Peter Lindbergh. Heimat. A Sense of Belonging
Dal 22 Febbraio 2020 al 10 Gennaio 2021
Milano
Luogo: Armani/Silos
Indirizzo: via Bergognone 40
Orari: ogni sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.00
Curatori: Giorgio Armani in collaborazione con la Fondazione Peter Lindbergh
Enti promotori:
- Patrocinio di Comune di Milano
Prolungata: fino al 10 gennaio 2021
Telefono per informazioni: +39 02 91630010
Sito ufficiale: http://www.armanisilos.com
In occasione della settimana della moda di Milano, Giorgio Armani inaugura negli spazi di Armani/Silos la nuova mostra dedicata al lavoro del fotografo Peter Lindbergh. Intitolata Heimat. A Sense of Belonging, la mostra presenta un’ampia selezione dell’opera di Lindbergh, percorrendo vari decenni del lavoro del fotografo, pubblicato come inedito.
Curata personalmente da Giorgio Armani in collaborazione con la Fondazione Peter Lindbergh, la mostra evidenzia le straordinarie affinità tra due figure visionarie, il cui originale senso di identità ha definito standard molto personali e molto alti, tanto nell’arte quanto nella vita. Giorgio Armani e Peter Lindbergh hanno condiviso valori che hanno permeato tutta la loro estetica. In particolare, l’apprezzamento per la verità e l’anima che da essa emana, e la ricerca dell’onestà in opposizione all’artificio, hanno dato vita a una stretta collaborazione iniziata negli anni Ottanta e proseguita nel corso delle rispettive carriere.
Incentrata sugli aspetti noti e meno noti del lavoro di Lindbergh e allestita al piano terra di Armani/Silos, Heimat. A Sense of Belonging si sviluppa come un movimento in tre sezioni. Il punto di vista unico del fotografo, la sua idea di spazio e di bellezza, la sua estetica inconfondibile e le sue fonti di ispirazione si svelano in un viaggio che va oltre l’idea della fotografia di moda. Si parte dai ritratti di The Naked Truth, si prosegue con le possenti atmosfere di Heimat, si conclude con la sorprendente schiettezza delle immagini di The Modern Heroine.
La comprensione della femminilità dimostrata da Lindbergh, il suo interesse per la personalità e la sua propensione per la verità, lo hanno sempre distinto dai suoi colleghi. C’è un’onestà intrinseca nel lavoro di Lindbergh che è strettamente legata alla sua stessa Heimat. La parola Heimat, in tedesco, significa qualcosa di più di casa: è un luogo del cuore, il luogo a cui si appartiene. Per Lindbergh, Heimat é il background industriale di Duisburg, con le sue fabbriche, la nebbia, il metallo e il cemento. L’estetica della Berlino degli anni ’20 ha lasciato un’altra indelebile impronta nel suo lavoro. Attraverso il filtro di uno sguardo pieno di umanità, tali spunti hanno generato un senso di cruda bellezza che connota l’intera opera del fotografo.
Il cuore della mostra ospitata nell’Armani/Silos ruota intorno a immagini in cui l’espressivo ambiente industriale è qualcosa di più di un semplice sfondo: un protagonista narrativo, splendidamente nudo nella sua verità, così come lo sono i ritratti di Lindbergh, sempre spogli da qualsiasi artificio, insieme alla sua idea di eroina moderna come donna piena di potere, che mostra con orgoglio i segni dell’età e del tempo. All’interno di questi tre movimenti, Heimat descrive la complessità e l’immediatezza dell’opera di Lindbergh, e la sua atemporalità.
“Ho sempre ammirato Peter per la coerenza e l’intensità del suo lavoro. Essere senza tempo è una qualità a cui aspiro personalmente, e che Peter sicuramente possedeva. Con questa mostra all’Armani/Silos voglio rendere omaggio a un compagno di lavoro meraviglioso il cui amore per la bellezza rappresenta un contributo indelebile per la nostra cultura, non soltanto per la moda” afferma Giorgio Armani.
Noto per le sue immagini cinematografiche, Peter Lindbergh (1944-2019) nasce a Leszno, in Polonia, e trascorre l’infanzia a Duisburg (Renania Settentrionale-Vestfalia). Studia belle arti a Berlino e pittura a Krefeld, rivolgendo il suo interesse alla fotografia dopo essersi trasferito a Düsseldorf nel 1971. Entrato a far parte della famiglia della rivista Stern insieme a leggende della fotografia quali Helmut Newton, Guy Bourdin e Hans Feurer, si trasferisce a Parigi nel 1978 per proseguire la carriera. In poco tempo Lindbergh introduce una forma di nuovo realismo, dando priorità all’anima e alla personalità dei suoi soggetti, modificando così in modo definitivo gli standard della fotografia di moda, e allontanandosi dagli stereotipi riguardanti età e bellezza. Il suo lavoro è conosciuto soprattutto per i ritratti semplici e rivelatori, e per le forti influenze esercitate su di esso dal cinema tedesco e dall’ambiente industriale della sua infanzia.
Dalla fine degli anni Settanta, Peter Lindbergh ha collaborato con prestigiose riviste, tra cui l’edizione americana e italiana di Vogue, Rolling Stone, Vanity Fair, l’edizione americana di Harper’s Bazaar, Wall Street Journal Magazine, Visionaire, Interview e W. Ha realizzato le foto di tre calendari Pirelli, rispettivamente nel 1996, 2002 e 2017, e i suoi lavori sono presenti nelle collezioni permanenti del Victoria & Albert Museum (Londra), del Centre Pompidou (Parigi), del MoMA PS1 (New York). Sue mostre personali sono state ospitate all’Hamburger Banhof (Berlino), al Bunkamura Museum of Art (Tokyo), al Pushkin Museum of Fine Arts (Mosca) alla Kunsthal di Rotterdam, alla Kunsthalle di Monaco di Baviera, alla Reggia di Venaria (Torino) e al Kunstpalast (Düsseldorf).
Peter Lindbergh ha diretto una serie di film e documentari acclamati dalla critica: Models, The Film (1991); Inner Voices (1999), che si è guadagnato il premio Best Documentary al Toronto International Film Festival (TIFF) nel 2000; Pina Bausch, Der Fensterputzer (2001) e Everywhere at Once (2007), con la voce narrante di Jeanne Moreau, presentato a Cannes e al Tribeca Film Festival.
Sabato 30 maggio gli spazi di Armani/Silos riapriranno al pubblico e la mostra verrà prorogata al 10 gennaio 2021.
Sarà possibile visitare Armani/Silos con prenotazione obbligatoria e acquisto consigliato del biglietto tramite call center al numero +39 02 91630010 oppure online sul sito www.armanisilos.com
La riapertura degli spazi espositivi e del bookshop avverrà adottando tutte le misure cautelative disposte dalle autorità competenti, come il distanziamento di 1 metro all’interno dello spazio e l’obbligo di mascherine per visitatori e personale.
L’ingresso sarà consentito previa misurazione della temperatura corporea.
Restano momentaneamente sospesi i servizi relativi alla caffetteria e alle visite guidate.
In occasione della mostra Armani/Silos ospita l’omonima e undicesima rassegna cinematografica: una selezione di film a cura della Fondazione Peter Lindbergh. La rassegna espande il percorso narrativo della mostra attraverso produzioni filmiche dello stesso Peter Lindbergh, cinema d’ispirazione e autori che nel tempo hanno intessuto legami di collaborazione e di amicizia con il fotografo. Fil rouge è la centralità della figura femminile, presentata attraverso uno sguardo incontaminato e autentico, scevro da idealizzazioni di maniera. Sono gli stessi caratteri che si trovano nell’opera di Lindbergh, la cui visione a sua volta è stata influenzata dal cinema tedesco e dall’ambiente industriale dov’è cresciuto. Il fotografo ebbe a dichiarare “Ho cominciato a scoprire il cinema d’avanguardia e l’arte mentre ero uno studente all’Accademia di Belle Arti di Berlino nel 1962: film come Metropolis di Fritz Lang e L’Angelo Azzurro di Josef von Sternberg con Marlene Dietrich, la Berlino degli Anni 20 e 30 e poi il cinema neorealista italiano. Il mondo si rivelava proprio davanti a me, un ragazzo di diciannove anni che voleva conoscere tutto.” La rassegna si apre con due donne: Pina Bausch e Jeanne Moreau, in due produzioni dirette da Peter Lindbergh. L’amica Pina Bausch ritorna in Pina, di Wim Wenders e in Parla con lei, il film diretto da Pedro Almodovar, il cui poster è una foto delle due protagoniste scattata da Lindbergh e rielaborata da Juan Gatti, stretto collaboratore di entrambi. Jeanne Moreau è protagonista di Everywhere at Once, di Peter Lindbergh e Holly Fisher: meditazione sull'infanzia, la giovinezza e l’età matura attraverso fotografie, sequenze animate, clip dal film Mademoiselle (1966) di Tony Richardson accompagnate dalla voce dell’attrice. La stessa sperimentazione tecnica si ritrova nel “foto-romanzo” di Chris Marker La Jetée, nel quale il susseguirsi di fotografie crea l’illusione del movimento, come alle origini del cinema. Si prosegue con Metropolis, film cardine di Fritz Lang, e con una selezione di film dell’amico Wim Wenders, che di Peter Lindbergh ammirava non solo la capacità di ritrarre le donne ma anche il “bambino che ha sempre brillato attraverso i suoi occhi”.
Il programma dettagliato delle proiezioni è disponibile sul sito armanisilos.com.
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria al numero +39 02 91630010
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