Dimmi/Dammi/Comanda

Un'opera di Luigi Massari
Dal 29 Aprile 2011 al 21 Maggio 2011
Modena
Luogo: UNDERDOGSTUDIO
Indirizzo: Via Carteria 32
Orari: Venerdì e Sabato ore 17:30/20:00
Curatori: martina colajanni
Costo del biglietto: ingresso libero
E-Mail info: infounderdogstudio@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=106090
Rousseau aveva intuito bene circa le dinamiche esistenti tra individuo e società. Numerosi sono stati i suoi scritti dedicati a questo tema e, in particolare, si noti come in Discours sur l’inègalitè del 1755 si ripercorra di consueto l’idea che l’uomo, passando da uno stato di isolamento a quello di collettività, perda qualcosa di sé e della sua originaria propensione alla libertà. In questo luogo incontaminato, chiamato “società”, egli tradirebbe la sua natura “selvaggia” adattandosi a norme e regole messe in atto per consentirgli una migliore convivenza con gli altri individui.
Se questa appare, seppur in breve, la posizione assunta dal pensatore romantico, la domanda che “noi” contemporanei ci poniamo di riflesso risuona frequente: in cosa consiste questa perdita?
E’ ovvio individuare nella ricerca del “vivere civile” un valore assoluto e meta verso la quale ambire ma, come ogni assolutismo, va tenuto a bada qualora fosse in grado di determinare un reale motivo di disagio. Proprio di malessere, più che di un esibizionismo fine a se stesso, ci parla la serie DIMMI/DAMMI/COMANDA che, oltre a contenere molteplici chiavi di lettura, è in grado di accompagnare lo spettatore ad una visione più chiara della realtà che lo circonda.
Il lavoro di Luigi Massari si ispira al nome di un gioco diffuso tra gli infanti, ma che solo ora si arricchisce di nuovi significati. L’espediente ludico risuona quindi come una stridente nota stonata all’interno di una melodia nella quale siamo, sì , corde in grado di vibrare ma, allo stesso tempo, in procinto di spezzarsi.
Questa rottura si traduce nell’impotenza, da parte dell’uomo, di vivere a contatto con schemi o regole comportamentali e non è caso che i soggetti, verso cui chiama l’attenzione l’artista, simboleggino proprio l’impersonificazione del reale per eccellenza. Individui simili a pedine da gioco, prototipi di donne, uomini, bambini che si affermano e si dichiarano nella loro interezza, estranei a qualsiasi scorciatoia.
Sfacciati, ridenti, per niente titubanti hanno la facoltà di divenire specchio di chi li guarda e abili nel creare, tra di loro, nuove interazioni. Ci vengono presentati all’interno di una griglia, che lascia poco spazio all’ immaginazione, fornendoci utili strumenti per captare al meglio quel senso di razionalità e schedatura paragonabile ad un albero genealogico.
Come in un Solitario, dove una forte componente di casualità pone alla berlina il giocatore, così i personaggi di Massari appaiono soli, con le spalle al muro e accomunati dall’incapacità di inveire contro un’entità invisibile ma opprimente. Si percepisce imponente la loro stigmatica impostazione, quasi da posa fotografica, volta ad accentuare in modo beffardo il loro tratto ammaliatore e archivistico in cui si trovano ad essere vittime e carnefici allo stesso tempo.
D'altronde, anche nell’Uomo, esiste questa dualità che lo pone di fronte ad un Sistema che non ha scelto ma che lo ha scelto e con il quale inizia a prendere confidenza proprio attraverso il gioco, lo stesso che sperimentava da piccolo quando provava piacere nell’imitare gli adulti. Adesso, anch’egli maturo, si rende conto di aver smarrito quel senso di purezza e di ingenuità che tanto lo contraddistingueva dal mondo degli adulti e del quale vorrebbe, ancora per una volta, provarne l’esperienza.
Mai tanto veritiero fu allora il pensiero di Rousseau, forte della convinzione che solo un ritorno alla Natura potesse ridare all’uomo quella totale libertà di spirito ormai perduta nel corso della sua esistenza.
Martina Colajanni
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