Unseen / Non visti. Sguardi sull'Europa. Quattro fotografi in viaggio
Dal 31 Gennaio 2019 al 03 Marzo 2019
Milano
Luogo: Micamera
Indirizzo: via Medardo Rosso 19
Curatori: Gabi Scardi
Enti promotori:
- Con il patrocinio del Comune di Milano
E-Mail info: info-mailand@goethe.de
Sito ufficiale: http://www.goethe.de/mailand
Esiste un‘Europa non vista, tagliata fuori dallo sviluppo economico, dall’attenzione della politica e dei media. Esiste un’Europa che, prima della crisi, produceva ed era competitiva e che ora viene abbandonata dai suoi abitanti più giovani. Quattro fotografi, Jutta Benzenberg, Andrei Liankevich, Livio Senigalliesi eMila Teshaieva, sono andati nelle zone rurali e nei piccoli centri dell’Albania, nella vasta palude della Polesia in Bielorussia, nella Sassonia-Anhalt nell’ex Germania dell’Est e nell’area carbonifera italiana del Sulcis in Sardegna e ne hanno raccontato il nucleo più interno e vulnerabile, quello familiare.
La mostra, curata da Gabi Scardi, testimoniagli “effetti collaterali” dei grandi cambiamenti occorsi negli ultimi decenni nel vecchio continente, rilevandone sia i minimi comuni denominatori, sia le diversità. L’esposizione ha origine da un progetto del Goethe-Institut Mailandnato nel 2017: “Nell’ombra – Famiglie in Europa”. Il progetto voleva indagare gli effetti sulla famiglia della rapida trasformazione dell’Europa, in alcune aree europee fino a poco tempo fa produttive e competitive ed oggi in una situazione di crisi e spopolamento. L’indagine è avvenuta attraverso l’occhio di fotografi provenienti da diversi Paesi europei: Jutta Benzenberg dall’Albania, Andrei Liankevich dalla Bielorussia, Livio Senigalliesi dall’Italia e Mila Teshaieva dalla Germania. Ciascuno di loro ha compiuto uno o più viaggi, sia nel proprio paese che in uno di quello degli altri, producendo da un lato un cambio di prospettiva e dall’altro anche una scoperta nel proprio paese. Così ad es. Livio e Andrei sono stati in Sardegna e in Polesia, mentre Mila e Jutta in Albania e Sassonia.
Ogni fotografo è stato accompagnato da un esperto o da un giornalista dotato di un’approfondita conoscenza della zona. La mostra restituisce una selezione delle fotografie. Il moltiplicarsi degli sguardi e dei piani di lettura hanno fatto emergere le storie e le microstorie delle persone incontrate durante i viaggi, la stratificazione di esperienze, la complessità di ogni territorio. La mostra diventa così una sorta di cartografia corale, seppur parziale, delle aree d’Europa più celate e lasciate ai margini.
Le fotografie in mostra
La mostra comprende quattro nuclei di fotografie, suddivisi per autore. Le opere hanno dimensioni e formati molto differenti, di volta in volta aderenti agli intenti del singolo fotografo. Tra le immagini in mostra, si alternano ritratti e visioni d’interni, figure immerse nei luoghi dell’abitare e nell’ambiente quotidiano che le circonda, oggetti, architetture, paesaggi di riferimento e altro ancora. Emergono così le diverse interpretazioni che gli autori hanno dato dei luoghi: letture oggettive, di carattere documentario, antropologico, sociologico; così come approcci più sensibili, intimi, quasi interrogativi.
Per restituire vividamente questi racconti, alle immagini sono affiancati alcuni video e i testi redatti da alcuni dei fotografi e degli “accompagnatori” durante i viaggi. Per ciascun autore sono esposti in media circa trenta scatti.
Le tappe della mostra
La mostra inaugura a Milano e prosegue in primavera a Roma, dal 21 marzo al 26 maggio presso il Museo di Roma in Trastevere. Nel settembre 2019, per il “Mese della fotografia”, sarà a Minsk e subito dopo a Tirana per “l’Ottobre tedesco”. A inizio 2020 chiude con l’ultima tappa a Halle presso la Kunststiftung des Sachsen-Anhalts (Fondazione per l’arte della Sassonia-Anhalt).
I fotografi
Jutta Benzenberg
In Albania ha proseguito un filone di ricerca che porta avanti da circa vent’anni viaggiando per il paese, cercando di dare voce alle persone “dimenticate” e raccontando le loro vite. In questo caso si è concentrata sulla realtà del piccolo centro di Adriatik City.
Dall’altro lato il progetto è stato stimolo di riscoperta della sua terra d’origine, la Germania, di cui ha avvicinato realtà in precedenza poco considerate, come Bitterfeld-Wolfen e Halle, nella ex Germania dell‘Est.
Tra le foto da lei realizzate emergono con forza i ritratti intensi ed espressivi dei bambini. Sono inoltre numerosi i frammenti di vita quotidiana e le immagini di esterni: luoghi e architetture abbandonate, a margine delle città.
Jutta Benzenberg ha studiato fotografia alla Staatliche Fachakademie für Fotodesign di Monaco e ha lavorato poi come fotografa per varie riviste di fotografia e di teatro. Nel 1991 ha fatto il suo primo viaggio attraverso l’Albania, in compagnia dello scrittore Ardian Klosi, per documentare lo sconvolgimento di quei tempi, catturare ritratti e immortalare paesaggi. Dopo numerosi viaggi in Albania, hanno pubblicato insieme, nella primavera del 1993 a Salisburgo il libro “Albanisches Überleben - Albanian Survival”. Il loro secondo libro, „Bukuri e rëndë – Sombre Beauty“, sponsorizzato da Swiss culture foundation Pro Helvetia, venne pubblicato a Tirana nel 2004. I lavori di questa pubblicazione sono stati esposti in mostre quali Biennial Arts Festival Tirana (Abania), Think Pink (Prishtina, Croazia), Goethe-Institut (Thessaloniki e Atene, Grecia). Le sue ultime mostre personali e collettive si sono svolte in Romania, Austria, Croazia, Grecia, Germania, Montenegro, Serbia, Albania, USA (Washington DC) e America Latina. Dal 2013 al 2014 ha lavorato come fotografo ufficiale del Primo Ministro dell’Albania, Edi Rama. Attualmente vive a Tirana.
Andrei Liankevich
Andrei Liankevich ha scelto di dare visibilità alla vita ordinaria, il suo progetto è dedicato da una parte agli anziani solitari, soprattutto donne, che popolano le terre paludose della Polesia, in Bielorussia, dall’altra ai minatori sardi di oggi e di ieri, accomunati dal rispetto per la montagna e dalla vita scandita dal lavoro in miniera. Andrei Liankevich ha viaggiato in Bielorussia, sua terra d’origine, e in Italia, per riscoprire non solo la vita e il lavoro delle persone di queste aree, ma anche i miti, le tradizioni e le leggende che ancora sopravvivono. I volti vissuti di uomini e donne si alternano a paesaggi e a riletture storiche delle miniere sarde.
Andrei Liankevich è nato nel 1981 a Grodno e abita a Minsk. Nel 2014 ha dato vita al festival della fotografia “Mese della fotografia di Minsk” e da allora ne è il direttore, intendendo, con questo festival, promuovere la fotografia come forma d’arte.
Livio Senigalliesi
Per questo progetto Livio Senigalliesi ripercorre luoghi fermi nel tempo in Italia e in Bielorussia. Le sue foto della Sardegna testimoniano grandi archeologie industriali di miniere ed edifici dismessi, credenze e rituali come la processione di Santa Barbara, e la vita di coloro che in questi luoghi sono nati, vissuti e hanno lavorato e sofferto nelle miniere. I volti ritratti degli abitanti della Polesia mostrano i segni di un tempo altro, di ritmi di vita lontani dalla frenesia moderna, di gente abbandonata a se stessa.
Nato a Milano nel 1956, ha iniziato la carriera di fotogiornalista alla fine degli anni '70 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana e usando la fotocamera come strumento di analisi sociale.
Dalla fine degli anni '80 la sua attenzione va all'attualità internazionale e pubblica ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.
La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l'attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni lo hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente e il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell'Unione Sovietica, a Sarajevo dove ha vissuto tra la gente l'assedio più lungo della Storia.
Ha seguito tutte la fasi del conflitto in Jugoslavia e documentato le atroci conseguenze di guerre e genocidi in Africa e Sud-Est Asiatico.
Negli ultimi anni si focalizza su due progetti: quello dedicato alle vittime civili dei conflitti e quello sulla condizione umana degli immigrati, seguendo le rotte migratorie nel Mediterraneo e i progetti di accoglienza per i richiedenti asilo in Italia.
Oltre alle mostre e ai libri, realizza progetti didattici per gli studenti delle scuole, affinché la sua testimonianza diretta avvicini i giovani ai temi della pace e della guerra e alla comprensione delle migrazioni forzate.
Mila Teshaieva
Da sempre interessata alle modalità di costruzione della memoria collettiva e individuale in Europa, per il progetto Mila Teshaieva ha deciso di indagare aree della Germania e dell’Albania che, seppur profondamente diverse per infrastrutture ed economia, sono accomunate dallo stesso senso di “interruzione” di crescita. In queste difficili situazioni, le sue immagini evidenziano momenti di vita comune, di solidarietà e di forza di volontà.
Mila Teshaieva è nata nel 1974 ed è cresciuta a Kiew. Attualmente vive a Berlino. Il suo lavoro si concentra su tematiche legate alle identità sociali strutturate e alla manipolazione politica della memoria e della storia, combinando approcci documentaristici a interpretazioni artistiche. Le sue produzioni sono state esposte in musei e gallerie in tutto il mondo, con mostre recenti presso: Museum Europäischer Kulturen Berlino, Haggerty Museum of Art Milwaukee USA, Alma Lov Museum Svezia e Museum Kunst der Westküste di Alkersum in Germania. Ha pubblicato le monografie "Promising Waters" Kehrer Editore 2013 e “InselWesen” Kehrer Editore 2016, oltre a “Faces and Stories of Entrepreneurs”, commissionata e pubblicata da Swiss Development and Cooperation nel 2015. I suoi lavori sono stati pubblicati da Time Magazine, Die Zeit, GEO e Financial Times. Accanto a progetti personali lavora spesso anche per progetti commissionati da organizzazioni internazionali per lo sviluppo come GIZ (la società tedesca per la cooperazione internazionale), SDC (l’agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione), UNICEF e altri. Fa parte della rinomata agenzia fotografica Ostkreuz di Berlino.
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