Oltre l'emergenza. L'attività del Centro di raccolta di Sassuolo e del cantiere di primo intervento per il Sisma 2012
Dal 20 Ottobre 2013 al 24 Novembre 2013
Sassuolo | Modena
Luogo: Palazzo Ducale
Indirizzo: piazzale della Rosa 10
Orari: da lunedì a domenica 10-13/ 15-18
Enti promotori:
- Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Emilia Romagna
- Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 05361844801/ 0536 801655
E-Mail info: urp@comune.sassuolo.mo.it
Sito ufficiale: http://www.comune.sassuolo.mo.it/?
La mostra, organizzata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Emilia Romagna e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si propone di illustrare mediante l’esposizione di otto opere significative provenienti dalle aree del territorio più colpite dal sisma 2012 i risultati raggiunti e le complesse attività di recupero e messa in sicurezza che i restauratori, i funzionari storici dell’arte e il personale di assistenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo stanno svolgendo presso il Centro di Raccolta e cantiere di primo intervento, allestito negli ambienti del pianterreno del Palazzo Ducale di Sassuolo da ormai oltre un anno.
L’esposizione delle opere, scelte per offrire al visitatore una casistica variegata della complessità e delle diverse tipologie di intervento effettuate dai restauratori, è accompagnata da apparati fotografici e spiegazioni volte a fornire un quadro generale del lavoro svolto: dal recupero delle opere sul territorio alla messa in sicurezza, dall’archiviazione e schedatura informatica della documentazione allo stoccaggio nei depositi.
Le ragioni di una scelta
20 maggio 2012, ore 04.03.52: inaspettato e devastante, il terremoto ha reso tutti consapevoli che anche il territorio della bassa pianura padana è esposto ad un elevato rischio sismico. Un’intera popolazione che per secoli si era difesa dalle acque ha così scoperto di doversi difendere anche dalla terra.
Una delle prime opere d’arte ad essere estratta dalle macerie della chiesa nella quale era collocata da diversi secoli è stato il trittico dell’Incoronazione della Vergine con i santi Felice e Geminiano, dipinto nell’anno 1500 da Bernardino Loschi. Il recupero è avvenuto il 26 maggio, sotto le incessanti scosse di uno sciame sismico che con la sua pervicace presenza nei due mesi successivi al 20 maggio ha caratterizzato questo terremoto; il 29 maggio un ulteriore sisma ha ridotto in polvere anche i pochi muri dell’abside che fino al giorno prima, resistendo al crollo, avevano risparmiato il trittico. L’opera è così diventata il simbolo della speranza per la rinascita del patrimonio culturale così duramente colpito.
Un patrimonio culturale emiliano che ha il cuore storico tra medioevo e rinascimento, nelle piccole signorie dei Pico di Mirandola, dei Pio a Carpi, dei più potenti Estensi di Ferrara, poi trasferitisi a Modena. I signori di questi Stati hanno lasciato in eredità al nostro tempo splendidi complessi architettonici che, nati nel Trecento come castelli e rocche, sono stati trasformati tra Quattro e Cinquecento in articolate dimore di corte. Con danni più o meno gravi tutti questi complessi, nel frattempo trasformati in sedi museali, sono stati colpiti dalla furia del sisma: ma tra essi rimangono indelebili nella memoria la perdita di intere parti e le ferite mortali del Castello delle Rocche di Finale Emilia e della Rocca di San Felice sul Panaro.
A questi fanno riscontro i monumenti religiosi più significativi dell’area: il Duomo di Ferrara e quello di Modena, la Pieve di Quarantoli, purtroppo gravemente colpita, rappresentano un importante caposaldo della storia artistica padana tra romanico e gotico. Poi il cinquecentesco Duomo di Carpi, progettato da Baldassarre Peruzzi, e quello di Mirandola; importanti chiese quali il Rosario di Cento e la Collegiata di Pieve di Cento, che insieme alla Pinacoteca centese formano il prezioso scrigno dell’opera del Guercino e del Seicento bolognese.
Ma nel complesso il territorio di epicentro, al di là degli episodi artistici ed architettonici di maggior spicco, è costellato di centri storici di dimensioni ridotte come Cento, Pieve di Cento, Crevalcore, Concordia, Nonantola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro; e ancor più di piccole frazioni sparse nella campagna, sorte all’ombra di un campanile. La chiesa nella campagna era infatti il centro di socialità oltre che di fede e devozione, ed attorno ad essa si radunavano le comunità. Nate nel Tre o Quattrocento, poi modificate e ampliate nei secoli successivi, le chiese sono un patrimonio diffuso per tutto il territorio, e rappresentano la continuità storico-artistica oltre che umana di un popolo. Una cultura diffusa, costituita sia da oggetti di devozione popolare sia da opere di alta qualità artistica, salvata grazie agli sforzi e alla passione dei funzionari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con una azione capillare e attenta, assieme ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale, e favorita dalla collaborazione delle autorità religiose e civili.
Il Centro di raccolta di Sassuolo nasce, grazie anche alla disponibilità dimostrata dal Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, per l’esigenza di evitare la dispersione dei beni artistici che, danneggiati o meno, dovevano essere rimossi dagli edifici colpiti dal sisma, e di provvedere alle necessarie e sistematiche azioni di censimento del danno, immediato intervento e sicura conservazione.
Il Palazzo Ducale è apparso immediatamente il luogo ideale per avviare il grande progetto di un deposito delle opere d’arte nel quale realizzare anche il cantiere di prima conservazione: la sua posizione, esterna alla zona terremotata, lo rende infatti affidabile sotto il profilo della sicurezza, oltre che di facile accesso dai comuni inseriti nel “cratere”; gli ampi spazi dei suoi ambienti interni al piano terra hanno inoltre reso possibili le complesse operazioni di arrivo, movimentazione, catalogazione e deposito delle opere, e l’allestimento di laboratori dotati di tutte le strumentazioni utili agli interventi sui beni di diverse tipologie.
L’esposizione delle opere, scelte per offrire al visitatore una casistica variegata della complessità e delle diverse tipologie di intervento effettuate dai restauratori, è accompagnata da apparati fotografici e spiegazioni volte a fornire un quadro generale del lavoro svolto: dal recupero delle opere sul territorio alla messa in sicurezza, dall’archiviazione e schedatura informatica della documentazione allo stoccaggio nei depositi.
Le ragioni di una scelta
20 maggio 2012, ore 04.03.52: inaspettato e devastante, il terremoto ha reso tutti consapevoli che anche il territorio della bassa pianura padana è esposto ad un elevato rischio sismico. Un’intera popolazione che per secoli si era difesa dalle acque ha così scoperto di doversi difendere anche dalla terra.
Una delle prime opere d’arte ad essere estratta dalle macerie della chiesa nella quale era collocata da diversi secoli è stato il trittico dell’Incoronazione della Vergine con i santi Felice e Geminiano, dipinto nell’anno 1500 da Bernardino Loschi. Il recupero è avvenuto il 26 maggio, sotto le incessanti scosse di uno sciame sismico che con la sua pervicace presenza nei due mesi successivi al 20 maggio ha caratterizzato questo terremoto; il 29 maggio un ulteriore sisma ha ridotto in polvere anche i pochi muri dell’abside che fino al giorno prima, resistendo al crollo, avevano risparmiato il trittico. L’opera è così diventata il simbolo della speranza per la rinascita del patrimonio culturale così duramente colpito.
Un patrimonio culturale emiliano che ha il cuore storico tra medioevo e rinascimento, nelle piccole signorie dei Pico di Mirandola, dei Pio a Carpi, dei più potenti Estensi di Ferrara, poi trasferitisi a Modena. I signori di questi Stati hanno lasciato in eredità al nostro tempo splendidi complessi architettonici che, nati nel Trecento come castelli e rocche, sono stati trasformati tra Quattro e Cinquecento in articolate dimore di corte. Con danni più o meno gravi tutti questi complessi, nel frattempo trasformati in sedi museali, sono stati colpiti dalla furia del sisma: ma tra essi rimangono indelebili nella memoria la perdita di intere parti e le ferite mortali del Castello delle Rocche di Finale Emilia e della Rocca di San Felice sul Panaro.
A questi fanno riscontro i monumenti religiosi più significativi dell’area: il Duomo di Ferrara e quello di Modena, la Pieve di Quarantoli, purtroppo gravemente colpita, rappresentano un importante caposaldo della storia artistica padana tra romanico e gotico. Poi il cinquecentesco Duomo di Carpi, progettato da Baldassarre Peruzzi, e quello di Mirandola; importanti chiese quali il Rosario di Cento e la Collegiata di Pieve di Cento, che insieme alla Pinacoteca centese formano il prezioso scrigno dell’opera del Guercino e del Seicento bolognese.
Ma nel complesso il territorio di epicentro, al di là degli episodi artistici ed architettonici di maggior spicco, è costellato di centri storici di dimensioni ridotte come Cento, Pieve di Cento, Crevalcore, Concordia, Nonantola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro; e ancor più di piccole frazioni sparse nella campagna, sorte all’ombra di un campanile. La chiesa nella campagna era infatti il centro di socialità oltre che di fede e devozione, ed attorno ad essa si radunavano le comunità. Nate nel Tre o Quattrocento, poi modificate e ampliate nei secoli successivi, le chiese sono un patrimonio diffuso per tutto il territorio, e rappresentano la continuità storico-artistica oltre che umana di un popolo. Una cultura diffusa, costituita sia da oggetti di devozione popolare sia da opere di alta qualità artistica, salvata grazie agli sforzi e alla passione dei funzionari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con una azione capillare e attenta, assieme ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale, e favorita dalla collaborazione delle autorità religiose e civili.
Il Centro di raccolta di Sassuolo nasce, grazie anche alla disponibilità dimostrata dal Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, per l’esigenza di evitare la dispersione dei beni artistici che, danneggiati o meno, dovevano essere rimossi dagli edifici colpiti dal sisma, e di provvedere alle necessarie e sistematiche azioni di censimento del danno, immediato intervento e sicura conservazione.
Il Palazzo Ducale è apparso immediatamente il luogo ideale per avviare il grande progetto di un deposito delle opere d’arte nel quale realizzare anche il cantiere di prima conservazione: la sua posizione, esterna alla zona terremotata, lo rende infatti affidabile sotto il profilo della sicurezza, oltre che di facile accesso dai comuni inseriti nel “cratere”; gli ampi spazi dei suoi ambienti interni al piano terra hanno inoltre reso possibili le complesse operazioni di arrivo, movimentazione, catalogazione e deposito delle opere, e l’allestimento di laboratori dotati di tutte le strumentazioni utili agli interventi sui beni di diverse tipologie.
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