The Waiting
Dal 16 Luglio 2015 al 20 Settembre 2015
Trevi | Perugia
Luogo: TRA - Ca' dei Ricchi
Indirizzo: via Barberia 25
Orari: mar-sab 10-13 e 15.30-19.30
Curatori: Chiara Casarin
Enti promotori:
- TRA
- Fondazione Bevilacqua La Masa
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 419990
E-Mail info: segreteria@trevisoricercaarte.org
Sito ufficiale: http://www.trevisoricercaarte.org
Giovedì 16 luglio alle ore 19.00 TRA Treviso Ricerca Arte inaugura The waiting, mostra collettiva a cura di Chiara Casarin, che riunisce i sette giovani artisti Giuseppe Abate, Paola Angelini, Enzo Comin, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Arianna Piazza e Fabio Roncato in un dialogo sul tema dell'attesa.
L'idea del progetto nasce da un ciclo di incontri tenuti a Ca’ dei Ricchi nell’autunno del 2014. In quell'occasione infatti gli artisti selezionati dalla Casarin, tra i borsisti e gli assegnatari degli studi della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, hanno presentato al pubblico i loro progetti e le loro opere legati al tema dell'attesa e della paura. L’attesa, il tempo sospeso, il timore che qualcosa avvenga o non avvenga, traspare in alcuni capolavori del secolo scorso e funziona ancor oggi su di noi agendo come dispositivo passionale. Sono molti i tipi di attesa che possiamo vivere ma certamente uno di questi è caratterizzato dalla presenza della paura.
L’attesa è quello stato in cui ci si trova prima che qualcosa accada, che genera paura/ansia/apprensione o al contrario eccitazione/entusiasmo. L’uomo è attratto dalla paura tanto da volerla rappresentare con l’arte e da andare a cercarla nell’arte. La paura è un modo di vivere l’attesa ed è uno dei soggetti privilegiati in arte perché l’uomo ha sempre avuto bisogno di rappresentarla per dominarla. Ma l’attesa può essere produttiva, può essere la condizione per la generazione di un pensiero e della sua forma. Mentre si aspetta si pensa, si crea…L’attesa, non-azione che siamo sempre più restii a compiere, contrasta la frenesia, il disordine, il caos.
Questa mostra è un affondo, quasi un cuneo, su questo grande tema elaborato da sette tra i più meritevoli giovani artisti italiani.
Arianna Piazza ha unito in un unico oggetto due simboli/messaggi apparentemente in contrasto. Sarò Madre. Un brevissima e gioiosa frase che racconta dell’attesa per il lieto evento. Un’attesa dunque che pare serena in vista di una grande felicità. Ma qui la scritta è composta da bombe molotov, armi grezze, povere ma distruttive, capaci di vanificare ogni speranza, di polverizzare ogni sogno.
Paola Angelini, ha dipinto un Oracolo infondendo, nel soggetto e nel trattamento pittorico, tutta l’inquietudine dell’attesa. Qualcosa che non può più accadere diviene in un certo senso messaggio preveggente, strumento di sospensione che allude a quello che è stato e che non sarà. L’inquietudine presente nel protagonista e indotta nell’ossevatore, strettamente connessa al timore dell’attesa, è il vero soggetto di questo dipinto.
Enzo Comin narra con la fotografia l’attesa dei suoi soggetti. Nelle singole foto i personaggi sono costruiti in sovrapposizione ad altre immagini che raccontano il loro passato. Qui l’osservatore non aspetta un cambiamento ma percepisce la lunghezza del tempo trascorso nella sequenza dei ricordi e evoca il loro timore di perderli. Una composizione fatta per accumulazione di fotografie che acquisiscono senso una volta ricomposte e il tempo passato in una unica immagine che restituisce vite intere.
Fabio Roncato ha realizzato una installazione totemica riferendosi al reperto archeologico conosciuto come la Pila di Baghdad. Questa recupera l’idea di utilizzare un processo naturale come strumento di suggestione di massa. Agli astanti è proposto di condividere tale esperienza. Il potere suggestivo del processo si espande al suo intorno indipendentemente, tendendo alla formazione di un sistema instabile e oscillando fra una dimensione di pericolo, timore e sicurezza.
Elena Mazzi ha elaborato questo tema con audio e frammenti murari ritrovati dopo il tristemente celebre terremoto de L’Aquila. Tra il 2009 e il 2011 i suoi interventi artistici hanno avuto carattere tematico assolutamente pertinente al tema della paura che nasce nell’attesa, come quando si sta sospesi tra una scossa e la successiva. I resti di quanto accaduto sono i Prelievi H3/X/Y, lavoro che parla dei crolli avvenuti nelle periferie della città, le più recenti e le più deboli al contempo. Giuseppe Abate ha dipinto, dandone evidenza artistica, le passioni più buie dell’animo umano. Le divinità, i mostri e gli esseri meta-naturali da sempre fanno parte dell’ immaginario comune.
Uno dei motivi più plausibili che possa spiegare questa attitudine è la paura del nulla. Quando la paura ha una forma, spesso antropomorfa, è più controllabile e in qualche modo può essere combattuta. Il niente non è qualcosa che il nostro immaginario può concepire, ne tanto meno sopportare. Proprio per questo motivo crea uno stato mentale e subito fisico di impotenza e terrore, il tempo tra noi e il niente diventa infinito.
Corinne Mazzoli ha condotto una ricerca intitolata Baton Sinister: or How Subcultures could forge Transversal Heroes, un elogio alla sottocultura del Barebacking che condanna il sesso sicuro e rivendica i rapporti non protetti esaltandone i rappresentanti come eroi. Una riflessione sulla paura che scaturisce quando si incontrano queste tipologie di individui pronti a rischiare la propria vita per un ideale, senza limiti e senza paura. La figura dell'eroe fa paura; egli combatte per la sopravvivenza delle proprie gesta, sempre pronto a intensificare il rischio come condizione permanente della propria esistenza.
L'idea del progetto nasce da un ciclo di incontri tenuti a Ca’ dei Ricchi nell’autunno del 2014. In quell'occasione infatti gli artisti selezionati dalla Casarin, tra i borsisti e gli assegnatari degli studi della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, hanno presentato al pubblico i loro progetti e le loro opere legati al tema dell'attesa e della paura. L’attesa, il tempo sospeso, il timore che qualcosa avvenga o non avvenga, traspare in alcuni capolavori del secolo scorso e funziona ancor oggi su di noi agendo come dispositivo passionale. Sono molti i tipi di attesa che possiamo vivere ma certamente uno di questi è caratterizzato dalla presenza della paura.
L’attesa è quello stato in cui ci si trova prima che qualcosa accada, che genera paura/ansia/apprensione o al contrario eccitazione/entusiasmo. L’uomo è attratto dalla paura tanto da volerla rappresentare con l’arte e da andare a cercarla nell’arte. La paura è un modo di vivere l’attesa ed è uno dei soggetti privilegiati in arte perché l’uomo ha sempre avuto bisogno di rappresentarla per dominarla. Ma l’attesa può essere produttiva, può essere la condizione per la generazione di un pensiero e della sua forma. Mentre si aspetta si pensa, si crea…L’attesa, non-azione che siamo sempre più restii a compiere, contrasta la frenesia, il disordine, il caos.
Questa mostra è un affondo, quasi un cuneo, su questo grande tema elaborato da sette tra i più meritevoli giovani artisti italiani.
Arianna Piazza ha unito in un unico oggetto due simboli/messaggi apparentemente in contrasto. Sarò Madre. Un brevissima e gioiosa frase che racconta dell’attesa per il lieto evento. Un’attesa dunque che pare serena in vista di una grande felicità. Ma qui la scritta è composta da bombe molotov, armi grezze, povere ma distruttive, capaci di vanificare ogni speranza, di polverizzare ogni sogno.
Paola Angelini, ha dipinto un Oracolo infondendo, nel soggetto e nel trattamento pittorico, tutta l’inquietudine dell’attesa. Qualcosa che non può più accadere diviene in un certo senso messaggio preveggente, strumento di sospensione che allude a quello che è stato e che non sarà. L’inquietudine presente nel protagonista e indotta nell’ossevatore, strettamente connessa al timore dell’attesa, è il vero soggetto di questo dipinto.
Enzo Comin narra con la fotografia l’attesa dei suoi soggetti. Nelle singole foto i personaggi sono costruiti in sovrapposizione ad altre immagini che raccontano il loro passato. Qui l’osservatore non aspetta un cambiamento ma percepisce la lunghezza del tempo trascorso nella sequenza dei ricordi e evoca il loro timore di perderli. Una composizione fatta per accumulazione di fotografie che acquisiscono senso una volta ricomposte e il tempo passato in una unica immagine che restituisce vite intere.
Fabio Roncato ha realizzato una installazione totemica riferendosi al reperto archeologico conosciuto come la Pila di Baghdad. Questa recupera l’idea di utilizzare un processo naturale come strumento di suggestione di massa. Agli astanti è proposto di condividere tale esperienza. Il potere suggestivo del processo si espande al suo intorno indipendentemente, tendendo alla formazione di un sistema instabile e oscillando fra una dimensione di pericolo, timore e sicurezza.
Elena Mazzi ha elaborato questo tema con audio e frammenti murari ritrovati dopo il tristemente celebre terremoto de L’Aquila. Tra il 2009 e il 2011 i suoi interventi artistici hanno avuto carattere tematico assolutamente pertinente al tema della paura che nasce nell’attesa, come quando si sta sospesi tra una scossa e la successiva. I resti di quanto accaduto sono i Prelievi H3/X/Y, lavoro che parla dei crolli avvenuti nelle periferie della città, le più recenti e le più deboli al contempo. Giuseppe Abate ha dipinto, dandone evidenza artistica, le passioni più buie dell’animo umano. Le divinità, i mostri e gli esseri meta-naturali da sempre fanno parte dell’ immaginario comune.
Uno dei motivi più plausibili che possa spiegare questa attitudine è la paura del nulla. Quando la paura ha una forma, spesso antropomorfa, è più controllabile e in qualche modo può essere combattuta. Il niente non è qualcosa che il nostro immaginario può concepire, ne tanto meno sopportare. Proprio per questo motivo crea uno stato mentale e subito fisico di impotenza e terrore, il tempo tra noi e il niente diventa infinito.
Corinne Mazzoli ha condotto una ricerca intitolata Baton Sinister: or How Subcultures could forge Transversal Heroes, un elogio alla sottocultura del Barebacking che condanna il sesso sicuro e rivendica i rapporti non protetti esaltandone i rappresentanti come eroi. Una riflessione sulla paura che scaturisce quando si incontrano queste tipologie di individui pronti a rischiare la propria vita per un ideale, senza limiti e senza paura. La figura dell'eroe fa paura; egli combatte per la sopravvivenza delle proprie gesta, sempre pronto a intensificare il rischio come condizione permanente della propria esistenza.
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