Chema Senra. Ri(e)voluzioni/ Train de vie
Dal 10 Ottobre 2012 al 27 Ottobre 2012
Napoli
Luogo: PAN-Palazzo delle Arti di Napoli
Indirizzo: via dei Mille 60
Orari: da lunedì a sabato 9.30-19.30; domenica 9.30-14.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 081 7958604
E-Mail info: pan@comune.napoli.it
Sito ufficiale: http://www.palazzoartinapoli.net
Il proposito di questo progetto è quello di recuperare il testimone lasciato dall'espressionismo astratto; difatti può essere considerato come una rielaborazione dal punto di vista concettuale di quel movimento: la pittura ha la forza, la capacità di trasmettere un messaggio allo spettatore, e di comunicare direttamente col pubblico attraverso un metalinguaggio proprio, arrivando ad ottenere un'identità autonoma completamente indipendente dalla costruzione di una didascalia o di un discorso prefabbricato dall'artista; troppo spesso oggigiorno lo spettatore è mero recettore del messaggio e non il soggetto attivo di una comunicazione più profonda.
Le rivoluzioni pittoriche che autori come De Kooning, Motherwell, Rothko hanno raggiunto negli anni '50 del secolo scorso, sono rimaste scolpite nella memoria e nel subconscio degli artisti che li hanno seguiti fino all'attualità. Ovviamente, con il passare degli anni, si sono persi i principi basici di quelle rivoluzioni, ma è sopravvissuto l'aspetto tecnico della loro pittura anche se, oggigiorno, si usa come mero strumento ?nell'infinità possibilità dell'arte visuale? per raggiungere obiettivi estetici quasi sempre figurativi.
L'interesse e l'aspirazione di questo progetto è recuperare la relazione tra astrazione e pubblico; tra un'arte spesso difficile da interpretare poiché non figurativa e quindi non prontamente riconoscibile e lo spettatore. Il fine è quello di ottenere un'interazione intuitiva e un vincolo emotivo con il quadro stesso.
Ognuno di questi tredici lavori non è solo il risultato di una ricerca personale di colore e composizione, ma anche la riflessione sull'attuale momento storico, sulla società, sulle arti, la bellezza e i grandi interrogativi filosofici che da sempre hanno stimolato la curiosità dell'uomo.
In questa esposizione, lo spettatore può dialogare direttamente con le opere, in un linguaggio intimo e poetico troppo spesso dimenticato, ricordando che uno dei principali motori di crescita culturale di una società e dell'individuo e anche di denuncia è proprio l'arte, nelle sue forme più liriche ed estetiche.
Train de vie
fino al 21 ottobre
Installazione di pittura e danza
di Gianni Cuocolo Installazione-segno-pittura-micromeccanica
Flavia Bucciero Coreografia
Danzatori/Interpreti: Flavia Bucciero, Franco Corsi, Sabrina Davini, Marta Sbranti
Assistente per la micromeccanica : Luca Maresca
Il progetto viene quale terzo step di un percorso di collaborazione che Movimentoinactor Teatrodanza/Consorzio Coreografi Danza d’Autore e la coreografa Flavia Bucciero hanno iniziato dal dicembre scorso con Il Comune di Napoli e il Palazzo delle Arti di Napoli, tutto incentrato sulle relazioni fra la danza e le arti e il potenziale creativo che da queste relazioni può scaturire, attraverso sempre nuove forme. In questo ulteriore momento progettuale Movimentoinactor Teatrodanza crea una performance per Palazzo Roccella, individuando come scenografia alcune opere/installazione del maestro Gianni Cuocolo.
Le opere in oggetto si ispirano ( nella maggior parte dei casi) in maniera astratta, a paesaggi vesuviani, che più che reali provengono dal substrato della memoria e dell’immaginario che ne definisce forme, colori, sostanza. Si riconosce, frequentemente, la presenza del Vesuvio che , piuttosto che elemento oleografico, sta a rappresentare una costante, concretizzazione di una presenza psichica e, al tempo stesso, materiale, simulacro di un’idea di provvisorietà e precarietà ancestrale, spettatore impassibile di un farsi e disfarsi perenne della materia. Mai o quasi mai si annida presenza umana in queste opere, ma ad attraversare i paesaggi, a venir fuori dal sottosuolo, a percorrere percorsi improbabili fra rocce e mare, è il treno. Anzi i treni, un’infinità di vagoni, locomotive, ruote, binari, ferraglie, treni grandi e piccoli (presenti anche fisicamente nelle opere, materia nella materia, in un gioco raffinato di micromeccanica).
Il treno, è nella pittura di Gianni Cuocolo, elemento pieno di senso e di sensi. Portato, forse, di una memoria infantile, nato da un gioco pittorico, diventa di volta in volta simbolo della psiche e dell’immaginario, di fortissima tensione emozionale. Un’immanenza, multiforme, assai più potente della presenza umana. Molteplici i suoi significati, stanno a indicare percorsi spazio-temporali, quello della memoria, personale in primo luogo, ma anche universale, sono, al tempo stesso, proiezione nel futuro e nell’ignoto. Il treno rappresenta i percorsi del pensiero, dell’inconscio, della vita stessa, simbologia anche erotica, manifesta la sua capacità di penetrazione, di
attraversamento, attinge al mondo e se ne fa contaminare. In una parola, riprendendo il titolo di un film, è train de vie , treno di vita
La forza dell’opera di Cuocolo sta nella materia pittorica, consistente, tattile, nell’uso alchemico dei colori che variano dai neri bituminosi ai blu cobalto, ai colori mediterranei, all’uso sapiente degli effetti chiaroscurali, che rendono la pittura viva e palpitante . La pittura è costantemente invasa dall’idea dell’ossido di frenatura (rustfilm) sottile polvere prodotta dall’azione frenante dei treni che depositandosi su tutti gli elementi : vagoni, rotaie, binari ecc.. crea un colore simile alla ruggine. L’artista traduce il concetto di ossido di frenatura in pittura, con finissimi strati di colore (bruno carminio ocra) che vengono a infiltrarsi e a corrompere la materia pittorica stessa, evocando odori, storie, vissuti.
Pittura , dunque, mediterranea, vesuviana e mitteleuropea al tempo stesso. Questa la linea di congiunzione e le ragioni per cui la regista e coreografa Flavia Bucciero sceglie le opere di grande formato di Gianni Cuocolo come scenografia per la danza. Le opere, infatti, smuovono e fanno riemergere l’origine napoletana della Bucciero ( del resto sempre presente nelle sue creazioni) le sue stesse memorie. L’attraversamento dello spazio e del tempo come elemento che ha caratterizzato il suo percorso artistico in varie città d’Europa e di Italia, ma , al tempo stesso, la centralità, nella psiche e nell’immaginario, di questo nucleo forte di un sentire mediterraneo, mai propenso ad oleografismi , in cui questo treno-pensiero-vita bituminoso e sulfureo crea squarci, contraddizioni, irrequietezza, un pensiero che non vuole mai accomodarsi, ma che nel grande magma ogni volta si scompone e rinasce.
I danzatori evocati dalle opere dell’artista, sembrano sputati dalle locomotive e dalla lava stessa. Nella danza, forma e emozione, travasata dalla tela ai loro stessi corpi, ritrovano la loro dimensione, la loro identità, seppure in perenne metamorfosi. Coinvolgono il pubblico, spettatore/attore, bambino/adulto, trasportandolo nel loro train de vie, come passeggeri che accettano di salire su un convoglio dove la meta non è certa, lo è invece l’attivazione dei sensi , dell’immaginario, delle emozioni.
Le rivoluzioni pittoriche che autori come De Kooning, Motherwell, Rothko hanno raggiunto negli anni '50 del secolo scorso, sono rimaste scolpite nella memoria e nel subconscio degli artisti che li hanno seguiti fino all'attualità. Ovviamente, con il passare degli anni, si sono persi i principi basici di quelle rivoluzioni, ma è sopravvissuto l'aspetto tecnico della loro pittura anche se, oggigiorno, si usa come mero strumento ?nell'infinità possibilità dell'arte visuale? per raggiungere obiettivi estetici quasi sempre figurativi.
L'interesse e l'aspirazione di questo progetto è recuperare la relazione tra astrazione e pubblico; tra un'arte spesso difficile da interpretare poiché non figurativa e quindi non prontamente riconoscibile e lo spettatore. Il fine è quello di ottenere un'interazione intuitiva e un vincolo emotivo con il quadro stesso.
Ognuno di questi tredici lavori non è solo il risultato di una ricerca personale di colore e composizione, ma anche la riflessione sull'attuale momento storico, sulla società, sulle arti, la bellezza e i grandi interrogativi filosofici che da sempre hanno stimolato la curiosità dell'uomo.
In questa esposizione, lo spettatore può dialogare direttamente con le opere, in un linguaggio intimo e poetico troppo spesso dimenticato, ricordando che uno dei principali motori di crescita culturale di una società e dell'individuo e anche di denuncia è proprio l'arte, nelle sue forme più liriche ed estetiche.
Train de vie
fino al 21 ottobre
Installazione di pittura e danza
di Gianni Cuocolo Installazione-segno-pittura-micromeccanica
Flavia Bucciero Coreografia
Danzatori/Interpreti: Flavia Bucciero, Franco Corsi, Sabrina Davini, Marta Sbranti
Assistente per la micromeccanica : Luca Maresca
Il progetto viene quale terzo step di un percorso di collaborazione che Movimentoinactor Teatrodanza/Consorzio Coreografi Danza d’Autore e la coreografa Flavia Bucciero hanno iniziato dal dicembre scorso con Il Comune di Napoli e il Palazzo delle Arti di Napoli, tutto incentrato sulle relazioni fra la danza e le arti e il potenziale creativo che da queste relazioni può scaturire, attraverso sempre nuove forme. In questo ulteriore momento progettuale Movimentoinactor Teatrodanza crea una performance per Palazzo Roccella, individuando come scenografia alcune opere/installazione del maestro Gianni Cuocolo.
Le opere in oggetto si ispirano ( nella maggior parte dei casi) in maniera astratta, a paesaggi vesuviani, che più che reali provengono dal substrato della memoria e dell’immaginario che ne definisce forme, colori, sostanza. Si riconosce, frequentemente, la presenza del Vesuvio che , piuttosto che elemento oleografico, sta a rappresentare una costante, concretizzazione di una presenza psichica e, al tempo stesso, materiale, simulacro di un’idea di provvisorietà e precarietà ancestrale, spettatore impassibile di un farsi e disfarsi perenne della materia. Mai o quasi mai si annida presenza umana in queste opere, ma ad attraversare i paesaggi, a venir fuori dal sottosuolo, a percorrere percorsi improbabili fra rocce e mare, è il treno. Anzi i treni, un’infinità di vagoni, locomotive, ruote, binari, ferraglie, treni grandi e piccoli (presenti anche fisicamente nelle opere, materia nella materia, in un gioco raffinato di micromeccanica).
Il treno, è nella pittura di Gianni Cuocolo, elemento pieno di senso e di sensi. Portato, forse, di una memoria infantile, nato da un gioco pittorico, diventa di volta in volta simbolo della psiche e dell’immaginario, di fortissima tensione emozionale. Un’immanenza, multiforme, assai più potente della presenza umana. Molteplici i suoi significati, stanno a indicare percorsi spazio-temporali, quello della memoria, personale in primo luogo, ma anche universale, sono, al tempo stesso, proiezione nel futuro e nell’ignoto. Il treno rappresenta i percorsi del pensiero, dell’inconscio, della vita stessa, simbologia anche erotica, manifesta la sua capacità di penetrazione, di
attraversamento, attinge al mondo e se ne fa contaminare. In una parola, riprendendo il titolo di un film, è train de vie , treno di vita
La forza dell’opera di Cuocolo sta nella materia pittorica, consistente, tattile, nell’uso alchemico dei colori che variano dai neri bituminosi ai blu cobalto, ai colori mediterranei, all’uso sapiente degli effetti chiaroscurali, che rendono la pittura viva e palpitante . La pittura è costantemente invasa dall’idea dell’ossido di frenatura (rustfilm) sottile polvere prodotta dall’azione frenante dei treni che depositandosi su tutti gli elementi : vagoni, rotaie, binari ecc.. crea un colore simile alla ruggine. L’artista traduce il concetto di ossido di frenatura in pittura, con finissimi strati di colore (bruno carminio ocra) che vengono a infiltrarsi e a corrompere la materia pittorica stessa, evocando odori, storie, vissuti.
Pittura , dunque, mediterranea, vesuviana e mitteleuropea al tempo stesso. Questa la linea di congiunzione e le ragioni per cui la regista e coreografa Flavia Bucciero sceglie le opere di grande formato di Gianni Cuocolo come scenografia per la danza. Le opere, infatti, smuovono e fanno riemergere l’origine napoletana della Bucciero ( del resto sempre presente nelle sue creazioni) le sue stesse memorie. L’attraversamento dello spazio e del tempo come elemento che ha caratterizzato il suo percorso artistico in varie città d’Europa e di Italia, ma , al tempo stesso, la centralità, nella psiche e nell’immaginario, di questo nucleo forte di un sentire mediterraneo, mai propenso ad oleografismi , in cui questo treno-pensiero-vita bituminoso e sulfureo crea squarci, contraddizioni, irrequietezza, un pensiero che non vuole mai accomodarsi, ma che nel grande magma ogni volta si scompone e rinasce.
I danzatori evocati dalle opere dell’artista, sembrano sputati dalle locomotive e dalla lava stessa. Nella danza, forma e emozione, travasata dalla tela ai loro stessi corpi, ritrovano la loro dimensione, la loro identità, seppure in perenne metamorfosi. Coinvolgono il pubblico, spettatore/attore, bambino/adulto, trasportandolo nel loro train de vie, come passeggeri che accettano di salire su un convoglio dove la meta non è certa, lo è invece l’attivazione dei sensi , dell’immaginario, delle emozioni.
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