Luisa Terminiello. Osmosi
Dal 19 Settembre 2015 al 19 Ottobre 2015
Napoli
Luogo: Museo Archeologico Nazionale
Indirizzo: piazza Museo 19
Curatori: Marco De Gemmis
Enti promotori:
- MiBACT
Telefono per informazioni: +39 081 4422275
E-Mail info: ornella.falco@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://cir.campania.beniculturali.it
Quando non stanno in perfetta solitudine, i volti e i corpi fotografati da Luisa Terminiello possono essere da lei affiancati senza soluzione di continuità a foto di un moderno edificio, o di un fiore: che spesso si stagliano, al pari di essi con assoluta, fiera definitezza, al centro di sfondi puliti (il più delle volte il cielo). Altre volte possono finire accanto a pannelli di un unico, ricercato colore. In entrambi i casi i due contigui elementi verticali si dividono equamente lo spazio rettangolare dell’immagine finita, e la geometrica composizione conferma e rafforza l’ordinata purezza che è nelle due metà, fra loro tanto solidali da poter essere considerate non due parti di un dittico ma una cosa sola.
Perché descrivo proprio questi, tra i lavori dell’artista, per incominciare? In essi sono evidenti, forse ancor più che altrove, equilibrio compositivo, una misura minimale, classica compostezza: che tornano nella serie che le ho proposto di realizzare per il Museo, nella quale, naturalmente, sono presenti anche le altre caratteristiche salienti della sua ricerca. E poi in essi Terminiello affronta l’accostamento di soggetti eterogenei, che in alcuni dei nuovi lavori che presentiamo al MANN convivono però, senza diaframma alcuno, anche nella stessa immagine, e lì instaurano un’intima relazione: corpo umano e corpo di marmo o di bronzo, corpo caldo e corpo freddo, accomunati dalla bellezza, trovano qui, attraverso la sua regia, la maniera per compenetrarsi e trasfondersi reciprocamente i loro differenti modi di essere poeticamente vivi, dando luogo a nuovi compositi individui partecipi delle sostanze materiali sia della persona che della statua; e che non riterresti provvisori ma, come il titolo della mostra pretende, i risultati di un processo osmotico. Questo è quanto accade in particolare nei lavori intitolati, appunto, “Osmosi”. Nelle altre immagini le giovani modelle e i giovani modelli “interpretano” personaggi del mito: “Apollo e Dafne”, “Narciso”, “Icaro”: quasi sempre portando con sé un unico oggetto che evochi concettualmente il racconto.
Tempo fa Terminiello, per un suo progetto, lanciò “alle donne” l’invito a recarsi a casa sua se disposte a farsi ritrarre “senza trucco”, come lei stessa si presenta nei suoi autoritratti. “Sono un’adolescente con una pressante fascinazione femminile. Mi piacciono le donne, la mia idea di eros è tutta lì. Quando vedo in una donna un potenziale, anche intangibile, allora voglio ritrarla e farle vedere cosa lei non vedrebbe mai con i suoi occhi, farla evadere dal quotidiano denudandola dagli abiti o dalle sue sovrastrutture, darle una nuova identità… Voglio che si sorprenda. Nei casi in cui subisco da me questa fascinazione, dal mio corpo e dai suoi atteggiamenti, riesco a fotografarmi, e l’intento non è sedurvi, ma al massimo sedurmi.”
La fotografia di Terminiello è il prodotto di uno sguardo che sottopone a controllo la fascinazione “subita”, ma senza neutralizzare o ridurre l’imperiosità del richiamo. Lei non si esclude mai dalla scena, entro cui si muove con agilità senza un treppiedi da dover spostare: è evidentemente parte della ripresa anche quando non vi compare, pienamente coinvolta dal gioco di cui detta le regole. Tra queste, l’eliminazione dell’inessenziale, dei temibili disturbi, pur se di frequente riesce ad accogliere un difetto o un orpello caratterizzante i suoi personaggi ‒ apparentemente dissonante, “provocatorio” ‒ se questo potrà divenire il problema risolto, se il suo coraggioso apporto significativo saprà contribuire all’immagine facendosi però riassorbire nella sua essenzialità. Anche per questa via l’opera può smarcarsi dalla algidità che potrebbe invalidarla: anzi, la già ricca e variata, ma notevolmente coerente e sicura ricerca di Terminiello, davvero troppo giovane perché se ne possano prefigurare gli sviluppi, interessa anche, o forse prima di tutto, per la partecipazione emotiva che la attraversa, che è già nella relazione che sembra legare l’autrice ai soggetti delle sue immagini e i soggetti delle sue immagini fra loro, se questi sono, come è spesso, una coppia – amiche o amici, amanti, sorelle o fratelli, perfetti sconosciuti – da lei messa in posa e pienamente presa dal gioco affettuoso o delicatamente erotico, e talvolta non privo di una condivisa malinconia, che nel luogo della ripresa si sta svolgendo e preparando per lo sguardo altrui.
Perché descrivo proprio questi, tra i lavori dell’artista, per incominciare? In essi sono evidenti, forse ancor più che altrove, equilibrio compositivo, una misura minimale, classica compostezza: che tornano nella serie che le ho proposto di realizzare per il Museo, nella quale, naturalmente, sono presenti anche le altre caratteristiche salienti della sua ricerca. E poi in essi Terminiello affronta l’accostamento di soggetti eterogenei, che in alcuni dei nuovi lavori che presentiamo al MANN convivono però, senza diaframma alcuno, anche nella stessa immagine, e lì instaurano un’intima relazione: corpo umano e corpo di marmo o di bronzo, corpo caldo e corpo freddo, accomunati dalla bellezza, trovano qui, attraverso la sua regia, la maniera per compenetrarsi e trasfondersi reciprocamente i loro differenti modi di essere poeticamente vivi, dando luogo a nuovi compositi individui partecipi delle sostanze materiali sia della persona che della statua; e che non riterresti provvisori ma, come il titolo della mostra pretende, i risultati di un processo osmotico. Questo è quanto accade in particolare nei lavori intitolati, appunto, “Osmosi”. Nelle altre immagini le giovani modelle e i giovani modelli “interpretano” personaggi del mito: “Apollo e Dafne”, “Narciso”, “Icaro”: quasi sempre portando con sé un unico oggetto che evochi concettualmente il racconto.
Tempo fa Terminiello, per un suo progetto, lanciò “alle donne” l’invito a recarsi a casa sua se disposte a farsi ritrarre “senza trucco”, come lei stessa si presenta nei suoi autoritratti. “Sono un’adolescente con una pressante fascinazione femminile. Mi piacciono le donne, la mia idea di eros è tutta lì. Quando vedo in una donna un potenziale, anche intangibile, allora voglio ritrarla e farle vedere cosa lei non vedrebbe mai con i suoi occhi, farla evadere dal quotidiano denudandola dagli abiti o dalle sue sovrastrutture, darle una nuova identità… Voglio che si sorprenda. Nei casi in cui subisco da me questa fascinazione, dal mio corpo e dai suoi atteggiamenti, riesco a fotografarmi, e l’intento non è sedurvi, ma al massimo sedurmi.”
La fotografia di Terminiello è il prodotto di uno sguardo che sottopone a controllo la fascinazione “subita”, ma senza neutralizzare o ridurre l’imperiosità del richiamo. Lei non si esclude mai dalla scena, entro cui si muove con agilità senza un treppiedi da dover spostare: è evidentemente parte della ripresa anche quando non vi compare, pienamente coinvolta dal gioco di cui detta le regole. Tra queste, l’eliminazione dell’inessenziale, dei temibili disturbi, pur se di frequente riesce ad accogliere un difetto o un orpello caratterizzante i suoi personaggi ‒ apparentemente dissonante, “provocatorio” ‒ se questo potrà divenire il problema risolto, se il suo coraggioso apporto significativo saprà contribuire all’immagine facendosi però riassorbire nella sua essenzialità. Anche per questa via l’opera può smarcarsi dalla algidità che potrebbe invalidarla: anzi, la già ricca e variata, ma notevolmente coerente e sicura ricerca di Terminiello, davvero troppo giovane perché se ne possano prefigurare gli sviluppi, interessa anche, o forse prima di tutto, per la partecipazione emotiva che la attraversa, che è già nella relazione che sembra legare l’autrice ai soggetti delle sue immagini e i soggetti delle sue immagini fra loro, se questi sono, come è spesso, una coppia – amiche o amici, amanti, sorelle o fratelli, perfetti sconosciuti – da lei messa in posa e pienamente presa dal gioco affettuoso o delicatamente erotico, e talvolta non privo di una condivisa malinconia, che nel luogo della ripresa si sta svolgendo e preparando per lo sguardo altrui.
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