Roberto Capucci. Seriche armature
Dal 21 Dicembre 2022 al 16 Aprile 2023
Fontanellato | Parma
Luogo: Labirinto della Masone
Indirizzo: Str. Masone 121
Orari: A partire da lunedì 9 gennaio e fino a venerdì 10 febbraio il Labirinto della Masone resterà chiuso al pubblico. Il complesso riaprirà sabato 11 febbraio
Curatori: Fondazione Roberto Capucci, Fondazione Franco Maria Ricci, Con la collaborazione di Sylvia Ferino
La mostra ROBERTO CAPUCCI. Seriche armature, inaugurata al Labirinto della Masone lo scorso ottobre e dedicata al grande maestro della moda italiana, verrà prorogata al 16 aprile 2023, dato il grande successo con oltre 20.000 visitatori all’attivo.
Trent’anni fa, nel 1993, la casa editrice di Franco Maria Ricci dedicò a Capucci un libro della collana Luxe, calme et volupté, serie di volumi che esploravano il mondo della moda attraverso le opere degli stilisti più affascinanti del ventesimo secolo. Questa ricorrenza è stata la suggestione per organizzare una nuova e mostra al Labirinto che vanta la curatela della Fondazione Roberto Capucci e della Fondazione Franco Maria Ricci, con la collaborazione di Sylvia Ferino.
Roberto Capucci è un genio senza paragoni della moda e dello stile italiano, ammirato in tutto il mondo. La mostra del Labirinto ne vuole celebrare la carriera sotto diversi aspetti, affiancando le sue creazioni, vere e proprie sculture, alle opere d’arte della collezione, creando così nuovi dialoghi e suggestioni dall’effetto incredibile.
Storici della moda e creativi di oggi sono d’accordo nell’affermare quanto per Capucci il termine “stilista” diventi quasi riduttivo, essendo un vero artista a tutto tondo, impossibile da inquadrare in una singola categoria. Nato a Roma nel 1930, apre il suo primo atelier nel 1950 in Via Sistina e fin da giovanissimo viene conosciuto anche all’estero, accolto con entusiasmo (soprattutto dalla critica francese) e considerato un protagonista assoluto della storia della moda italiana.
Durante la sua carriera la notorietà è stata tale da permettergli di vestire icone femminili come Marylin Monroe, Catherine Spaak, Virna Lisi, Elsa Martinelli, Irene Brin, Rita Levi Montalcini - che ritirerà il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 con un suo abito-, e Silvana Mangano, per la quale Capucci, voluto fortemente da Pierpaolo Pasolini, disegnò i costumi del film “Teorema”.
Gli abiti di Roberto Capucci sono immediatamente riconoscibili: strutture architettoniche dove l’eleganza e il colore sono protagonisti di creazioni che sembrano essere scolpite nella materia e che sono sopravvissute nel tempo senza mai perdere la loro forza espressiva.
“Roberto Capucci è un trasformista, è un Houdini, è un mago, un inventore, ma soprattutto un giardiniere, il principe della natura. – così ne parla lo stilista Antonio Marras - Lui non disegna abiti, li plasma, come se fossero preziosa porcellana. Roberto Capucci è un matematico e un botanico, è ingegnere aereospaziale e il piccolo principe di Saint- Exupéry che chiede di disegnare una pecora per mangiare il baobab. Roberto Capucci esplora e narra di un mondo di abiti animati. Un mondo fatto di miti divenuti materia vivente, un universo in continua trasformazione, come una natura viva e mutante.”
La natura è la principale fonte di suggestione del suo lavoro, ispirato dalle descrizioni de “Le Metamorfosi” di Ovidio, dove Dafne e altri personaggi vengono trasformati in alberi o animali: negli abiti di Capucci si possono ritrovare questi miti, la materia tessile li interpreta in vere e proprie sculture dominate dalla stoffa e dai colori per creare delle “seriche armature” che sembrano prescindere dalla forma del corpo. In particolare, gli abiti da sera sono creazioni senza età e dove lui stesso impone al tempo il suo marchio inconfondibile, in un continuo lavoro di ricerca formale e cromatica che non esita a ricorrere ai materiali più diversi, dalle sete più esclusive ai prodotti naturali più semplici quali rafia o paglia, per cercare continuamente nuove possibilità espressive del Bello.
Nascono così le memorabili creazioni degli anni ’80, come Farfalle e Cerchi, che ricordano forme del mondo animale, o Variazioni nel Verde e Colore, in cui il colore si impone come protagonista in innovative e audaci combinazioni cromatiche.
Per comprendere ancora meglio il processo creativo alla base del lavoro di Capucci è imprescindibile studiare gli schizzi preparatori, alcuni dei quali sono presenti in mostra, utili a far conoscere il processo alla base di questi splendidi abiti, ma anche per ammirare l’inesauribile fantasia dell’artista.
Così Sylvia Ferino sintetizza la complessità del Maestro: “Chi indossa una creazione di Capucci diventa immediatamente protagonista di una scena di cui è egli stesso regista: una scena che rassomiglia ai cortei trionfali e alle feste allestite nel Rinascimento e nell’età barocca in onore di principi famosi. Capucci è più che un creatore di moda: è regista, architetto e fors’anche drammaturgo, poiché i suoi abiti dettano in certo qual modo il cerimoniale e l’etichetta di corte, dando perciò forma all’avvenimento, così come fissano i diversi caratteri e i ruoli delle donne che li portano.”
In occasione della mostra è stato pubblicato un nuovo volume per le edizioni FMR dedicato al grande artista e stilista.
Trent’anni fa, nel 1993, la casa editrice di Franco Maria Ricci dedicò a Capucci un libro della collana Luxe, calme et volupté, serie di volumi che esploravano il mondo della moda attraverso le opere degli stilisti più affascinanti del ventesimo secolo. Questa ricorrenza è stata la suggestione per organizzare una nuova e mostra al Labirinto che vanta la curatela della Fondazione Roberto Capucci e della Fondazione Franco Maria Ricci, con la collaborazione di Sylvia Ferino.
Roberto Capucci è un genio senza paragoni della moda e dello stile italiano, ammirato in tutto il mondo. La mostra del Labirinto ne vuole celebrare la carriera sotto diversi aspetti, affiancando le sue creazioni, vere e proprie sculture, alle opere d’arte della collezione, creando così nuovi dialoghi e suggestioni dall’effetto incredibile.
Storici della moda e creativi di oggi sono d’accordo nell’affermare quanto per Capucci il termine “stilista” diventi quasi riduttivo, essendo un vero artista a tutto tondo, impossibile da inquadrare in una singola categoria. Nato a Roma nel 1930, apre il suo primo atelier nel 1950 in Via Sistina e fin da giovanissimo viene conosciuto anche all’estero, accolto con entusiasmo (soprattutto dalla critica francese) e considerato un protagonista assoluto della storia della moda italiana.
Durante la sua carriera la notorietà è stata tale da permettergli di vestire icone femminili come Marylin Monroe, Catherine Spaak, Virna Lisi, Elsa Martinelli, Irene Brin, Rita Levi Montalcini - che ritirerà il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 con un suo abito-, e Silvana Mangano, per la quale Capucci, voluto fortemente da Pierpaolo Pasolini, disegnò i costumi del film “Teorema”.
Gli abiti di Roberto Capucci sono immediatamente riconoscibili: strutture architettoniche dove l’eleganza e il colore sono protagonisti di creazioni che sembrano essere scolpite nella materia e che sono sopravvissute nel tempo senza mai perdere la loro forza espressiva.
“Roberto Capucci è un trasformista, è un Houdini, è un mago, un inventore, ma soprattutto un giardiniere, il principe della natura. – così ne parla lo stilista Antonio Marras - Lui non disegna abiti, li plasma, come se fossero preziosa porcellana. Roberto Capucci è un matematico e un botanico, è ingegnere aereospaziale e il piccolo principe di Saint- Exupéry che chiede di disegnare una pecora per mangiare il baobab. Roberto Capucci esplora e narra di un mondo di abiti animati. Un mondo fatto di miti divenuti materia vivente, un universo in continua trasformazione, come una natura viva e mutante.”
La natura è la principale fonte di suggestione del suo lavoro, ispirato dalle descrizioni de “Le Metamorfosi” di Ovidio, dove Dafne e altri personaggi vengono trasformati in alberi o animali: negli abiti di Capucci si possono ritrovare questi miti, la materia tessile li interpreta in vere e proprie sculture dominate dalla stoffa e dai colori per creare delle “seriche armature” che sembrano prescindere dalla forma del corpo. In particolare, gli abiti da sera sono creazioni senza età e dove lui stesso impone al tempo il suo marchio inconfondibile, in un continuo lavoro di ricerca formale e cromatica che non esita a ricorrere ai materiali più diversi, dalle sete più esclusive ai prodotti naturali più semplici quali rafia o paglia, per cercare continuamente nuove possibilità espressive del Bello.
Nascono così le memorabili creazioni degli anni ’80, come Farfalle e Cerchi, che ricordano forme del mondo animale, o Variazioni nel Verde e Colore, in cui il colore si impone come protagonista in innovative e audaci combinazioni cromatiche.
Per comprendere ancora meglio il processo creativo alla base del lavoro di Capucci è imprescindibile studiare gli schizzi preparatori, alcuni dei quali sono presenti in mostra, utili a far conoscere il processo alla base di questi splendidi abiti, ma anche per ammirare l’inesauribile fantasia dell’artista.
Così Sylvia Ferino sintetizza la complessità del Maestro: “Chi indossa una creazione di Capucci diventa immediatamente protagonista di una scena di cui è egli stesso regista: una scena che rassomiglia ai cortei trionfali e alle feste allestite nel Rinascimento e nell’età barocca in onore di principi famosi. Capucci è più che un creatore di moda: è regista, architetto e fors’anche drammaturgo, poiché i suoi abiti dettano in certo qual modo il cerimoniale e l’etichetta di corte, dando perciò forma all’avvenimento, così come fissano i diversi caratteri e i ruoli delle donne che li portano.”
In occasione della mostra è stato pubblicato un nuovo volume per le edizioni FMR dedicato al grande artista e stilista.
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