Renato Guttuso. Unicità del segno
Dal 04 Dicembre 2021 al 19 Febbraio 2022
Palermo
Luogo: Centro d'arte Raffaello
Indirizzo: Via Resuttana 414
Orari: da lunedì a sabato dalle 16:30 alle 19:30. Festivi, domenica e lunedì mattina chiusi
Curatori: Rossella Lo Bianco
Telefono per informazioni: +39 091 517105
E-Mail info: info@raffaellogalleria.com
Sito ufficiale: http://www.raffaellogalleria.com
Per questo Natale 2021, il Centro d'arte Raffaello dedica la sua mostra ad un grande Maestro: Renato Guttuso. L'esposizione prende il titolo “Unicità del segno”, a cura di Rossella Lo Bianco, sarà inaugurata sabato 4 dicembre, ore 18:00, presso la sede storica di via Resuttana 414 a Palermo. L'attenzione sarà focalizza sull'opera grafica dell'artista, sul segno forte ed incisivo delle sue acquaforti e acquatinte, attraverso una selezione di 20 opere che spaziano dal paesaggio siciliano, alle nature morte fino ai suoi intramontabili nudi. Tutte le opere esposte sono pubblicate sul catalogo “Renato Guttuso | opere grafiche dal 1983 al 1987” edito da “Maestri incisori s.r.l.”. Le opere esposte sono il frutto della lungimiranza del fondatore della galleria, Angelo Di Gesaro, che negli anni, con spirito imprenditoriale e acume, ha saputo raccogliere queste opere costruendo una collezione rarissima e unica nel suo genere.
“A volere trattare il rapporto tra segno e pittura nel mondo siciliano, – commenta la curatrice Rossella Lo Bianco - si arriva inevitabilmente all'opera di Renato Guttuso, caratterizzata dall’acceso cromatismo, dalla traccia incisiva e dal suo gesto. La potenza espressiva e la forza atmosferica dell'opera “Pescatori”, che da il via al “Ciclo di Scilla”, inquadra perfettamente il pensiero dell'artista. Le opere di Guttuso esposte in questa mostra sono caratterizzate da un compatto strato di acquatinta nera e affidano all’acquaforte il compito di mediare la rarefazione della luce, ora scurendosi in zone d’ombra, ora scorrendo più delicata sulla lastra come nell'opera “Cesto con ricci” o, ancora, attraverso le quattordici combinazioni di colore dell'opera “Merlo”. L'artista riesce, grazie a questi giochi di luce e alle sue particolari scelte tonali di rossi, di verdi e di gialli, a diventare cronista della realtà, dipingendola in maniera drammatica e forte, tanto da farla imprimere in modo indelebile nella mente di chi osserva. Anche le sue donne sono proposte dall’autore in maniera passionale nel tono, incisive e marcate nel segno, catturando lo sguardo in un'enfasi erotica e sensuale. La sua Musa, Marta Marzotto, protagonista indiscussa di molte sue opere, è ritratta in “Figura”, china acquerellata con due sole cromie, in una posa di attesa sensuale, seduta su una poltrona in una posa di attesa. L'operato di Guttuso non può essere guardato solo in superficie, ma va scrutato e indagato sino a carpire la realtà e l'intima essenza delle cose”
Renato Guttuso nasce a Bagheria nel 1912. Si forma nella bottega del futurista Pippo Rizzo e a sedici anni espone nella Mostra Sindacale Siciliana a Palermo. Dall’anno successivo collabora con diverse riviste e con i primi soggetti esprime la sua predilezione per una pittura impegnata, mentre nel 1933 viene sospeso dal giornale l’“Ora” di Palermo e censurato dal governo Fascista per il suo primo articolo su Picasso.In seguito espone per la seconda volta a Milano alla Galleria del Milione con il Gruppo dei Quattro, formato da Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualina Noto, con i quali condivide la polemica contro il primitivismo del Novecento. Sempre a Milano condivide l’atelier con gli artisti Birolli, Sassu, Manzù, Fontana, e stringe amicizia con intellettuali come Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Edoardo Persico.
Nel 1937 si stabilisce a Roma e il suo studio diventa luogo di incontri culturali; frequenta Alberto Moravia, Antonello Trombadori, Mario Alicata, figure determinanti quando nel 1940 aderisce al PCI. In quegli anni dipinge le sue straordinarie nature morte, Fucilazione in campagna (dedicata a Federico Garcia Lorca), Fuga dall’Etna, vincitrice del terzo premio a Bergamo. Scrive come critico per “Le Arti”, “Primato”, “Il Selvaggio”, diretto da Mino Maccari, che riserva un’intera uscita ai suoi disegni. Prosegue la sua produzione artistica realizzando nudi, paesaggi, nature morte, e fra le altre opere anche la Crocefissione, il capolavoro che gli permette di imporsi alla critica e al pubblico, certamente fra i dipinti più rappresentativi del Novecento. Nonostante nel 1942 sia secondo al Premio Bergamo, il quadro viene censurato dal Vaticano.
Nello stesso periodo Guttuso esordisce come scenografo musicale firmando le scene e i costumi dell’Histoire du Soldat, rappresentato al Teatro delle Arti di Roma, diretto da Anton Giulio Bragaglia. Nel 1943 è costretto a rifugiarsi a Genova Quarto dall’amico e mecenate Alberto della Ragione, e prende parte alla resistenza antifascista anche attraverso testimonianze visive con la serie dei disegni Gott mitt Uns.
Nel 1947 insieme agli amici artisti Birolli, Vedova, Marchiori e al gallerista Cairola fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti e la sua pittura dona dignità a temi sociali e alla fatica quotidiana del lavoro: cucitrici, picconieri, manifestazioni di contadini. Dagli anni Cinquanta la sua produzione si identifica con la corrente Realista, genere politicamente impegnato accanto al PCI, e il più delle volte in polemica con le ricerche condotte dal filone astratto.
Si schiera a favore del realismo anche continuando a scrivere di critica e teoria dell’arte negli articoli pubblicati per le più illustri riviste di italiane e internazionali; e nel 1972, oltre a ricevere il Premio Lenin, gli viene dedicata una retrospettiva nelle maggiori capitali dell’Est Europa. Tra le istituzioni che gli hanno dedicato una mostra figurano il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, la Galleria d’Atre Moderna di Bologna, Palazzo Grassi di Venezia, Palazzo Reale di Milano, la Whitechapel Art Gallery di Londra, le Civiche Gallerie di Ferrara, La Galleria d’Arte Moderna di Roma, città dove muore nel 1987.
“A volere trattare il rapporto tra segno e pittura nel mondo siciliano, – commenta la curatrice Rossella Lo Bianco - si arriva inevitabilmente all'opera di Renato Guttuso, caratterizzata dall’acceso cromatismo, dalla traccia incisiva e dal suo gesto. La potenza espressiva e la forza atmosferica dell'opera “Pescatori”, che da il via al “Ciclo di Scilla”, inquadra perfettamente il pensiero dell'artista. Le opere di Guttuso esposte in questa mostra sono caratterizzate da un compatto strato di acquatinta nera e affidano all’acquaforte il compito di mediare la rarefazione della luce, ora scurendosi in zone d’ombra, ora scorrendo più delicata sulla lastra come nell'opera “Cesto con ricci” o, ancora, attraverso le quattordici combinazioni di colore dell'opera “Merlo”. L'artista riesce, grazie a questi giochi di luce e alle sue particolari scelte tonali di rossi, di verdi e di gialli, a diventare cronista della realtà, dipingendola in maniera drammatica e forte, tanto da farla imprimere in modo indelebile nella mente di chi osserva. Anche le sue donne sono proposte dall’autore in maniera passionale nel tono, incisive e marcate nel segno, catturando lo sguardo in un'enfasi erotica e sensuale. La sua Musa, Marta Marzotto, protagonista indiscussa di molte sue opere, è ritratta in “Figura”, china acquerellata con due sole cromie, in una posa di attesa sensuale, seduta su una poltrona in una posa di attesa. L'operato di Guttuso non può essere guardato solo in superficie, ma va scrutato e indagato sino a carpire la realtà e l'intima essenza delle cose”
Renato Guttuso nasce a Bagheria nel 1912. Si forma nella bottega del futurista Pippo Rizzo e a sedici anni espone nella Mostra Sindacale Siciliana a Palermo. Dall’anno successivo collabora con diverse riviste e con i primi soggetti esprime la sua predilezione per una pittura impegnata, mentre nel 1933 viene sospeso dal giornale l’“Ora” di Palermo e censurato dal governo Fascista per il suo primo articolo su Picasso.In seguito espone per la seconda volta a Milano alla Galleria del Milione con il Gruppo dei Quattro, formato da Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualina Noto, con i quali condivide la polemica contro il primitivismo del Novecento. Sempre a Milano condivide l’atelier con gli artisti Birolli, Sassu, Manzù, Fontana, e stringe amicizia con intellettuali come Salvatore Quasimodo, Elio Vittorini, Edoardo Persico.
Nel 1937 si stabilisce a Roma e il suo studio diventa luogo di incontri culturali; frequenta Alberto Moravia, Antonello Trombadori, Mario Alicata, figure determinanti quando nel 1940 aderisce al PCI. In quegli anni dipinge le sue straordinarie nature morte, Fucilazione in campagna (dedicata a Federico Garcia Lorca), Fuga dall’Etna, vincitrice del terzo premio a Bergamo. Scrive come critico per “Le Arti”, “Primato”, “Il Selvaggio”, diretto da Mino Maccari, che riserva un’intera uscita ai suoi disegni. Prosegue la sua produzione artistica realizzando nudi, paesaggi, nature morte, e fra le altre opere anche la Crocefissione, il capolavoro che gli permette di imporsi alla critica e al pubblico, certamente fra i dipinti più rappresentativi del Novecento. Nonostante nel 1942 sia secondo al Premio Bergamo, il quadro viene censurato dal Vaticano.
Nello stesso periodo Guttuso esordisce come scenografo musicale firmando le scene e i costumi dell’Histoire du Soldat, rappresentato al Teatro delle Arti di Roma, diretto da Anton Giulio Bragaglia. Nel 1943 è costretto a rifugiarsi a Genova Quarto dall’amico e mecenate Alberto della Ragione, e prende parte alla resistenza antifascista anche attraverso testimonianze visive con la serie dei disegni Gott mitt Uns.
Nel 1947 insieme agli amici artisti Birolli, Vedova, Marchiori e al gallerista Cairola fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti e la sua pittura dona dignità a temi sociali e alla fatica quotidiana del lavoro: cucitrici, picconieri, manifestazioni di contadini. Dagli anni Cinquanta la sua produzione si identifica con la corrente Realista, genere politicamente impegnato accanto al PCI, e il più delle volte in polemica con le ricerche condotte dal filone astratto.
Si schiera a favore del realismo anche continuando a scrivere di critica e teoria dell’arte negli articoli pubblicati per le più illustri riviste di italiane e internazionali; e nel 1972, oltre a ricevere il Premio Lenin, gli viene dedicata una retrospettiva nelle maggiori capitali dell’Est Europa. Tra le istituzioni che gli hanno dedicato una mostra figurano il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, la Galleria d’Atre Moderna di Bologna, Palazzo Grassi di Venezia, Palazzo Reale di Milano, la Whitechapel Art Gallery di Londra, le Civiche Gallerie di Ferrara, La Galleria d’Arte Moderna di Roma, città dove muore nel 1987.
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