Emanuela Callegarin. Essere e Tempo
Dal 03 Luglio 2014 al 31 Luglio 2014
Padova
Luogo: Porta San Giovanni
Indirizzo: piazzale Porta San Giovanni
Orari: da martedì a domenica 17-20
Curatori: Barbara Codogno
Enti promotori:
- Artemisia Associazione Culturale
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 0781081
E-Mail info: anubi31@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.padovanet.it
La suggestiva cornice della storica Porta San Giovanni di Padova ospiterà dal 3 luglio h 18.30 al 31 luglio 2014 “Essere e Tempo”, l'importante personale di Emanuela Callegarin inserita nel format “Estate Carrarese” del Comune di Padova, Assessorato alla Cultura. La mostra rientra nel progetto “Porta Aperta” organizzato dall’associazione Xearte ed è promossa da Artemisia Associazione Culturale.
In esposizione una ventina di opere, realizzate a olio su tela e dalle dimensioni importati, che spaziano da una personalissima e metamorfica rilettura pittorica del postclassicismo fino a tangere i vertici concettuali dell’avanguardia surrealista.
In “Essere e Tempo” si rintracciano due cifre stilistiche che sono facilmente riconducili nel solco degli studi classici condotti dall’autrice che, dopo il Liceo classico, si è rivolta allo studio della filosofia. La lettura delle sue opere straordinarie, realizzate con mano felicissima davvero in punta di pennello, stupiscono lo spettatore non soltanto per la maestria esecutiva che vi si manifesta, ma anche per un elemento di straniamento che contagia la tela e lo spettatore. Elemento che secondo Barbara Codogno, curatrice dell’esposizione, si sviluppa a partire dal concetto freudiano di “perturbante” fino ad arrivare al concetto surrealista di “fantastico”, analizzato da Callois.
Le scene pittoriche di Callegarin cambiano molto: da un lato l’autrice ripropone la trasposizione pittorica di busti classici dell’antica Grecia ( Discobolo, Salomé, Icaro, etc); dall’altro espone invece una ritrattistica contemporanea che si rivolge alla figura femminile. In entrambi i casi, però, c’è un coup de théâtre: l’irruzione di un elemento “estraneo” che va a scompaginare la scena. Nel caso dei dipinti raffiguranti le statue, il marmo si metamorfizza per diventare corpo: il marmo cede il suo essere storicizzato a un tempo antecedente la creazione stativa; nel caso dei ritratti femminili, il corpo cede il suo essere a un tempo mitico da cui riaffiorano ancestrali radici animali.
Spiega Codogno: “L'autrice dipinge statue. Alcune ci sono familiari – il celebre Discobolo di Mirone, ad esempio. Ma questa atmosfera di familiarità è messa in crisi da un elemento inatteso: la statua si fa corpo. Questo è il perturbante… Anche la presenza di pittori surrealisti quali Dalì e Magritte si avverte importante nell'opera di Callegarin. Sono, queste, influenze che ritroviamo tutte nel dipinto che dà il titolo a questa esposizione. Il dipinto “Essere e tempo” chiama in causa il doppio: un volto di una statua si riflette su uno specchio che ce la restituisce deformata e invecchiata. Il fantastico si insinua: dal dipinto di una dama dal volto velato che ci mostra una mano ossuta e scheletrica: una mano che viene da un altro mondo. In un altro quadro, due donne sono unite nell'atto della vestizione. Ma ecco che una coda animale – forse di una fiera – scompagina il tutto e ci porta dritti nel cuore del fantastico”.
La pittura di Callegarin ha come cifra l’enigma dell’essere che va rintracciato seguendo il nodo filosofico e temporale che aggancia il perturbante al fantastico. Evocando l'antica bellezza dell'essere, Callegarin ne fa riaffiorare i segni distintivi accumulati nel tempo: antichi Dei, esseri mitologici, divinità dalle forme animali. Callegarin mostra che l’essere non è come appare, non è mai definitivo, anzi, attraverso il tempo ci mostra - o ci nasconde - i suoi antichi misteri.
Emanuela Callegarin è nata a Padova, dove attualmente vive e lavora. Manifesta la sua passione per il disegno precocemente, in particolare per il ritratto, soggetto che tuttora privilegia. I suoi studi però seguono un percorso diverso, infatti, dopo il Liceo Classico, il suo interesse è rivolto alla filosofia. Pur avendo sempre coltivato l’attività artistica a livello personale, nel 1999 intraprende un percorso di studio e approfondimento delle tecniche pittoriche attraverso l’insegnamento di vari artisti. I suoi soggetti sono soprattutto figure e ritratti, spesso interpretati in modo surreale o immersi in un’atmosfera sospesa ed immobile in cui il confine con il reale si dissolve. La tecnica prevalentemente usata è “olio su tela”, ma la produzione comprende anche quadri a tecnica mista e pastelli.
In esposizione una ventina di opere, realizzate a olio su tela e dalle dimensioni importati, che spaziano da una personalissima e metamorfica rilettura pittorica del postclassicismo fino a tangere i vertici concettuali dell’avanguardia surrealista.
In “Essere e Tempo” si rintracciano due cifre stilistiche che sono facilmente riconducili nel solco degli studi classici condotti dall’autrice che, dopo il Liceo classico, si è rivolta allo studio della filosofia. La lettura delle sue opere straordinarie, realizzate con mano felicissima davvero in punta di pennello, stupiscono lo spettatore non soltanto per la maestria esecutiva che vi si manifesta, ma anche per un elemento di straniamento che contagia la tela e lo spettatore. Elemento che secondo Barbara Codogno, curatrice dell’esposizione, si sviluppa a partire dal concetto freudiano di “perturbante” fino ad arrivare al concetto surrealista di “fantastico”, analizzato da Callois.
Le scene pittoriche di Callegarin cambiano molto: da un lato l’autrice ripropone la trasposizione pittorica di busti classici dell’antica Grecia ( Discobolo, Salomé, Icaro, etc); dall’altro espone invece una ritrattistica contemporanea che si rivolge alla figura femminile. In entrambi i casi, però, c’è un coup de théâtre: l’irruzione di un elemento “estraneo” che va a scompaginare la scena. Nel caso dei dipinti raffiguranti le statue, il marmo si metamorfizza per diventare corpo: il marmo cede il suo essere storicizzato a un tempo antecedente la creazione stativa; nel caso dei ritratti femminili, il corpo cede il suo essere a un tempo mitico da cui riaffiorano ancestrali radici animali.
Spiega Codogno: “L'autrice dipinge statue. Alcune ci sono familiari – il celebre Discobolo di Mirone, ad esempio. Ma questa atmosfera di familiarità è messa in crisi da un elemento inatteso: la statua si fa corpo. Questo è il perturbante… Anche la presenza di pittori surrealisti quali Dalì e Magritte si avverte importante nell'opera di Callegarin. Sono, queste, influenze che ritroviamo tutte nel dipinto che dà il titolo a questa esposizione. Il dipinto “Essere e tempo” chiama in causa il doppio: un volto di una statua si riflette su uno specchio che ce la restituisce deformata e invecchiata. Il fantastico si insinua: dal dipinto di una dama dal volto velato che ci mostra una mano ossuta e scheletrica: una mano che viene da un altro mondo. In un altro quadro, due donne sono unite nell'atto della vestizione. Ma ecco che una coda animale – forse di una fiera – scompagina il tutto e ci porta dritti nel cuore del fantastico”.
La pittura di Callegarin ha come cifra l’enigma dell’essere che va rintracciato seguendo il nodo filosofico e temporale che aggancia il perturbante al fantastico. Evocando l'antica bellezza dell'essere, Callegarin ne fa riaffiorare i segni distintivi accumulati nel tempo: antichi Dei, esseri mitologici, divinità dalle forme animali. Callegarin mostra che l’essere non è come appare, non è mai definitivo, anzi, attraverso il tempo ci mostra - o ci nasconde - i suoi antichi misteri.
Emanuela Callegarin è nata a Padova, dove attualmente vive e lavora. Manifesta la sua passione per il disegno precocemente, in particolare per il ritratto, soggetto che tuttora privilegia. I suoi studi però seguono un percorso diverso, infatti, dopo il Liceo Classico, il suo interesse è rivolto alla filosofia. Pur avendo sempre coltivato l’attività artistica a livello personale, nel 1999 intraprende un percorso di studio e approfondimento delle tecniche pittoriche attraverso l’insegnamento di vari artisti. I suoi soggetti sono soprattutto figure e ritratti, spesso interpretati in modo surreale o immersi in un’atmosfera sospesa ed immobile in cui il confine con il reale si dissolve. La tecnica prevalentemente usata è “olio su tela”, ma la produzione comprende anche quadri a tecnica mista e pastelli.
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