Giulia Piscitelli. Intermedium/ Mario Garcia Torres. La lezione di Boetti/ Thomas Bayrle. Tutto-in-uno/ Per-formare una collezione #1
Dal 22 Giugno 2013 al 14 Ottobre 2013
Napoli
Luogo: MADRE - Museo d'Arte contemporanea Donna Regina
Indirizzo: via Settembrini 79
Orari: 10-19.30; domenica 10-20; chiuso martedì
Curatori: Andrea Viliani, Eugenio Viola, Alessandro Rabottini, Devrim Bayar
Costo del biglietto: intero € 3.50, ridotto € 1.50
Telefono per informazioni: +39 02 71046250
E-Mail info: ufficiostampa.electa@mondadori.it
Sito ufficiale: http://www.museomadre.it
GIULIA PISCITELLI. “INTERMEDIUM”
22 giugno-30 settembre 2013
secondo piano
a cura di Andrea Viliani, Eugenio Viola
(ciclo: Storie dell’arte italiana)
La mostra di Giulia Piscitelli (Napoli, 1965), una delle più affermate artiste italiane della sua generazione, è la più estesa personale dell’artista organizzata da un’istituzione pubblica italiana. La mostra – intitolata “INTERMEDIUM”, parola latina intesa dall’artista nell’accezione di stare nel mezzo, tra i limiti di spazio e di tempo che determinano un processo creativo non ancora concluso, aperto alle possibilità e non assoluto – unirà opere prodotte dall’inizio degli anni novanta a oggi, molte delle quali inedite, che sottolineano i diversi aspetti della produzione artistica dell’artista napoletana, con particolare attenzione alla perlustrazione della geografia sociale, economica e culturale di una città come Napoli, in cui Piscitelli fondò e fu animatrice dal 1992 al 1994, insieme a Lorenzo Scotto di Luzio e Pasquale Cassandro, di un’esperienza quale Spazio Aperto. Dai dipinti su stoffa ai lavori fotografici, dalle installazioni site specific ai documenti video, la mostra offre una visione completa della sua ricerca. Non si tratta di una retrospettiva, bensì di una visione di insieme sul processo creativo dell’artista che non è mai fatto di momenti a se stanti ma di un continuum di idee ed oggetti che, di volta in volta, vengono riutilizzati e rimessi in gioco.
Non è dunque casuale se alcune delle opere realizzate negli anni passati verranno esposte per la prima volta al MADRE. È questo il caso di S.A.M., un video editato per l’occasione e che raccoglie immagini girate negli anni novanta all’interno di Studio Aperto Multimediale, uno spazio-laboratorio indipendente, fondato nel 1992 da artisti, che per alcuni anni fu uno dei più interessanti nella Napoli di quel periodo. Anche le opere fotografiche e video vengono raccolte in un progetto dal titolo La Mela: immagini di archivio in cui l’artista svela la dualità di un emigrato italiano in America che riuscì a coniugare il lavoro di ristoratore con la sua innata creatività.
Questa e altre opere alludono a un percorso di autoconoscenza in cui vengono coinvolti di volta in volta aspetti diversi quali il lavoro, il corpo, l’identità sessuale, la memoria, la morte, tutti in qualche modo collegati alla necessità di una pacificazione con le forze discordi che abitano l’Io e tutti volti a creare una sorta di sospensione tra passato e presente, tra ciò che si era e ciò che si diventerà. È questo il concetto espresso anche in opere recenti: Tree, in cui, tra due arazzi che raffigurano sezioni di un tronco di albero, lo spettatore resta “nel mezzo” rispetto a una grande unicità; la serie dei Rendiresto realizzati in marmo, cristallizzazione quasi eterna di uno scambio quotidiano; Contested Zones, un’installazione realizzata per la prima volta presso la CUBITT GALLERY di Londra nel 2011, composta da stelle filanti incollate sul muro che ricreano una barriera esistente a Napoli, in Nisida Porto Paone, dove risiede il carcere minorile. La barriera, che separa il carcere dalla spiaggia, è simbolo di divisione, di intermedium sociale e territoriale; Tre carte è un progetto che si compone di una pietra-matrice litografica per la realizzazione di carte da gioco e di un video in cui si vedono dall’alto le mani dell’artista “fare il gioco delle tre carte” con rettangoli trasparenti di plexiglass sulla stessa matrice. Il progetto prevede anche tre arazzi a parete, realizzati scolorendo il tessuto con candeggina, che ripro ducono rispettivamente le tre carte da gioco. Al termine della mostra alcune opere dell’artista entreranno a far parte della collezione del MADRE.
Piscitelli sviluppa, a partire dagli anni novanta, una ricerca fortemente radicata sul territorio che porta nella riflessione e produzione artistica lo slancio di un più ampio impegno sociale e culturale. Dal 1995 al 1997 lavora per la rivista “Collant”, diretta da Argento Migliore. Nel 1998 inizia a collaborare con Al Hansen (Ultimate Akademie, Documenta Banana, Wolk don’t wolk). Nel 2004 partecipa a “Incursione Vesuviana - 50esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia” in Campania. Nel 2008 espone, con una mostra personale dal titolo “Ballhaus”, presso il RISO Museo d’Arte Contemporanea di Palermo e partecipa alla 5th Berlin Biennial for Contemporary Art e alla T2 - 2° Torino Triennale. Nel 2011 partecipa alla 54a Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia e la Fondazione Giuliani di Roma e CUBITT di Londra ospitano due sue mostre personali, rispettivamente intitolate “Rischi minori” e “Contested Zone”. In tutti questi progetti, e in opere che spaziano liberamente da un medium a un altro, senza apparente continuità, Piscitelli investiga l’esperienza di una paradossale vivacità del vivere e del creare “nonostante tutto”, da cui emerge un profilo tenace, di lotta, estetica e poetica, ancor prima che politica.
Articolando in opere spesso al limite del surreale, per quanto intrise di realismo, temi come il rapporto fra vita e morte, l’intrecciarsi e il reciproco definirsi di gioia, sesso, dolore, malattia, affrontando i meccanismi di sfruttamento ed esclusione sociale, le dinamiche di genere, i linguaggi della comunicazione folklorica e popolare, Piscitelli investiga il senso stesso del fare arte in una condizione umana e sociale che, dell’arte, sembra poter fare a meno. Cercando di definire una sua possibile collocazione, l’artista stessa dichiara: “Provengo da una generazione che ha come bagaglio culturale la coda di un pensiero artistico che partiva da un principio di rottura, che è quello delle avanguardie. Quindi sono una sorta di nipote di movimenti artistici come Fluxus, o pronipote del Dadaismo. Ma se prima l’idea era di rompere col passato, ora l’idea è di costruire un nuovo concetto di bellezza”.
Una bellezza costantemente paradossale, sorprendente, che trasforma il quotidiano in sorgente di meraviglia, di slancio, di impegno, di desiderio, in una quieta affermazione di sé di fronte a ogni forma di complessità, di rischio, di rottura, di fine, di perdita di speranza.
A conclusione della mostra verrà realizzato un libro d’artista, edito da Electa, con testi del curatore, Eugenio Viola, e di Adam Szymczyk, Direttore della Kunsthalle Basel, Basilea.
MARIO GARCIA TORRES. LA LEZIONE DI BOETTI (ALLA RICERCA DEL ONE HOTEL, KABUL)
22 giugno-30 settembre 2013
secondo piano
a cura di Andrea Viliani
(ciclo: MADRE Ipotesi)
La prima mostra in un’istituzione pubblica italiana dedicata all’artista messicano Mario Garcia Torres (Monclova, 1975) presenterà il gruppo integrale dei lavori prodotti dall’artista durante gli otto anni di ricerca condotti sul One Hotel di Kabul (Afghanistan), luogo di residenza e produzione artistica, dal 1971 al 1977, di Alighiero Boetti, uno dei massimi artisti del XX secolo, di cui il MADRE ha organizzato un’estesa mostra personale nel 2009.
Garcia Torres è da sempre interessato a investigare i meccanismi di produzione del pensiero artistico e a esplorare i punti oscuri, non ufficiali o non storicizzati, l’eredità più immateriale (legata a notizie, voci, testimonianze dal vivo non riportate nella cronaca ufficiale) dell’arte concettuale, dei suoi gesti, delle sue figure, delle sue pratiche. Mostre personali gli sono state dedicate da alcuni dei più importanti musei e centri d’arte del mondo, fra cui: Hirshhorn Museum, Washington (2010); Museo Nacional Centro de Arte Reína Sofia (2010); Fundació Joan Miró, Barcellona (2009); Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive, Berkeley (2009); Jeu de Paume, Parigi (2009); Kunsthalle Zürich, Zurigo (2008); Kadist Art Foundation, Parigi (2007); Stedelijk Museum Amsterdam (2007). Garcia Torres ha inoltre partecipato ad alcune tra le più importanti biennali e mostre periodiche d’arte contemporanea degli ultimi anni, fra cui: dOCUMENTA(13), Kassel-Kabul (2012); Bienal de São Paulo, San Paolo (2009); Taipei Biennial (2009); Yokohama Triennale (2008); 52a Biennale di Venezia (2007); 2a Biennale di Mosca (2007); IX Baltic Triennial of International Art, Vilnius (2005).
Più di trent’anni dopo che Boetti lasciò il One Hotel, ma anche dopo l’invasione sovietica del 1979, la morte di Boetti nel 1994, una lunga guerra civile, l’affermazione del regime talebano, l’invasione statunitense prima, e delle forze ISAF poi, finalmente nel maggio 2010 Garcia Torres entra lui stesso nel One Hotel, profondamente trasformato negli anni, in una città dove il ricordo della permanenza dell’artista italiano era stato completamente dimenticato. L’artista aveva nel frattempo condotto una lunga ricerca preparatoria a distanza (prevalentemente su internet e incontrando testimoni e amici di Boetti stesso). Raccogliendo con trent’anni di ritardo l’invito di Boetti a essere ospite del One Hotel, e sostituendosi infine a esso come gestore dell’hotel stesso, Garcia Torres attiva un dialogo “impossibile” fra persone, tempi e luoghi distanti tra loro. I due artisti, pur appartenendo a generazioni e con provenienze diverse, percorrono infatti lo stesso cammino, affrontano lo stesso viaggio e abitano infine le stesse stanze; pur stranieri, sia fra loro sia rispetto al contesto afghano, entrambi decidono di aprire e gestire, per un periodo di tempo, un luogo di accoglienza, di ospitalità, una guest house a Kabul. In questo modo Garcia Torres lascia spazio a un’evocazione più intima e personale della figura e della pratica artistica di Boetti ma, soprattutto, evocando una natura dell’identità e del fare artistico più sfuggenti, boettianamente doppi (secondo la definizione di “Alighiero e Boetti” che l’artista stesso dava di sè), Garcia Torres si pone in una continua oscillazione fra sè e l’altro, fra guest (ospite) e host (ospitante), fra passato e presente, proponendoci un’esperienza basata sulla ridefinizione della concezione stessa di artista e opera. Sullo sfondo Garcia Torres stesso ha risieduto, per lunghi periodi, dal 2010 al 2012, vivendo al One Hotel in occasione della preparazione di questo progetto, presentato, solo parzialmente fino a ora, in precedenti mostre personali presso il Museo Nacional Centro de Arte Reína Sofia di Madrid, la Kunsthalle di Basilea e dOCUMENTA(13), Kassel e Kabul.
La mostra al MADRE raggruppa installazioni video, lavori fax e postali, placche lignee e metalliche, scritte a muro, cartoline e materiali grafici, insieme ad alcuni interventi inediti concepiti appositamente per lo spazio espositivo. La mostra includerà inoltre anche una quindicina di opere di Alighiero Boetti specialmente selezionate dall’artista per la mostra, al termine della quale alcune opere di entrambi gli artisti entreranno a far parte della collezione permanente del museo, che così conferma la sua attenzione nei confronti delle più rilevanti figure artistiche del XX secolo, come della scena emergente. A conclusione della mostra verrà, inoltre, realizzato un libro d’artista, edito da Electa, con materiali di ricerca e documentazione di tutte le opere in mostra, e un saggio inedito di Carolyn Christov-Bakargiev, direttore artistico di dOCUMENTA(13).
THOMAS BAYRLE. TUTTO-IN-UNO
22 giugno-14 ottobre 2013
terzo piano
a cura di Devrim Bayar e Andrea Viliani
organizzata da WIELS, Bruxelles in collaborazione con Museo MADRE, Napoli
La mostra, organizzata in collaborazione con WIELS-Contemporary Art Centre di Bruxelles, è la più ampia retrospettiva mai realizzata in Europa, e la prima in un’istituzione pubblica italiana, dedicata all’artista tedesco Thomas Bayrle (Berlino, 1937). Insieme ad altri artisti quali Sigmar Polke e Gerhard Richter, Bayrle è uno dei pionieri e dei principali esponenti della Pop Art in Germania, e uno degli artisti contemporanei più influenti per la sua analisi dei differenti media, la sua riflessione sulla produzione e mediazione delle immagini contemporanee e sulla relazione fra dimensione pubblica e sfera privata all’interno delle dinamiche della società dei consumi, delle ideologie e delle post-ideologie.
Numerossissime le mostre personali che gli sono state dedicate dagli anni sessanta, fra cui è possibile citare: MAMCO-Musée d’art Moderne et Contemporain, Ginevra (2009); Raven Row, Londra (2009); MACBA-Museu d’Art Contemporani, Barcellona (2009); Museum Ludwig, Colonia (2008); FRAC Limousin, Limoges (2007); OCA-Office for Contemporary Art, Oslo (2007); MMK-Museum für Moderne Kunst, Francoforte (2006); Grazer Kunstverein, Graz; (2002) CCA, Kitakyushu (2001); Kunsthalle St. Gallen (1996); Portikus, Francoforte (1994 e 1990); Kunstverein Freiburg, Friburgo (1989); Kunsthalle Innsbruck (1988); Frankfurter Kunstverein (1987). Bayrle ha partecipato a molte fra le più importanti biennali e mostre d’arte contemporanea degli ultimi 50 anni, fra cui ricordiamo: Busan Biennale, 2012; documenta 3, documenta 6 e dOCUMENTA(13), Kassel (1964, 1977 e 2012); Gwangju Biennale (2006 e 2010), Athens Biennial, Atene (2009); 50° e 53° Biennale di Venezia (2003 e 2009); Biennale of Sydney (2008); Brussels Biennial, Bruxelles (2008); Kitakyushu Biennial (2007); 4° Berlin Biennale, Berlino (2006).
Incorporando, in piena guerra fredda, simboli sia della società capitalista sia di quella comunista, che si andavano entrambe definendo al di qua e al di là del Muro di Berlino, ma anche continuando a interrogarsi sui meccanismi iconici e comunicativi della società globalizzata contemporanea, Bayrle ha probabilmente fornito il più potente ritratto dell’uomo-massa contemporaneo, della complessità della sua situazione, oscillante fra io e altri, fra solitaria alienazione e paradossale pluralitˆ di relazioni. Sulla scia delle riflessioni della “Scuola di Francoforte”, nell’individuazione di un’identità contemporanea ibrida che unisce consumo ed ecologia, propaganda e denuncia, sessualità, o pornografia, e spiritualità, o religione, Bayrle è una figura chiave, sia come artista sia come insegnante e intellettuale, per comprendere l’arte, anzi, la funzione stessa dell’arte nella società contemporanea. Nella ripetizione ossessiva, quasi piranesiana, di uno stesso motivo di base che va a comporre immagini in cui il micro genera il macro, il singolo elemento si connette all’insieme (pratica di matrice minimal che è diventata il segno di riconoscimento di questo artista), le opere di Bayrle si basano su una costante sovrapposizione di stilemi e approcci della Pop Art, dell’Arte Concettuale, della Op Art, fino a configurarsi come condensati stessi del linguaggio artistico delle neo- avanguardie del secondo Novecento.
Con oltre 200 lavori, dal 1960 a oggi, la mostra esplora tutte la fasi salienti della ricerca e i diversi aspetti della produzione dell’artista, comprendendo opere provenienti da istituzioni museali e collezioni private italiane e internazionali. Curata da Devrim Bayar, curatrice presso il WIELS- Contemporary Art Centre di Bruxelles, e Andrea Viliani, la retrospettiva raccoglie opere realizzate con media molto diversi, dai collages ai dipinti di grandi dimensioni, dai film alla produzione grafica ed editoriale, dai plastici e dagli utopici/distopici modelli architettonici alle prime macchine cinetiche, fino alle sue più recenti installazioni mec aniche, offrendo una visione completa della carriera dell’artista.
In occasione della mostra, WIELS e MADRE produrranno un catalogo che includerà testi di Devrim Bayar, Jörg Heiser, Marta Kuzma e dell’artista, oltre alle immagini di tutte le opere presenti nelle due mostre a Bruxelles e Napoli e a estesi apparati scientifici.
Il catalogo, pubblicato in inglese da Walther König Verlag e in italiano da Electa, articolerà un punto di vista inedito sul lavoro e sul processo creativo di un artista le cui opere sono il più impressionante ritratto della società in cui viviamo, di cui nello stesso tempo rivelano la natura reticolare, inter- connettiva, stratificata e, in ultima analisi, contraddittoria che ispira il titolo della mostra stessa, che ri-contestualizza l’espressione “tutto in uno”, o “tutto compreso”.
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1
l’avvio della nuova collezione permanente del museo
22 giugno 2013 - (in progress...)
Re_PUBBLICA MADRE (ex-Sala Polivalente), secondo piano e spazi vari
a cura di Alessandro Rabottini e Eugenio Viola
coordinamento Silvia Salvati
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 è il primo capitolo di un progetto destinato a svilupparsi in tre momenti nell’arco di un intero anno e dedicato alla formazione della collezione permanente del Museo MADRE. In questo primo capitolo l’attenzione non è posta su un tema, gruppo o periodo storico specifico, ma su artisti di generazioni tra loro diverse e le cui opere abbiano in comune un carattere partecipativo, di azione e di riflessione condivisa con il pubblico. Le opere presenti in mostra, infatti, sono state concepite come strumenti di pensiero e di relazione e assumono le forme della performance, della messa in scena teatrale, dell’happening, dell’installazione ambientale, del video, del film, del testo e del progetto sociale.
L’allestimento comprende sia nuove produzioni che opere storiche, prevalentemente realizzate o mostrate a Napoli a partire dagli anni sessanta del secolo scorso fino agli anni più recenti. PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 è una mostra in divenire che ha molteplici dimensioni e ambizioni: quella di far vivere il museo come luogo di incontro, di partecipazione e di apprendimento, quella di raccontare episodi significativi di una storia dell’avanguardia culturale a Napoli, oltre che di costruire ipotesi su come ripensare le funzioni di un museo d’arte contemporanea oggi.
A ogni progetto verranno dedicate delle schede monografiche e di approfondimento su ogni singolo lavoro e artista che,
raccolte in quaderni successivi, andranno a formare il catalogo in progress della collezione permanente del MADRE, pubblicato da Electa. Ad alcuni artisti, opere, figure o episodi verranno dedicati da Electa materiali editoriali specifici, concepiti come veri e propri strumenti di ricerca, approfondimento, studio.
Il Museo MADRE prevede anche l’attivazione, nel corso del progetto, di stage, tirocini e borse di studio con le università campane e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, specificatamente dedicate all’approfondimento della collezione storica in progress del museo, le cui parole d’ordine potrebbero essere:
appunti, archivi, materiali, opere e ricerche
patrimonio pubblico
conoscenza plurale
formazione progressiva
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 mira a declinare una collezione stratificata su più temi, generazioni e approcci: una collezione che, come un organismo vivente, cresce e si articola nel tempo. La formazione progressiva della collezione avverrà sulla base dell’attività di ricerca che il museo dedicherà al tema stesso della collezione.
Coniugando passato, presente e futuro, ricerca d’archivio e committenza di nuove produzioni in situ, PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 si concluderà con la presentazione di tutte le opere entro giugno 2014.
22 giugno-30 settembre 2013
secondo piano
a cura di Andrea Viliani, Eugenio Viola
(ciclo: Storie dell’arte italiana)
La mostra di Giulia Piscitelli (Napoli, 1965), una delle più affermate artiste italiane della sua generazione, è la più estesa personale dell’artista organizzata da un’istituzione pubblica italiana. La mostra – intitolata “INTERMEDIUM”, parola latina intesa dall’artista nell’accezione di stare nel mezzo, tra i limiti di spazio e di tempo che determinano un processo creativo non ancora concluso, aperto alle possibilità e non assoluto – unirà opere prodotte dall’inizio degli anni novanta a oggi, molte delle quali inedite, che sottolineano i diversi aspetti della produzione artistica dell’artista napoletana, con particolare attenzione alla perlustrazione della geografia sociale, economica e culturale di una città come Napoli, in cui Piscitelli fondò e fu animatrice dal 1992 al 1994, insieme a Lorenzo Scotto di Luzio e Pasquale Cassandro, di un’esperienza quale Spazio Aperto. Dai dipinti su stoffa ai lavori fotografici, dalle installazioni site specific ai documenti video, la mostra offre una visione completa della sua ricerca. Non si tratta di una retrospettiva, bensì di una visione di insieme sul processo creativo dell’artista che non è mai fatto di momenti a se stanti ma di un continuum di idee ed oggetti che, di volta in volta, vengono riutilizzati e rimessi in gioco.
Non è dunque casuale se alcune delle opere realizzate negli anni passati verranno esposte per la prima volta al MADRE. È questo il caso di S.A.M., un video editato per l’occasione e che raccoglie immagini girate negli anni novanta all’interno di Studio Aperto Multimediale, uno spazio-laboratorio indipendente, fondato nel 1992 da artisti, che per alcuni anni fu uno dei più interessanti nella Napoli di quel periodo. Anche le opere fotografiche e video vengono raccolte in un progetto dal titolo La Mela: immagini di archivio in cui l’artista svela la dualità di un emigrato italiano in America che riuscì a coniugare il lavoro di ristoratore con la sua innata creatività.
Questa e altre opere alludono a un percorso di autoconoscenza in cui vengono coinvolti di volta in volta aspetti diversi quali il lavoro, il corpo, l’identità sessuale, la memoria, la morte, tutti in qualche modo collegati alla necessità di una pacificazione con le forze discordi che abitano l’Io e tutti volti a creare una sorta di sospensione tra passato e presente, tra ciò che si era e ciò che si diventerà. È questo il concetto espresso anche in opere recenti: Tree, in cui, tra due arazzi che raffigurano sezioni di un tronco di albero, lo spettatore resta “nel mezzo” rispetto a una grande unicità; la serie dei Rendiresto realizzati in marmo, cristallizzazione quasi eterna di uno scambio quotidiano; Contested Zones, un’installazione realizzata per la prima volta presso la CUBITT GALLERY di Londra nel 2011, composta da stelle filanti incollate sul muro che ricreano una barriera esistente a Napoli, in Nisida Porto Paone, dove risiede il carcere minorile. La barriera, che separa il carcere dalla spiaggia, è simbolo di divisione, di intermedium sociale e territoriale; Tre carte è un progetto che si compone di una pietra-matrice litografica per la realizzazione di carte da gioco e di un video in cui si vedono dall’alto le mani dell’artista “fare il gioco delle tre carte” con rettangoli trasparenti di plexiglass sulla stessa matrice. Il progetto prevede anche tre arazzi a parete, realizzati scolorendo il tessuto con candeggina, che ripro ducono rispettivamente le tre carte da gioco. Al termine della mostra alcune opere dell’artista entreranno a far parte della collezione del MADRE.
Piscitelli sviluppa, a partire dagli anni novanta, una ricerca fortemente radicata sul territorio che porta nella riflessione e produzione artistica lo slancio di un più ampio impegno sociale e culturale. Dal 1995 al 1997 lavora per la rivista “Collant”, diretta da Argento Migliore. Nel 1998 inizia a collaborare con Al Hansen (Ultimate Akademie, Documenta Banana, Wolk don’t wolk). Nel 2004 partecipa a “Incursione Vesuviana - 50esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia” in Campania. Nel 2008 espone, con una mostra personale dal titolo “Ballhaus”, presso il RISO Museo d’Arte Contemporanea di Palermo e partecipa alla 5th Berlin Biennial for Contemporary Art e alla T2 - 2° Torino Triennale. Nel 2011 partecipa alla 54a Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia e la Fondazione Giuliani di Roma e CUBITT di Londra ospitano due sue mostre personali, rispettivamente intitolate “Rischi minori” e “Contested Zone”. In tutti questi progetti, e in opere che spaziano liberamente da un medium a un altro, senza apparente continuità, Piscitelli investiga l’esperienza di una paradossale vivacità del vivere e del creare “nonostante tutto”, da cui emerge un profilo tenace, di lotta, estetica e poetica, ancor prima che politica.
Articolando in opere spesso al limite del surreale, per quanto intrise di realismo, temi come il rapporto fra vita e morte, l’intrecciarsi e il reciproco definirsi di gioia, sesso, dolore, malattia, affrontando i meccanismi di sfruttamento ed esclusione sociale, le dinamiche di genere, i linguaggi della comunicazione folklorica e popolare, Piscitelli investiga il senso stesso del fare arte in una condizione umana e sociale che, dell’arte, sembra poter fare a meno. Cercando di definire una sua possibile collocazione, l’artista stessa dichiara: “Provengo da una generazione che ha come bagaglio culturale la coda di un pensiero artistico che partiva da un principio di rottura, che è quello delle avanguardie. Quindi sono una sorta di nipote di movimenti artistici come Fluxus, o pronipote del Dadaismo. Ma se prima l’idea era di rompere col passato, ora l’idea è di costruire un nuovo concetto di bellezza”.
Una bellezza costantemente paradossale, sorprendente, che trasforma il quotidiano in sorgente di meraviglia, di slancio, di impegno, di desiderio, in una quieta affermazione di sé di fronte a ogni forma di complessità, di rischio, di rottura, di fine, di perdita di speranza.
A conclusione della mostra verrà realizzato un libro d’artista, edito da Electa, con testi del curatore, Eugenio Viola, e di Adam Szymczyk, Direttore della Kunsthalle Basel, Basilea.
MARIO GARCIA TORRES. LA LEZIONE DI BOETTI (ALLA RICERCA DEL ONE HOTEL, KABUL)
22 giugno-30 settembre 2013
secondo piano
a cura di Andrea Viliani
(ciclo: MADRE Ipotesi)
La prima mostra in un’istituzione pubblica italiana dedicata all’artista messicano Mario Garcia Torres (Monclova, 1975) presenterà il gruppo integrale dei lavori prodotti dall’artista durante gli otto anni di ricerca condotti sul One Hotel di Kabul (Afghanistan), luogo di residenza e produzione artistica, dal 1971 al 1977, di Alighiero Boetti, uno dei massimi artisti del XX secolo, di cui il MADRE ha organizzato un’estesa mostra personale nel 2009.
Garcia Torres è da sempre interessato a investigare i meccanismi di produzione del pensiero artistico e a esplorare i punti oscuri, non ufficiali o non storicizzati, l’eredità più immateriale (legata a notizie, voci, testimonianze dal vivo non riportate nella cronaca ufficiale) dell’arte concettuale, dei suoi gesti, delle sue figure, delle sue pratiche. Mostre personali gli sono state dedicate da alcuni dei più importanti musei e centri d’arte del mondo, fra cui: Hirshhorn Museum, Washington (2010); Museo Nacional Centro de Arte Reína Sofia (2010); Fundació Joan Miró, Barcellona (2009); Berkeley Art Museum and Pacific Film Archive, Berkeley (2009); Jeu de Paume, Parigi (2009); Kunsthalle Zürich, Zurigo (2008); Kadist Art Foundation, Parigi (2007); Stedelijk Museum Amsterdam (2007). Garcia Torres ha inoltre partecipato ad alcune tra le più importanti biennali e mostre periodiche d’arte contemporanea degli ultimi anni, fra cui: dOCUMENTA(13), Kassel-Kabul (2012); Bienal de São Paulo, San Paolo (2009); Taipei Biennial (2009); Yokohama Triennale (2008); 52a Biennale di Venezia (2007); 2a Biennale di Mosca (2007); IX Baltic Triennial of International Art, Vilnius (2005).
Più di trent’anni dopo che Boetti lasciò il One Hotel, ma anche dopo l’invasione sovietica del 1979, la morte di Boetti nel 1994, una lunga guerra civile, l’affermazione del regime talebano, l’invasione statunitense prima, e delle forze ISAF poi, finalmente nel maggio 2010 Garcia Torres entra lui stesso nel One Hotel, profondamente trasformato negli anni, in una città dove il ricordo della permanenza dell’artista italiano era stato completamente dimenticato. L’artista aveva nel frattempo condotto una lunga ricerca preparatoria a distanza (prevalentemente su internet e incontrando testimoni e amici di Boetti stesso). Raccogliendo con trent’anni di ritardo l’invito di Boetti a essere ospite del One Hotel, e sostituendosi infine a esso come gestore dell’hotel stesso, Garcia Torres attiva un dialogo “impossibile” fra persone, tempi e luoghi distanti tra loro. I due artisti, pur appartenendo a generazioni e con provenienze diverse, percorrono infatti lo stesso cammino, affrontano lo stesso viaggio e abitano infine le stesse stanze; pur stranieri, sia fra loro sia rispetto al contesto afghano, entrambi decidono di aprire e gestire, per un periodo di tempo, un luogo di accoglienza, di ospitalità, una guest house a Kabul. In questo modo Garcia Torres lascia spazio a un’evocazione più intima e personale della figura e della pratica artistica di Boetti ma, soprattutto, evocando una natura dell’identità e del fare artistico più sfuggenti, boettianamente doppi (secondo la definizione di “Alighiero e Boetti” che l’artista stesso dava di sè), Garcia Torres si pone in una continua oscillazione fra sè e l’altro, fra guest (ospite) e host (ospitante), fra passato e presente, proponendoci un’esperienza basata sulla ridefinizione della concezione stessa di artista e opera. Sullo sfondo Garcia Torres stesso ha risieduto, per lunghi periodi, dal 2010 al 2012, vivendo al One Hotel in occasione della preparazione di questo progetto, presentato, solo parzialmente fino a ora, in precedenti mostre personali presso il Museo Nacional Centro de Arte Reína Sofia di Madrid, la Kunsthalle di Basilea e dOCUMENTA(13), Kassel e Kabul.
La mostra al MADRE raggruppa installazioni video, lavori fax e postali, placche lignee e metalliche, scritte a muro, cartoline e materiali grafici, insieme ad alcuni interventi inediti concepiti appositamente per lo spazio espositivo. La mostra includerà inoltre anche una quindicina di opere di Alighiero Boetti specialmente selezionate dall’artista per la mostra, al termine della quale alcune opere di entrambi gli artisti entreranno a far parte della collezione permanente del museo, che così conferma la sua attenzione nei confronti delle più rilevanti figure artistiche del XX secolo, come della scena emergente. A conclusione della mostra verrà, inoltre, realizzato un libro d’artista, edito da Electa, con materiali di ricerca e documentazione di tutte le opere in mostra, e un saggio inedito di Carolyn Christov-Bakargiev, direttore artistico di dOCUMENTA(13).
THOMAS BAYRLE. TUTTO-IN-UNO
22 giugno-14 ottobre 2013
terzo piano
a cura di Devrim Bayar e Andrea Viliani
organizzata da WIELS, Bruxelles in collaborazione con Museo MADRE, Napoli
La mostra, organizzata in collaborazione con WIELS-Contemporary Art Centre di Bruxelles, è la più ampia retrospettiva mai realizzata in Europa, e la prima in un’istituzione pubblica italiana, dedicata all’artista tedesco Thomas Bayrle (Berlino, 1937). Insieme ad altri artisti quali Sigmar Polke e Gerhard Richter, Bayrle è uno dei pionieri e dei principali esponenti della Pop Art in Germania, e uno degli artisti contemporanei più influenti per la sua analisi dei differenti media, la sua riflessione sulla produzione e mediazione delle immagini contemporanee e sulla relazione fra dimensione pubblica e sfera privata all’interno delle dinamiche della società dei consumi, delle ideologie e delle post-ideologie.
Numerossissime le mostre personali che gli sono state dedicate dagli anni sessanta, fra cui è possibile citare: MAMCO-Musée d’art Moderne et Contemporain, Ginevra (2009); Raven Row, Londra (2009); MACBA-Museu d’Art Contemporani, Barcellona (2009); Museum Ludwig, Colonia (2008); FRAC Limousin, Limoges (2007); OCA-Office for Contemporary Art, Oslo (2007); MMK-Museum für Moderne Kunst, Francoforte (2006); Grazer Kunstverein, Graz; (2002) CCA, Kitakyushu (2001); Kunsthalle St. Gallen (1996); Portikus, Francoforte (1994 e 1990); Kunstverein Freiburg, Friburgo (1989); Kunsthalle Innsbruck (1988); Frankfurter Kunstverein (1987). Bayrle ha partecipato a molte fra le più importanti biennali e mostre d’arte contemporanea degli ultimi 50 anni, fra cui ricordiamo: Busan Biennale, 2012; documenta 3, documenta 6 e dOCUMENTA(13), Kassel (1964, 1977 e 2012); Gwangju Biennale (2006 e 2010), Athens Biennial, Atene (2009); 50° e 53° Biennale di Venezia (2003 e 2009); Biennale of Sydney (2008); Brussels Biennial, Bruxelles (2008); Kitakyushu Biennial (2007); 4° Berlin Biennale, Berlino (2006).
Incorporando, in piena guerra fredda, simboli sia della società capitalista sia di quella comunista, che si andavano entrambe definendo al di qua e al di là del Muro di Berlino, ma anche continuando a interrogarsi sui meccanismi iconici e comunicativi della società globalizzata contemporanea, Bayrle ha probabilmente fornito il più potente ritratto dell’uomo-massa contemporaneo, della complessità della sua situazione, oscillante fra io e altri, fra solitaria alienazione e paradossale pluralitˆ di relazioni. Sulla scia delle riflessioni della “Scuola di Francoforte”, nell’individuazione di un’identità contemporanea ibrida che unisce consumo ed ecologia, propaganda e denuncia, sessualità, o pornografia, e spiritualità, o religione, Bayrle è una figura chiave, sia come artista sia come insegnante e intellettuale, per comprendere l’arte, anzi, la funzione stessa dell’arte nella società contemporanea. Nella ripetizione ossessiva, quasi piranesiana, di uno stesso motivo di base che va a comporre immagini in cui il micro genera il macro, il singolo elemento si connette all’insieme (pratica di matrice minimal che è diventata il segno di riconoscimento di questo artista), le opere di Bayrle si basano su una costante sovrapposizione di stilemi e approcci della Pop Art, dell’Arte Concettuale, della Op Art, fino a configurarsi come condensati stessi del linguaggio artistico delle neo- avanguardie del secondo Novecento.
Con oltre 200 lavori, dal 1960 a oggi, la mostra esplora tutte la fasi salienti della ricerca e i diversi aspetti della produzione dell’artista, comprendendo opere provenienti da istituzioni museali e collezioni private italiane e internazionali. Curata da Devrim Bayar, curatrice presso il WIELS- Contemporary Art Centre di Bruxelles, e Andrea Viliani, la retrospettiva raccoglie opere realizzate con media molto diversi, dai collages ai dipinti di grandi dimensioni, dai film alla produzione grafica ed editoriale, dai plastici e dagli utopici/distopici modelli architettonici alle prime macchine cinetiche, fino alle sue più recenti installazioni mec aniche, offrendo una visione completa della carriera dell’artista.
In occasione della mostra, WIELS e MADRE produrranno un catalogo che includerà testi di Devrim Bayar, Jörg Heiser, Marta Kuzma e dell’artista, oltre alle immagini di tutte le opere presenti nelle due mostre a Bruxelles e Napoli e a estesi apparati scientifici.
Il catalogo, pubblicato in inglese da Walther König Verlag e in italiano da Electa, articolerà un punto di vista inedito sul lavoro e sul processo creativo di un artista le cui opere sono il più impressionante ritratto della società in cui viviamo, di cui nello stesso tempo rivelano la natura reticolare, inter- connettiva, stratificata e, in ultima analisi, contraddittoria che ispira il titolo della mostra stessa, che ri-contestualizza l’espressione “tutto in uno”, o “tutto compreso”.
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1
l’avvio della nuova collezione permanente del museo
22 giugno 2013 - (in progress...)
Re_PUBBLICA MADRE (ex-Sala Polivalente), secondo piano e spazi vari
a cura di Alessandro Rabottini e Eugenio Viola
coordinamento Silvia Salvati
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 è il primo capitolo di un progetto destinato a svilupparsi in tre momenti nell’arco di un intero anno e dedicato alla formazione della collezione permanente del Museo MADRE. In questo primo capitolo l’attenzione non è posta su un tema, gruppo o periodo storico specifico, ma su artisti di generazioni tra loro diverse e le cui opere abbiano in comune un carattere partecipativo, di azione e di riflessione condivisa con il pubblico. Le opere presenti in mostra, infatti, sono state concepite come strumenti di pensiero e di relazione e assumono le forme della performance, della messa in scena teatrale, dell’happening, dell’installazione ambientale, del video, del film, del testo e del progetto sociale.
L’allestimento comprende sia nuove produzioni che opere storiche, prevalentemente realizzate o mostrate a Napoli a partire dagli anni sessanta del secolo scorso fino agli anni più recenti. PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 è una mostra in divenire che ha molteplici dimensioni e ambizioni: quella di far vivere il museo come luogo di incontro, di partecipazione e di apprendimento, quella di raccontare episodi significativi di una storia dell’avanguardia culturale a Napoli, oltre che di costruire ipotesi su come ripensare le funzioni di un museo d’arte contemporanea oggi.
A ogni progetto verranno dedicate delle schede monografiche e di approfondimento su ogni singolo lavoro e artista che,
raccolte in quaderni successivi, andranno a formare il catalogo in progress della collezione permanente del MADRE, pubblicato da Electa. Ad alcuni artisti, opere, figure o episodi verranno dedicati da Electa materiali editoriali specifici, concepiti come veri e propri strumenti di ricerca, approfondimento, studio.
Il Museo MADRE prevede anche l’attivazione, nel corso del progetto, di stage, tirocini e borse di studio con le università campane e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, specificatamente dedicate all’approfondimento della collezione storica in progress del museo, le cui parole d’ordine potrebbero essere:
appunti, archivi, materiali, opere e ricerche
patrimonio pubblico
conoscenza plurale
formazione progressiva
PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 mira a declinare una collezione stratificata su più temi, generazioni e approcci: una collezione che, come un organismo vivente, cresce e si articola nel tempo. La formazione progressiva della collezione avverrà sulla base dell’attività di ricerca che il museo dedicherà al tema stesso della collezione.
Coniugando passato, presente e futuro, ricerca d’archivio e committenza di nuove produzioni in situ, PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #1 si concluderà con la presentazione di tutte le opere entro giugno 2014.
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giulia piscitelli ·
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