgio viene incaricato del ruolo di "architettore" del duca, assumendosi le funzioni anche di soprintendere ai lavori strutturali e decorativi per la fabbrica del palazzo, oltreché a quelli dei cantieri prevalentemente militari sparsi nel territorio feltresco. Sono gli anni durante i quali, anche per la presenza più costante di Federico da Montefeltro a palazzo, Urbino diviene sempre più un vero crocevia delle arti, con una vocazione di cosmopolitismo difficilmente rilevabile in altre corti italiane dell’epoca. Caratterizzano questa parte iniziale della mostra il busto di Battista Sforza, opera di Francesco Laurana proveniente dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze, accompagnato dalla Flagellazione appartenente al periodo in cui Piero operava per le corti adriatiche.
Nella seconda sezione, Francesco di Giorgio da Siena a Urbino, si entra nel cuore dell’argomento della mostra con la convocazione a Urbino del celebre artista e architetto senese Francesco di Giorgio, attestato con certezza presso la corte almeno dal 1477. La sezione contempla alcune opere, sia in ambito pittorico sia in quello scultoreo, che richiamano l’attività degli ultimi anni trascorsi a Siena, il gisant bronzeo per il monumento sepolcrale del grande umanista senese Mariano Sozzini, in origine nella Chiesa di San Domenico a Siena e oggi conservato al Bargello. La presenza della Madonna col Bambino e un angelo della Pinacoteca Nazionale di Siena evoca l’attività nella bottega di Francesco di Giorgio di un suo fedele collaboratore, finora non identificato anagraficamente, il così detto "Fiduciario di Francesco", che probabilmente seguì come un’ombra il maestro anche a Urbino.
La sezione dedicata a Francesco di Giorgio bronzista e plasticatore ha l’ambizione di raccogliere i bronzi realizzati da Francesco di Giorgio al tempo dell’attività feltresca, insieme con alcune significative opere di plasticatore, utili a palesare la grande dimestichezza del maestro senese con la scultura “per via di porre”. L’opera chiave è ovviamente la Deposizione della Chiesa del Carmine di Venezia, proveniente dall’oratorio della Croce di Urbino e sullo sfondo della quale Francesco di Giorgio ritrasse Federico da Montefeltro con il giovanissimo figlio Guidubaldo, verso il 1475. Vi sono poi le due versioni in stucco della Discordia - un rilievo in cui Francesco di Giorgio rivela la sua assoluta competenza prospettica e il profondo debito con la cultura donatelliana - e si completa con un grande gruppo fittile tridimensionale e policromo raffigurante il Compianto - e il relativo bozzetto -, che segna ormai il rientro a Siena del maestro verso la metà degli anni ottanta.
La quarta sezione, dal titolo Pittura di corte all’ombra di Piero della Francesca, offre alcune tra le opere più significative degli anni in cui il grande maestro è attivo presso la corte: la Madonna di Senigallia, che nei loro sfondi architettonici, così misurati e razionali, paiono ispirarsi agli stessi interni del palazzo urbinate. Accanto vedranno la loro presenza dipinti di un allievo diretto del grande borghigiano, come il giovane cortonese Luca Signorelli al quale si deve anche una tavola con il Ritratto di Guidubaldo da Montefeltro bambino di cinque anni circa, conservata oggi nella Collezione Thyssen di Madrid. Proseguendo con esempi di ritrattistica di corte, ci si augura di poter accostare il celebre Ritratto di Federico da Montefeltro con Guidubaldo bambino di Pedro Berruguete all’altro Ritratto di Guidubaldo da Montefeltro di circa dieci anni, conservato nella Galleria Colonna di Roma e eseguito da Bartolomeo della Gatta.
La sezione dal titolo Cultura prospettica e lume fiammingo mette in evidenza che in pittura l’ambiente urbinate di quegli anni si caratterizzò per straordinarie sperimentazioni, quale centro d’avanguardia in Italia. Il suo mirabile cosmopolitismo, di cui è testimonianza letteraria di prima mano la Cronaca rimata di Giovanni Santi, vede la presenza di supremi artisti italiani, come Piero della Francesca, e di maestri di cultura fiamminga, come Giusto di Gand, o il castigliano Pedro Berruguete, che nei suoi ritratti mostra una mirabile sintesi di soluzioni prospettiche assai complesse e di valori epidermici da grande pittore "ponentino"; una cultura che risaliva agli illustri fondatori della pittura nordica.
Infine la sesta e la settima sezione della mostra sono dedicate a Francesco di Giorgio '"architetto prediletto" del duca - col proposito di illustrare il gusto per un’architettura razionale e all’antica che emerge a corte alla presenza del maestro senese - e a Il cantiere del palazzo e l’ornato all’antica, un sorta di itinerario all’interno del palazzo, per andare alla scoperta del cantiere della “città in forma di palazzo”, segnata da uno stile architettonico e di ornato all’antica di stretto gusto albertiano. In realtà l’Alberti, attestato a Urbino nel 1464 solo di passaggio, può aver offerto solo idee e spunti per un impianto che fu elaborato invece da Luciano Laurana nel corso degli anni sessanta e settanta, e poi specificamente da Francesco di Giorgio, per quanto concerne la soluzione finale e l’assetto definitivo dell’architettura con le sue preziose decorazioni.
Vedi anche:
• FOTO - Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti
È prevista per giovedì 23 giugno, alle ore 17 l’inaugurazione della mostra Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti, curata da Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo, che propone ben 80 opere - tra pitture, sculture, disegni, medaglie, affreschi staccati e codici -, un terzo delle quali provenienti dall’estero.
Sarà un interessante viaggio attraverso un periodo cruciale sia per la storia di Urbino e della sua corte, sia per la storia dell’arte italiana, che a quegli anni deve molto.
«Il Duca Federico - dice Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche - seppe trasformare Urbino in una capitale del Rinascimento: alla sua corte si incontrarono artisti e letterati di estrazione e provenienza diversa le cui reciproche influenze generano un clima culturale che si ripercuoterà nei decenni a venire. Quell’ambiente, che vide incontrarsi pittori come Piero della Francesca, Giusto di Gand, Pedro Beruguete e Luca Signorelli, gli architetti Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante, fu l’humus dal quale fiorì la genialità di Raffaello e sul quale, Baldasar Castiglione, plasmò il Cortegiano».
La mostra sarà arricchita dal catalogo edito da Marsilio, che oltre alle foto e alle schede delle opere, recherà i testi dei tre curatori, del Direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo e altri saggi.
Il percorso espositivo La mostra - che resterà visibile fino al prossimo 9 ottobre 2022 - si svilupperà attraverso sette diverse sezioni.
La prima, dal titolo Ritorno di Federico da Montefeltro a Urbino. Piero e gli antefatti prospettici (1462-1476), avvia intorno alla metà dell’ottavo decennio del Quattrocento, dall’epoca in cui Francesco di Giorgio viene incaricato del ruolo di "architettore" del duca, assumendosi le funzioni anche di soprintendere ai lavori strutturali e decorativi per la fabbrica del palazzo, oltreché a quelli dei cantieri prevalentemente militari sparsi nel territorio feltresco. Sono gli anni durante i quali, anche per la presenza più costante di Federico da Montefeltro a palazzo, Urbino diviene sempre più un vero crocevia delle arti, con una vocazione di cosmopolitismo difficilmente rilevabile in altre corti italiane dell’epoca. Caratterizzano questa parte iniziale della mostra il busto di Battista Sforza, opera di Francesco Laurana proveniente dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze, accompagnato dalla Flagellazione appartenente al periodo in cui Piero operava per le corti adriatiche.
Nella seconda sezione, Francesco di Giorgio da Siena a Urbino, si entra nel cuore dell’argomento della mostra con la convocazione a Urbino del celebre artista e architetto senese Francesco di Giorgio, attestato con certezza presso la corte almeno dal 1477. La sezione contempla alcune opere, sia in ambito pittorico sia in quello scultoreo, che richiamano l’attività degli ultimi anni trascorsi a Siena, il gisant bronzeo per il monumento sepolcrale del grande umanista senese Mariano Sozzini, in origine nella Chiesa di San Domenico a Siena e oggi conservato al Bargello. La presenza della Madonna col Bambino e un angelo della Pinacoteca Nazionale di Siena evoca l’attività nella bottega di Francesco di Giorgio di un suo fedele collaboratore, finora non identificato anagraficamente, il così detto "Fiduciario di Francesco", che probabilmente seguì come un’ombra il maestro anche a Urbino.
La sezione dedicata a Francesco di Giorgio bronzista e plasticatore ha l’ambizione di raccogliere i bronzi realizzati da Francesco di Giorgio al tempo dell’attività feltresca, insieme con alcune significative opere di plasticatore, utili a palesare la grande dimestichezza del maestro senese con la scultura “per via di porre”. L’opera chiave è ovviamente la Deposizione della Chiesa del Carmine di Venezia, proveniente dall’oratorio della Croce di Urbino e sullo sfondo della quale Francesco di Giorgio ritrasse Federico da Montefeltro con il giovanissimo figlio Guidubaldo, verso il 1475. Vi sono poi le due versioni in stucco della Discordia - un rilievo in cui Francesco di Giorgio rivela la sua assoluta competenza prospettica e il profondo debito con la cultura donatelliana - e si completa con un grande gruppo fittile tridimensionale e policromo raffigurante il Compianto - e il relativo bozzetto -, che segna ormai il rientro a Siena del maestro verso la metà degli anni ottanta.
La quarta sezione, dal titolo Pittura di corte all’ombra di Piero della Francesca, offre alcune tra le opere più significative degli anni in cui il grande maestro è attivo presso la corte: la Madonna di Senigallia, che nei loro sfondi architettonici, così misurati e razionali, paiono ispirarsi agli stessi interni del palazzo urbinate. Accanto vedranno la loro presenza dipinti di un allievo diretto del grande borghigiano, come il giovane cortonese Luca Signorelli al quale si deve anche una tavola con il Ritratto di Guidubaldo da Montefeltro bambino di cinque anni circa, conservata oggi nella Collezione Thyssen di Madrid. Proseguendo con esempi di ritrattistica di corte, ci si augura di poter accostare il celebre Ritratto di Federico da Montefeltro con Guidubaldo bambino di Pedro Berruguete all’altro Ritratto di Guidubaldo da Montefeltro di circa dieci anni, conservato nella Galleria Colonna di Roma e eseguito da Bartolomeo della Gatta.
La sezione dal titolo Cultura prospettica e lume fiammingo mette in evidenza che in pittura l’ambiente urbinate di quegli anni si caratterizzò per straordinarie sperimentazioni, quale centro d’avanguardia in Italia. Il suo mirabile cosmopolitismo, di cui è testimonianza letteraria di prima mano la Cronaca rimata di Giovanni Santi, vede la presenza di supremi artisti italiani, come Piero della Francesca, e di maestri di cultura fiamminga, come Giusto di Gand, o il castigliano Pedro Berruguete, che nei suoi ritratti mostra una mirabile sintesi di soluzioni prospettiche assai complesse e di valori epidermici da grande pittore "ponentino"; una cultura che risaliva agli illustri fondatori della pittura nordica.
Infine la sesta e la settima sezione della mostra sono dedicate a Francesco di Giorgio '"architetto prediletto" del duca - col proposito di illustrare il gusto per un’architettura razionale e all’antica che emerge a corte alla presenza del maestro senese - e a Il cantiere del palazzo e l’ornato all’antica, un sorta di itinerario all’interno del palazzo, per andare alla scoperta del cantiere della “città in forma di palazzo”, segnata da uno stile architettonico e di ornato all’antica di stretto gusto albertiano. In realtà l’Alberti, attestato a Urbino nel 1464 solo di passaggio, può aver offerto solo idee e spunti per un impianto che fu elaborato invece da Luciano Laurana nel corso degli anni sessanta e settanta, e poi specificamente da Francesco di Giorgio, per quanto concerne la soluzione finale e l’assetto definitivo dell’architettura con le sue preziose decorazioni.
Vedi anche:
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