Antonio Marras+Danilo Bucchi. Insieme Siamo Altro
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Antonio Marras+Danilo Bucchi. Insieme Siamo Altro, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto
Dal 29 Giugno 2013 al 29 Settembre 2013
Spoleto | Perugia
Luogo: Palazzo Collicola Arti Visive
Indirizzo: piazza Collicola 1
Orari: 10.30-13/ 15.30-19; chiuso martedì
Curatori: Gianluca Marziani
Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 3/ € 1.50, omaggio fino a 6 anni
Telefono per informazioni: +39 0743 46434/ 02 89096012
Sito ufficiale: http://www.palazzocollicola.it
ll disegno come origine della visione figurativa. Il corpo come geografia organica in continua trasformazione.
Antonio Marras + Danilo Bucchi: due attitudini, due modi complementari di affrontare l'elaborazione della forma e la soglia immaginifica della visionarietà. Un eclettico designer che dalla moda sconfina in altri territori e un artista italiano in grande ascesa s’incontrano nelle sale del Piano Nobile di Palazzo Collicola. Da una parte Marras: sua la maestria artigianale, il senso dei materiali grezzi, l’energia antropologica delle visioni ancestrali, la qualità poetica dei progetti installativi. Dall’altra Danilo Bucchi: suo il tratto nero tra istinto e metodo, la pulsione narrativa della figurazione, i corpi ibridi tra sogno e disciplina, la sintesi del disegno infantile che si trasforma in diario visivo. Due approcci alla costruzione, due modi elaborativi che si somigliano e integrano per modi e strutture. Il disegno, codice primario per Bucchi, è la materia viva di Marras, la sorgente creativa, la sua memoria fedele. Non a caso riempie i propri taccuini con appunti figurativi che includono memoria e intuito, introspezione e immaginario, sorta di viaggio da fermo verso un abito con i canoni della scultura. Vestire i corpi, attitudine naturale di Marras, è invece la tensione implicita di Bucchi, una sottile sartorialità pittorica che cerca sulle superfici il codice distintivo, l’alchimia emotiva, la chiave psicanalitica dietro il singolo dettaglio.
Una mostra che è un dialogo identitario, una riflessione sui canoni del disegno, sui rapporti tra immagine e materiali, sui passaggi dentro il processo ideativo. Suture, strati, implosioni, assorbimenti, coperture, sovrapposizioni: le opere a quattro mani mescolano idee complementari del corpo, come se ogni silhouette fosse una geografia di guerre interiori, una mappa inquieta, una zona ad alta intensità sentimentale. Vediamo nature grezze e colore, frammenti decisi e gesti catartici, vortici impazziti, colature e chiazze, distonie e prospettive oniriche… vediamo fogli di vario formato che si adagiano su mobili, altri lavori che sembrano volare, opere minime, carte pregiate ma anche semplici brandelli di quaderno… vediamo una scultura che ci riporta al pathos espressivo di Bucchi, ai suoi personaggi amabilmente empatici… vediamo assemblaggi sorprendenti, apparizioni sceniche, vuoti che si riempiono senza enfasi…
I due protagonisti hanno affrontato la dimensione installativa del Piano Nobile, confrontandosi con le sale, gli arredi, le quadrerie, le luci naturali, i soffitti… un progetto di silenziose eleganze che si dispone in modo mimetico, plasmandosi sui volumi di un habitat antico, dove i materiali partecipano al rito di una speciale “vestizione” del mondo interiore.
Antonio Marras + Danilo Bucchi: due attitudini, due modi complementari di affrontare l'elaborazione della forma e la soglia immaginifica della visionarietà. Un eclettico designer che dalla moda sconfina in altri territori e un artista italiano in grande ascesa s’incontrano nelle sale del Piano Nobile di Palazzo Collicola. Da una parte Marras: sua la maestria artigianale, il senso dei materiali grezzi, l’energia antropologica delle visioni ancestrali, la qualità poetica dei progetti installativi. Dall’altra Danilo Bucchi: suo il tratto nero tra istinto e metodo, la pulsione narrativa della figurazione, i corpi ibridi tra sogno e disciplina, la sintesi del disegno infantile che si trasforma in diario visivo. Due approcci alla costruzione, due modi elaborativi che si somigliano e integrano per modi e strutture. Il disegno, codice primario per Bucchi, è la materia viva di Marras, la sorgente creativa, la sua memoria fedele. Non a caso riempie i propri taccuini con appunti figurativi che includono memoria e intuito, introspezione e immaginario, sorta di viaggio da fermo verso un abito con i canoni della scultura. Vestire i corpi, attitudine naturale di Marras, è invece la tensione implicita di Bucchi, una sottile sartorialità pittorica che cerca sulle superfici il codice distintivo, l’alchimia emotiva, la chiave psicanalitica dietro il singolo dettaglio.
Una mostra che è un dialogo identitario, una riflessione sui canoni del disegno, sui rapporti tra immagine e materiali, sui passaggi dentro il processo ideativo. Suture, strati, implosioni, assorbimenti, coperture, sovrapposizioni: le opere a quattro mani mescolano idee complementari del corpo, come se ogni silhouette fosse una geografia di guerre interiori, una mappa inquieta, una zona ad alta intensità sentimentale. Vediamo nature grezze e colore, frammenti decisi e gesti catartici, vortici impazziti, colature e chiazze, distonie e prospettive oniriche… vediamo fogli di vario formato che si adagiano su mobili, altri lavori che sembrano volare, opere minime, carte pregiate ma anche semplici brandelli di quaderno… vediamo una scultura che ci riporta al pathos espressivo di Bucchi, ai suoi personaggi amabilmente empatici… vediamo assemblaggi sorprendenti, apparizioni sceniche, vuoti che si riempiono senza enfasi…
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