I colori del tempo

I colori del tempo, Castello Visconteo, Pavia

 

Dal 10 Dicembre 2012 al 31 Gennaio 2013

Pavia

Luogo: Castello Visconteo

Indirizzo: viale XI Febbraio 35

Orari: da martedì a venerdì 9-13.30; sabato e domenica 9-13.30 / 15-17.30

Telefono per informazioni: +39 0382 33853/ 304816

E-Mail info: info@colorideltempo.it

Sito ufficiale: http://www.colorideltempo.it


La presente mostra si rivolge principalmente ad un pubblico eterogeneo, desideroso di approfondire, tramite un nuovo concetto di diffusione culturale-didattica, in chiave tradizionale e web-performativa, la storia dell’arte moderna e contemporanea ed il relativo rapporto fra arte e società, particolarmente importante per la crescita personale e sociale dell’individuo; ciò a riprova del fatto che oltre il 70% del patrimonio culturale mondiale è afferibile all’Italia e che anche il suddetto incipit genetico novecentista e contemporaneo necessita, direi obbligatoriamente, di un’adeguata veicolazione e conseguente presa di coscienza nazionale. Lo scopo è, in sintesi, quello di fornire un contributo alla futura società della conoscenza, attraverso la valorizzazione di quell’inestimabile patrimonio conoscitivo e valoriale correlato al nostro Paese, giungendo così a creare un capitale sociale condiviso da tutti, in quanto la cultura è patrimonio di tutti e da tutti deve essere amata e rispettata. 

Il dispositivo artistico-didattico utilizzato per agevolare la comprensione del percorso espositivo è, come vedremo in seguito, il “Diagramma di Barr” che riconduce i vari movimenti/correnti dei primi 35 anni del Novecento (le cosiddette avanguardie storiche) in una sorta di mappa topografica dell’arte improntata secondo due linee tendenziali: la “Non Geometrical Abstract Art” (o Arte Astratta Non Geometrica) e la “Geometrical Abstract Art” (o Arte Astratta Geometrica). Il suddetto metodo di interpretazione artistica novecentista è stato poi ulteriormente perfezionato ed integrato, nel corso degli anni, dal Sottoscritto inserendo i movimenti assenti nello schema originario di Barr (quali, ad esempio, la Metafisica, l’Astrattismo ed il Concretismo) ed andando quindi ad estendere lo stesso dal 1935 ai giorni nostri addivenendo così all’ormai consolidato schema denominato “Diagramma di Barr-Allegrini”. 

Altro elemento rappresentativo della presente mostra consiste in un sensibile contenimento dei costi d’impresa, derivato principalmente da un’oculatissima attenzione ed ottimizzazione delle singole voci di spesa e dalla piena condivisione e partecipazione di questo modo di fare arte da parte di numerosi soggetti privati (organizzazioni ONLUS filantropiche e culturali, istituti di credito, aziende del Nord Italia: dalla Lombardia al Veneto, dalla Liguria all’Emilia) i quali hanno fornito un proprio contributo finanziario e/o materiale, contenuto in termini di valori assoluti, così come richiesto dagli stessi organizzatori che hanno volutamente tenuto conto del periodo di austerità economica in cui versa il Paese, ma che hanno consentito, stante l’elevata adesione e partecipazione numerica, di traguardare l’obiettivo prefissato. 

A tal proposito desidero rappresentare che il leit-motif che mi ha indotto ad accogliere l’incarico di curatore è stato originato dalla ormai maturata consapevolezza, derivata da anni vissuti all’interno del mondo dell’arte e della cultura, che unicamente un chiaro, stimolante e partecipato trasferimento di dettami culturali, consente di inoculare quei germi d’interesse nella mente delle persone, e soprattutto delle giovani generazioni, inducendo così, di riflesso, preziosi effetti di conoscenza e consapevolezza storico-culturale, indispensabili per il bene futuro del nostro Paese. Il tutto con un obiettivo, non pretenzioso, di spiegare la storia dell’arte in chiave meramente didattica, perdendosi in sterili quanto inutili tecnicismi, bensì di mostrare e stimolare i visitatori della mostra a pensare con occhi nuovi. 

La valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale, scientifico e tecnologico è ormai un tema di assoluta attualità, che non può prescindere dalla “necessità di investire, con attenta ed oculata consapevolezza, nella cultura, nella formazione e nella ricerca, nella scuola e nell’università ed in tutte quelle infrastrutture immateriali, quali arte, cinema, musica e teatro, che possono trasformarsi in importanti opportunità occupazionali e divenire al contempo motore di crescita nazionale. 

L’ambiziosa sfida futura, di carattere globale, che dovrà accettare l’Italia non si giocherà certo sulla competizione al ribasso, in termini di costo del lavoro o di articoli merceologici di massa a basso valore aggiunto, sfida che risulterebbe già persa in partenza tenuto conto della sleale competizione di cui attualmente è saturo il globo. Risulta invece assolutamente essenziale concentrarsi sulla valorizzazione e veicolazione delle nostre eccellenze intellettuali (in primis le arti visive), ambientali e culturali, agroalimentari ed artigianali, scientifiche e tecnologiche, le quali devono essere adeguatamente pubblicizzate, a livello internazionale, con conseguente irrinunciabile potenziamento dei servizi ad essi correlati in modo da trasformarsi concretamente in motore di crescita, in cima di traino e rilancio per l’intero comparto economico nazionale. 

E’ infatti necessario addivenire ad una visione unica della cultura in cui arte e scienza abbiano pari dignità, in quanto linguaggi differenti ma con al centro sempre l’uomo. Conoscenza e partecipazione devono essere considerate strumenti democratici indispensabili per il rafforzamento della coesione sociale, per lo sviluppo, per l’innovazione e per la competizione del paese a livello internazionale. 

Volendo effettuare un parallelismo con la storia dell’arte del primo Novecento, di cui il Futurismo e la Metafisica rappresentano i due grandi apporti italiani, a livello mondiale, possiamo asserire che è ormai alle porte una nuova fase storica, una fase di veicolazione di uno spirito rinnovatore pari a quello a suo tempo professato dalle avanguardie del primo quarto del XX secolo, perché il Futurismo e la Metafisica, al pari di quanto echeggiato culturalmente da Marinetti, Carrà, e Boccioni, da De Chirico, de Pisis e Savinio, devono essere intesi alla stregua di una nuova dimensione mentale, un rinnovato approdo sociale, etico e culturale, un modo propositivo di porsi nei confronti del prossimo e del mondo, una coerente e consapevole visione di libertà, di progresso e di senso del dovere. 

Come del resto asseriva Eugene Delacroix, pittore francese tra i maggiori esponenti del Romanticismo: “la prima virtù di un dipinto è di essere una festa per gli occhi” ed aggiungerei “un medicamento per lo spirito ed un vettore di conoscenza per la mente”. 

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