Simone Turra. Erratico
Dal 12 Febbraio 2015 al 06 Marzo 2015
Milano
Luogo: Fondazione Mudima
Indirizzo: via Tadino 26
Orari: da lunedì a venerdì 11-13 / 15-19.30
Curatori: Gianluca Ranzi
Enti promotori:
- Comune di Tonadico
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 29 40 96 33
E-Mail info: info@mudima.net
Sito ufficiale: http://www.mudima.net
La Fondazione Mudima è lieta di presentare nella propria sede milanese la mostra per- sonale di Simone Turra, estendendo così il discorso già avviato nel 2012 quando l’artista presentò alcune opere di grandi dimensioni nei propri spazi espositivi.
La mostra si compone di una quindicina di sculture di medie e grandi dimensioni e di alcuni disegni che abbracciano gli ultimi anni di attività dellartista trentino e si concentra su un nuovo e inedito gruppo di lavori che riuniscono materiali diversi come legno, pie- tra, marmo e bronzo. La mostra sarà accompagnata da un catalogo riccamente illustrato e con un testo critico di Gianluca Ranzi.
Simone Turra rinnova il linguaggio scultoreo non attraverso le lusinghe della multime- dialità contemporanea, ma operando una rivisitazione del genere a partire dal suo in- terno, ripensando i fondamenti della sua natura e innervandoli di nuova linfa. I fondamentali della scultura sono ovviamente il volume con la definizione della massa e del chiaroscuro tridimensionale e lo sfruttamento delle potenzialità plastiche della ma- teria. Simone Turra parte da questi elementi per arrivare a una definizione plastica della figura che non finge di rinunciare alla massa e alla tridimensionalità, ma ne offre una versione autonoma ed originale. Le sue figure umane, allungate sui tavoli o appese in stato di rilasciamento muscolare, definiscono longitudinalmente e in profondità lo spazio circostante e con esso entrano in dialogo serrato. Sono figure vicine alle forme e all’ener- gia primordiale della natura stessa: tronchi possenti dai rami nodosi che si allungano verso il cielo come busti dalle braccia protese, radici spezzate come piedi giganti che so- stengono la massa ma fanno anche provare il senso della vertigine della caduta e della possibilità della mancanza di equilibrio, o strutture geometriche che si sforzano di con- tenere l’incontenibile, la difformità della natura che è incapace di conformarsi a un ideale di contenimento plastico.
Il risultato trova una sua forza straordinaria in un linguaggio la cui essenzialità espressiva non ha moto centripeto ma centrifugo: è una scultura che guardando a se stessa e alle fonti della vita naturale è erratica, si allarga nello spazio tridimensionale e lo supera fino a toccare un orizzonte esistenziale.
Nato a Transacqua (Trento) il 6 agosto 1969. Frequenta dal 1983 al 1988 l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa (Trento), si diploma in scultura nel 1992 all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) vive e lavora come scultore a Tonadico di Primiero (Trento).
La mostra si compone di una quindicina di sculture di medie e grandi dimensioni e di alcuni disegni che abbracciano gli ultimi anni di attività dellartista trentino e si concentra su un nuovo e inedito gruppo di lavori che riuniscono materiali diversi come legno, pie- tra, marmo e bronzo. La mostra sarà accompagnata da un catalogo riccamente illustrato e con un testo critico di Gianluca Ranzi.
Simone Turra rinnova il linguaggio scultoreo non attraverso le lusinghe della multime- dialità contemporanea, ma operando una rivisitazione del genere a partire dal suo in- terno, ripensando i fondamenti della sua natura e innervandoli di nuova linfa. I fondamentali della scultura sono ovviamente il volume con la definizione della massa e del chiaroscuro tridimensionale e lo sfruttamento delle potenzialità plastiche della ma- teria. Simone Turra parte da questi elementi per arrivare a una definizione plastica della figura che non finge di rinunciare alla massa e alla tridimensionalità, ma ne offre una versione autonoma ed originale. Le sue figure umane, allungate sui tavoli o appese in stato di rilasciamento muscolare, definiscono longitudinalmente e in profondità lo spazio circostante e con esso entrano in dialogo serrato. Sono figure vicine alle forme e all’ener- gia primordiale della natura stessa: tronchi possenti dai rami nodosi che si allungano verso il cielo come busti dalle braccia protese, radici spezzate come piedi giganti che so- stengono la massa ma fanno anche provare il senso della vertigine della caduta e della possibilità della mancanza di equilibrio, o strutture geometriche che si sforzano di con- tenere l’incontenibile, la difformità della natura che è incapace di conformarsi a un ideale di contenimento plastico.
Il risultato trova una sua forza straordinaria in un linguaggio la cui essenzialità espressiva non ha moto centripeto ma centrifugo: è una scultura che guardando a se stessa e alle fonti della vita naturale è erratica, si allarga nello spazio tridimensionale e lo supera fino a toccare un orizzonte esistenziale.
Nato a Transacqua (Trento) il 6 agosto 1969. Frequenta dal 1983 al 1988 l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa (Trento), si diploma in scultura nel 1992 all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) vive e lavora come scultore a Tonadico di Primiero (Trento).
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