Xing Danwen. Utopia
Dal 24 Aprile 2014 al 28 Giugno 2014
Milano
Luogo: Officine dell’Immagine
Indirizzo: via Atto Vannucci 13
Orari: da martedì a venerdì 15-19; sabato 11-19; lunedì e giorni festivi su appuntamento
Curatori: Silvia Cirelli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 91638758
E-Mail info: info@officinedellimmagine.it
Sito ufficiale: http://www.officinedellimmagine.com
Dal 24 aprile al 28 giugno 2014, Officine dell’Immagine di Milano ospita la prima personale italiana di Xing Danwen (Xi’An, 1967), autorevole e apprezzata voce dell’arte contemporanea cinese. Curata da Silvia Cirelli, la mostra raccoglie una selezione delle opere più significative di questa grande interprete, omaggiando una carriera che abbraccia oltre venticinque anni di attività.
Artista poliedrica e con una singolare impronta espressiva, Xing Danwen negli anni è riuscita a rinnovarsi costantemente, esplorando una molteplice varietà di linguaggi stilistici che vanno dal video all’installazione, dalla fotografia alla performance. Il suo è un percorso narrativo che oltre a confermare un’abilità lessicale, miscela ingredienti personali a testimonianze del reale, ripercorrendo importanti passaggi della storia contemporanea cinese. Xing Danwen appartiene, infatti, alla generazione dei nati negli anni Sessanta, uno dei periodi più complessi e difficili della Cina odierna, caratterizzati dalla famosa Rivoluzione Culturale del ‘66, o, appena qualche decennio più tardi, dalla sanguinosa repressione delle manifestazioni studentesche che culminarono nella rivolta di Piazza Tian’anmen del 1989.
Oltre a rappresentare un delicato passaggio storico e soprattutto sociale, gli anni ’80 e ’90 segnarono la nascita dell’avanguardia artistica cinese, un movimento che trasformò radicalmente la scena artistica locale portando l’arte contemporanea cinese al riconoscimento che ha tuttora. E fra i grandi protagonisti del vivace fermento di quegli anni, spicca sicuramente Xing Danwen.
La mostra milanese, dal titolo Utopia, ripercorre i tratti distintivi della sua vasta sintesi poetica che l’ha resa un’artista affermata ormai da diversi anni sia a livello nazionale che internazionale. Le sue opere fanno, infatti, parte delle più grandi collezioni museali, come il Metropolitan Museum of Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi o il Victoria and Albert Museum di Londra, solo per citarne alcune. Questa sua prima personale italiana offre la possibilità di conoscere da vicino il suo percorso artistico, “un viaggio privato ma anche collettivo”, come lei stessa lo definisce, che racconta le contraddizioni di una delle più complesse realtà sociali odierne, quella cinese.
Apre la mostra, la famosa serie Urban Fiction, un progetto in progress iniziato da Xing Danwen nel 2004, che indaga gli echi dello sfrenato sviluppo urbano degli ultimi anni e le sue implicazioni nella vita sociale cinese. Quelle che al primo sguardo sembrano idilliache ambientazioni da favola, nascondono invece scenari contemporanei dove domina la solitudine, la violenza, la lussuria. Si vive nell’utopia di una perfezione che ingannevolmente prova a celare un profondo senso d’isolamento.
L’artista torna sul sociale anche con la serie fotografica disCONNEXION, del 2002-2003, realizzata in una delle più grandi discariche elettroniche della Cina, nel Guangdong. Al centro vi sono le tragiche conseguenze di uno sviluppo urbano disorganizzato e insalubre. L’esposizione prosegue poi con il video Sleep Walking del 2001 e il trittico Born with Cultural Revolution, del 1995, entrambi ispirati al tema della memoria, dell’identità culturale e dell’evocazione mutevole del tempo. Chiude il percorso, l’ultimo recente lavoro di Xing Danwen, I can’t feel what I feel, del 2012, una video-documentazione che riprende una toccante performance in cui è la stessa artista la protagonista della scena.
Xing Danwen è nata a Xi’An (Cina) nel 1967, attualmente vive e lavora a Pechino. Si è laureata nel 1992 alla Central Academy of Fine Art di Pechino e si è specializzata nel 2001 con un Master alla School of Visual Arts di New York. Al suo attivo ha numerose mostre sia in importanti Musei stranieri, come il Metropolitan Art Museum di New York, (USA), il Victoria and Albert Museum di Londra (UK), il National Museum of Contemporary Art di Singapore, il Palais Des Beaux-Arts di Bruxelles (BE), il Museum of Contemporary Art di Chicago (USA), il Centre Pompidou di Parigi (FR), il Groninger Museum (NL), che partecipazioni a Festival e Biennali, come la Beijing Photo Biennale (2013), la Biennale di Mosca (2009), di Venezia (2006), di Sydney (2004), di Tirana (2001), il FOTOFEST di Houston, Texas (2008), il Noorderlicht Photo Festival di Groningen (2005) e la Triennale di Yokohama (2001).
Artista poliedrica e con una singolare impronta espressiva, Xing Danwen negli anni è riuscita a rinnovarsi costantemente, esplorando una molteplice varietà di linguaggi stilistici che vanno dal video all’installazione, dalla fotografia alla performance. Il suo è un percorso narrativo che oltre a confermare un’abilità lessicale, miscela ingredienti personali a testimonianze del reale, ripercorrendo importanti passaggi della storia contemporanea cinese. Xing Danwen appartiene, infatti, alla generazione dei nati negli anni Sessanta, uno dei periodi più complessi e difficili della Cina odierna, caratterizzati dalla famosa Rivoluzione Culturale del ‘66, o, appena qualche decennio più tardi, dalla sanguinosa repressione delle manifestazioni studentesche che culminarono nella rivolta di Piazza Tian’anmen del 1989.
Oltre a rappresentare un delicato passaggio storico e soprattutto sociale, gli anni ’80 e ’90 segnarono la nascita dell’avanguardia artistica cinese, un movimento che trasformò radicalmente la scena artistica locale portando l’arte contemporanea cinese al riconoscimento che ha tuttora. E fra i grandi protagonisti del vivace fermento di quegli anni, spicca sicuramente Xing Danwen.
La mostra milanese, dal titolo Utopia, ripercorre i tratti distintivi della sua vasta sintesi poetica che l’ha resa un’artista affermata ormai da diversi anni sia a livello nazionale che internazionale. Le sue opere fanno, infatti, parte delle più grandi collezioni museali, come il Metropolitan Museum of Art di New York, il Centre Pompidou di Parigi o il Victoria and Albert Museum di Londra, solo per citarne alcune. Questa sua prima personale italiana offre la possibilità di conoscere da vicino il suo percorso artistico, “un viaggio privato ma anche collettivo”, come lei stessa lo definisce, che racconta le contraddizioni di una delle più complesse realtà sociali odierne, quella cinese.
Apre la mostra, la famosa serie Urban Fiction, un progetto in progress iniziato da Xing Danwen nel 2004, che indaga gli echi dello sfrenato sviluppo urbano degli ultimi anni e le sue implicazioni nella vita sociale cinese. Quelle che al primo sguardo sembrano idilliache ambientazioni da favola, nascondono invece scenari contemporanei dove domina la solitudine, la violenza, la lussuria. Si vive nell’utopia di una perfezione che ingannevolmente prova a celare un profondo senso d’isolamento.
L’artista torna sul sociale anche con la serie fotografica disCONNEXION, del 2002-2003, realizzata in una delle più grandi discariche elettroniche della Cina, nel Guangdong. Al centro vi sono le tragiche conseguenze di uno sviluppo urbano disorganizzato e insalubre. L’esposizione prosegue poi con il video Sleep Walking del 2001 e il trittico Born with Cultural Revolution, del 1995, entrambi ispirati al tema della memoria, dell’identità culturale e dell’evocazione mutevole del tempo. Chiude il percorso, l’ultimo recente lavoro di Xing Danwen, I can’t feel what I feel, del 2012, una video-documentazione che riprende una toccante performance in cui è la stessa artista la protagonista della scena.
Xing Danwen è nata a Xi’An (Cina) nel 1967, attualmente vive e lavora a Pechino. Si è laureata nel 1992 alla Central Academy of Fine Art di Pechino e si è specializzata nel 2001 con un Master alla School of Visual Arts di New York. Al suo attivo ha numerose mostre sia in importanti Musei stranieri, come il Metropolitan Art Museum di New York, (USA), il Victoria and Albert Museum di Londra (UK), il National Museum of Contemporary Art di Singapore, il Palais Des Beaux-Arts di Bruxelles (BE), il Museum of Contemporary Art di Chicago (USA), il Centre Pompidou di Parigi (FR), il Groninger Museum (NL), che partecipazioni a Festival e Biennali, come la Beijing Photo Biennale (2013), la Biennale di Mosca (2009), di Venezia (2006), di Sydney (2004), di Tirana (2001), il FOTOFEST di Houston, Texas (2008), il Noorderlicht Photo Festival di Groningen (2005) e la Triennale di Yokohama (2001).
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