SALVO. Sicilie e città
Dal 28 Ottobre 2022 al 28 Gennaio 2023
Milano
Luogo: Dep Art Gallery
Indirizzo: Via Comelico 40
Orari: dal martedì al sabato 10.30 – 19.00
Curatori: Gianluca Ranzi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.depart.it
Dal 28 ottobre 2022 al 28 gennaio 2023, Dep Art Gallery presenta la mostra SALVO. Sicilie e città, a cura di Gianluca Ranzi, realizzata in collaborazione con l’Archivio Salvo, che si concentra su due momenti distinti della produzione dell’artista: le Sicilie e le Italie degli anni Settanta e il tema della città, con una serie di dipinti datati dal 1983 al 2003.
La mostra inaugura giovedì 27 ottobre alle ore 18.00 in via Comelico 40 a Milano.
SALVO. Sicilie e città si inserisce in un percorso di studio e ricerca che Dep Art Gallery porta avanti da diversi anni sull’opera di Salvo, nome d’arte di Salvatore Mangione (Leonforte, 1947 – Torino, 2015), già protagonista di tre mostre personali in galleria nel 2007, 2010 e 2017. Per questa quarta monografica si vuole offrire uno sguardo inedito su una produzione più rara dell’artista, nel momento del ritorno alla pittura dopo l’esperienza con l’Arte Povera, esplorando da un lato la complessità della sua ricerca pittorica – nella relazione tra spazialità, resa della luce e sensibilità cromatica – e dall’altro la personale rilettura della tradizione pittorica classica.
A metà degli anni Settanta, Salvo dipinge le prime Italie e Sicilie, delle quali la mostra presenta una preziosa selezione di olii di grandi e piccole dimensioni oltre ad alcuni disegni. Queste opere giocano con le silhouette delle mappe geografiche alle quali viene sovrapposta una griglia di meridiani e paralleli riempita dalle lettere che compongono i nomi di grandi artisti, filosofi e scrittori italiani di ogni epoca – ad esempio nell’opera 20 Siciliani del 1975 oppure Italia del 1975 – ai quali Salvo fa sempre seguire il suo, secondo una strategia creativa di affermazione del sé. Si tratta di opere che uniscono l’esercizio di una concettualità autoreferenziale e sottilmente autoironica alla riscoperta della pratica della pittura, in netto anticipo rispetto alle tendenze successive dell’arte internazionale.
La seconda parte del progetto espositivo è dedicata alla produzione pittorica avviata dagli anni Ottanta. Attraverso una selezione di dipinti su tela datati dal 1983 al 2003 la mostra si concentra sull’indagine condotta sulla raffigurazione della città. In questi lavori diventano centrali la sintesi delle forme, l’attenzione alla prospettiva, lo studio del colore tra le variazioni di ombre e luci. Sospese tra realtà e immaginazione, le ambientazioni cittadine, spesso notturne, diventano un pretesto per rappresentare i bagliori di luce di lampioni, neon e autovetture che si stagliano su imponenti edifici trasformati in puri solidi geometrici, come ad esempio in Periferia del 1986 o nel grande dipinto Senza titolo del 1988, uno scorcio di Firenze nel quale si riconosce il Ratto delle Sabine di Giambologna.
Spiega il curatore Gianluca Ranzi: “In queste opere la rappresentazione è sempre al servizio di un’idea dell’arte che sa andare oltre il mondo delle apparenze e delle cose, per approdare alla definizione di una nuova famiglia di forme, un depurato mentale della visione eclettica e colta dell’artista, che unisce la realtà al sogno, la solidità architettonica agli enigmi della luce, l’oggettività topografica all’invenzione poetica soggettiva”.
Affiancando questi due cicli di opere, la mostra diviene così un viaggio attraverso le Sicilie e i sogni urbani ad occhi aperti dell’artista, immagini riunite e trasformate dalla sua mente mobilissima che si sposta liberamente all’interno dei codici dell’arte, arricchita da un’esecuzione manuale raffinata e ben temperata.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese che presenta in maniera esaustiva l’intero percorso artistico di Salvo insieme ai libri e alle mostre ad oggi dedicati all’autore.
SALVO (Leonforte, 1947 – Torino, 2015)
Salvo, nome d’arte per Salvatore Mangione, nasce a Leonforte in provincia di Enna nel 1947. Nel 1956, si trasferisce con la famiglia da Catania a Torino, sua città d’adozione. Dal 1968 entra nella galleria di Gian Enzo Sperone con altri protagonisti dell'Arte Povera: Merz, Paolini, Penone, Pistoletto, Zorio e Boetti. Proprio con Boetti condivide lo studio fino al 1971. Salvo si esprime inizialmente attraverso manipolazioni fotografiche e effettuando delle “sostituzioni”, idea che riprenderà anche in seguito, realizza le lapidi in marmo e i “tricolore”, utilizzando diversi media. Sono già presenti i temi della ricerca dell’io, l’autocompiacimento narcisistico, il rapporto con il passato e la storia della cultura, elementi essenziali della sua ricerca successiva. Nel 1973 Salvo torna alla pittura, per non abbandonarla mai più, dedicandosi a una serie di lavori d'apres, dove spiccano il confronto con i maestri classici e i temi mitologici. Quasi in parallelo si confronta con le serie delle Sicilie e delle Italie, in cui elenca i nomi di personaggi storici nelle mappe geografiche, e tra i quali pone sempre il proprio. Città, valli e paesaggi dei suoi viaggi sono tra i soggetti iconici della sua pittura, interpretati più nelle forme e nei colori che nei particolari non essenziali, al punto di sviluppare un linguaggio che è sintesi della sua pratica stilistica ed estetica. Muore a Torino nel 2015.
Le opere di Salvo sono state esposte in importanti manifestazioni internazionali d’arte tra le quali Documenta 5 Kassel (1972), Biennale di Venezia (1976 e 1984), Quadriennale di Roma (2005 e 2020).
La mostra inaugura giovedì 27 ottobre alle ore 18.00 in via Comelico 40 a Milano.
SALVO. Sicilie e città si inserisce in un percorso di studio e ricerca che Dep Art Gallery porta avanti da diversi anni sull’opera di Salvo, nome d’arte di Salvatore Mangione (Leonforte, 1947 – Torino, 2015), già protagonista di tre mostre personali in galleria nel 2007, 2010 e 2017. Per questa quarta monografica si vuole offrire uno sguardo inedito su una produzione più rara dell’artista, nel momento del ritorno alla pittura dopo l’esperienza con l’Arte Povera, esplorando da un lato la complessità della sua ricerca pittorica – nella relazione tra spazialità, resa della luce e sensibilità cromatica – e dall’altro la personale rilettura della tradizione pittorica classica.
A metà degli anni Settanta, Salvo dipinge le prime Italie e Sicilie, delle quali la mostra presenta una preziosa selezione di olii di grandi e piccole dimensioni oltre ad alcuni disegni. Queste opere giocano con le silhouette delle mappe geografiche alle quali viene sovrapposta una griglia di meridiani e paralleli riempita dalle lettere che compongono i nomi di grandi artisti, filosofi e scrittori italiani di ogni epoca – ad esempio nell’opera 20 Siciliani del 1975 oppure Italia del 1975 – ai quali Salvo fa sempre seguire il suo, secondo una strategia creativa di affermazione del sé. Si tratta di opere che uniscono l’esercizio di una concettualità autoreferenziale e sottilmente autoironica alla riscoperta della pratica della pittura, in netto anticipo rispetto alle tendenze successive dell’arte internazionale.
La seconda parte del progetto espositivo è dedicata alla produzione pittorica avviata dagli anni Ottanta. Attraverso una selezione di dipinti su tela datati dal 1983 al 2003 la mostra si concentra sull’indagine condotta sulla raffigurazione della città. In questi lavori diventano centrali la sintesi delle forme, l’attenzione alla prospettiva, lo studio del colore tra le variazioni di ombre e luci. Sospese tra realtà e immaginazione, le ambientazioni cittadine, spesso notturne, diventano un pretesto per rappresentare i bagliori di luce di lampioni, neon e autovetture che si stagliano su imponenti edifici trasformati in puri solidi geometrici, come ad esempio in Periferia del 1986 o nel grande dipinto Senza titolo del 1988, uno scorcio di Firenze nel quale si riconosce il Ratto delle Sabine di Giambologna.
Spiega il curatore Gianluca Ranzi: “In queste opere la rappresentazione è sempre al servizio di un’idea dell’arte che sa andare oltre il mondo delle apparenze e delle cose, per approdare alla definizione di una nuova famiglia di forme, un depurato mentale della visione eclettica e colta dell’artista, che unisce la realtà al sogno, la solidità architettonica agli enigmi della luce, l’oggettività topografica all’invenzione poetica soggettiva”.
Affiancando questi due cicli di opere, la mostra diviene così un viaggio attraverso le Sicilie e i sogni urbani ad occhi aperti dell’artista, immagini riunite e trasformate dalla sua mente mobilissima che si sposta liberamente all’interno dei codici dell’arte, arricchita da un’esecuzione manuale raffinata e ben temperata.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese che presenta in maniera esaustiva l’intero percorso artistico di Salvo insieme ai libri e alle mostre ad oggi dedicati all’autore.
SALVO (Leonforte, 1947 – Torino, 2015)
Salvo, nome d’arte per Salvatore Mangione, nasce a Leonforte in provincia di Enna nel 1947. Nel 1956, si trasferisce con la famiglia da Catania a Torino, sua città d’adozione. Dal 1968 entra nella galleria di Gian Enzo Sperone con altri protagonisti dell'Arte Povera: Merz, Paolini, Penone, Pistoletto, Zorio e Boetti. Proprio con Boetti condivide lo studio fino al 1971. Salvo si esprime inizialmente attraverso manipolazioni fotografiche e effettuando delle “sostituzioni”, idea che riprenderà anche in seguito, realizza le lapidi in marmo e i “tricolore”, utilizzando diversi media. Sono già presenti i temi della ricerca dell’io, l’autocompiacimento narcisistico, il rapporto con il passato e la storia della cultura, elementi essenziali della sua ricerca successiva. Nel 1973 Salvo torna alla pittura, per non abbandonarla mai più, dedicandosi a una serie di lavori d'apres, dove spiccano il confronto con i maestri classici e i temi mitologici. Quasi in parallelo si confronta con le serie delle Sicilie e delle Italie, in cui elenca i nomi di personaggi storici nelle mappe geografiche, e tra i quali pone sempre il proprio. Città, valli e paesaggi dei suoi viaggi sono tra i soggetti iconici della sua pittura, interpretati più nelle forme e nei colori che nei particolari non essenziali, al punto di sviluppare un linguaggio che è sintesi della sua pratica stilistica ed estetica. Muore a Torino nel 2015.
Le opere di Salvo sono state esposte in importanti manifestazioni internazionali d’arte tra le quali Documenta 5 Kassel (1972), Biennale di Venezia (1976 e 1984), Quadriennale di Roma (2005 e 2020).
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