Sandro Becchetti. L'inganno del vero

© Sandro Becchetti | Sandro Becchetti, Alfred Hitchcock, Roma 1972

 

Dal 06 Settembre 2018 al 30 Settembre 2018

Palau | Olbia-Tempio

Luogo: Centro di Documentazione del Territorio

Indirizzo: via Nazionale 113

Curatori: Valentina Gregori, Irene Labella

Costo del biglietto: ingresso gratuito

E-Mail info: info@isolecheparlano.it

Sito ufficiale: http://https://www.isolecheparlano.it



“Intorno ad ogni foto ciascuno può costruire la propria menzogna. Perché questa per me è stata la fotografia: la menzogna, una componente essenziale della verità. Le mie macchine fotografiche contenevano – per me, intendo dire – tutte le immagini possibili, ma come le platoniche ombre contenevano anche il loro contrario.” Sandro Becchetti

Il Festival internazionale Isole che Parlano dedica da sempre una particolare attenzione al linguaggio fotografico e anche questa XXII edizione - che si svolgerà dal 3 al 9 settembre a Palau (OT) - ospiterà una grande mostra dedicata alla fotografia di reportage che quest'anno celebrerà uno dei più importanti fotografi del '900, Sandro Becchetti. La mostra dal titolo L'inganno del vero, a cura di Valentina Gregori e Irene Labella e realizzata in collaborazione con Postcart Edizioni, Ogros fotografi associati e 4Caniperstrada associazione culturale, sarà ospitata negli spazi del Centro di Documentazione del Territorio di Palau (OT) e verrà inaugurata giovedì 6 settembre alle ore 21, per restare aperta al pubblico fino al 30 settembre.
In occasione dell’inaugurazione si terrà l’incontro Riflessioni sull’etica di un mestiere in cui le curatrici racconteranno l’autore.
 
L'esposizione proporrà una selezione di fotografie - circa 60 stampe di diversi formati - di Sandro Becchetti (scomparso 5 anni fa) in cui emergono gli aspetti più potenti e contrastanti del suo linguaggio: saranno esposti alcuni scatti molto noti - come i ritratti dei principali protagonisti della cultura del XX secolo, da Alfred Hitchcock, a Andy Wahrol, Pier Paolo Pasolini, François Truffaut, Federico Fellini - insieme a immagini delle periferie della Roma “pasoliniana” e dei paesaggi umbri. Il percorso espositivo sarà, inoltre, arricchito dalla proiezione del documentario Sandro Becchetti. Il tempo ritrovato - regia di Luciano Desiati da un’idea di Valentina Gregori e Romina Zitarosa - una testimonianza molto importante nella quale Becchetti ha consegnato la sua visione di fotografo e artista.
 
Domatore di cavalli, vignettista, scrittore, falegname, oratore, studioso di arte e di storia, viaggiatore instancabile nelle pieghe del tempo e dei suoi abitanti, fumatore accanito: fotografo per natura. La fotografia di Sandro Becchetti possiede una proprietà che si potrebbe definire “indomabile”: l’unico modo per contenere questa sua forza in una possibilità di racconto è lasciare che sia proprio il suo autore a condurre il gioco della parola.
 
Il tempo, la parola e l’immagine: ogni elemento è legato all’altro e dell’altro si nutre; la modalità in cui questo avviene è ciò che caratterizza l’arte di Becchetti ed è proprio lui, come una voce fuori campo, a scandire il ritmo dell’intero percorso. Nell'esposizione presentata a Palau, le foto di Becchetti, organizzate in tre sezioni, saranno accompagnate dai suoi testi, restituendo idealmente il profondo percorso dell'autore.
 
L’incipit dell’ideale racconto che il fotografo sembra suggerire è racchiuso nel ritratto di un “piccolo” uomo di Jaffa, colui che, senza saperlo, gli avrebbe consegnato le parole per spiegare la potente illusione della fotografia: "Ogni immagine contiene il principio di tutte le immagini possibili". Questa la prima porta di accesso per “l’universo Becchetti”, il primo indizio da conservare per orientarsi in un luogo in cui menzogna e verità sono due facce della stessa medaglia.
 
Alla domanda su cosa fosse, per lui, la fotografia, Sandro Becchetti avrebbe dato sempre la stessa risposta: “Per me la fotografia è scoprire se stessi negli occhi di un altro”. Fotografia, quindi, come incontro di frammenti di vita che sentono di appartenersi per ragioni inspiegabili ma sufficienti, e come comprensione di una menzogna collettiva e, in silenzio, possibilità di smascherarsi l’un l’altro.
 
"Non è forse quello che succede quando si sta di fronte a un’opera d’arte? - sottolinea Valentina Gregori, una delle due curatrici della mostra - "Frammenti di volti, paesaggi, uomini e donne, gli scatti in bianco e in nero di Becchetti sono un cortocircuito del tempo che, inciampando nella parola del racconto, riconnettono l’osservatore a se stesso e alle storie dell’altro. Ne “L’inganno del vero” il senso di un tempo infinito e circolare emerge proprio da questi frammenti di immagini e parole; è il tempo di cui vive la sua fotografia: ogni inizio porta con sé il profumo di ciò che si capirà soltanto alla fine e ogni conclusione è, immancabilmente, un’occasione per sorridere del proprio passato. Una volta varcata la soglia delle parole è certo che questo “universo” non lo si lascerà più: la chiarezza con cui viene distillata la complessità umana è quella fotografia mai scattata che tutti vorrebbero vedere, almeno una volta".    
 
Nell'ambito della mostra L'inganno del vero, saranno inoltre attivate dall’11 al 30 settembre le visite guidate dedicate alle scuole del territorio dal titolo Il suono dell’immagine a cura di Nanni Angeli.

Sandro Becchetti nasce a Roma nel 1935. Inizia la sua attività di fotografo nella seconda metà degli anni Sessanta, documentando la realtà sociale, politica e culturale del nostro Paese. Collabora con testate italiane (“La Repubblica”, “L’Unità”, “Paese Sera”, “L’Espresso”, “Il mondo”, “Secolo XIX”, “L’Astrolabio”, “L’altra Italia”, “Sipario”), uffici stampa di partiti e sindacati, giornali stranieri (“Life”, “Libération”), France Presse, BBC e RAI. La collaborazione con “Il Messaggero” lo porta a diventare uno dei più apprezzati ritrattisti italiani.
Nel 1980 decide di interrompere l’attività di fotografo. Da allora, per quindici anni, si occupa prevalentemente dell’arte del legno. Sporadicamente scrive per la televisione soggetti di fiction.
Riprende a fotografare nel 1995, con una ricerca sulla Spagna e il Portogallo. Negli anni successivi rinnova il suo interesse per la vita di Roma, che lo porta ad arricchire il suo già vastissimo archivio dedicato alla Capitale.
Numerosissime le gallerie pubbliche e private che hanno esposto le sue foto in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. Il suo lavoro, oltre che in diversi volumi e cataloghi, è documentato anche nella Storia d’Italia. Annali. L’immagine fotografica 1945- 2000 (Einaudi 2004 e AA. VV.) e nella Storia fotografica di Roma 1963- 1974 (Ed. Intra Moenia 2005).
Nel 2007 si trasferisce in Umbria, terra d’origine della sua famiglia. Pubblica due volumi fotografici per le edizioni Postcart ed uno con Gaffi Editore.
Muore nel 2013 a Lugnano in Teverina, pochi giorni prima dell’inaugurazione di una sua mostra personale alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.

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