Uno Sguardo Ampio. Francesco Cito
Dal 16 Marzo 2016 al 16 Marzo 2016
Milano
Luogo: Grand Hotel et de Milan
Indirizzo: via Manzoni 29
Enti promotori:
- Photò19
- Con la collaborazione di Canon
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Photò19, New Old Camera e MOOZ, con la collaborazione di Canon Italia, presentano “Uno Sguardo Ampio”, incontro con uno dei più grandi e celebrati reporter del mondo, Francesco Cito, che si racconterà attraverso i suoi lavori meno conosciuti, gli aneddoti e le storie di “guerra” e ripercorrerà, con il suo ampio sguardo come l’obiettivo che usa, il suo essere fotografo, tra avventura e introspezione.
L’incontro si terrà il prossimo mercoledì 16 Marzo a Milano, alle ore 19.30 presso il Grand Hotel et de Milan – Sala Puccini e sarà introdotto da Laura Lesèvre.
Questo appuntamento è promosso da Photò19, storico negozio di Brescia nato nel 1984 dall'entusiasmo di Massimo e Luca e che nel 2015 ha pubblicato il libro su Francesco Cito, “Francesco Cito Photographer”: oltre 150 scatti, a colori e bianco e nero che raccontano quant’anni di conflitti e le contraddizioni sociali del mondo.
La serata è organizzata in collaborazione con Canon Italia che ha recentemente scelto Francesco Cito come fotografo ufficiale per ritrarre i volti delle persone che ogni giorno hanno animato la grande manifestazione di Expo Milano.
Si riapre così la terza stagione di “FOTOreporter”, il ciclo di incontri a cura di MOOZ - che letto al contrario diventa zoom - l’iniziativa dedicata alla fotografia promossa da New Old Camera, lo storico negozio situato nel cuore di Milano fondato da Ryuichi Watanabe e da oltre trent’anni punto di riferimento nel panorama fotografico italiano per collezionisti, fotoamatori e fotografi professionisti.
Fotografo eclettico, come lui stesso si definisce, nato lavorativamente ai tempi d’oro del fotogiornalismo italiano appassionandosi alle avventure di Walter Bonatti, Francesco Cito è stato testimone degli eventi in molti luoghi caldi, come Afghanistan, Libano, Palestina, Arabia Saudita, Iran, Bosnia, Kossovo, con “l'istinto del fatto, la passione del racconto, la capacità di far passare attraverso le immagini, con forza di sintesi e rigore visivo, l'essenziale delle cose”, come ha detto di lui Ferdinando Scianna.
Vincitore di due World Press Photo, le sue immagini sono apparse sui magazine di tutto il mondo come Epoca, Il Venerdì di Repubblica, Panorama, Sette, Corriere della Sera, Specchio della Stampa, Sunday Times Magazine, Observer Magazine, Stern, Bunte, Zeit Magazine, Figaro Magazine, Paris Match e Life.
Ma non saranno i suoi reportage più noti ad essere mostrati dall’Autore durante l’incontro “Uno Sguardo Ampio”, bensì quelli meno conosciuti partendo proprio da un lavoro mai pubblicato e cioè “Coma. Vite sospese”, un ampio reportage sulla condizione di figli, mariti, padri, madri che si trovano in stato vegetativo e della loro esistenza quasi totalmente a carico delle famiglie, lasciate sole a vivere un calvario nella speranza di un miracolo di una guarigione. Anche questa è una guerra, documentata dagli scatti in bianco e nero del fotografo che raccontano la solitudine delle famiglie delle persone in coma, senza moralismi e facili ricette risolutive.
Ancora di “battaglia” all’interno delle mura domestiche si parlerà mostrando le immagini del famoso lavoro “Matrimoni Napoletani” con cui Francesco Cito si è aggiudicato nel 1995 il terzo premio al World Press Photo. E sempre di “battaglia” ma su un campo saranno mostrate le immagini, ripercorrendo il famoso lavoro “Siena. Il Palio”, vincitore del primo premio al World Press Photo nel 1996.
A chiudere l’incontro saranno ovviamente i famosi reportage dell’Autore, da quelli sulle condizioni del popolo Palestinese a quelli in Afghanistan per raccontare la ritirata Sovietica, con immagini poco note e aneddoti di oltre quarant’anni di fotogiornalismo.
“Sono veramente contento di riprendere questo ciclo di incontri con un fotografo che volevo da tempo presentare”, ha commentato Ryuichi Watanabe. “Di Francesco Cito, oltre che l’immensa bravura mi ha colpito subito il cuore e la sua generosità. Nel suo modo di fotografare si riconosce una profonda umiltà e capacità introspettiva, una voglia di raccontare l’uomo, scavando nei meandri delle mille sfaccettature ma entrandovi sempre in punta di piedi”.
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