Connessioni Inventive
Dal 09 Aprile 2020 al 25 Giugno 2020
Nuoro
Luogo: Canali social e Youtube
Indirizzo: online
Orari: ore 11
Curatori: Luigi Fassi, Alberto Salvadori
Connessioni Inventive è un progetto inedito di committenza e produzione di un calendario di conversazioni digitali pensate come momenti di formazione e approfondimento, realizzato in collaborazione tra due istituzioni italiane di arte e cultura contemporanee, il MAN Museo d'Arte della Provincia di Nuoro e Fondazione ICA Milano. Obiettivo del progetto è dare impulso a un percorso di promozione di conoscenza umanistica in termini interdisciplinari secondo modalità e linguaggi accessibili a tutti.
In un momento di distanza sociale e scarsità di rapporti interpersonali determinato da un rivolgimento globale destinato a segnare mutamenti importanti nel vivere civile, MAN e ICA danno vita a un programma di lecture digitali per offrire un contributo di analisi e interpretazione affidato a voci italiane autorevoli nei loro ambiti di operatività.
Nel progetto Connessioni Inventive, MAN e ICA condividono un piano di specifiche committenze a ricercatori provenienti da campi diversi e tra loro interrelati: l’ambito dell’indagine, ampio e versatile, proporrà contenuti in campo filosofico, sociale, artistico ed economico. Seguendo l'ispirazione della tradizione latina del sapere aude, dell’aver coraggio di conoscere, ripresa nel XVIII secolo come un asse fondativo della cultura moderna europea, le due istituzioni avviano con Connessioni Inventive un percorso finalizzato a ispirare un'idea di conoscenza come scelta di consapevolezza e di sviluppo di sé.
Connessioni Inventive nasce come risposta alla necessità per una istituzione culturale di intercettare e individuare contenuti appropriati con il tempo che viviamo, unitamente a nuove e fertili modalità di condivisione. Esigenza che MAN e ICA interpretano come una opportunità progettuale a lungo termine e non occasionale, per stabilire un processo di produzione culturale condivisibile che possa andare oltre l’epoca del COVID19.
Connessioni Inventive è un progetto ideato e curato da Luigi Fassi e Alberto Salvadori.
Ogni incontro sarà fruibile in diretta streaming sulla pagina Facebook di MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro (@museoman) e sull’account Instagram di ICA (@ica_milano), ogni giovedì alle 11.00. I contributi saranno successivamente disponibili sul canale YouTube dedicato (Connessioni Inventive) al fine di costituire un archivio accessibile in ogni momento.
I prossimi appuntamenti in calendario sono: Alessandro Salice giovedì 9 aprile, docente di filosofia all’University College Cork in Irlanda; Giovanni Leghissa giovedi 16 aprile, Professore Associato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino; Luca Scarlini giovedi 23 aprile, scrittore, drammaturgo, narratore e performance artist; Riccardo Venturi giovedi 30 aprile, storico e critico d’arte contemporanea.
PROGRAMMA
Giovedi 9 aprile, ore 11.00
Alessandro Salice
Insieme a te, senza di te: dinamiche della solitudine.
Sebbene la solitudine sia parte costitutiva della condizione umana, si sa ancora molto poco di questo fenomeno. In questo intervento è proposta la tesi che la solitudine non sia una semplice forma di isolamento sociale. Posso sentirmi solo in tua presenza, ma posso anche sentirti vicino nonostante la tua assenza. L’individuo che si sente solo, da un lato, si sente impossibilitato a condividere esperienze ed emozioni con gli altri membri di un gruppo. Dall’altro, si pensa come membro di tale gruppo. Si suggerisce che sia proprio questa tensione a generare il sentimento della solitudine.
Alessandro Salice insegna filosofia presso lo University College Cork in Irlanda. Ha inoltre svolto attività di ricerca e insegnamento presso le Università di Graz, Basilea e Vienna, oltre che al Center for Subjectivity Research dell’Università di Copenaghen. Le sue aree di ricerca primarie concernono la filosofia della mente e la fenomenologia. Negli ultimi anni Salice ha pubblicato vari saggi soprattutto in merito alle emozioni e alle capacità sociali della mente su numerose riviste specializzate.
Giovedi 16 aprile, ore 11.00
Giovanni Leghissa
Il vincolo e la libertà.
L’azione umana è soggetta a vari tipi di vincoli. Quello biologico: siamo membri di una specie animale e le nostre capacità emotive e intellettive sono tali in virtù della selezione naturale. Quello istituzionale/organizzativo: ognuno di noi si muove dentro spazi strutturati, con regole scritte e non scritte – laddove la più potente di tali realtà istituzionali è lo stato. Vi è infine il vincolo dato dalle norme morali. Quale spazio di manovra resta allora ai singoli, al fine di poter plasmare la propria esistenza in modo libero e autonomo? Tale spazio sorge e cresce dall’ascolto del desiderio, da un confronto con le proprie pulsioni – su questo terreno germoglia infatti non solo l’aspirazione al godimento e alla felicità, ma soprattutto la pulsione verso la libertà.
Giovanni Leghissa è Professore Associato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. È redattore di “aut aut” e direttore della rivista online di filosofia “Philosophy Kitchen”. Tra le sue pubblicazioni: Per la critica della ragione europea. Riflessioni sulla spiritualità illuminista (Mimesis, Milano 2019); The Origins of Neoliberalism (Routledge, London 2016, con G. Becchio); Postumani per scelta. Verso un’ecosofia dei collettivi (Mimesis, Milano 2015).
Giovedi 23 aprile, ore 11.00
Luca Scarlini
Il falso sembiante: per un'estetica della contraffazione.
Il falso, oggi più che mai, è continua presenza del vivere: si acquistano capi di moda "come se", si vogliono vivere esperienze esclusive che, per il moltiplicarsi dei partecipanti, risultano più affollate di una grande soirée. Nell'epoca dell'eterno talk show, e nel momento in cui, come ci ha insegnato Marc Bloch, le false notizie sono il nostro pane quotidiano, la lecture propone una riflessione sul falso come esperienza estetica ed etica oggi.
Luca Scarlini è scrittore, drammaturgo per teatri e musica, narratore, performance artist. Insegna tecniche narrative presso la Scuola Holden di Torino e ha collaborato con numerose istituzioni teatrali italiane ed europee. Voce di Rai Radio Tre, conduce il programma Museo Nazionale e ha curato mostre sulla relazione tra arte, musica, teatro e moda. Tra i suoi libri recenti: Un paese in ginocchio (Guanda 2011), La sindrome di Michael Jackson (Bompiani 2012), Andy Warhol superstar (Johan and Levi 2012), Siviero contro Hitler (Skira 2014), Ziggy Stardust. La vera natura dei sogni (Add 2016), Bianco tenebra. Serpotta di notte e di giorno (Sellerio 2017), Teatri d’amore (Nottetempo 2018), L’ultima regina di Firenze (Bompiani 2018).
Giovedi 30 aprile, ore 11.00
Riccardo Venturi
Mostrare l’invisibile. L’arte visiva dopo Fukushima.
Nella zona d’esclusione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il collettivo giapponese Chim Pom ha organizzato, in collaborazione con la popolazione locale, una mostra di arte contemporanea, Don’t Follow the Wind. Se le opere sono installate sin dal 2015, l’opening è rimandato al giorno in cui la zona d’esclusione – radioattiva, abbandonata e inaccessibile a ogni presenza umana sin dall’11 marzo 2011 – sarà di nuovo accessibile alla popolazione. Un avvenire che nessuno sa prevedere e potrebbe verificarsi tra migliaia di anni. Don’t Follow the Wind declina, all’era dell’Antropocene nucleare, una tradizione propria all’arte concettuale degli anni Settanta di mostrare l’invisibile.
Riccardo Venturi si occupa di storia e critica d’arte contemporanea. Collabora con Fondazione ICA Milano, scrive per cataloghi di mostre, pubblicazioni accademiche e non, tra cui “Antinomie”, “Artforum”, “Alias - Il Manifesto”, “Flash Art”, “doppiozero”. Ha pubblicato Mark Rothko. Lo spazio e la sua disciplina (Electa 2007), Black paintings. Eclissi sul modernismo (Electa 2008) e Passione dell’indifferenza. Francesco Lo Savio (Humboldt Books 2018). Vive e lavora tra la Francia e l’Italia.
Giovedì 7 maggio, ore 11.00
Alessandro Carrera
Per uno sguardo non gerarchico
Che cosa hanno in comune il giardino zen di Kyoto, il gioco del pachinko, i recenti sviluppi della network theory e il sospetto che molte, se non tutte le teorie, abbiano un arco di vita inversamente proporzionale al loro livello di complicazione (se vengono abbandonate non è perché non funzionano, ma perché nessuno le capisce più)?
La domanda si può riproporre in altro modo: che cosa hanno in comune la musica minimalista o processuale, il mito della musica delle sfere e una fondamentale per quanto segreta antologia di folk music americana? O, per scendere ancora più nel concreto, sarebbe possibile sostenere, con uno sguardo ormai panoramico sul Novecento, che un oscuro bluesman del Mississippi e, per dire, T. S. Eliot, sono entrambi poeti modernisti, e non perché uno sia più o meno grande dell'altro, ma perché a un livello superiore e non gerarchico sono uno "come" l'altro, anzi sono "lo stesso"?
La domanda, che a questo punto non è più solo di analisi della cultura, ma prettamente filosofica, deve forse essere affrontata secondo il suggerimento del Wittgenstein delle Ricerche filosofiche: prima di giudicare, guardiamo se tutti questi "giochi" hanno qualcosa in comune. Guardiamo davvero, e cominceremo a vedere somiglianze, affinità, parentele.
Alessandro Carrera è docente di Italian Studies e di World Cultures and Literatures alla University of Houston, in Texas, dove ha fondato il programma di Global Cinema Studies. Ha scritto di filosofia italiana ed europea, letteratura italiana e comparata, musica classica e popolare, cinema e arte. Ha tradotto in italiano quattro romanzi di Graham Greene (il più recente è Il treno per Istanbul, Sellerio 2019) e tutte le canzoni e le prose di Bob Dylan per Feltrinelli. Ha vinto il Premio Montale per la poesia (1993) e il Premio Flaiano per l'italianistica (2019). I suoi libri più recenti sono La ballata del Nobel. Bob Dylan a Stoccolma (Sossella 2017), Filosofia del minimalismo. La musica e il piacere della ripetizione (Casa Musicale Eco 2018), Fellini's Eternal Rome: Paganism and Christianity in Federico Fellini's Films (Bloomsbury 2019), Il colore del buio. La Rothko Chapel (il Mulino 2019), Fellini, o della vita eterna. Da Gelsomina a Mastorna (MC edizioni 2020), Il principe e il giurista. Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Salvatore Satta (2a ed., ESI 2020). La sua raccolta poetica più recente è Beato chi scrive (nottetempo 2016).
Giovedì 14 maggio, ore 11.00
Francesca Recchia
Raccontare l’altrove
Guardare il mondo dalla finestra invece che con la polvere sulle scarpe, mi spinge a soffermarmi a pensare sulle pratiche dell’incontro, dell’ascolto e del racconto dell’altrove; sul bisogno di accuratezza e accoglienza e sull’importanza del beneficio del dubbio.
Francesca Recchia è una ricercatrice e scrittrice che vive a Kabul, dove lavora come direttore dell’Istituto Afghano di Arti e Architettura presso Turquoise Mountain. È interessata alla dimensione geopolitica di processi culturali e negli ultimi anni ha concentrato la sua ricerca sulle trasformazioni urbane, le pratiche creative e il patrimonio immateriale in paesi in conflitto. Il suo lavoro è radicato in un approccio interdisciplinare che combina culture visive, studi urbani e Cultural Studies. È autore di tre libri The Little Book of Kabul (con Lorenzo Tugnoli), Picnic in a Minefield e Devices of Political Action. Collective Towns in Iraqi Kurdistan (con un photo-essay di Leo Novel).
Giovedì 21 maggio, ore 11.00
Maria Cristina Didero
Design is about people and not about chairs
Il mio approccio alla materia non guarda soltanto al prodotto ma privilegia il ruolo primario che le persone, le relazioni, gli scambi rivestono all’interno del processo creativo, come sostengo spesso: “design is about people, not about chairs”. Questa attitudine quasi antropologica, l’utilizzo del mondo degli oggetti come portatori di storie altre, ha motivato e animato da sempre diverse mie esposizioni. Parlerò di alcuni esempi più recenti, fra cui Vegan Design, personale di Erez Nevi Pana, indagine sul veganesimo applicato alla ricerca contemporanea presentata nel 2018 al Garage San Remo, e il progetto del libanese Carlo Massoud al chiostro di Sant’Ambrogio, dell’anno successivo, sempre in occasione della Milano Design Week, sul tema della religione. Per l’edizione 2020 del fuorisalone era in preparazione una mostra sul tema della guerra.
Uno dei progetti più rappresentativi del mio personale orientamento al design si può ritrovare nella mostra The Conversation Show, tenutasi lo scorso anno al Design Museum Holon, Tel Aviv: cinque installazioni incentrate sulle specifiche dinamiche relazionali e il loro relativo scambio creativo di una serie di gruppi di designer per rivelare, in un unico oggetto, non solo originali modalità di lavoro comune ma anche la loro comunicazione.
Maria Cristina Didero: curatore indipendente e autore, si occupa di design. Vive a Milano, collabora con diverse istituzioni a livello internazionale. È editor-at-large di ICON DESIGN.
Giovedì 28 maggio, ore 11.00
Anna Bortolan
L’esperienza delle emozioni: sentire, valutare, raccontare
Le emozioni ricoprono un ruolo centrale nella vita di individui, gruppi e società. L’identità personale e i vissuti affettivi appaiono intimamente collegati e le emozioni sono coinvolte in vari modi nell’esperienza estetica, morale ed epistemica. Ma che cos’è un’emozione? Quali caratteristiche accomunano reazioni come gioia, rabbia, paura, sorpresa, vergogna e tristezza? C’è una differenza fondamentale tra emozioni ed altri stati mentali e corporei? Queste sono alcune delle domande che animano la ricerca filosofica sull’affettività e che verranno esplorate in questo intervento. In particolare, si rifletterà sul modo in cui sensazioni e stati cognitivi come i giudizi sono coinvolti nell’esperienza emotiva e sulla profonda connessione esistente tra emozioni e narrazioni.
Anna Bortolan è docente di filosofia alla Swansea University e ha in precedenza ricoperto ruoli di insegnamento e ricerca presso la University of Aberdeen e lo University College Dublin (UCD). Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra filosofia delle emozioni, fenomenologia e filosofia della psichiatria, con pubblicazioni in riviste come “Continental Philosophy Review”, “Phenomenology and the Cognitive Sciences” e “Medicine, Health Care and Philosophy”. Ha contribuito, inoltre, a volumi collettanei di Oxford University Press e Routledge ed è stata co-curatrice di un numero della rivista “Discipline Filosofiche”.
Giovedì 4 giugno, ore 11.00
Mirko Zardini
Dopo le crisi: 1973, 2001, 2008, 2020…
Architettura, città, ambiente
Negli ultimi 50 anni ci siamo “imbattuti” in diverse crisi. Ognuna ha prodotto accelerazioni di processi in atto, sia per quanto riguarda l’architettura che le città, ad esempio a proposito di energia, sicurezza e controllo, mettendo spesso in discussione il ruolo degli architetti e degli urbanisti. Quali processi in atto dovremmo prendere oggi in considerazione? Mirko Zardini è un architetto, autore e curatore. La sua ricerca interagisce con l'architettura, l'urbanistica e il paesaggio contemporanei mettendo in discussione e riesaminando le ipotesi su cui operano oggi gli architetti. Dal 2005 al 2019 è stato direttore del Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal. Tra le sue pubblicazioni: Paesaggi ibridi (1996), Annähernd Perfekte Peripherie (2001), Asfalto: Il carattere della città (2003), Sense of the City (2005), 1973: Sorry, Out of Gas (2007), Actions: What You You Can Do with the City (2008), Imperfect Health: The Medicalization of Architecture (2011), It’s all happening so fast (2016), The Museum Is Not Enough (2019).
Giovedì 11 giugno, ore 11.00
Nadia Urbinati
Solidarietà come principio di cittadinanza democratica
Il nuovo millennio mostra la strada del nostro futuro: l'esigenza di solidarietà transnazionale, di cooperazione tra società e popoli, tra modelli economici e politici. Si intravede così il profilo di una comunità umana cosmopolita capace di affrontare come sfere di governo globale beni condivisi dell'umanità, come il clima e la salute. Nadia Urbinati insegna teoria politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla Columbia University di New York. Le sue ricerche vertono sul pensiero democratico e liberale contemporaneo, le teorie della sovranità e della rappresentanza politica. Tra le sue più recenti pubblicazioni: La democrazia del sorteggio (con L. Vandelli), Einaudi, 2020; Me The People: How Populism Transforms Democracy, Harvard University Press, 2019; Utopia Europa, 2019; Democrazia sfigurata. Il popolo fra opinione e verità, Bocconi Editore, 2017.
Giovedì 18 giugno, ore 11.00
Elettra Stimilli
La catastrofe e lo spettatore
A partire dal significato attribuito nella Grecia antica alla catastrofe come evento conclusivo della tragedia e alla sua funzione catartica per lo spettatore, nel mio intervento vorrei riflettere sul senso della “fine di tutte le cose” (Kant) non tanto in relazione a eventi rappresentati, ma a fatti veri e propri e a spettatori che, al tempo stesso, sono attori. Intendo quindi fare riferimento alla recente pandemia come evento catastrofico e alla “forza dell’immaginazione” (Kant) propria di spettatori non passivi.
Elettra Stimilli insegna Filosofia teoretica presso La Sapienza Università di Roma. Ha insegnato alla SNS, Pisa e presso diverse Università all’estero (University of Oxford; École Normale Supérieure, Lyon; EHESS, Paris; Cornell University; University of Chicago). Tra le sue pubblicazioni: Jacob Taubes. Sovranità e tempo messianico (Morcelliana, 2004, 2019); Il debito del vivente. Ascesi e capitalismo (Quodlibet 2011; tradotto in inglese, Debt of the Living, Suny Press, 2017); Debito e colpa (Ediesse, 2015; tradotto in inglese Debt and Guilt, Bloomsbury, 2018). Ha curato: J. Taubes, Il prezzo del messianesimo. Una revisione critica delle tesi di Gershom Scholem (edizione italiana Quodlibet, 2017; edizione tedesca K&N, 2006) e, con Dario Gentili e Glenda Garelli, Italian Critical Thought. Genealogies and Categories (Rowman & Littlefield, 2018).
Giovedì 25 giugno, ore 11.00
Gianfranco Maraniello
Il museo e i limiti dell’opera
I musei d’arte contemporanea hanno elaborato strategie per corrispondere alla radicalità di quelle pratiche artistiche eccedenti la compiutezza formale dell’opera. Conservare una performance, curare materiali effimeri, predisporsi alla durata potenzialmente infinita di lavori in trasformazione costante, arginare gli sconfinamenti della Land Art, prendere coscienza di azioni, gesti, interventi concettuali o riconducibili all’ambito dell’Institutional Critique sono solo alcuni esempi di rapporti problematici in relazione al tempo e allo spazio di un’arte che impone al museo una sollecitazione guardinga del proprio perimetro. Gianfranco Maraniello insegna presso lo IULM di Milano. Già Direttore del MAMbo di Bologna e del Mart di Rovereto e Presidente di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanei Italiani, è autore di vari saggi e curatore di numerose mostre in Europa, Cina, Giappone, Stati Uniti e Brasile. È membro del Consiglio d’Amministrazione della Pinacoteca di Brera e componente del Comitato Scientifico della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e della Collezione della Farnesina - Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.
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