Ugo De Berti. Baltì
Dal 14 Aprile 2015 al 15 Giugno 2015
Milano
Luogo: Centro Medico Santagostino
Indirizzo: piazza Sant'Agostino 1
Orari: 8-21; sabato 8-17
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 89701701
E-Mail info: isabella.ferrari@cmsantagostino.it
Sito ufficiale: http://www.cmsantagostino.it
“Baltì”: una mostra fotografica con gli scatti di Ugo De Berti sul fiero popolo che vive nel “piccolo Tibet” pakistano, realizzata in collaborazione con l'associazione Amici di Lorenzo
Considerata una delle più remote regioni del pianeta, il Baltistan si trova nella parte settentrionale del Kashmir (Pakistan) al confine con Cina e Ladakh (India). Il suo territorio, anche chiamato “piccolo Tibet”, si estende nel cuore della catena montuosa del Karakorum, raggiungendo le vette di alcuni degli 8mila più famosi, tra cui K2 e Broad Peak. Tenacemente incastonato come una gemma preziosa tra queste impervie vallate di sassi, deserti d’alta quota e maestose cime innevate, vive il popolo dei Baltì. Di origine tibetana per lingua e cultura, ma con volti dai tratti europei, l’etnia Baltì rappresenta un crogiolo di elementi antropologici e culturali di grande interesse. La popolazione è prevalentemente di religione musulmana sciita ma parla un arcaico dialetto tibetano. Conserva elementi dalla tradizione buddista ma si è aperta a influenze provenienti dalla Persia e dalle vicine regioni dell’Asia Meridionale.
“Baltì” è il titolo della mostra fotografica visitabile dal 14 aprile 2015 al 15 giugno 2015 presso il Centro Medico Santagostino, nella sede di piazza Sant’Agostino 1, secondo gli orari di apertura del Centro: tutti i giorni con orario continuato dalle 8.00 alle 21.00 e il sabato dalle 8.00 alle 17.00, che raccoglie gli scatti di Ugo De Berti, giornalista e fotografo milanese, raccolti nell’agosto del 2014 tra la città di Skardu e alcuni villaggi dell’alta valle del fiume Braldu. Qui si trovano gli ultimi avamposti di umanità prima dei ghiacci perenni del Baltoro, lungo i sentieri che da quasi un secolo conducono alpinisti, esploratori e portatori baltì alla scoperta e alla conquista degli ottomila del Karakorum. Nelle loro case di pietra e fango, circondati da oasi di verde strappate all’aridità dei sassi, orgogliosi delle loro immutate tradizioni secolari, i Baltì vivono in condizioni semplici e primitive, sostenuti da un’economia di sussistenza fatta di pastorizia e agricoltura.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione Amici di Lorenzo, Onlus dedicata all’alpinista lecchese Lorenzo Mazzoleni, scomparso sul K2 dopo averne raggiunto la vetta. L’associazione si occupa da quasi venti anni di progetti medici, culturali e sociali nei villaggi dell’alta valle del Braldu, con il coinvolgimento di volontari e medici italiani e pakistani e con la gestione di un dispensario medico nel villaggio di Askole, in collaborazione con il distretto sanitario locale. Le foto sono in vendita e il ricavato andrà interamente a finanziare i progetti dell'associazione.
Fino a giugno presso le aree espositive del Centro Medico Santagostino, il pubblico milanese potrà fare un viaggio nel mondo dei Baltì, in un contesto no profit, che avvicina tutti all’arte, un luogo insolito che accoglie le opere per avvicinarle a chi, normalmente, non verrebbe in contatto con quel lato estetico che abbellisce e colora la vita di tutti i giorni.
Considerata una delle più remote regioni del pianeta, il Baltistan si trova nella parte settentrionale del Kashmir (Pakistan) al confine con Cina e Ladakh (India). Il suo territorio, anche chiamato “piccolo Tibet”, si estende nel cuore della catena montuosa del Karakorum, raggiungendo le vette di alcuni degli 8mila più famosi, tra cui K2 e Broad Peak. Tenacemente incastonato come una gemma preziosa tra queste impervie vallate di sassi, deserti d’alta quota e maestose cime innevate, vive il popolo dei Baltì. Di origine tibetana per lingua e cultura, ma con volti dai tratti europei, l’etnia Baltì rappresenta un crogiolo di elementi antropologici e culturali di grande interesse. La popolazione è prevalentemente di religione musulmana sciita ma parla un arcaico dialetto tibetano. Conserva elementi dalla tradizione buddista ma si è aperta a influenze provenienti dalla Persia e dalle vicine regioni dell’Asia Meridionale.
“Baltì” è il titolo della mostra fotografica visitabile dal 14 aprile 2015 al 15 giugno 2015 presso il Centro Medico Santagostino, nella sede di piazza Sant’Agostino 1, secondo gli orari di apertura del Centro: tutti i giorni con orario continuato dalle 8.00 alle 21.00 e il sabato dalle 8.00 alle 17.00, che raccoglie gli scatti di Ugo De Berti, giornalista e fotografo milanese, raccolti nell’agosto del 2014 tra la città di Skardu e alcuni villaggi dell’alta valle del fiume Braldu. Qui si trovano gli ultimi avamposti di umanità prima dei ghiacci perenni del Baltoro, lungo i sentieri che da quasi un secolo conducono alpinisti, esploratori e portatori baltì alla scoperta e alla conquista degli ottomila del Karakorum. Nelle loro case di pietra e fango, circondati da oasi di verde strappate all’aridità dei sassi, orgogliosi delle loro immutate tradizioni secolari, i Baltì vivono in condizioni semplici e primitive, sostenuti da un’economia di sussistenza fatta di pastorizia e agricoltura.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione Amici di Lorenzo, Onlus dedicata all’alpinista lecchese Lorenzo Mazzoleni, scomparso sul K2 dopo averne raggiunto la vetta. L’associazione si occupa da quasi venti anni di progetti medici, culturali e sociali nei villaggi dell’alta valle del Braldu, con il coinvolgimento di volontari e medici italiani e pakistani e con la gestione di un dispensario medico nel villaggio di Askole, in collaborazione con il distretto sanitario locale. Le foto sono in vendita e il ricavato andrà interamente a finanziare i progetti dell'associazione.
Fino a giugno presso le aree espositive del Centro Medico Santagostino, il pubblico milanese potrà fare un viaggio nel mondo dei Baltì, in un contesto no profit, che avvicina tutti all’arte, un luogo insolito che accoglie le opere per avvicinarle a chi, normalmente, non verrebbe in contatto con quel lato estetico che abbellisce e colora la vita di tutti i giorni.
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