L’ora di Mosca - Esperienza #01
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Manuela Toselli, In attesa che qualcosa cambi #27-#28-#29, 2019, 3pcs (25x25 cm.)
Dal 09 Ottobre 2021 al 06 Novembre 2021
Umbertide | Perugia
Luogo: Centro d’arte Contemporanea La Rocca di Umbertide
Indirizzo: Via Guidalotti 14
Orari: da martedì a domenica 10.30/12.30 – 16.30/18.30; lunedì chiuso
Telefono per informazioni: +39 075 9413691
E-Mail info: info@loradimosca.it
Sito ufficiale: http://www.loradimosca.it
Negli spazi della Rocca di Umbertide (PG), a partire da sabato 9 ottobre, il gruppo artistico L’ora di Mosca presenterà la mostra Esperienza #01, che avrebbe dovuto tenersi nella primavera del 2021 ma, a causa della pandemia, viene proposta a ottobre e viene così ad essere, nonostante il titolo, la seconda organizzata dal gruppo, dopo quella allestita con successo al Castello dei Paleologi di Casale Monferrato, inaugurata a luglio 2021.
Il gruppo – che è nato nel giugno del 2020 come formazione indipendente e autogestita, mossa dall’esigenza di riaffermare la propria esistenza creativa di fronte alla contrazione delle attività culturali imposta dal Covid 19 – si compone in questo secondo appuntamento di dieci artisti, diversi per linguaggio, provenienza ed età (Aqua Aura, Giuliano Caporali, Loretta Cappanera, Elisa Cella, Andrea Cereda, Angelica Consoli, Nadia Galbiati, Marco Grimaldi, Matteo Suffritti, Manuela Toselli), che, proprio nella coesistenza e nel dialogo di personalità diverse, trovano l’elemento unificante. A questo allude il nome
L’ora di Mosca, che prende spunto da una citazione di Wassily Kandinsky, tratta dal libro autobiografico Sguardi sul passato (1913), in cui l’artista russo rievoca la forte emozione suscitata in lui dalla molteplicità dei colori che la luce, la luce intensa e dorata di un tramonto invernale, genera riflettendosi sulle fantasmagoriche architetture del Cremlino; una molteplicità che, come in una grande orchestra composta di strumenti diversi, genera una “sinfonia”.
La seconda mostra del gruppo, dal titolo Esperienza#01, prende le mosse proprio dalla presa d’atto e dalla riflessione di natura teorica su questa diversità, che appare cifra dell’orizzonte artistico contemporaneo, non più dominato da un movimento o da una tendenza prevalente, come in passato, e invece polverizzato in tante individualità che procedono in modo autonomo.
Il concept della mostra, quindi, tenendo conto anche della configurazione della Rocca – che si sviluppa da un piano seminterrato fino alla terrazza sommitale, attraverso una intricata articolazione di ambienti – è l’idea di “organismo”, di un “corpo” pulsante e multiforme in cui ognuno degli artisti rappresenta un diverso organo, una diversa attitudine o funzione. Dentro questo “corpo”, il visitatore sarà invitato a compiere una sorta di viaggio, suddiviso nei piani e scandito in una sequenza di tappe cui corrispondo i lavori dei vari artisti: dalle profondità della Materia, delle Viscere, dell’Alterità, (Aqua Aura, Cereda, Consoli),all’Epidermide, allo Sguardo, all’Azione, alla Griglia (Aqua Aura, Grimaldi, Galbiati, Caporali, Toselli), per innalzarsi infine alla Luce, alla Forma, ai Sospiri e alle Finestre (Cappanera, Cella, Suffritti, Toselli, Grimaldi, Galbiati), attraverso una trasmutazione che ha qualcosa del processo alchemico, del passaggio dalla materia all’idea, così come della polarità tra l’elemento apollineo – la limpidezza della ragione – e il dionisiaco – la pulsione delle viscere.
In questo saliscendi, in questo gioco di interconnessioni anche distoniche, nella complessità concettuale dell’intero disegno espositivo – in base al quale gli stessi artisti ricorrono in luoghi diversi, evidenziando così la complessità del lavoro creativo, non riducibile a una sola chiave interpretativa – sarà possibile cogliere ciò che infine unisce L’ora di Mosca: ritrovarsi su di un terreno comune, in cui le ragioni formali, le varietà poetiche e la variabilità dei linguaggi, lasciano il posto alla pura esigenza di esistere; una sorta di strato arcaico, primordiale, mitopoietico della creatività, oltre il quale non è più possibile spingersi, una “necessità” espressiva. Da questo momento in avanti ognuno dei componenti del gruppo diventa la porzione di un organismo più vasto, in continuo movimento, un corpo dagli innumerevoli volti in cui la solitudine stessa delle opere genera la Sinfonia di Mosca.
Il gruppo – che è nato nel giugno del 2020 come formazione indipendente e autogestita, mossa dall’esigenza di riaffermare la propria esistenza creativa di fronte alla contrazione delle attività culturali imposta dal Covid 19 – si compone in questo secondo appuntamento di dieci artisti, diversi per linguaggio, provenienza ed età (Aqua Aura, Giuliano Caporali, Loretta Cappanera, Elisa Cella, Andrea Cereda, Angelica Consoli, Nadia Galbiati, Marco Grimaldi, Matteo Suffritti, Manuela Toselli), che, proprio nella coesistenza e nel dialogo di personalità diverse, trovano l’elemento unificante. A questo allude il nome
L’ora di Mosca, che prende spunto da una citazione di Wassily Kandinsky, tratta dal libro autobiografico Sguardi sul passato (1913), in cui l’artista russo rievoca la forte emozione suscitata in lui dalla molteplicità dei colori che la luce, la luce intensa e dorata di un tramonto invernale, genera riflettendosi sulle fantasmagoriche architetture del Cremlino; una molteplicità che, come in una grande orchestra composta di strumenti diversi, genera una “sinfonia”.
La seconda mostra del gruppo, dal titolo Esperienza#01, prende le mosse proprio dalla presa d’atto e dalla riflessione di natura teorica su questa diversità, che appare cifra dell’orizzonte artistico contemporaneo, non più dominato da un movimento o da una tendenza prevalente, come in passato, e invece polverizzato in tante individualità che procedono in modo autonomo.
Il concept della mostra, quindi, tenendo conto anche della configurazione della Rocca – che si sviluppa da un piano seminterrato fino alla terrazza sommitale, attraverso una intricata articolazione di ambienti – è l’idea di “organismo”, di un “corpo” pulsante e multiforme in cui ognuno degli artisti rappresenta un diverso organo, una diversa attitudine o funzione. Dentro questo “corpo”, il visitatore sarà invitato a compiere una sorta di viaggio, suddiviso nei piani e scandito in una sequenza di tappe cui corrispondo i lavori dei vari artisti: dalle profondità della Materia, delle Viscere, dell’Alterità, (Aqua Aura, Cereda, Consoli),all’Epidermide, allo Sguardo, all’Azione, alla Griglia (Aqua Aura, Grimaldi, Galbiati, Caporali, Toselli), per innalzarsi infine alla Luce, alla Forma, ai Sospiri e alle Finestre (Cappanera, Cella, Suffritti, Toselli, Grimaldi, Galbiati), attraverso una trasmutazione che ha qualcosa del processo alchemico, del passaggio dalla materia all’idea, così come della polarità tra l’elemento apollineo – la limpidezza della ragione – e il dionisiaco – la pulsione delle viscere.
In questo saliscendi, in questo gioco di interconnessioni anche distoniche, nella complessità concettuale dell’intero disegno espositivo – in base al quale gli stessi artisti ricorrono in luoghi diversi, evidenziando così la complessità del lavoro creativo, non riducibile a una sola chiave interpretativa – sarà possibile cogliere ciò che infine unisce L’ora di Mosca: ritrovarsi su di un terreno comune, in cui le ragioni formali, le varietà poetiche e la variabilità dei linguaggi, lasciano il posto alla pura esigenza di esistere; una sorta di strato arcaico, primordiale, mitopoietico della creatività, oltre il quale non è più possibile spingersi, una “necessità” espressiva. Da questo momento in avanti ognuno dei componenti del gruppo diventa la porzione di un organismo più vasto, in continuo movimento, un corpo dagli innumerevoli volti in cui la solitudine stessa delle opere genera la Sinfonia di Mosca.
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