Dante a Palazzo Reale
Dal 03 Dicembre 2021 al 25 Aprile 2022
Napoli
Luogo: Palazzo Reale
Indirizzo: Piazza del Plebiscito 1
Orari: 9.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00; chiusura mercoledì)
Curatori: Mario Epifani e Andrea Mazzucchi
Prolungata: fino al 25 aprile 2022
Costo del biglietto: La visita è compresa nel biglietto d'ingresso dell'Appartamento Storico del Palazzo Reale
Sito ufficiale: http://www.palazzorealedinapoli.org/
In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri il Palazzo Reale di Napoli celebra il Sommo Poeta con una mostra incentrata su tre tele raffiguranti episodi della Divina Commedia, eseguite tra il 1863 e il 1865 dal pittore Tommaso De Vivo, allestita negli spazi della cosiddetta “Galleria del Genovese”, dal 3 dicembre 2021 al 1° marzo 2022.
La mostra Dante a Palazzo Reale è curata dal direttore del Palazzo Mario Epifani e da Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, nonché componente del Comitato nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante.
I tre dipinti di De Vivo, realizzati per il re d’Italia Vittorio Emanuele II in vista del sesto centenario della nascita del “ghibellin fuggiasco” (1865), rappresentano un ciclo, oggi smembrato, al quale appartengono l’Inferno, esposto nel Palazzo Reale di Napoli, il Purgatorio, in deposito alla Biblioteca Nazionale e il Paradiso, conservato presso la Reggia di Caserta.
Recentemente le tele sono state restaurate da Miranda Giovarelli e Ugo Varriale, con la collaborazione di Francesca Di Martino, nel laboratorio di Palazzo Reale, per essere poi trasferite a Forlì, in prestito alla mostra Dante. La visione dell’arte, che si è tenuta da aprile a luglio scorso nei Musei San Domenico. Dopo il rientro dalla mostra i tre dipinti vengono ora esposti nella loro sede originaria.
“Questa mostra inaugura l'attività espositiva del nuovo museo autonomo del Palazzo Reale di Napoli in ambienti appositamente allestiti in prossimità dell'Appartamento Storico - ha dichiarato il direttore Mario Epifani - Con questo affondo sulle collezioni del Palazzo nel periodo del Regno d'Italia ha inizio il lavoro di indagine preliminare a un intervento di revisione dell'allestimento dell'Appartamento, basato sugli inventari storici, che unisca la possibilità di valorizzare l'eccezionale patrimonio storico-artistico del Palazzo con la volontà di illustrare al visitatore le sue stratificazioni storiche, i personaggi che lo abitarono e le vicende di cui fu teatro”.
Il ciclo di De Vivo è esposto a confronto con altre testimonianze della fortuna di Dante nell’arte napoletana intorno alla metà dell'Ottocento, dal celebre dipinto di Domenico Morelli raffigurante Dante e Virgilio nel Purgatorio (1844) all’album di litografie di Antonio Manganaro che illustra in tono satirico L’Esposizione marittima visitata da Dante e Virgilio (1871).
Alla mostra si accede dall’Ambulacro, al termine del percorso di visita dell’Appartamento Storico. Attraverso la “Galleria del Genovese”, che un tempo costituiva il collegamento tra il Palazzo Reale e il Teatro di San Carlo, il visitatore si immerge nel percorso espositivo nel corridoio che, in occasione della mostra, si trasforma in una selva di immagini in movimento grazie alle installazioni multimediali che amplificano l’effetto riflettendosi sulle specchiere ottocentesche che lo arredano. Alla fine della Galleria sono proiettate le immagini del velario del Teatro con Apollo che presenta a Minerva i poeti e gli artisti più celebri di ogni tempo, tra i quali appaiono Virgilio e Dante con Beatrice.
Nella prima sala è esposto il dipinto di Tommaso De Vivo che rappresenta l’Inferno con l’Incontro di Dante e Virgilio con i grandi poeti antichi nel Limbo (canto IV), la prima delle tre tele realizzata per Vittorio Emanuele II, giunta in Palazzo Reale alla fine del 1863, in vista del sesto centenario dalla morte di Dante che si sarebbe celebrato nel 1865 - primo dell’Italia unita – anno in cui furono acquistati anche gli altri due dipinti a completamento del ciclo.
In questa sala e nella successiva l’installazione multimediale proietta su un leggio interattivo illustrazioni tratte da codici miniati della Divina Commedia. Le immagini sono state messe a disposizione dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, diretto da Andrea Mazzucchi, che ha realizzato il Dante Illuminated Project, grazie al quale è stato allestito il più grande archivio digitale di codici miniati della Commedia di Dante, liberamente accessibile per specialisti, lettori appassionati e curiosi del mondo di Dante.
Nella seconda sala il Purgatorio di Tommaso De Vivo dialoga con altre opere di soggetto dantesco prodotte a Napoli intorno alla metà dell’Ottocento.
Nel 1844 Domenico Morelli vinceva, con un soggetto tratto dal secondo canto del Purgatorio, il concorso indetto dal Real Istituto di Belle Arti di Napoli; la tela, acquistata dalla Real Casa, fu collocata nel palazzo della foresteria borbonica, oggi sede della Prefettura.
Il dipinto di Luigi Stanziano si allinea alla pittura di storia, tra accademismo e Romanticismo, nell’illustrare il leggendario episodio dell’incontro tra Dante e Giotto, a un anno dalle celebrazioni dantesche del 1865.
Come l’opera di Stanziano, appartengono alle collezioni ottocentesche di Palazzo Reale i quattro vasi in porcellana con i ritratti dei maggiori poeti italiani tra ’300 e ’500: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.
L’album di litografie pubblicato nel 1871 dal pugliese Antonio Manganaro illustra in tono satirico la prima Esposizione internazionale marittima d’Italia, inaugurata alla presenza di Umberto e Margherita di Savoia. Immaginandosi nelle vesti di Dante, accompagnato da uno scheletrico Virgilio, Manganaro osserva le macchine, i prodotti e le invenzioni esposti alla mostra, tra caricature di personaggi dell’epoca: la fortuna del Sommo Poeta si presta qui a una lettura irriverente dell’attualità.
Completano l’esposizione la tela di Luigi Stanziano che rappresenta Dante nello studio di Giotto e una serie di vasi ottocenteschi con i ritratti di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso appartenenti alle collezioni di Palazzo Reale. Il percorso di visita è arricchito dalle proiezioni multimediali realizzate da Stefano Gargiulo, direttore artistico di Kaos Produzioni, che illustrano, attraverso immagini tratte da codici miniati, il viaggio di Dante nell'aldilà. La mostra, realizzata su progetto dell’architetto Lucia Anna Iovieno, inaugura un nuovo spazio espositivo nell’area della cosiddetta "Galleria del Genovese", collegamento ottocentesco tra il Palazzo Reale e il Teatro di San Carlo, nel quale sono state create per l’occasione nuove sale espositive per una superficie complessiva di 350 mq, con un progetto di recupero diretto dall’architetto Almerinda Padricelli.
Il catalogo è stampato da Editori Paparo e inaugura la nuova serie dei "Quaderni di Palazzo Reale", pubblicata tra il 1990 e il 2014 dalla Soprintendenza e dedicata all’approfondimento di specifici temi legati alla storia del Palazzo e delle sue collezioni.
Nel corso degli studi per la realizzazione della mostra sono stati ritrovati l’atto di battesimo di Tommaso De Vivo, che ne certifica il luogo e di nascita la data (Napoli, 1790) e un carteggio che smentisce l’ipotesi che i dipinti danteschi fossero stati commissionati dai Borbone, grazie alle ricerche degli storici dell’arte Antonella Delli Paoli e Carmine Napoli.
Fino al 31 gennaio 2022 nella Biblioteca Nazionale, all’interno del complesso monumentale di Palazzo Reale, è visitabile una mostra iconografica e documentaria che offre l’occasione per mettere a confronto il ciclo di Tommaso De Vivo con alcune edizioni illustrate della Divina Commedia.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’Archivio di Stato e la Reggia di Caserta.
Nella terza sala è esposta l’ultima tela del ciclo eseguito per il re d’Italia da Tommaso De Vivo, che rappresenta “la gloria e il gaudio dei beati”, con Dante al cospetto di Beatrice e di san Pietro. Guidato dalla donna amata nella giovinezza e prematuramente morta, il poeta attraversa, in un tripudio di luci e di suoni, i nove cieli del Paradiso, confrontandosi con i diversi gradi della beatitudine e giungendo finalmente nell’Empireo, dove è ammesso a contemplare la visione di Dio.Il viaggio di Dante però non si conclude qui: egli intende riportare sulla terra, attraverso il suo racconto, il significato delle verità trascendentali così apprese. Il messaggio di salvezza è un messaggio universale, che il poeta deve rivelare per fondare la comunità, saldarla insieme, guidarla fuori dallo smarrimento.
Le proiezioni di immagini libere da confini ridisegnano la volta della sala, a conclusione del viaggio di Dante e del percorso espositivo.
Il progetto multimediale
La narrazione parte dalla struttura per immagini della Divina Commedia in cui Dante descrive il suo viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso con un linguaggio icastico ed evocativo. Il progetto multimediale si confronta con lo spazio e ne trae ulteriore stimolo.
Il viaggio di Dante nei tre regni dell’oltretomba si fonde con la rappresentazione teatrale, il corridoio espositivo parte infatti dal passaggio che portava il re direttamente nel palco reale del Teatro di San Carlo, dove nel velario dipinto da Giuseppe Cammarano dopo l’incendio del 1806 sono raffigurati Dante, Virgilio e Beatrice.
Nelle tre sale dedicate all’Inferno, al Purgatorio e al Paradiso le iconografie dei codici miniati, primi esempi di rappresentazioni figurative della Commedia, si contrappongono alle tele di Tommaso De Vivo a rappresentare la duratura fortuna iconografica del poema dantesco. Nell’Inferno e nel Purgatorio le immagini dei codici sono proiettate su grandi libri multimediali, nel Paradiso invece le immagini libere da confini ridisegnano la volta della sala. Il progetto multimediale è stato realizzato da Kaos Produzioni con la direzione artistica di Stefano Gargiulo.
La Galleria del Genovese
Dopo tredici anni la “Galleria del Genovese” riprende vita con la riapertura al pubblico di questo raffinato spazio in occasione della mostra su Dante.
Nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del Palazzo Reale, ordinati dal re Ferdinando II di Borbone dopo l’incendio che ne danneggiò una parte nel 1837, l’architetto Gaetano Genovese riorganizzò gli ambienti di collegamento tra la Reggia e il Teatro di San Carlo. In quest’area si trovava nel ’700 l’appartamento del capitano delle Reali Guardie del Corpo, affacciato sul cortile del maneggio. Il corridoio che conduce verso il Teatro dava accesso fino all’inizio del ’900 agli “Uffici di Vasella”, al servizio della tavola del re e in stretto collegamento con le cucine.
Della fase ottocentesca sopravvive parte della decorazione a monocromo, con stemmi borbonici, sulla volta del grande salone rivolto verso il giardino, suddiviso in più ambienti dopo la cessione del Palazzo al Demanio da parte del re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia (1919). Attualmente il corridoio è arredato con eleganti specchiere ottocentesche provenienti da altre zone del Palazzo, tra cui il Salone delle Feste, oggi sala di lettura della Biblioteca Nazionale.
Avendo dunque perso la sua originaria funzione, quest’area del Palazzo è diventata uno spazio per usi differenti ed è stata adibita, nel tempo, prima ad alloggio per il personale di servizio, poi a sede di uffici e dell’archivio. La necessità di reperire spazi espositivi finalizzati alla realizzazione di mostre tematiche temporanee e al contempo il carattere storicizzato del percorso di visita, che coincide con quello dell’Appartamento Storico, composto da trenta ambienti che ripropongono l’allestimentodocumentato fino al 1907 e che pertanto non consentono l’inserimento di elementi espositivi moderni, ha sollecitato l’opportunità di recuperare questi spazi, contigui ma esclusi dal normale percorso di visita.
L’intervento negli spazi corrispondenti alla «Galleria del Genovese», che ha consentito di aggiungere al percorso museale 350 mq di spazi espositivi e 260 mq di uffici, si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di recupero dell’identità storica del Palazzo, avviato proprio a seguito della recente istituzione del nuovo museo autonomo. Obiettivo di tale progetto è favorire la più ampia fruizione del Palazzo nonché una corretta lettura delle sue trasformazioni e delle sue diverse funzioni, attraverso la narrazione delle vicende e dei personaggi storici che lo hanno attraversato.
Il catalogo della mostra è stato realizzato da Editori Paparo srl, con una tiratura di 1000 copie in un formato maneggevole di 21x27cm (136 pagine), ideale per una agevole lettura, disponibile presso la biglietteria del Palazzo Reale, al costo di 25 euro.
Con questa pubblicazione riparte la collana dei “Quaderni di Palazzo Reale”, realizzata dalla Soprintendenza tra il 1990 e il 2014 e dedicata all’approfondimento di specifici temi relativi alla storia del Palazzo.
Il primo volume, editato in occasione della mostra, si avvale della collaborazione di Stefano Gei, che ricostruisce, sulla scorta dei documenti, l’assetto ottocentesco del secondo piano del Palazzo Reale, di Paola Corso e Maria Gabriella Mansi, che illustrano la mostra dantesca in corso presso la Biblioteca Nazionale, e di Isabella Valente, che offre un excursus sull’iconografia di Dante in Italia nella seconda metà dell’Ottocento.
La mostra Dante a Palazzo Reale è curata dal direttore del Palazzo Mario Epifani e da Andrea Mazzucchi, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, nonché componente del Comitato nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante.
I tre dipinti di De Vivo, realizzati per il re d’Italia Vittorio Emanuele II in vista del sesto centenario della nascita del “ghibellin fuggiasco” (1865), rappresentano un ciclo, oggi smembrato, al quale appartengono l’Inferno, esposto nel Palazzo Reale di Napoli, il Purgatorio, in deposito alla Biblioteca Nazionale e il Paradiso, conservato presso la Reggia di Caserta.
Recentemente le tele sono state restaurate da Miranda Giovarelli e Ugo Varriale, con la collaborazione di Francesca Di Martino, nel laboratorio di Palazzo Reale, per essere poi trasferite a Forlì, in prestito alla mostra Dante. La visione dell’arte, che si è tenuta da aprile a luglio scorso nei Musei San Domenico. Dopo il rientro dalla mostra i tre dipinti vengono ora esposti nella loro sede originaria.
“Questa mostra inaugura l'attività espositiva del nuovo museo autonomo del Palazzo Reale di Napoli in ambienti appositamente allestiti in prossimità dell'Appartamento Storico - ha dichiarato il direttore Mario Epifani - Con questo affondo sulle collezioni del Palazzo nel periodo del Regno d'Italia ha inizio il lavoro di indagine preliminare a un intervento di revisione dell'allestimento dell'Appartamento, basato sugli inventari storici, che unisca la possibilità di valorizzare l'eccezionale patrimonio storico-artistico del Palazzo con la volontà di illustrare al visitatore le sue stratificazioni storiche, i personaggi che lo abitarono e le vicende di cui fu teatro”.
Il ciclo di De Vivo è esposto a confronto con altre testimonianze della fortuna di Dante nell’arte napoletana intorno alla metà dell'Ottocento, dal celebre dipinto di Domenico Morelli raffigurante Dante e Virgilio nel Purgatorio (1844) all’album di litografie di Antonio Manganaro che illustra in tono satirico L’Esposizione marittima visitata da Dante e Virgilio (1871).
Alla mostra si accede dall’Ambulacro, al termine del percorso di visita dell’Appartamento Storico. Attraverso la “Galleria del Genovese”, che un tempo costituiva il collegamento tra il Palazzo Reale e il Teatro di San Carlo, il visitatore si immerge nel percorso espositivo nel corridoio che, in occasione della mostra, si trasforma in una selva di immagini in movimento grazie alle installazioni multimediali che amplificano l’effetto riflettendosi sulle specchiere ottocentesche che lo arredano. Alla fine della Galleria sono proiettate le immagini del velario del Teatro con Apollo che presenta a Minerva i poeti e gli artisti più celebri di ogni tempo, tra i quali appaiono Virgilio e Dante con Beatrice.
Nella prima sala è esposto il dipinto di Tommaso De Vivo che rappresenta l’Inferno con l’Incontro di Dante e Virgilio con i grandi poeti antichi nel Limbo (canto IV), la prima delle tre tele realizzata per Vittorio Emanuele II, giunta in Palazzo Reale alla fine del 1863, in vista del sesto centenario dalla morte di Dante che si sarebbe celebrato nel 1865 - primo dell’Italia unita – anno in cui furono acquistati anche gli altri due dipinti a completamento del ciclo.
In questa sala e nella successiva l’installazione multimediale proietta su un leggio interattivo illustrazioni tratte da codici miniati della Divina Commedia. Le immagini sono state messe a disposizione dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, diretto da Andrea Mazzucchi, che ha realizzato il Dante Illuminated Project, grazie al quale è stato allestito il più grande archivio digitale di codici miniati della Commedia di Dante, liberamente accessibile per specialisti, lettori appassionati e curiosi del mondo di Dante.
Nella seconda sala il Purgatorio di Tommaso De Vivo dialoga con altre opere di soggetto dantesco prodotte a Napoli intorno alla metà dell’Ottocento.
Nel 1844 Domenico Morelli vinceva, con un soggetto tratto dal secondo canto del Purgatorio, il concorso indetto dal Real Istituto di Belle Arti di Napoli; la tela, acquistata dalla Real Casa, fu collocata nel palazzo della foresteria borbonica, oggi sede della Prefettura.
Il dipinto di Luigi Stanziano si allinea alla pittura di storia, tra accademismo e Romanticismo, nell’illustrare il leggendario episodio dell’incontro tra Dante e Giotto, a un anno dalle celebrazioni dantesche del 1865.
Come l’opera di Stanziano, appartengono alle collezioni ottocentesche di Palazzo Reale i quattro vasi in porcellana con i ritratti dei maggiori poeti italiani tra ’300 e ’500: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.
L’album di litografie pubblicato nel 1871 dal pugliese Antonio Manganaro illustra in tono satirico la prima Esposizione internazionale marittima d’Italia, inaugurata alla presenza di Umberto e Margherita di Savoia. Immaginandosi nelle vesti di Dante, accompagnato da uno scheletrico Virgilio, Manganaro osserva le macchine, i prodotti e le invenzioni esposti alla mostra, tra caricature di personaggi dell’epoca: la fortuna del Sommo Poeta si presta qui a una lettura irriverente dell’attualità.
Completano l’esposizione la tela di Luigi Stanziano che rappresenta Dante nello studio di Giotto e una serie di vasi ottocenteschi con i ritratti di Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso appartenenti alle collezioni di Palazzo Reale. Il percorso di visita è arricchito dalle proiezioni multimediali realizzate da Stefano Gargiulo, direttore artistico di Kaos Produzioni, che illustrano, attraverso immagini tratte da codici miniati, il viaggio di Dante nell'aldilà. La mostra, realizzata su progetto dell’architetto Lucia Anna Iovieno, inaugura un nuovo spazio espositivo nell’area della cosiddetta "Galleria del Genovese", collegamento ottocentesco tra il Palazzo Reale e il Teatro di San Carlo, nel quale sono state create per l’occasione nuove sale espositive per una superficie complessiva di 350 mq, con un progetto di recupero diretto dall’architetto Almerinda Padricelli.
Il catalogo è stampato da Editori Paparo e inaugura la nuova serie dei "Quaderni di Palazzo Reale", pubblicata tra il 1990 e il 2014 dalla Soprintendenza e dedicata all’approfondimento di specifici temi legati alla storia del Palazzo e delle sue collezioni.
Nel corso degli studi per la realizzazione della mostra sono stati ritrovati l’atto di battesimo di Tommaso De Vivo, che ne certifica il luogo e di nascita la data (Napoli, 1790) e un carteggio che smentisce l’ipotesi che i dipinti danteschi fossero stati commissionati dai Borbone, grazie alle ricerche degli storici dell’arte Antonella Delli Paoli e Carmine Napoli.
Fino al 31 gennaio 2022 nella Biblioteca Nazionale, all’interno del complesso monumentale di Palazzo Reale, è visitabile una mostra iconografica e documentaria che offre l’occasione per mettere a confronto il ciclo di Tommaso De Vivo con alcune edizioni illustrate della Divina Commedia.
La mostra è organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’Archivio di Stato e la Reggia di Caserta.
Nella terza sala è esposta l’ultima tela del ciclo eseguito per il re d’Italia da Tommaso De Vivo, che rappresenta “la gloria e il gaudio dei beati”, con Dante al cospetto di Beatrice e di san Pietro. Guidato dalla donna amata nella giovinezza e prematuramente morta, il poeta attraversa, in un tripudio di luci e di suoni, i nove cieli del Paradiso, confrontandosi con i diversi gradi della beatitudine e giungendo finalmente nell’Empireo, dove è ammesso a contemplare la visione di Dio.Il viaggio di Dante però non si conclude qui: egli intende riportare sulla terra, attraverso il suo racconto, il significato delle verità trascendentali così apprese. Il messaggio di salvezza è un messaggio universale, che il poeta deve rivelare per fondare la comunità, saldarla insieme, guidarla fuori dallo smarrimento.
Le proiezioni di immagini libere da confini ridisegnano la volta della sala, a conclusione del viaggio di Dante e del percorso espositivo.
Il progetto multimediale
La narrazione parte dalla struttura per immagini della Divina Commedia in cui Dante descrive il suo viaggio attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso con un linguaggio icastico ed evocativo. Il progetto multimediale si confronta con lo spazio e ne trae ulteriore stimolo.
Il viaggio di Dante nei tre regni dell’oltretomba si fonde con la rappresentazione teatrale, il corridoio espositivo parte infatti dal passaggio che portava il re direttamente nel palco reale del Teatro di San Carlo, dove nel velario dipinto da Giuseppe Cammarano dopo l’incendio del 1806 sono raffigurati Dante, Virgilio e Beatrice.
Nelle tre sale dedicate all’Inferno, al Purgatorio e al Paradiso le iconografie dei codici miniati, primi esempi di rappresentazioni figurative della Commedia, si contrappongono alle tele di Tommaso De Vivo a rappresentare la duratura fortuna iconografica del poema dantesco. Nell’Inferno e nel Purgatorio le immagini dei codici sono proiettate su grandi libri multimediali, nel Paradiso invece le immagini libere da confini ridisegnano la volta della sala. Il progetto multimediale è stato realizzato da Kaos Produzioni con la direzione artistica di Stefano Gargiulo.
La Galleria del Genovese
Dopo tredici anni la “Galleria del Genovese” riprende vita con la riapertura al pubblico di questo raffinato spazio in occasione della mostra su Dante.
Nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del Palazzo Reale, ordinati dal re Ferdinando II di Borbone dopo l’incendio che ne danneggiò una parte nel 1837, l’architetto Gaetano Genovese riorganizzò gli ambienti di collegamento tra la Reggia e il Teatro di San Carlo. In quest’area si trovava nel ’700 l’appartamento del capitano delle Reali Guardie del Corpo, affacciato sul cortile del maneggio. Il corridoio che conduce verso il Teatro dava accesso fino all’inizio del ’900 agli “Uffici di Vasella”, al servizio della tavola del re e in stretto collegamento con le cucine.
Della fase ottocentesca sopravvive parte della decorazione a monocromo, con stemmi borbonici, sulla volta del grande salone rivolto verso il giardino, suddiviso in più ambienti dopo la cessione del Palazzo al Demanio da parte del re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia (1919). Attualmente il corridoio è arredato con eleganti specchiere ottocentesche provenienti da altre zone del Palazzo, tra cui il Salone delle Feste, oggi sala di lettura della Biblioteca Nazionale.
Avendo dunque perso la sua originaria funzione, quest’area del Palazzo è diventata uno spazio per usi differenti ed è stata adibita, nel tempo, prima ad alloggio per il personale di servizio, poi a sede di uffici e dell’archivio. La necessità di reperire spazi espositivi finalizzati alla realizzazione di mostre tematiche temporanee e al contempo il carattere storicizzato del percorso di visita, che coincide con quello dell’Appartamento Storico, composto da trenta ambienti che ripropongono l’allestimentodocumentato fino al 1907 e che pertanto non consentono l’inserimento di elementi espositivi moderni, ha sollecitato l’opportunità di recuperare questi spazi, contigui ma esclusi dal normale percorso di visita.
L’intervento negli spazi corrispondenti alla «Galleria del Genovese», che ha consentito di aggiungere al percorso museale 350 mq di spazi espositivi e 260 mq di uffici, si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di recupero dell’identità storica del Palazzo, avviato proprio a seguito della recente istituzione del nuovo museo autonomo. Obiettivo di tale progetto è favorire la più ampia fruizione del Palazzo nonché una corretta lettura delle sue trasformazioni e delle sue diverse funzioni, attraverso la narrazione delle vicende e dei personaggi storici che lo hanno attraversato.
Il catalogo della mostra è stato realizzato da Editori Paparo srl, con una tiratura di 1000 copie in un formato maneggevole di 21x27cm (136 pagine), ideale per una agevole lettura, disponibile presso la biglietteria del Palazzo Reale, al costo di 25 euro.
Con questa pubblicazione riparte la collana dei “Quaderni di Palazzo Reale”, realizzata dalla Soprintendenza tra il 1990 e il 2014 e dedicata all’approfondimento di specifici temi relativi alla storia del Palazzo.
Il primo volume, editato in occasione della mostra, si avvale della collaborazione di Stefano Gei, che ricostruisce, sulla scorta dei documenti, l’assetto ottocentesco del secondo piano del Palazzo Reale, di Paola Corso e Maria Gabriella Mansi, che illustrano la mostra dantesca in corso presso la Biblioteca Nazionale, e di Isabella Valente, che offre un excursus sull’iconografia di Dante in Italia nella seconda metà dell’Ottocento.
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